Aurora
è da poco diventata la cantante di un gruppo, i
Moonlight Sonada, per inseguire il batterista dei suoi sogni, Ettore.
Ha fatto
così la conoscenza di Manuel, bassista, e Simona, seconda
chitarrista, ma colui
che suona in modo tanto sensuale la sua Fender nera ha fatto di tutto
per conquistare
il cuore di Aurora, riuscendo infine a diventare il suo ragazzo.
Ma
Ettore sarà definitivamente uscito dal cuore di Aurora?
La
maschera di V
-
Ciao a tutti! – salutò Aurora, entrando con Marco
nell’appartamento di Ettore.
Manuel
alzò lo sguardo e rivolse ai due nuovi arrivati un
enorme sorriso, prima di dare una vigorosa pacca sulla schiena del suo
chitarrista.
-
Marco! Alla fine sei venuto, allora. Aurora aveva detto
che stavi male…
-
Effettivamente è così – rispose Marco,
tirando su con il
naso. – Stamattina avevo 38 di febbre, ma ora sembra essere
calata un po’.
-
Ti farà bene uscire di casa? – gli chiese Ettore,
mentre
prendeva i cappotti dei suoi ospiti. Sembrava quasi scocciato dalla
presenza di
Marco.
-
Sono un duro io – scherzò il chitarrista.
– Mi è bastato
un pomeriggio con la mia Fender e…
-
Oddio, Aurora, dimmi che non sei stata tutto il giorno con
lui! – lo interruppe Simona. – Aspetta, Ettore, ti
aiuto a preparare -. Scappò
via in direzione della cucina senza attendere risposta, facendo
ondeggiare i
capelli biondi.
Manuel
sospirò. – Simona fa proprio il possibile per
riconquistare il cuore di Ettore! Certo che stava proprio uno straccio
quando
si sono lasciati…
Marco
alzò un sopracciglio. – E aiutarlo a preparare la
cena
è “fare proprio il possibile”?
-
Con la scusa di apparecchiare gli mostra come si ricorda
bene dove si trovano tovaglia e posate, e immagino che dopo
metterà anche in
funzione la lavastoviglie: tutto questo contribuirà a
ricostruire un clima
familiare.
-
Simona mangiava spesso da lui? – chiese Aurora, sedendosi
sul divano.
-
Ma come, Marco non te l’ha mai detto? –
esclamò Manuel,
sorpreso. – Ettore e Simona vivevano insieme.
Una
mano invisibile strinse lo stomaco di Aurora, ma in quel
momento Marco si lasciò cadere al suo fianco, passandole un
braccio intorno
alle spalle.
♫
-
Complimenti per la cena, Ettore!
-
Hai cucinato molto bene, in effetti…
-
Quell’agnello era strepitoso!
-
Veramente – confessò Ettore. –
E’ stata Simona a cucinare
l’agnello.
-
Oh, non era niente di che – rise Simona, cercando di
fingersi modesta. – Quando vivevo qui, cucinavo sempre
l’agnello: Ettore lo
adora!
-
Era molto buono – concordò Marco. –
Ottima scelta anche
quella del vino, chiunque l’abbia portato. Anche se ora mi
sarà un po’
difficile tornare a casa…
-
Ti terrò sveglio per tutto il tragitto – disse
Aurora,
prendendogli una mano.
-
Ah, Ettore, non avevi detto di volerci parlare di
qualcosa? – esclamò Manuel.
Ettore
sussultò, come se fino ad un attimo prima fosse stato
immerso nei propri pensieri; in realtà, per tutta la cena
era sembrato distante
ed evitava accuratamente di guardare Aurora.
-
Già, me lo stavo dimenticando. Domani sera faccio un
concerto a Viterbo con il gruppo di cover dei Nirvana, vi andrebbe di
venirci?
-
Viterbo è un po’ lontano –
rifletté Manuel. – Non è dove
abiti tu, Aurora?
-
Ma allora potremmo andarci e vedere il posto in cui è
cresciuta Aurora! – esclamò Simona.
Aurora
le rivolse un’occhiata scettica: dubitava fortemente
che il motivo per cui Simona volesse andare al concerto fosse
“vedere il posto
in cui era cresciuta”.
-
Va bene, allora porto anche Heather – acconsentì
Manuel. –
Torna domani dall’America, ma conoscendola sarà
felice di rincontrarvi tutti.
Ora che ci penso, potrei dirlo anche a Davide, quel mio amico
d’infanzia di cui
vi parlavo l’altro giorno, il bassista…
-
Allora io inviterò Silvia – disse Aurora.
-
Quella tua compagna dell’università? –
le chiese Marco. –
Benissimo, volevo proprio conoscerla. Chissà se è
così carina come dici tu…
-
Vieni per provarci con la mia amica?
-
Ogni lasciata è persa, amore mio!
Manuel
e Simona scoppiarono a ridere, mentre il volto di
Ettore, inspiegabilmente, si rabbuiava.
-
Sei già passato a chiamarla “amore”?
– esclamò Manuel.
-
Se dovessi ricordarmi tutti i nomi delle mie amanti, non
potrei più fare questa vita!
Mentre
Marco si univa alle risate generali, Aurora vide con
la coda dell’occhio Ettore che si allontanava verso la cucina
senza dire una
parola.
♫
Aurora
aprì lentamente gli occhi, cercando di non essere
accecata dai prepotenti raggi del sole. Sentì qualcosa di
bagnato sotto le mani
e si ricordò in quel momento dove si trovasse: era sdraiata
sulla schiena in un
prato innevato; probabilmente la neve si sarebbe presto sciolta, dato
il calore
del sole, perciò lei aveva deciso di approfittarne, e in
buona compagnia.
Sospirò,
al pensiero di Ettore che aveva abbandonato la
baita presa in affitto con i loro amici per accompagnarla nella sua
folle
avventura. Silvia, dal canto suo, aveva sbadigliato ed era tornata a
dormire,
mentre Davide e il resto del gruppo si erano limitati ad alzare un
sopracciglio, indecisi se credere o no alle parole di Aurora. Ma
perché aveva
preso in affitto una baita se rimanevano chiusi in casa al minimo
accenno di
neve?
Ettore,
però, aveva afferrato il cappotto ed era uscito con
lei; Aurora all’inizio si era sentita un po’ in
imbarazzo, ma camminando e
parlando si era sciolta, ritrovandosi anche a ridere con il ragazzo.
Pochi minuti
prima lui si era allontanato, lasciandola piacevolmente immersa nella
neve, per
contemplare la bellezza di quel paesaggio, e lei doveva essersi
addormentata.
Si
strofinò gli occhi, guardandosi intorno finché
non lo
vide apparire in lontananza. Sorridendo, si disse che Ettore, pur
osservando
prati e alberi innevati, si stava perdendo lo spettacolo più
bello: se stesso
che camminando tra la neve le veniva incontro.
-
Valeva la pena di uscire? – gli chiese.
Lui
le sorrise in risposta. – Gli altri non sanno cosa si
stanno perdendo -. Rimase a guardare il cielo azzurro per qualche
momento, poi
si voltò verso Aurora. – Posso sdraiarmi accanto a
te?
-
Certo!
La
ragazza si rese subito conto che la sua risposta era
stata troppo frettolosa: averlo così vicino
l’aveva fatto sprofondare di nuovo
nell’imbarazzo.
-
Potremmo giocare a palle di neve – propose Ettore.
-
Sì, potremmo…
-
Ma preferisci rimanere sdraiata qui, non è vero?
-
Mi hai letto nel pensiero! – rise Aurora.
Ettore
fece una smorfia divertita e le si avvicinò ancora di
più, fino a che il suo volto non coprì i raggi
del sole. – Allora c’è una cosa
che potremmo fare…
Prima
che Aurora potesse realizzare cosa stava accadendo,
Ettore aveva poggiato le labbra sulle sue, delicatamente, come se
stesse
baciando la neve e non volesse distruggerla.
Dopo
un attimo di sorpresa, la ragazza si disse che sarebbe
sembrata una stupida a rimanere immobile, così
ricambiò il bacio, aprendo
leggermente le labbra.
-
Allora sei sveglia.
La
voce che sentì non era certo quella che si era
immaginata. Spalancò gli occhi, confusa, e si
ritrovò davanti il volto
sorridente di Marco. Le ci volle qualche secondo per rendersi conto che
si
trovava a casa sua, nel suo letto, e non in mezzo ad un prato innevato.
Non
con Ettore.
Si
sentì terribilmente in colpa per averlo sognato proprio
durante la notte passata a casa del suo ragazzo: non avrebbe dovuto,
lei ora
stava con Marco, non c’era nessun Ettore che potesse entrarle
nei sogni e
devastarle la creduta tranquillità.
-
Sì, ero sveglia… - mormorò, abbozzando
un sorriso.
♫
-
Un saluto a tutti e grazie per la serata! – gridò
Ettore
dal palco.
Ci
volle qualche minuto perché il ragazzo riuscisse a
scendere e raggiungere Manuel, Simona e gli altri nel tavolo che
avevano
occupato.
-
Sei stato grande! – si complimentò Manuel.
-
Grazie, Manu -. Ettore sorrise ai presenti: scorse Aurora,
Heather e i due che aveva conosciuto quella sera, Davide e Silvia. Si
guardò
attorno. – Dov’è Marco? Mi aveva detto
che sarebbe venuto.
-
E’ tornato a casa perché non si sentiva molto
bene, ma ha ascoltato
gran parte del concerto – rispose Heather. – Non
l’avevi visto?
-
I riflettori sono troppo alti, non riuscivo a distinguere
nessuno tra il pubblico.
-
Ah, sì? – esclamò Manuel, portandosi un
boccale di birra
alla bocca.
Silvia
capì quello che voleva dire: il cantante aveva
chiaramente sorriso a Aurora dal palco più di una volta e
non sembrava averla
scambiata per un’altra.
-
Cosa facciamo ora? Restiamo qui finché non smontano tutto?
– chiese Manuel, indicando i musicisti che mettevano a posto
i propri
strumenti.
-
Non serve, ci pensano loro: ora sono un uomo libero! –
scherzò Ettore. – Ma dove potremmo andare? Non
sono io quello del posto,
piuttosto dovreste dircelo voi, ragazze…
Aurora
e Silvia si scambiarono un’occhiata.
-
Quartiere di San Pellegrino? – propose Silvia. –
Possiamo
portarli anche al duomo.
-
Sì, sì, il duomo! – esclamò
raggiante Manuel. – Magari
passiamo anche a chiedere quanto costa per un matrimonio, eh, Heather?
La
sua fidanzata sorrise. – Potremmo metterlo tra le scelte,
anche se credo dovremmo rinunciare al pranzo e alla casa, visto che hai
già
detto di volere come viaggio di nozze il giro dell’Asia!
-
Vivremo sotto i ponti, ma felici!
Scoppiarono
tutti a ridere, contagiati dall’allegria di
Manuel, e dopo aver pagato il conto si incamminarono verso il centro
storico di
Viterbo.
Manuel
discuteva con Heather delle decorazioni che avrebbero
fatto mettere al duomo per le loro nozze, mentre Silvia chiacchierava,
tenendo
nervosamente le mani in tasca, di Harry Potter con Davide: i due
avevano
decisamente trovato un punto di incontro. Aurora camminava dietro di
loro,
seguendoli a poca distanza, e ben presto fu raggiunta da Ettore, che si
era
attardato per salutare il suo gruppo.
-
Per fortuna non vi siete allontanati tanto –
esordì, legandosi
i ribelli capelli scuri.
-
Ti stavamo aspettando – spiegò Aurora.
-
Cos’aveva Marco?
La
ragazza alzò le spalle. – Uscire ieri sera non gli
ha
fatto molto bene, credo, ha detto che non si reggeva in piedi; per
fortuna
c’erano alcuni suoi amici che si sono offerti di
accompagnarlo.
-
“Credi”? Strano che tu non ne sia sicura, dovresti
interessarti. E se si trattasse di qualche malattia sessualmente
trasmettibile?
Aurora
avvampò, non credendo alle parole del ragazzo: le
aveva veramente fatto una domanda del genere?
Ettore
si riprese subito. – Scusa, non volevo dire che…
Beh,
ho dato per scontato che voi l’aveste fatto, in fondo state
insieme da un sacco
di tempo.
La
mente di Aurora fu attraversata dal ricordo recente di
lei che si svegliava tra le braccia di Marco dopo aver sognato Ettore,
e il suo
viso divenne ancora più rosso.
-
Bel panorama – esclamò il ragazzo, tentando di
cambiare
discorso. – Si vede tutta Viterbo da qui e… Oh -.
Tese una mano davanti a sé,
alzò gli occhi e si accorse che stava scoppiando a piovere.
I
loro amici sembravano spariti, forse troppo presi dai
propri discorsi per accorgersi dell’assenza di Aurora ed
Ettore. Il ragazzo si
guardò intorno, in cerca di un riparo, ma vide solo alcune
scale; afferrò il
braccio di Aurora e la trascinò con sé.
In
quel momento, seduti sotto un piccolo arco di pietra, si
ritrovarono a stringersi per approfittare del poco spazio. Aurora
tentò di
allontanarsi da Ettore, anche rischiando di bagnarsi, ma lui la
riprese,
passandole un braccio intorno alle spalle.
-
Sta’ attenta, ti bagni tutta.
Ritrovandosi
faccia a faccia con lui, a pochi centimetri di
distanza, Aurora sentì palpitare il proprio cuore: ricordava
quel volto,
l’aveva visto nel sogno così nitidamente come se
Ettore fosse davanti a lei,
proprio come in quel preciso istante. La pioggia batteva sopra di loro
mentre
si guardavano negli occhi; Aurora fissò la goccia
d’acqua che dalla fronte di
Ettore scese sul suo naso, per raggiungere la sua bocca. Si rese conto
che i
suoi occhi si stavano socchiudendo e intravide anche quelli di lui fare
lo
stesso.
-
Ehi, eravate qua! – esclamò
all’improvviso Silvia, brandendo
un ombrello.
I
due ragazzi si allontanarono immediatamente, presi alla
sprovvista, e Davide scosse la testa rassegnato.
-
Era a te che piaceva Colin Canon, non è vero, Silvia?
– le
chiese.
♫
-
Sei pronta? – chiese Silvia ad Aurora, sistemandosi il
vestito da Mangiamorte.
La
sua amica le lanciò un’occhiata scettica.
– Quasi. Hai
scelto proprio il vestito migliore per conquistare il tuo cavaliere, eh?
-
Primo, non è il mio cavaliere, ci vediamo lì con
tutti gli
altri – sbottò Silvia, arrossendo. –
Secondo, è l’unico personaggio di Harry
Potter che indossi una maschera. Beh, certo, se non si considera la
maschera
che Piton portava per…
-
Come mi sta questo vestito? – la interruppe Aurora.
Roteò
su se stessa per controllare eventuali strappi o macchie.
-
Bene, bene. Ma si può sapere esattamente chi dovresti
essere?
-
Una dama veneziana! Ho anche la maschera, guarda che
bella!
-
Banale.
-
Beh, almeno non stenderà nessuno per la paura!
-
Sono paurosa? Davvero? Wow!
Aurora
sospirò, legandosi la maschera dietro la testa.
-
Da chi si vestirà Marco? – le chiese Silvia,
agitando una
bacchetta invisibile.
-
Da V, sarà facile riconoscerlo.
-
Certo, perché V è un personaggio poco noto, non
lo farà
nessuno…
-
Smetti di lamentarti e prendi la borsa, Manuel ci sta
aspettando in macchina!
Arrivarono
alla festa in maschera con qualche minuto di
ritardo, quando ormai la sala era piena di gente, ma Aurora
riuscì ad avvistare
presto Marco, che aveva sollevato la maschera sopra la testa per farsi
riconoscere.
Mentre
gli correva incontro, Silvia si sentì toccare la
schiena e sussultò trovandosi di fronte una fedele
riproduzione della maschera
della Bestia.
-
Ah, il mio acerrimo nemico, il Mangiamorte Peter Pan! –
tuonò Davide, mostrando le zampe.
-
Dì un po’, ti sei divorato Uncino, Bestia? Sei
più grasso
di quanto ricordassi – lo prese in giro Silvia. Avevano
cominciato a chiamarsi
in quel modo dalla sera del concerto a Viterbo, quando Davide, dopo
aver
parlato di Colin Canon, aveva cominciato ad elencare tutti i personaggi
che
trovava fastidiosi.
Poco
più in là, Marco stava porgendo un bicchiere di
vino ad
Aurora, che lo ringraziò con un sorriso.
-
Era acqua, l’ho appena trasformato – la
informò il
ragazzo. – Ne volevo uno del ’55, ma questa
maschera deve limitarmi i poteri,
visto che sono riuscito ad ottenere solo un vino del ’56.
-
E’ buono lo stesso, sei stato bravo.
-
Chi stai cercando?
Aurora
sussultò, colta in fragrante mentre ispezionava la
sala. – Nessuno, davo solo un’occhiata alle
maschere.
-
Ce n’è una laggiù davvero bella, il
tizio vestito da
fantasma dell’opera… oh, è Heather!
Aurora
fingeva di ascoltarlo, annuendo ogni tanto, ma nel
suo cuore continuava a sperare nell’arrivo di Ettore.
Cos’avrebbe indossato?
Marco
si allontanò dopo un po’ per salutare alcuni
amici,
mentre Aurora stringeva una forte amicizia con il tavolo delle bevande,
cercando di dimenticare Ettore. Era lì con Marco, stava con
Marco, perché
continuava a permettere ad un altro ragazzo di occupargli costantemente
i
pensieri?
Dopo
l’ennesimo bicchiere, avvistò V andare verso il
balcone; posò il vino sul tavolo e lo inseguì,
decisa a togliersi dalla testa
Ettore. Uscì sul balcone, raggiungendolo, e lo
afferrò per la schiena
costringendolo a voltarsi.
-
Aurora…? – esclamò il ragazzo, sorpreso
dalla sua
intraprendenza.
-
Lo so, qui potrebbero vederci, e allora rintaniamoci
dietro queste tende!
Lo
trascinò con sé, baciandogli il collo. Gli
sembrava più
alto del solito, ma forse era solo un effetto del vino. Il ragazzo
affondò le
mani nei suoi capelli, stringendola contro il proprio petto, e
lasciò che lei
infilasse le mani nella sua maglietta, percorrendogli la schiena.
-
Devo… Ho bisogno di te… - mormorò.
Il
ragazzo non disse niente, ma lasciò che anche le sue mani
scivolassero nel vestito di lei.
-
Baciami…
V
si alzò la maschera per scoprire la bocca e la
baciò con
passione. In quel momento, Aurora, nonostante l’effetto
dell’alcool, si accorse
che qualcosa non andava: le labbra erano più grandi, il
tocco delle guance più
ruvido, dovuto alla presenza di barba…
Si
allontanò di colpo, sorpresa e confusa, e corse via
mentre la maschera le cadeva dal viso, atterrando ai piedi di Ettore.
♫
-
Ti accompagno?
-
No… vado da sola, grazie.
Aurora
si avvicinò all’entrata del locale, lasciando
dietro
di sé Silvia, che la osservava con espressione dispiaciuta.
Andò al bagno per
lavarsi via il trucco colato; osservandosi allo specchio, si rese conto
di non
avere una bella cera. Le lacrime continuavano a colare dal suo viso,
senza dare
segno di smettere, come se tutta l’acqua presente nel suo
corpo avesse deciso
improvvisamente di uscire.
No,
non improvvisamente, si disse. Sapeva a cosa stava
andando incontro, lo aveva capito subito, ma aveva voluto comunque
tentare a
lanciarsi in quell’assurda storia con Marco. Prima Luca, che
le sembrava
intelligente e con cui condivideva vari interessi, poi Marco, che
sapeva farla
divertire e ridere con poco. Stando con entrambi aveva continuato a
pensare ad
Ettore, e allora perché non aveva fatto tesoro
dell’esperienza con Luca
evitando di far soffrire un’altra persona? Si sentiva una
bastarda, un’idiota:
avrebbe dovuto prima accertarsi che il ragazzo non provasse niente per
lei e
solo dopo uscire con Marco, e invece aveva fatto un casino.
Marco
se n’era andato via subito dopo il concerto, furioso e
deluso: Aurora pensava di avergli perlomeno risparmiato il dolore di
sapere che
era successo qualcosa tra lei ed Ettore alla festa in maschera, ma il
ragazzo
non era più riuscito a nascondere l’avvenimento al
suo amico. Gliel’aveva
spiattellato in faccia così, senza riflettere sul fatto che
Marco fosse appena
stato lasciato e che forse sarebbe servita un po’
più di delicatezza.
Tirò
su con il naso, lasciando scorrere altre lacrime, ed
entro in uno dei gabinetti chiudendosi a chiave. Dopo alcuni minuti,
sentì
qualcuno bussare.
-
Occupato.
Al
suono della sua voce, i battiti sulla porta divennero più
insistenti.
-
Vai via, Si, ho bisogno di stare da sola.
-
Apri.
Aurora
sussultò riconoscendo la voce di Ettore. Rimase in
silenzio, con le gambe strette al petto, aspettando solo che il ragazzo
se ne
andasse.
-
Dai, Aurora, esci.
Nessuna
risposta.
-
Smetti di tenere il broncio ed esci da qui, non sei tu
quella che dovrebbe stare male stasera!
A
quelle parole Aurora saltò in piedi e spalancò la
porta,
furiosa, pronta ad aggredire Ettore.
-
C’eravamo appena lasciati! – sbottò.
– Hai idea di quanto
sia stato difficile?
-
Sì, dal momento che anche io ho dovuto confessargli
cosa…
-
Ma potevi non farlo! Potevi aspettare un altro giorno!
Cosa ti costava? Hai solo cercato di liberarti la coscienza!
-
E se così fosse? – ringhiò Ettore,
sbattendo con forza il
palmo aperto sul muro, con il braccio teso sopra le spalle di lei.
– Mi sentivo
un verme, è vero, per non averti allontanata, dovevo fare
qualcosa!
-
Potevi allontanarmi!
-
Credevo che tu stessi cercando proprio me, che sapessi chi
avevi di fronte! Non sapevo che Marco stava indossando la stessa
maschera, ti
ho vista spingermi di corsa dietro le tende ed ho pensato che non
riuscissi più
a resistere!
-
Volevo fare l’amore con Marco per toglierti dalla mia
testa! – strillò Aurora tra le lacrime.
– Volevo che mi lasciassi in pace,
niente di più!
-
Ma io sono ancora nella tua testa, altrimenti non avresti
lasciato Marco; lo sono come tu sei nella mia, prepotente ed egoista!
-
Io… egoista? – esclamò Aurora con tono
più calmo, sorpresa
dalle sue parole.
-
Sì, egoista, perché ti poni perfino davanti ai
miei
migliori amici, costringendomi a fare scelte drastiche!
-
Ma sentilo! -. La ragazza incrociò le braccia, dandogli le
spalle. – Tu non hai fatto nessuna scelta, hai solo
assecondato la corrente:
non saresti qui se io non avessi lasciato Marco…
Ettore
la inchiodò al muro, costringendola a voltarsi. –
Sarei stato qui, avrei cercato di ottenerti in ogni modo.
La
baciò con violenza, stringendole i polsi. Lidia fece
scivolare le sue braccia dietro il suo collo, mentre lui la issava sul
lavandino, ignorando il fatto che qualcuno potesse entrare da un
momento
all’altro; le alzò la maglietta, cercando i suoi
seni. La ragazza gemette, desiderosa,
ma Ettore si avvicinò al suo orecchio.
-
Non ora – sussurrò. – Potrai avermi
quando ti avrò
finalmente convinta che sono capace di ottenerti comunque -.
♫
-
Vado al bagno – annunciò Aurora.
-
Di nuovo? – esclamò Silvia. – Ma quanta
roba hai là
dentro?
-
Ho bevuto un sacco stasera, quelle patatine erano
salatissime!
Aurora
si diresse verso il bagno, ma prima di arrivarci fu
afferrata per un braccio e trascinata in quello degli uomini.
-
Che…? – cominciò, ma poi si interruppe
trovandosi di
fronte Marco.
-
Ciao – la salutò.
-
Bel concerto – disse lei, imbarazzata: lei ed Ettore
avevano lasciato il gruppo quando la sua storia con Marco era finita.
-
Già, abbiamo suonato bene stasera… e magicamente
Manuel
non ha sbagliato neanche un accordo! Davide e Silvia devono aver tirato
fuori
qualche incantesimo.
La
ragazza trattenne a stento una risata: si erano lasciati
da qualche settimana e sentiva la mancanza delle sue battute.
-
Senti – continuò Marco. – Tu mi piaci
ancora, non ho
intenzione di lasciar perdere.
-
Ma…
-
Lo so, lo so, hai baciato Ettore. Ma si può sorvolare, no?
Aurora
aggrottò le sopracciglia, aspettando di sentire dove
Marco volesse arrivare.
-
Mi avevi detto che tra noi non riusciva a funzionare, che
ti eri accorta di vedermi solo come un amico… e io ti avevo
creduto e mi sono
rassegnato. Ma in questi giorni ho riflettuto molto alle parole di
Ettore ed ho
pensato che… beh, forse tu mi avevi lasciata per quello che
era successo tra di
voi. Ecco, io ti dico che non importa. Non mi importa, già:
è stato un errore,
uno sbaglio dovuto all’alcool. Sbaglio a credere che tu
stessi cercando me?
Aurora
abbassò lo sguardo. – Sì, stavo
cercando te.
-
Ovvio, sono in molti che cercano la fede -. Fu felice di
essere riuscito a farla sorridere. – E allora mi sono
chiesto: se lei mi avesse
lasciato per il senso di colpa?
-
Marco, io…
-
Ti manco, non è vero?
La
ragazza inspirò profondamente e annuì.
-
E allora pensaci, ti prego.
La
lasciò così, senza aggiungere altro, e
tornò dal suo
gruppo. Quando uscì dal locale, dopo essere passata nel
bagno che le spettava,
trovò Silvia abbracciata a Davide; le fece un cenno con la
mano, per indicarle
che l’avrebbe aspettata in macchina.
Entrò
nel garage semideserto, a parte poche auto sparse, ma
quando aveva quasi raggiungo la propria si bloccò, notando
che qualcuno stava
fumando proprio lì vicino.
-
Sono io – si fece avanti Ettore, buttando a terra la
sigaretta.
Il
cuore di Aurora accelerò i suoi battiti. – Che ci
fai
qui?
-
A quanto pare ho ancora un rivale – disse il ragazzo,
senza rispondere alla sua domanda. – Ti manca, non
è vero?
-
E tu come…?
-
Ero casualmente in bagno mentre Marco ti faceva la
dichiarazione e ho aspettato per uscire in modo da evitare incontri
inopportuni. Allora ti manca?
Aurora
si avvicinò alla macchina, sognando solo di potersi
infilare dentro e mandare un sms a Silvia chiedendole di fare in
fretta, ma
Ettore le bloccò il braccio prima che potesse infilare la
chiave nello
sportello.
-
Ahi! Mi fai…
-
Rispondi alla mia domanda.
-
Sì, mi manca! -. Strattonò via il braccio,
lanciando al
ragazzo uno sguardo ostile. – Mi mancano le sue battute, il
modo in cui mi
faceva ridere e… e… tante altre cose. Forse avevo
sbagliato a concentrarmi su
di te, dovevo restare con Marco ed essere felice insieme a lui!
Ettore
la spinse addosso alla macchina con violenza. –
Quindi ho un rivale.
-
S-sì… - balbettò Aurora.
-
Bene, e allora faccio questo.
Avvicinò
le labbra al suo collo, alternando baci a morsi. La
ragazza sentì agitarsi un fuoco nel petto.
-
Avevi detto…
-
Avevo detto che ti avrei mostrato di essere capace di
ottenerti anche in presenza di ostacoli – terminò
Ettore. – C’è di nuovo Marco,
vuole tornare con te, tu senti la sua mancanza: direi che è
il momento ideale
per farti capire che non sarai di nessun altro, se non mia.
La
mani di Ettore si insinuarono ancora una volta sotto la maglietta
di Aurora, ma quando lei chiuse gli occhi non fu il suo volto che vide:
il
sorriso di Marco si stagliava nella sua mente con chiarezza, oscurando
tutto
ciò che aveva intorno, come se il ragazzo fosse collocato in
una scena vuota.
C’era lui, solo lui.
Con
una forza che non immaginava di avere, Aurora spinse via
Ettore.
-
Mi dispiace – mormorò, mentre le lacrime
cominciavano a
bagnarle le guance.
-
Non ci sono mai stato, non è vero?
Ettore
parlò con voce calma, rimanendo a distanza da lei,
come se avesse capito che qualsiasi cosa avrebbe fatto sarebbe stata
inutile.
Aurora
scosse la testa. – C’eri…
c’eri davvero, Ettore. Ma
ora c’è Marco.
-
Questo romanticismo è addirittura patetico –
sbuffò
Ettore. Le passò accanto, posandole una mano sulla testa per
salutarla. – Va’
da lui, allora, prima che cambi idea.
Aurora
sorrise e si asciugò in fretta le lacrime. Si sentiva
una stupida a volere solo ciò che in quel momento non aveva,
ma di Ettore, in
fondo, non le era mai mancato nulla.
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