saint just
"...Ora c'è
E parlerò di noi
Come se fossimo
Ancora insieme..."
Canzone Ostinata - Verdena (2011)
15 Fruttidoro
Anno II
C'era la Rivoluzione, al di là del nostro amore.
E' stata più forte di noi?
Non credo.
Ma non riesco a tollerarlo davvero.
Dopo tutto quanto è accaduto,
la gente parla ancora di te. Ed accompagna il tuo nome con uno sputo,
come se l'unica cosa realmente giusta da fare sia infangare la tua
persona.
Come se tu fossi l'essere più rivoltante al mondo.
Dovrei uccidere chiunque osi pronunciare il tuo nome.
Ed invece...taccio. Per buona pace del nostro futuro. Ed anche perché non ne sono capace.
Fino a ieri, i medesimi individui che oggi pensano a te con fare sprezzante, ignoravano persino la tua stessa esistenza.
Oggi sei sulla bocca di tutti. Insieme alla mia vergogna. Sempre se vergogna possa essere definita.
Ma non m'importa: loro non sanno nulla di te.
Non conoscono la tua dolcezza, la
gentilezza delle tue carezze, la delicatezza della tua voce
quando sussurravi al mio orecchio che ero l'unica, per te.
Nessuno ha idea di quanto il tuo sorriso possa scaldarmi il cuore.
Sono degli stupidi, ovviamente.
E lo sono anch'io.
Perchè ti sento e ti amo come il primo giorno.
E perchè parlo di te - di noi - così scioccamente... come se fossimo ancora insieme.
Come se tu fossi ancora qui. Con me.
Al di là del nostro amore
Parigi, Ottobre 1792
"Un fiore per un vostro sorriso, Monsieur."
"Uhm?"
Louis alzò lentamente il viso.
Quella voce era troppo dolce per starsene indifferenti a contemplare la Senna scura.
Ma lui aveva tanti pensieri, quel giorno. E poca voglia di guardarsi intorno.
Chissà chi aveva avuto tanto coraggio da disturbarlo.
Di solito, quand'era così silenzioso, tutti lo tenevano a debita
distanza. Alla gente faceva paura quel suo sguardo accigliato. E la sua
aria enigmatica.
Per questo non riusciva a farsi degli amici e neanche ne voleva, in realtà.
Per cui fu grande la sorpresa quando i suoi occhi stanchi incontrarono
quelli azzurrissimi di una ragazzina - una semplice ragazzina - dal
visetto allegro.
Una popolana vestita di stracci, in realtà e, tuttavia, molto
più bella di tante donne di classe che avesse malauguratamente
conosciuto nella sua esistenza. Donne di quel genere neanche ci
transitavano più nelle vie di Parigi, di quei tempi. Men che
meno nelle loro lussuose carrozze ormai andate.
Portava i capelli color dell' ebano sciolti e scomposti. Nel loro
disordine erano splendidi: lunghi fino alla vita si stemperavano in
morbidi boccoli sul finale.
Louis non aveva mai riscontrato, tra le popolane, altrettanta
accuratezza ed ordine nell'aspetto. Era perfetta nella sua
povertà la giovane che gli stava di fronte porgendogli,
così gentilmente, una camelia rossa.
Ne aveva una cesta pieno che poggiava sul braccio sinistro.
Una fioraia. Ambulante, per giunta. Uno dei lavori più miseri di sempre.
Chi avrebbe mai comprato fiori di quei tempi? Con tutta la
povertà che c'era in giro una camelia colorata era l'ultimo
acquisto da fare.
A testimonianza della sua condizione, la bella fanciulla appariva molto magra. Le spalle esili, il collo sottile.
L'ennesima creatura che moriva di fame nella Francia della Rivoluzione, ovviamente.
Louis, mosso a compassione, tirò fuori qualche soldo dal taschino della sua giacca color cenere.
"Una moneta per la vostra camelia, cittadina."
"Mi chiamo Constance, Monsieur."
"Non chiamarmi Monsieur."
"E come dovrei?" - Domandò sorridendo.
Bocca di rose. Era bellissima.
"Citoyen non ti va bene?"
Scosse la testa, sempre sorridendo.
Anche a Louis le labbra si piegarono vagamente all'insù. Quella
ragazzina sapeva metterlo di buon umore, straordinariamente.
Non sembrava avercela con la Rivoluzione: parlava soltanto
come le avevano insegnato, nell'unico modo che avesse appreso sin da
bambina.
Bambina. Come se fosse poi chissà quanto adulta.
Quanti anni poteva avere? Quindici, sedici?
"Allora chiamami Louis."
"Louis. D'accordo." - Convenne sedendosi accanto a lui, sul muretto umido.
La guardò imbambolato. Non aveva mai conosciuto, nella sua esistenza, nessuno in grado di sfoggiare altrettanta audacia.
"Allora? La camelia, voglio pagartela..."
"Non voglio soldi, Louis."
"Come no? Non è il tuo lavoro, questo? Vendere fiori?"
"Per quel che ne guadagno..." - Rise - "...Una moneta in più non
mi cambierà la giornata. Il pane costa comunque troppo caro per
me."
Touché.
Come darle torto?
Era caduto il Re e la gente continuava a morire di fame.
Ma lui avrebbe fatto qualcosa per salvare la povera gente di Parigi. Se
soltanto gli avessero concesso un pochino di libertà in
più e maggiori mezzi a sua disposizione ....beh, sì.
Avrebbe sanato le sorti di quel paese martoriato.
"Allora perchè vuoi darmi questa camelia a tutti i costi?"
"Per vedervi sorridere, Louis. Vi guardavo da lontano prima. Il vostro
sguardo mi ha colpita al cuore. Così triste da far piangere. Ma
siete bello, giovane e sano. Mi son detta che fosse davvero un peccato
lasciarvi così assorto e malinconico. Ed allora ho provato a
rianimarvi con l'unico metodo che conosca: il profumo dei miei fiori."
"Quindi la camelia è un regalo per il mio buon umore..."
Annuì.
"Sì, Louis."
"Bene...Ti ringrazio, allora." - Commentò accettandola, infine.
Per qualche istante la guardò in silenzio. Lei sorrise, senza mai arrossire. Non era timida, la piccola fioraia.
E non aveva paura di lui, stranamente.
Questa consapevolezza lo indusse ad un sussulto.
Tutto sommato gli piaceva il suo coraggio.
Ed il suo sguardo sereno.
Era bella.
Aggraziata, nonostante la povertà.
Forse gli piaceva lei e null'altro.
Il resto era contorno, ovviamente.
"Allora io vado. Torno a lavorare." - Mormorò lei d'un tratto.
Di già? Avrebbe voluto chiederle.
Dopo solo pochi istanti insieme Louis aveva già deciso che
nessuna compagnia gli fosse mai stata più gradita di quella di
Constance, dolce e sfortunata ragazzina.
Aveva il cielo negli occhi, Constance, ed una gioia senza motivo
apparente che dimorava sulle sue labbra screpolate, sotto forma di un
tenerissimo sorriso. Il suo cuore era buono - chiaramente - e
necessitava di tanto, tanto amore.
Lo si leggeva tra le pieghe del suo viso. Tra le ferite ancora
sanguinanti sul dorso della mano poichè cominciava a far freddo
- soprattutto di sera - e non tutti possedevano caldi guanti per
proteggere la pelle delicata dal vento crudele.
Lei non di certo, almeno.
Avrebbe desiderato fermarla e chiederle di restare ancora un po'. Ma
non lo fece, dopotutto. Lasciò che si alzasse dal muretto dove
si era seduta, accanto a lui. Udì il fruscio della sua gonna
logora sul selciato e sospirò, prendendo coscienza
dell'imminente separazione.
"Addio Constance, dunque."
"Addio, Louis. Grazie per aver parlato con me, è stato un bel
modo per cominciare il nuovo giorno. Io vado...State attento, mi
raccomando."
"A cosa?" - Domandò sorpreso.
"Alle spine." - Chiarì indicando, con uno sguardo, la camelia tra le mani di lui.
"Certi fiori non hanno spine." - Commentò Louis eloquente.
"Tutti i fiori ne hanno." - Rispose ancora, ridendo.
Sparì infine velocemente, nella nebbia del mattino che faticava a diradarsi.
"Tutti i fiori meno che uno." - Sussurrò lui, convinto.
Fu allora - in quello strano giorno di Ottobre del 1792 - che Louis
Antoine Léon de Saint Just comprese piuttosto chiaramente cosa
fosse un colpo di fulmine.
E non si vergognò di ammettere a se stesso che avrebbe
desiderato poter incontrare di nuovo il bel viso della piccola
Constance.
*
Questa è la seconda storia che scrivo nella sezione Originali.
La prima fatico a portarla avanti però e, al momento, sono molto più attratta da questa :)
La mia è una storia ambientata negli anni che seguono alla presa
della Bastiglia ed il protagonista, Louis de Saint Just, è stato
davvero un personaggio della Rivoluzione.
Ma ho preferito non inserirla nella sezione storica perchè le
vicende della Rivoluzione Francese, per l'appunto, faranno soltanto da
sfondo...Il vero protagonista è l'amore tra questi giovani, per
cui spero che perdonerete questa mia piccola concessione.
Come avrete potuto leggere la prima data, ad inizio capitolo, è
scritta secondo il calendario rivoluzionario piuttosto che seguendo il
calendario gregoriano. Questo perchè il calendario
rivoluzionario è stato introdotto nel 1793 e quella data, in
termini moderni, sta per 1° Settembre 1794. Per cui dovevo, per
forza di cose, esprimermi in tal senso.
Ottobre 1792 invece l'ho riportato normalmente giacché il
calendario rivoluzionario, come appena spiegato, è stato
introdotto l'anno successivo.
Avrete capito che tutta la storia funzionerà come un flash back. :)
Finora, nei piccoli cenni storici che vi ho dato, sono stata abbastanza fedele.
Giusto è l'uso del "Citoyen" (cittadino) già in voga
nell'Ottobre del 1792. Così come il riferimento alla
povertà dilagante: la crisi economica francese non
migliorò con la prigionia del Re e della Regina ed il prezzo del
pane fu altissimo anche durante tutto il 1793.
Per adesso credo di avervi detto tutto. Spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento e vi abbia incuriosito.
Grazie
Matisse.
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