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[Scritta per la sfida "Multifandom
Drabble Fest" della community It100,
con prompt sfidante "Scrivere una drabble di minimo 250 parole senza mettere un
punto". La difficoltà mi attraeva, e ho pensato che l'unico modo in cui fosse
possibile azzardare una narrazione del genere fosse un inserto onirico. Dunque,
tripla drabble (300 parole), e frammenti da un sogno di Seth.
Inconsciamente ma largamente
ispirata alle storie di
Sundy su questo personaggio, che mi sono rimaste impresse a livello
profondo, e sono ormai parte del mio immaginario su quello che non sappiamo
della storia passata di Trinity Blood.]
Accade a
volte che i suoi sogni si facciano di un nero sconfinato e muto come può esserlo
solo lo spazio fuori dall’atmosfera, ed è allora che in quel buio lei vede
sorgere Marte, lentamente, tra cortine di galassie e polvere, ma non come il
gioiello rosso del cielo, bensì enorme e concreto davanti ai suoi occhi, terra
in cui affondare gli stivali, che non ha mai quel colore brillante di quando il
pianeta si affaccia alla sera, ma solo un sanguigno riarso e stanco, denso nelle
tempeste di sabbia che si abbattevano contro i muri di vetro della loro base, ma
anche tanto fine da saper eludere guarnizioni e depuratori, e impolverare d’un
velo color ruggine persino il bianco ottico dei laboratori; la Terra invece era
apparsa così azzurra, quando erano scesi nell’atmosfera, scintillante e pura
come una promessa, e invece no, quella promessa si era consumata nel fuoco prima
che potessero rendersene conto, e dunque era stato solo camminare e camminare e
camminare, e maledire quel mondo che non manteneva la parola data, avanzare
verso un’utopia lungo deserti e vallate e scheletri di fiumi, in quella sabbia
così maledettamente simile a quella del pianeta disabitato da cui erano venuti
–ma allora lei, una sera, entrando in un palazzo in rovina, aveva preso la pezza
di stoffa più bella che aveva trovato, del colore dell’erba nuova, e se l’era
gettata sulle spalle con gesto di sfida, e nei suoi sogni l’imperatrice ritrova
tante volte quel momento, fondamentale, a posteriori, pur nella sua minuzia, e i
suoi occhi si riempiono di un nuovo rosso, il colore ricco e sfumato del
crepuscolo, e Marte può tramontare dietro i suoi vapori, come il ricordo di un
amore lasciato andare, né dimenticato, né rinnegato, ma soltanto perduto.
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