Embry
non esisteva
Un giorno Seth l'ha visto sulla
spiaggia, vicino agli scogli, dove l'acqua si trasforma in schiuma
bianca, si infrange ed esplode in mille frammenti d'acqua. Embry
stringeva tra le dita un papavero di carta, come quelli che fanno i
bambini all'asilo e che regalano alla mamma insieme a un bigliettino
colorato; fissava quietamente il cielo, oppure il mare. Oppure niente
in particolare.
Se ne stava solo in silenzio, con
quel fiore rosso di carta i cui petali danzavano, colpiti dal
vento selvaggio, e sembrava creare una barriera tra sé e il resto
della spiaggia. Lui, Seth, era lì. Eppure, più guardava il fiore
rosso, un colore così intenso contro il cielo e il mare grigi come
ferro, e più aveva l'impressione di non poter entrare in quel
cerchio: anche lui era grigio. Un elemento che non aveva bisogno di
colori per definirsi, qualcuno che avrebbe potuto riprendersi
l'arcobaleno, il mare e il cielo solo pensando a un nome. Non un
grigio anonimo, solo un grigio che aspetta che il sole sbuchi da
dietro una nuvola.
Tutto era grigio, ma il fiore,
invece, irradiava di colore la pelle di Embry e rendeva caldi e
nostalgici i suoi occhi persi nel nulla. Non c'era durezza, non c'era
rabbia, solo uno stanco abbandono e le labbra, sfinite di stringersi
in parole silenziose, erano socchiuse e ricoperte di gocce salate. Era un
colore così compatto da sembrare incompleto, o forse era lo sguardo
di Embry.
Sferzato dal vento, il papavero
di carta era come l'ultimo appiglio fragile e sognante di chi non
conosce le proprie radici, ed Embry lo stringeva fino ad appiattirne
lo stelo sottile, fino a consumarlo.
Seth aveva quasi paura mentre lo
fissava, lontano mille miglia da lui, e trattenne il respiro quando
lo stelo del fiore si spezzò e i petali si adagiarono sull'acqua,
per poi annegare tra le braccia di chi tutti accoglie e nessuno
rifiuta. Come il cielo, come un branco.
Ma questo, ad Embry, certe volte
non bastava. I suoi sorrisi diventavano compatti, come quel rosso;
le sue parole incomplete, come radici spezzate; i suoi occhi lontani,
come mete perdute. E il suo cuore disperso.
Quando il fiore svanì
completamente sotto le onde, Embry rimase con lo stelo spezzato tra
le dita, e poi lo mise in una tasca del pantaloncino consunto.
Seth si allontanò in silenzio,
ma non abbastanza per impedirsi di immaginare altri mille steli spezzati come
quello. E tanti petali freddi, persi nel mare. Non sarebbero mai
tornati come una cosa sola, perché la distanza e la forza che li
aveva divisi era troppo forte.
Non si sarebbero mai cercati,
perché non sapevano neanche di esistere.
Ed Embry, oltre quel mare e oltre
quel cielo, non esisteva.
Note di Alexiel: Visto che
videoweed non carica, ne approfitto per pubblicare questa cosetta.
Ieri, frugando tra le mie vecchie vecchie vecchie cose, ho ritrovato
un papavero di carta che ho fatto da bambina. Lo stelo è tutto
rovinato e la corolla sta per cadere. Perciò boom, idea. Ho pensato
a Embry. Seth è un osservatore silenzioso, che avrebbe potuto essere
chiunque, ma in quel momento mi è sembrata la scelta migliore. Mi
sono vista lui, che certe volte mi sembra così simile a Embry per
svariate ragioni, ed eccola qui, questa ennesima storia senza pretese
che vi ho propinato.
Grazie per aver letto
<3
Alexiel.
ps: di solito non do importanza a font e colori, ma in
questo caso il grigio e il rosso mi sembravano appropriati.
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