“Ehi,
sono tornato.”
Un ragazzo
moro sorride un poco, rassicurante, chinandosi sulla tomba ai suoi
piedi.
“Ciao
Will.”
Sospira Merlin
e con gesta precise va a sfiorare i fiori freschi che sua madre si era
premurata di portare quella stessa mattina.
“Perdonami,
è molto che non vengo a trovarti.
L’università mi riempie le giornate e faccio
fatica a tornare a casa. Giusto, sai che ho trovato un appartamento
più grande? Beh, una stanzetta in più ma
è già tanto, e l’affitto è
superiore solo di poco.”
Sono le
diciassette e trentadue e al cimitero non c’è
nessuno. È aria di vacanze e festa e nessuno ha deciso di
dedicare quel giorno alle persone care che non ci sono più.
Strizza un
poco gli occhi e mostrando un piccolo sorriso si alza in piedi facendo
leva sulle ginocchia, sfregando poi le mani fra loro. Si è
dimenticato i guanti e ha fatto molto male.
“Forse
non è il caso, e sicuramente se potessi mi diresti
perché mai per una volta che mi degno di venirti a trovare
comincio ad annoiarti con le mie paranoie ma, come dire, tu sei sempre
importante per me, Will. Anche ora che non… non sei qui con
me. Mi ascolti lo stesso, lo so. Io ho un problema. Ricordi Arthur?
Sì, quel ragazzo che ti stava antipatico e che hai visto
solo una volta un anno e mezzo fa.”
Un rumore di
passi lo spinge a volgere il capo verso destra, riscontrando
un’anziana donna che, aiutandosi con il bastone, si sta
dirigendo dritta per la stradina affianco.
L’osserva
per poco e infine torna con l’attenzione
sull’argomento di prima.
“Sai,
mi è sempre piaciuto. Arthur, intendo. Nonostante
quell’aria arrogante e superba non ho potuto fare a meno di
restare colpito dalla sua persona. Non avrei mai immaginato
però di ritrovarmi con una cotta enorme nel cuore e nella
mente proprio per lui.”
Merlin arresta
un attimo il flusso delle sue parole, respirando piano. Fa freddo
adesso e la sciarpa non basta più a riscaldargli la gola
ormai consumata da quella confessione.
“Ormai
però mi chiedo se sia giusto continuare a illudersi e
soffrire. Mi aveva invitato a uscire stasera con gli altri ma io ho
risposto che avevo un impegno con un compagno
dell’università. Non sono bravo a mentire, lo so,
infatti mi ha guardato scettico, anche se non ha ribattuto
nulla.”
Sfrega le
gambe in movimenti calcolati, spostando il peso da parte a parte.
“Ora
devo andare, altrimenti mi ci vuole troppo per tornare. No, mia madre
non sa che sono venuto qua, altrimenti mi avrebbe obbligato a restare
da lei almeno per stanotte. Ho bisogno di stare solo per un
po’ credo. Tu sei l’eccezione comunque, lo sei
sempre stata. Tornerò presto stavolta e ti
porterò dei fiori colorati. Ti voglio bene, Will.”
Merlin china
il capo e incassandolo nelle spalle concede all’amico
d’infanzia un ultimo sorriso, per poi avviarsi al cancello e
raggiungere la macchina parcheggiata vicino l’uscita.
E’
diventata stretta quella sciarpa.
“Sapevo di trovarti qui.”
Sobbalza,
fermandosi di scatto e girandosi con furia verso quella voce che
d’improvviso si è ritrovato nelle orecchie.
“Arthur?”
Il moro
incontra la figura del giovane Pendragon a qualche metro
dall’uscita. E’ appoggiato alla sua macchina
grigia, le braccia incrociate, lo sguardo serio e gli occhi…
tristi?
“Cosa
ci fai qui?” la soffia quella domanda, tremante
d’aspettativa e paura.
Il biondo
indurisce l’espressione e a grandi passi gli si avvicina,
fronteggiandolo.
“Non
dovevi uscire con quel tuo amico?”
Merlin si
morde la lingua, in trappola.
“Io-”
“Ero
a giro con Lancelot e l’ho incontrato. Pensa, era con la sua
ragazza e non ti sentiva dall’ultima lezione.”
“Arthur,
non-”
“Sono
venuto al tuo condominio e non c’eri. Ho telefonato a Gaius,
Ginevra, Morgana, Gwaine e non so chi altro. Non sapevano niente.
Allora ho chiamato tua madre e-”
“Cosa?”
lo interrompe, stupito e preoccupato.
Arthur capisce
e sbuffa, alzando le spalle.
“Tranquillo,
non si è spaventata. L’ho rassicurata dicendole
che avevo capito dove trovarti e che l’avrei chiamata per
confermarglielo. Infatti l’ho fatto giusto dieci minuti fa,
ho visto la tua macchina parcheggiata.”
Il moro
sospira, sfregandosi il viso con l’indice.
“Come
hai fatto a capire che ero qui?”
“Sei
stato tu a dire che questo è un posto adatto per riflettere
e dove si può fare una bella azione per chi non
c’è più. Inoltre è diverso
tempo che non venivi a trovarlo.”
Merlin
annuisce.
“Scusami.
Avevo bisogno di questo. Di tranquillità. Perché
sei qui? Potevamo vederci domani o un altro giorno, ti avrei
chiamato.”
“Non
dire fesserie. Non l’avresti mai fatto.
Perché?”
L’altro
sgrana un poco gli occhi, titubante, e Arthur lo capisce subito.
“Come
mai mi eviti Merlin? Ti ho forse fatto qualcosa? Dannazione, io non
riesco più a capirti! Siamo amici e d’un tratto
cominci a comportarti in maniera strana, a evitarmi e raccontarmi
menzogne.”
Senza volerlo
forse il moro s’incupisce e compiendo due passi sfiora il
braccio di Arthur, carezzandolo piano.
“Tu
non c’entri nulla, è solo un mio problema. Dammi
un po’ di tempo e vedrai che-”
“No!
Maledizione, non posso! Non puoi chiedermi di starti lontano Merlin,
non ci riesco!”
Merlin
boccheggia e in un attimo Arthur gli circonda la vita con un ringhio,
spingendolo a sé.
“Vieni
in macchina. Fa freddo qui.”
Lo trascina
letteralmente e dopo aver aperto lo sportello posteriore lo spinge
dentro, seguendolo e richiudendo la portiera.
“A-Arthur?
Cosa-”
“Non
resisto più a questa tua ostinazione, Merlin. Sei libero di
respingermi.”
A quale
proposito?
Vorrebbe
chiederlo ma lui, Arthur, gli ha circondato la guancia sinistra con la
mano ruvida, attirandolo a sé per un bacio dolce e sofferto.
Gli si schiaccia contro, costringendolo ad appiattirsi in quei bei
sedili. Dura poco, il tempo di stringere la presa sul giubbotto del
biondo e avvertire il cuore fare almeno tre capriole.
Con ancora il
fiato corto, Merlin apre un poco gli occhi, trovando misteriosamente il
coraggio di guardare l’altro dopo quel bacio così
disinvolto; nota allora gli occhi azzurri che a malapena trattengono
una sfumatura dolce, la frangia in disordine e la bocca che sembra
lottare per non fiatare.
“Merlin.”
“Io-”
“Non
ha idea di quanto bramassi che questo accadesse. Perché mi
hai permesso di baciarti?”
Il moro sente
le gote in fiamme e involontariamente sposta lo sguardo sul finestrino.
Deve però dargli una risposta, e lo sa.
“Perché
io… mi piaci, Arthur. Così tanto che temo di
essere nato solo per provare questo sentimento.”
Il biondo
sgrana un poco gli occhi, stupito.
“Merlin,
tu…”
“Non
so per quale assurdo motivo mi sia innamorato di te, ed è
frustrante questa situazione. Vorrei tanto starti accanto e diventare
speciale per te.”
Arthur non
riesce a celare un sorriso, carezzandolo con lo sguardo.
“Sei
un idiota. Perché non me l’hai mai
detto?”
Merlin sbuffa,
negandogli i suoi occhi.
“Sai
com’è, un playboy come te ha altro da fare che
stare a sentire la dichiarazione melensa di un suo amico, ti
pare?” borbotta, un poco sarcastico.
“Sei
uno stupido.”
“Hai
finito oppure no d’insultarmi, asino che non sei
altro?!”
Il biondo
ghigna, leccandosi abilmente le labbra carnose.
“Ho
finito, Merlin. Passiamo ad altro ora, che ne dici?”
Il moro
istintivamente deglutisce, costatando come gli occhi di Arthur siano
diventati simili a quelli di un predatore.
E adesso?
“Io-”
“Taci.”
E in un attimo
quella splendida bocca è di nuovo sopra la sua; lo bacia
succhiandogli il labbro inferiore così a lungo che non
può trattenere un mugolio d’approvazione che si
trasforma in un vero e proprio gemito quando Arthur gli si spinge
contro, usando poi i denti per mordicchiare giocosamente lo stesso
punto.
“Merlin…”
soffia poi, allontanandosi pochissimo.
L’altro
in tutta risposta gli circonda il collo con le braccia, ancorandosi a
lui.
“Arthur,
io-”
“Mi
piaci, Merlin.”
Il moro quasi
sente mancargli il respiro, mentre avverte nitidamente gli occhi
pizzicare.
“Sì.
Anche tu, Arthur. Mi piaci così tanto.” Confessa
ancora, mormorando contro l’orecchio del biondo.
L’altro
allora chiude gli occhi, stringendolo a sé con ancora
più forza e affondando il viso nel suo collo.
“Vai
in macchina e seguimi. Andiamo a casa mia.” Sussurra rauco,
strusciando il naso sulla pelle esposta che trova.
Merlin
annuisce, sciogliendosi piano da quell’abbraccio
così desiderato e agognato.
“Sì.”
Risponde, regalandogli un sorriso dolce e rassicurante che gli fa
subito vincere un bacio a stampo.
“A
dopo.”
“Mmh.”
Risponde soltanto Arthur, osservandolo uscire con fin troppa lentezza e
dirigersi verso la macchina. Non si volta verso di lui e ringrazia il
cielo di questo. Si è messo in ridicolo per fin troppo
tempo, cospargendo l’aria di sdolcinatezza, e ci manca solo
che voltandosi lo veda con un’espressione ebete in faccia.
Tanta sa di avercela, poco ma sicuro.
“Ora
non mi sfuggi più.” Sillaba a se stesso,
sentendosi appagato fino a provare una gioia dolce e delicata.
Merlin allo
stesso tempo si sente leggero, felice e un poco imbarazzato pensando a
quello che, beh, succederà di lì a breve.
“Non
andrò più da nessuna parte senza di te,
Arthur.” Mormora piano al vuoto, sorridendo.
Il futuro
sarà un sentiero da percorrere in due da qui in avanti, con
la persona alla quale ha affidato il suo cuore.
“Grazie,
Will. Mi hai aiutato ancora una volta.”
E
chissà che mano nella mano non si possa giungere
all’eternità.
Finita.
Spero che vi
sia piaciuta, l’ho terminata non troppo tempo fa, avevo
voglia di Arthur e Merlin =)
A presto!
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