A meno che
sia colpa l’amore
1990 Anno
Terrestre
Sempre nel cuore ti avrò
Sempre sulle mie labbra
sarai
Anno 1990 del calendario
terrestre.
Seiya di Pegasus è cresciuto
nell’anima e nello spirito, ma non è cambiato tanto.
I capelli castani glieli spettina
il vento, adesso come ha sempre fatto: durante gli allenamenti ad Atene, per
ottenere l’armatura del cavallo alato; mentre sulle scalinate del Santuario
alza il viso verso il Tredicesimo Tempio, che deve assolutamente raggiungere,
per salvare la sua dea; mentre si lancia in avanti sfidando gli inferi per
colpire Hades, il Signore di Tutti.
Non è cambiato tanto: indossa
ancora dei jeans chiari, slavati dalle troppe lavatrici, una maglietta del
colore che ama, il rosso.
Eppure in lui c’è qualcosa che
non si direbbe mai, a conoscerlo.
È a capo chino.
Non parla, l’espressione
adombrata, non dice niente.
Non si muove nemmeno e forse è
questa la cosa più tremenda, a conoscerlo: Seiya di Pegasus non muove un
muscolo.
Capo chino, mani appoggiate sui braccioli,
come un sovrano immerso in pensieri cupi.
Nemmeno se lo chiami, risponde.
Nemmeno se lo chiamassero Shiryu o
Shun, che sono scomparsi e non si sa dove siano. O Hyoga.
Nemmeno se Ikki gli sibilasse:
“Svegliati, dannazione a te! In malora anche Aioros di Sagitter e Aioria di
Leo, se non ti svegli: in malora anche i tuoi morti!”
Ma lui niente, non risponderebbe.
A capo chino, come un sovrano
immerso in pensieri terribili, tiene le mani appoggiate sui braccioli della
sedia a rotelle.
Non sente, non parla, tiene gli
occhi chiusi.
Uno spettacolo che fa male alla
vista, per chi lo conosce e per chi lo guarda.
“Seiya, ho fatto questo bracciale
di fiori” dice una fanciulla che si inginocchia nel prato, vicino a lui
immobile “sono sicura che ti proteggerà.”
Non è una fanciulla come le
altre: è la dea Athena, coi lunghi capelli castani, gli occhi brillanti color
del cielo. Lo ha portato a fare una passeggiata. Prega che il sole sul suo viso
possa farlo tornare in sé.
Il sole sente la preghiera di
Athena.
Nel suo riverbero di luce la
sento anch’io.
Ma Seiya è stato maledetto dal
dio della terra nera e la pietà non basta.
“Quindi sbrigati” Athena piange,
ma anche la pena non basta “a ritornare il Seiya di un tempo.”
Ma Pegasus niente, tiene gli
occhi chiusi.
C’è solo da aspettare.
Non che sia un problema: gli Angels
di Apollo aspettano da quasi vent’anni.
L’Angolo di Apollo
Ciao. Sono di nuovo qua: per la terapia chiodo scaccia chiodo,
credo, dopo la fine di Neve.
Questa storia nasce da tre esigenze diverse:
1)
Avere del gayporn.
E quando sono gli stessi miti greci a gettarcelo addosso, chi siamo noi per
rifiutare?
2)
Cominciare a giocare
con il Next Dimension: anche se il Kuru è lento, un po’ di materiale ce
lo ha offerto. E io ci pasticcerò con gioia, soprattutto con Angels e
Satellites.
3)
Infilare finalmente i
miti di Apollo, Hyakinthos e Kiparissos in Saint Seiya, cosa che tento
di fare da qualche tempo a questa parte. Se sapete chi sono (beh, Apollo è
piuttosto famoso) vi ho già dato qualche bella dritta. Se non lo sapete, spero
che siate abbastanza curiosi per continuare a seguire.
Cominciamo dall’inizio: non so quanto lunga verrà. Io vado
avanti, ho qualche cosa da raccontare e se il Kuru ci assiste, man mano
riuscirò a intesserla al resto dell’opera.
Mi sento di fare una sola avvertenza: come sapete, il Kuru è in
aggiornamento. E aggiorna lento più Zellos alla corsa campestre. Quindi questa
cosa qui sarà passabile di modifiche, retcon, rimaneggiamenti.
Ma è un esperimento che adorerò fare con voi e per voi.