-Irina-
Bulgaria
1490
“Spingi
più forte, Katerina! Ancora un po'!” disse mia madre.
Mia
sorella lanciò un altro grido di dolore e si rizzò a
sedere di scatto sul letto in cui giaceva.
Non
potevo fare nient'altro che tenerle la mano e farle forza con lo
sguardo mentre lei, in preda a forti dolori, metteva al mondo il suo
bambino.
Le
asciugai la fronte madida di sudore e lanciai un occhiata ad Ada e a
mio padre, tutti e due si tenevano a debita distanza da noi. Mia
sorella guardava Katerina quasi con ribrezzo mentre mio padre restava
in un angolo buio, nell'oscurità in cui quel bambino
illegittimo, secondo lui, lo avrebbe fatto cadere.
Le
fiamme delle candela illuminavano la stanza, il volto di Katerina era
sofferente e i suoi occhi scuri lucidi di lacrime.
“Vedo
la testa!” esclamò nostra madre, ci fu un ultimo e lungo
straziante grido di dolore di mia sorella che terminò con il
pianto di un bambino, guardammo verso nostra madre che teneva tra le
braccia una piccola creatura piangente “È una femmina”
disse con lacrime di commozione agli occhi.
Katerina
sorrise e per me fu una gioia vedere il suo viso illuminarsi di
felicità ,dopo lunghe ore di dolore e lacrime. Fino a qualche
mese prima aveva paura a partorire quella creatura e credevo fosse
anche arrivata quasi ad odiarla.
Ma
mentre la guardava in lei riuscivo solo a scorgere l'emozione di
essere diventata madre.
“Una
femmina?” ripeté.
Nostra
madre annuì, dopo aver coperto la piccola la allungò
verso di lei.
Ma
appena Katerina si protese per prenderla, nostro padre si precipitò
accanto al letto e strappò via la piccola dalle braccia della
moglie prima che raggiungesse quelle di mia sorella.
Fu
come se le avesse strappato il cuore dal petto.
Mi
chiesi come potesse infierire in quel modo sugli occhi da cerbiatto
di sua figlia?
Per
lui c'era sempre e solo stato l'onore prima di tutto, Katerina aveva
avuto quella bambina da uno sconosciuto con cui non era sposata e per
lui non meritava quindi alcuna compassione anche se era sua figlia.
Quando mia sorella lo implorò di non portargliela via e cercò
di afferrare la camicia di nostro padre per fermarlo nonostante fosse
provata dal parto, mi pianse il cuore.
“No!”
esclamò mio padre stringendosi la bambina al petto e guardando
il bel viso della figlia solcato dalle lacrime con odio “Hai
disonorato la nostra famiglia con questa bambina, non meriti di
crescerla dopo tutto quello che hai fatto!”
Quando
lui lasciò la stanza,Katerina pianse disperata e mia madre le
disse di lasciarla andare.
Anche
lei piangeva per il dolore della figlia e la strinse forte a sé,
cercando di trattenere i suoi singhiozzi. Non sopportavo quella scena
drammatica, mia sorella non meritava di soffrire così.
Seguii
mio padre in cucina cercando di non inciampare goffamente sulla gonna
e sperando di poter riuscire a convincerlo a lasciare le bambina a
sua madre.
Passai
accanto ad Ada che sembrò quasi gioire della disperazione di
Katerina.
Lo
raggiunsi rapidamente e gli posai una mano sulla spalla, sapeva già
cosa volevo dirgli perciò m'interruppe in partenza “No
Irina, tua sorella ci ha disonorato e merita una punizione esemplare”
disse con tono duro “Ha avuto una figlia senza essersi sposata,
te ne rendi conto o no?”
“Ha
sbagliato” dissi muovendo velocemente le mani “Non farle
questo ti prego!”
“Ti
ho detto di no Irina!”
“Ma
lei non merita...”
Lui
mi fermò dandomi un ceffone sulla guancia con la mano libera,
tanto che per poco caddi a terra per quanto il colpo fu forte.
“Sono
io che do gli ordini qui” disse quasi gridando, spaventando
ulteriormente la piccola che pianse più forte.
Mi
portai la mano sulla guancia calda per via del colpo e guardai il
pavimento “E tu sopratutto non hai alcun diritto di
contraddirmi!”
Uscì
fuori dalla nostra umilissima casa e sentii il nitrire dei cavalli.
Mi fu chiaro che nostro padre aveva già predisposto tutto per
portare via la piccola ancor prima che nascesse.
Mi
salirono le lacrime agli occhi ma non per lo schiaffo, ero abituata
alla rudezza di mio padre, bensì per il fatto di non essere
riuscita ad aiutare mia sorella che per me era tutto.
Sentii
Ada ridere alle mie spalle, la guardai tristemente.
“Disonore
chiama disonore” disse stringendosi le braccia al petto “Prima
Dio mi da una sorella muta e ora l'altra sgualdrina...cosa ho fatto
di male?”
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