L'incontro

di Sherlock Holmes
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 “Fu la prima volta che vidi il mio peggior nemico. La ricordo come se fosse ieri.
Come potevo però sapere, a quell’età, che avevo davanti il criminale che avrebbe, nell’ombra, terrorizzato Londra?
Lo incontrai in quel difficile periodo della mia vita, Watson...
Mio padre non era ciò che si può dire un uomo fedele. E mia madre lo aveva saputo.
Lui era… ubriaco la sera che lei gli rivelò che conosceva il suo ignobile segreto.
Stava per picchiarla, e io mi frapposi tra i due, mentre Mycroft tentava di trattenere quell’uomo spregevole, che stento a chiamare papà.
Mi cacciò di casa. E mia madre gli urlò che anche lei se ne sarebbe andata con me, prendendo anche Mycroft.
Avevo 12 anni quando noi tre uscimmo in strada, con tutte le nostre cose in quattro valigie.
Fu per me un peso lasciare Londra. Ma sapevo, in fondo, che vi sarei ritornato.
Era una sensazione, capisce?
Un’inspiegabile sensazione…
Prendemmo il primo treno per Cambridge.
Saliti sull’espresso, cercammo, invano, uno scompartimento libero.
Così, fummo costretti a dividerne uno con un uomo.
Gli chiedemmo cortesemente se potevamo sederci.
- Certo, non c’è problema.- rispose da dietro il giornale che stava leggendo.
- Io e Mycroft prendiamo qualcosa da mangiare… Vuoi venire, Sherlock?- chiese mia madre.
- No, grazie. Non ho fame.-
L’uomo, vedendo i due allontanarsi, piegò il giornale e cominciò ad osservarmi.
- Sherlock? Che nome curioso…-
Mi sorrise. Era molto magro ed alto, sui 25 anni. I suoi occhi, grigi e penetranti, mi scrutarono. Non dimenticherò mai quello sguardo…
- Io sono James.- aggiunse.
Lo fissai attentamente per qualche istante.
- Lei è un professore.- affermai.
L’uomo si stupì.
- Ed inoltre, questo sarà il suo primo giorno di lavoro all’università.- conclusi.
Ricordo che rise:- Sì, è così.
- Ha il polsino sporco di gesso, e la sua cartella a mano non è ancora mai stata poggiata in terra.-
Lo notò, e si pulì.
- Hai grandi capacità deduttive, Sherlock…-
- La ringrazio del complimento.-
Fissai fuori dal finestrino il paesaggio in movimento.
Mycroft e mia madre tornarono nello scompartimento. Il viaggio non durò a lungo. E l’uomo non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso.
Quando il treno si fermò, James aprì gentilmente la porta dello scompartimento a mia madre, facendola passare.
- E’ stato un enorme piacere conoscerti, Sherlock…-
In quel frangente, però, non abbozzò alcun sorriso.
Non riuscivo a capire perché mi squadrava in quel modo.
- Ci rincontreremo, spero. – disse, afferrando il cappello e scendendo.”
“James, Holmes? Ma chi è? Di che criminale sta parlando?”
“ Watson… Non le viene proprio in mente?”
Scosse la testa.
“Beh, lei lo conosce come Moriarty. Il professor Moriarty. Pochi sanno che il suo nome è James.”




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