SCHEMAEFP2
«Si può sapere che diavolo stai facendo, idiota di uno Spadaccino?»
Zoro sollevò lo sguardo solo per un brevissimo istante e, dopo
aver osservato senza particolare interesse il sopracciglio aggrottato,
la bocca piegata in una smorfia e la faccia paonazza del Cuoco,
tornò senza esitazione a quello che stava facendo, scrollando
appena le spalle.
«A te che sembra?» disse, un secondo prima di accarezzargli la gola con la punta della lingua.
Sanji, seppur impercettibilmente, tremò. «A me sembra che
tu stia cercando un pretesto perché io ti uccida.»
Zoro gli appoggiò le labbra sulla carotide e sorrise contro la
sua pelle mentre, con le mani, iniziava piuttosto goffamente a
sbottonargli la camicia.
«No. Ritenta.»
Sanji chiuse gli occhi e inspirò a fondo, cominciando in quel
preciso istante a sentire una vena pulsare con insistenza nella sua
tempia. «Ti avverto che sto per piantarti una ginocchiata nelle
costole!»
Zoro non diede segno nemmeno di aver sentito la protesta, ma un istante
dopo cominciò a premerlo con più forza contro il tavolo,
facendogli quasi perdere l'equilibrio. «Mi piacerebbe tanto
vederti provare,» lo stuzzicò e Sanji si lasciò
scappare un grugnito frustrato, prima di cominciare a spintonarlo con
le mani.
«Togliti di dosso!»
«No,» gli rispose, e nonostante la resistenza riuscì
ad arrivare fino all'ultimo bottone e poi portò nuovamente le
mani verso l'alto, accarezzandogli gli addominali sotto la pelle tirata.
Sanji si maledisse quando non riuscì a trattenere un sospiro e
Zoro insisté, cercando nel frattempo di raggiungere il suo
orecchio con le labbra. «Su, piantala di fare tante storie. Io ho
voglia.»
Nella frazione di un secondo sul viso di Sanji passarono tutte le tinte
dal rosso al violaceo e quando sentì le dita dell'altro
scivolare senza esitazione verso il suo petto cacciò un mezzo
grido, riuscendo in qualche modo ad allontanarlo abbastanza da
sé per non sentire più il peso del suo corpo premuto
contro il proprio.
«Che hai detto, brutto bastardo?»
Zoro inarcò un sopracciglio e fece una smorfia, afferrandogli i
gomiti con entrambe le mani. «Ho detto che ho voglia.» Poi,
quando si rese conto che lo sguardo di Sanji non accennava a diventare
meno minaccioso, sbuffò. «Ma di che ti lamenti?
Lo so che lo vuoi anche tu.»
«Questa non è una buona ragione per saltarmi addosso come uno scimmione in calore.»
«Io dico di sì.»
«Io dico di no,» ribatté Sanji,
esasperato. «Non quando siamo nella mia cucina!»
Il tono con cui aveva detto l'ultima frase non ammetteva repliche, ma
Zoro non colse la sfumatura pericolosamente minacciosa che aveva
incrinato la sua voce: «Ma che differenza fa?»
«Moltissima, pezzo di cretino!»
Zoro sbuffò. «Ma se non possiamo farlo in cabina
perché ci sono tutti e non possiamo farlo in bagno perché
c'è il rischio che arrivi qualcuno, ci resta solamente la
cucina.»
«Oppure te lo puoi tenere nei pantaloni fino a che non avremo l'occasione di stare sulla nave per conto nostro.»
«Oppure lo facciamo qui e tu la smetti di lamentarti.»
Rimasero per un momento a fissarsi con gli sguardi inferociti, ognuno
fermo nelle proprie convinzioni, in attesa che l'altro facesse un passo
indietro. Si accorsero solo dopo alcuni istanti che, nel frattempo, si
erano avvicinati al punto che i loro nasi erano a pochi centimetri di
distanza.
Sanji, per tutta risposta, gli diede una spinta. «Non farò
sesso nella mia cucina, testa verde, di questo puoi starne certo.
E,» aggiunse, prima che l'altro ebbe il tempo di ribattere,
«mi risulta che tu abbia il turno di guardia.»
Zoro piegò le labbra in una smorfia. «Tanto non succederà un bel niente.»
Sanji lo ignorò e proseguì: «Quindi ora tu te ne
vai a fare il tuo dovere sulla vedetta e io me ne resto qui, a finire
di mettere a posto e a fare i preparativi necessari per la colazione di
domani, siamo intesi?»
Zoro incrociò le braccia al petto e spostò il peso del
corpo da un piede all'altro. «Non mi sembra un accordo
particolarmente vantaggioso. E se rifiutassi?»
«Allora dovrai dire addio ad una buona bottiglia di sake e agli
onigiri che avevo intenzione di portarti più tardi, quando sarei
venuto a trovarti durante il turno di guardia.»
Zoro inarcò un sopracciglio, lo sguardo improvvisamente molto più interessato. «Sì?»
Sanji sbuffò e allungò una mano verso di lui,
stringendogli il collo della maglia nel pugno e tirandolo con forza
verso di sé. Le bocche si incontrarono in uno schianto e si
separarono dopo un momento, già a corto di fiato.
«Sparisci, prima che io cambi idea.»
Zoro rise e gli strinse la vita tra le braccia, strofinando il naso
contro la pelle calda della sua gola. «Cerca di non farmi
aspettare troppo, Cuoco da strapazzo.»
Quando si separarono, Sanji lo guardò con ghigno stampato sulla
faccia. «Non contarci troppo,» gli disse, spingendolo via
con il palmo della mano. «Te la farò penare fino
all'ultimo.»
Zoro rimase immobile per un momento e poi sorrise. «Non vedo l'ora.»
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N/A
Buon compleanno Marimo-kyun! o/
Okay, non è esattamente una b-day fic, però il regalo
Zoro se lo prende lo stesso, quindi non può assolutamente
lamentarsi!
Spero non faccia troppo schifo. ^^
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