Den
grimme ælling
L'inverno
era oramai alle porte. Westminster Bridge era affollato da turisti
che si accalcavano contro i parapetti, incurante dei leggeri fiocchi
di neve che si depositavano lievi sulle teste volte ad osservare
ammirati il big ben e la camera dei comuni che si stavano colorando
di un soffice manto bianco. Il cielo era coperto da nuvoloni neri
che, minacciosi, si muovevano trasportati dal forte vento.
La
London Eye era, come suo solito, piena di persone che, incuranti del
maltempo, si accalcavano agli oblò per godersi la vista.
Il
vento era gelido ed Harry Potter sentiva gli occhi lacrimare al di
là
della quasi inutile protezione che le lenti degli immancabili
occhiali, gli donavano. Brividi freddi gli percorrevano la schiena
fino ad arrivare alla base della nuca. Fortunatamente la sciarpa
magica lo proteggeva dagli spifferi gelidi che, subdoli, cercavano
di insinuarsi tra le delicate trame della sciarpa verde.
Lanciò
un'occhiata al quadrante del big ben e si accorse di essere
irrimediabilmente in ritardo. Si guardò intorno maledicendo
la
moltitudine di persone che gli passavano accanto. Per
smaterializzarsi avrebbe dovuto cercare un posto più
riparato e
questo significava che il quarto d'ora di ritardo che aveva, sarebbe
diventato presto mezz'ora.
Andromeda
era oramai abituata ai ritardi dell'eroe del mondo magico per cui non
si scompose quando un trafelato Harry gli si smaterializzò
in casa,
rosso in viso e con ancora la neve tra i capelli.
L'anziana
donna si fece avanti sorridendo ma, prima che potesse aprire bocca,
un uragano blu travolse lei e il ragazzo.
Teddy
Lupin si gettò tra le braccia del suo padrino sorridendo
felice
quando questi lo prese in braccio facendolo piroettare.
L'ultima
sopravvissuta dei Black osservava la scena con sguardo sereno e,
accennando un saluto, si ritirò nell'altra stanza.
Potter
appena poteva si recava a trovare Ted e non si stancava mai di
giocare con lui e soprattutto di narrargli storie. Ogni volta che il
moretto metteva piede in casa il piccolo bambino lo accoglieva con la
solita frase:
“Zio!
Mi racconti una storia?”
Al
suono della voce emozionata di Lupin, Harry sorrideva paziente mentre
Andromeda scuoteva la testa e guardava suo nipote con espressione di
tenera indulgenza. Poi dava un buffetto consolatorio all'eroe del
mondo magico e si affrettava a lasciare la stanza.
Teddy
non si stancava mai di sentirsi narrare le storie e quelle dello zio
Harry erano di gran lunga le sue preferite.
“Quale
vuoi che ti racconti?” sorrise il moro andandosi a sedere sul
comodo divano in tessuto beige.
“Le
tue babbane!”
Il
ragazzo annuì con il capo. Aspettò che il bambino
si posizionasse
per bene tra gli enormi cuscini e mentre osservava curioso i suoi
movimenti impacciati e le sopracciglia aggrottate nello sforzo di
costruirsi un giaciglio comodo, con la mente tornò a quel
passato
dove la magia non esisteva e tutto il suo mondo era rinchiuso tra le
piccole mura di casa Dursley.
Quando
era piccolo non c'era nessuno che gli raccontasse storie prima di
andare a dormire. Aveva sentito tante volte i passi affrettati e
leggeri di petunia passare davanti al suo stanzino, senza curarsi di
lui, aprire la porta della cameretta del figlio e sentire la sua voce
un po’ stridula che iniziava a leggere.
Alle
volte, quando si dimenticavano di chiudere la sua porta a chiave, era
sgattaiolato fuori per sedersi affianco alla porta aperta del cugino
e ascoltava in silenzio, attento a non essere scoperto.
Per
questo, quando il metamorfumagus gli chiedeva la sua storia della
buona notte, accettava di buon grado.
Aveva
presto finito le poche favole che conosceva e aveva dovuto correre
nelle librerie magiche e non. Quando anche le fiabe già
scritte
iniziarono a scarseggiare, il Golden Boy dovette contare sulla
propria immaginazione.
Si
era ritrovato così a dover reinventare i grandi classici.
“Va
bene Ted. Vediamo ...” si portò una mano a
scompigliarsi i capelli
alla ricerca di ispirazione. Si guardò un po' in giro
finché lo
sguardo si posò sul mantello e sciarpa che Andromeda gli
aveva
appoggiato sullo schienale di una sedia.
“trovato!
Oggi ti racconterò la favola del 'brutto
anatroccolo'”
Il
bimbo però arricciò il nasino e i capelli si
andarono a colorare di
un' avvilente color grigio topo.
“Ma
zio, me l'hai già raccontata!!” si
lamentò agitando i piccoli
pugni.
“Questa
è una storia diversa” tentò Harry.
“Ma
a me non piacciono gli anatroccoli”
Potter
sollevò un sopracciglio stupito.
“Non
ti piacciono gli anatroccoli?”
Teddy
scosse il capo con convinzione ma, invece di mandare l'ex Grifondoro
in crisi, lo fece scoppiare a ridere.
“Non
preoccuparti, questa storia non parla di anatroccoli...”
Il
bambino lo guardò diffidente per poi annuire. I capelli
erano
diventati nuovamente blu ed Harry, intimamente, sospirò di
sollievo.
“Bene...allora
iniziamo...
Tanto
tempo fa, in un posto lontano e freddo, viveva una potente e nobile
famiglia. Erano tutti bellissimi e, benché la gente li
temesse,
guardava con ammirazione i loro lineamenti perfetti e il portamento
regale. Tutto procedeva tranquillamente fino a che si sparse la voce
che, a pochi mesi, sarebbe nato il rampollo di quella ricca stirpe.
Il bambino nacque e fu trattato come un principino. Ben presto,
però,
crebbe e si vide costretto a lasciare le dorate mura di case.
La
sua famiglia l'aveva abituato a credersi superiore alla gente e, come
tale, si comportava.
Ben
presto dovette ricredersi.
Tutti
gli altri bambini della scuola che frequentava lo schermivano per il
suo aspetto-
“Perché
era brutto?”
“Oh
si! Era brutto e dispotico...
Era
piccolo e gracile, la pelle era pallida e smorta. i capelli
sembravano fili di ragnatele.
I
bellissimi tratti della sua famiglia non apparivano sul suo volto e
nemmeno il portamento aggraziato e l'aurea di latente rispetto gli
appartenevano.
Anche
il suo comportamento era motivo d'odio.
Trattava
tutti dall'alto al basso e si credeva in tutto il migliore, non si
accorgeva che tutti lo scansavano e che, anche se temevano la sua
potente famiglia, quando il principino non sentiva, lo insultavano.
“Che
persona antipatica” asserì Teddy guardando con
sicurezza il suo
padrino.
Il
ragazzo gli scompigliò i capelli.
“Hai
ragione, per questo nessuno voleva stargli vicino...
Per
dimostrare quanto fosse temibile iniziò a commettere azioni
cattive.
Ricercava il rispetto nella violenza e lo confondeva con la paura.
Ben
presto si accorse di stare esagerando. La situazione gli scappava di
mano e lui si sentiva sopraffatto dalle sue stesse azioni.
Quello
stupido principino, accecato dalla voglia di farsi accettare e di
contare qualcosa, aveva dimenticato una cosa importantissima!
“Qual
era zio Harry?” la voce del piccolo Lupin era carica di
aspettativa, tanto che fece sorridere il moro.
“
Si
era dimenticato di lui.”
Vedendo
che il bambino non aveva capito le sue parole si affrettò a
chiarire.
Così
preso nel suo intento, aveva dimenticato che lui non era una persona
cattiva.
Aveva
avuto la sfortuna di nascere in una famiglia ricca ma povera di
ideali e malvagia.
“Allora
cosa fece?”
“cercò
di smettere però...
Oramai
si era andato a cacciare in grossi guai. Aveva accettato un patto con
una persona profondamente cattiva che lo obbligò a
continuare.
Fortunatamente
l'uomo cattivo fu catturato e sconfitto ed il principino fu libero di
agire come voleva.
“E
cosa fece poi?” incalzò il piccolo ascoltatore.
“
Se
ne andò”
“Ah...”
Teddy
mi se su un'espressione delusa e i capelli iniziarono a scolorirsi.
“Non
ricordi la storia del 'Brutto anatroccolo' ?” fece il mago.
“Certo
che me la ricordo..”
“
allora
ricorderai che il brutto anatroccolo si trasformò in un
bellissimo
cigno”
Teddy
annuì.
“Bene,
è quello che successe anche al nostro principino”
continuò Potter
con un sorriso furbo.
“Davvero?”
“Si...
Qualche
anno dopo, quando tutti sembravano essersi dimenticati di lui, il
principino tornò.
I
suoi vecchi compagni di scuola fecero fatica a riconoscerlo!
Il
principino era diventato alto. Il suo fisico esile si era fatto
aggraziato e la pelle, un tempo spenta, si era fatta diafana e i
capelli erano folti e lucenti.
Ma
quello che era davvero cambiato era lo sguardo. Chiunque lo
incontrava non poteva fare a meno di piegare la testa di fronte a
tanta grazia nascosta nei movimenti e si poteva capire al solo
guardarlo, il velo di autorità che gli aleggiava intorno.
Tutti
quei ragazzi che un tempo l'avevano schermito per il suo aspetto e il
suo carattere, dovettero ricredersi.
Il
principino era cresciuto, si era fatto bello ed intelligente. Tutte
le sue azioni cattive fatte in passato erano state redimesse.
“Quindi
adesso è felice?”
“Spero
di sì”
“Avrà
trovato finalmente qualcuno che l'ha accettato?” fece ancora
curioso Teddy.
“Si”
“Quindi
si è sposato?”
Harry
scoppiò a ridere.
“Potremmo
dire di si”
Il
bambino batté le mani contento.
Uno
sbadiglio smorzò l'entusiasmo del bimbo.
“Hai
sonno?” chiese il moro prendendolo in braccio.
“Un
po'...”
Potter
si alzò dal divano e fece un accenno di cullarlo mentre lo
portava
nella sua stanza.
“Ci
hai messo un secolo!”
Harry
si scrollò un po' di metropolvere rimasta sul mantello e
uscì dal
camino in cotto.
“Scusa
ma Teddy ha fatto fatica ad addormentarsi”
“Gli
hai raccontato un'altra delle tue storie?”
“Già”
Draco
Malfoy si portò una mano alla tempia, massaggiandosela.
“Spero
che tu non mi abbia usato di nuovo per qualche tuo stupido
racconto!”
“I
miei racconti non sono stupidi. A Teddy piacciono un sacco”
rispose
piccato.
Harry
cercò di non incrociare lo sguardo grigio dell'ex
Serpeverde, che
sbuffò.
“Sentiamo,
quale gli hai raccontato oggi?” chiese il biondo incrociando
le
braccia.
Harry
lo raggiunse al tavolo della grande cucina di Grimmauld Place.
“Il
'Brutto anatroccolo'” buttò lì,
affrettandosi a ficcare la testa
nella dispensa, improvvisamente intento a cercare qualcosa.
“Cosa!?”
la voce di Draco si alzò di un'ottava.
“Non
avrai osato...” iniziò a sibilare, gli occhi
ridotti a due
fessure.
Un
lampo misto di divertimento e colpevolezza apparve negli occhi verde
smeraldo del ragazzo che, sentendo il tono di voce prossimo
all'isteria del compagno, era emerso dalla dispensa.
“Hai
osato!!”
“Ma
a lui è piaciuta così tanto..”
“Potter!”
“Eddai
Draco, quante storie!”
“Qui
di storie ci sono solo le tue...hai osato a paragonarmi a un... -
Draco deglutì – un
brutto…anatroccolo!”
“Che
poi diventa un bellissimo cigno” provò ad
addolcire la pillola
Potter.
Malfoy
gli lanciò un'occhiataccia e si alzò di scatto
dalla sedia,
andandogli vicinissimo.
“Io
non sono mai stato un brutto anatroccolo”
strascicò offeso
nell'orgoglio.
“Bhe
non eri certo una meraviglia, piccolo, pallido e spocchioso
com'eri”
Solo
quando notò l'espressione oltraggiata del biondo, Harry
capì di
aver fatto un' errore.
“Se
fossi in te non sputerei sentenze. Vorrei ricordarti com'eri,
sfigato” la voce di Malfoy si era fatta bassa e glaciale.
“Stai
zitto. - anche la voce del moro si era fatta furente, ferito dalla
frase di Draco – almeno io avevo degli amici, Malfoy. Avevano
rispetto di me, cosa che nemmeno immaginavi cosa fosse!”
L'aria
intorno a loro si era fatta gelida. Non era più un semplice
battibecco. Erano bastate poche parole, dette con rabbia, per fare
riemergere la loro copia del passato.
L'ultimo
dei Malfoy strinse i pugni e un lampo cattivo gli attraversò
gli
occhi.
“Sempre
a compiacerti della tua fama di eroe!” sputò
velenoso..
“Almeno
non ero uno stronzo. Meglio essere un'eroe che uno schifoso
mangiamor-” Harry si bloccò inorridito dalle sue
stesse parole.
Alzò
lo sguardo sul compagno e quello che vide gli tolse il fiato.
Draco
si stava mordendo il labbro inferiore. Il poco colorito che aveva la
sua pelle era scomparso e gli tremavano leggermente le mani. Sembrava
che l'avessero schiaffeggiato.
“Draco,
scusami io-”
Fece
per avanzare verso il biondo ma si fermò quando malfoy lo
fissò
negli occhi. Aveva uno sguardo ferito e tradito.
“Lo
stronzo, tra noi due, non sono io”
Il
moro d'istinto allungò un braccio verso di lui ma Draco si
sottrasse
al tocco. Senza dargli tempo di ribattere, salì le scale
sparendo
velocemente alla vista.
Harry
si portò le mani a coprirsi il viso, ancora incapace di
accettare
quello che era successo.
Come
aveva potuto... come aveva potuto dire quelle frasi a Draco, il
–
suo – Draco.
Aveva
perso completamente il controllo.
Sentire
quella frase, quella parola – sfigato – pronunciata
con quel tono
gelido, l'aveva fatto infuriare. Si era sentito trasportare ai tempi
della scuola. Non era più a Grimmauld Place, era tornato
negli ampi
corridoi di Hogwarts e davanti a lui non c'era Draco, il suo ragazzo,
quella persona meravigliosa che aveva imparato a conoscere ed a
amare, ma Malfoy...aveva rivisto il ragazzino smunto dagli occhi
cattivi e i capelli ingellati.
E,
per la prima volta da quando la guerra magica era finita, aveva
rivolto parole piene d'odio e cattiveria a Draco Malfoy.
Era
stato così meschino a rinfacciargli il suo passato solo per
una
stupida discussione.
Con
il cuore che gli batteva dolorosamente nel petto, salì le
scale
davanti alla porta chiusa della stanza che divideva con Draco.
Mise
una mano sulla maniglia provando ad aprire. Si stupì quando
non la
trovò sbarrata con la magia...aprì titubante la
porta non sapendo
bene cosa dire e cosa fare.
Malfoy
era seduto sul grande letto che guardava ostinatamente fuori dalla
finestra. Il bagliore tenue della luna creava delle ombre scure sul
viso e donava ai suoi capelli riflessi argentati.
Sembrava
assorto nei sui pensieri.
“Draco...”
“Non
ho nessuna voglia di parlare con te”
“Draco,
mi dispiace. Mi dispiace tanto. Non volevo dire quelle cose”
Il
biondo sembrò soppesare le sue parole e dopo qualche secondo
girò
il capo incatenando lo sguardo con quello di Potter.
“Però
le pensavi” mormorò con voce troppo triste per
risultare fredda.
Il
cuore di Harry perse un battito e sentì qualcosa di sgradito
attorcigliarsi nello stomaco.
Con
impeto salì sul letto fermandosi a pochi centimetri di
distanza dal
ragazzo.
Rimase
fermo, boccheggiante, troppo confuso per parlare. Gli occhi verdi
erano attraversati da una profonda agitazione. Portò una
mano a
sfiorare delicata la guancia di Malfoy, lievemente, quasi avesse
paura.
“Non
ti biasimo nulla. Non mi interessa niente di quello che è
successo
in quegli anni” fece serio.
Ma
Draco si sottrasse al tocco gentile guardandolo con malcelata
disperazione.
“Però
è successo. E tu lo ricorderai sempre. Ogni volta che mi
guarderai
vedrai dietro l'ombra del mangiamorte che ha tentato di uccidere
Silente e -”
“NO!”
urlò Harry portando entrambe le mani ai lati del viso di
Draco.
“Non
è vero! Non è vero! Dio, Draco, non capisci?
Quando... ogni volta
che ti guardo vedo solo te. Non vedo il ragazzino spocchioso o...o il
mangiamorte obbligato ad uccidere – serrò la presa
sul viso del
biondo – vedo solo Draco Malfoy. Perdonami per prima, non so
cosa
mi è successo...mi è sembrato di sentire l'odio
che provavi per me
e non l'ho sopportato”
L'espressione
con la quale Draco lo guardò, fu una delle più
disarmanti che Harry
avesse mai visto. Si perse in quello sguardo, facendo riaffiorare
alla memoria tutti i litigi passati, tutti i momenti felici che aveva
passato con lui. Aveva visto tante espressioni di disgusto, di
superbia e di scherno sul suo volto. Ne aveva viste di felici,
arrabbiate, emozionate. Qualche volta l'aveva visto anche piangere.
Ma
mai aveva avuto quell'espressione di totale abbandono e fiducia.
Aveva capito, aveva compreso la profonda sincerità delle sue
parole
e, forse per la prima volta, aveva compreso completamente quanto
Harry tenesse a lui in modo totalizzante.
Intenerito
da quello sguardo e sentendo il cuore farmi più leggero, si
sporse
verso il viso del compagno fino a che non fece collimare le labbra
con le sue.
“Ti
amo veramente tanto” confessò a bassissima voce.
Malfoy
si produsse in uno sbuffo prima di concedere alle labbra delle moro
di ingaggiare una tenera lotta con le sue.
Il
bacio si interruppe con leggerezza e i due ragazzi rimasero a
fissarsi.
Il
primo a distogliere lo sguardo fu Draco che allungò con
noncuranza
una mano, andando a catturare tra le lunghe dita una ciocca corvina.
La lisciò cercando di darle una piega ordinata.
“E
quindi mi hai trasformato in un brutto anatroccolo...e cosa faceva
questo brutto anatroccolo?” chiese con noncuranza, cercando
di
alleggerire la situazione che lo stava imbarazzando.
“Era
prepotente con tutti e si comportava male.”
“Non
ti sarai andato a lamentare dei miei soprusi persino in una storia
per bambini spero!”
Harry
rise.
“Ho
solo rivisitato un po' la tua storia, tutto qui”
“Tutto
qui – gli fece il verso – e com'è
finita?”
“Che
il brutto anatroccolo – Malfoy storse la bocca a quelle
parole –
tornò che era diventato un bellissimo cigno...anche se non
aveva
lavorato sul suo pessimo carattere” lo prese in giro,
divertendosi
a scorgere quella fiamma di orgoglio profanato che si incendiava
negli occhi del suo ragazzo.
“Molto
divertente Potter.
Almeno al mezzo cucciolo di lupo è piaciuta?”
“In
realtà, all'inizio, non è rimasto molto
soddisfatto del finale”
ammise con uno strano sguardo il moro.
Draco
alzò un sopracciglio a mo' di spiegazione.
“Mi
ha chiesto se avesse trovato qualcuno che l'accettasse e se fosse
felice” rispose Harry guardandolo con espressione seria.
Malfoy
non parlò, si limitò a spostare lo sguardo al di
sopra della spalla
del Golden Boy.
Dopo
alcuni minuti di totale silenzio, la voce bassa dell'ex Grifondoro
risuonò nella stanza.
“Forse
è meglio se andiamo a letto. Domani dobbiamo recarci presto
al
ministero.”
Al
cenno d'assenso del biondo, Potter si alzò dal letto e si
recò in
bagno.
Draco
si tolse i costosi vestiti che indossava, ripiegandoli diligentemente
sulla sedia.
Con
un gesto della bacchetta richiamò a sé il pigiama
di seta nera che
era solito indossare durante l'inverno.
“Ho
fatto”
Potter
rientrò nella stanza per cambiarsi mentre il biondino gli
dava il
cambio in bagno.
“Dovremmo
deciderci di costruire un altro bagno in una di quelle stanze
inutilizzate!” strascicò prima di imboccare il
corridoio.
“Già”
Era
passato già molto tempo da quando i due ragazzi si erano
coricati
per dormire ma Harry non era ancora riuscito a prendere sonno, preda
a una strana ansia. Aveva la viscerale impressione che Draco fosse
lontano mille miglia da lui e non a pochi centimetri di distanza.
Si
tirò su, facendo frusciare le coperte. Si
appoggiò su un gomito per
osservare meglio la testa bionda che faceva capolino da sotto le
coltri delle lenzuola. Carezzò lievemente i capelli
biondissimi
dell'altro che riposava. Delicatamente, attento a non svegliarlo.
Ma
Draco, al tocco del compagno, si girò puntando gli
straordinari
occhi grigi in quelli verdi di Harry.
“Ti
ho svegliato?”
“Ero
già sveglio”
“Non
riesci a dormire?” chiese curioso.
Malfoy
si girò nuovamente, dandogli le spalle, stringendosi nelle
coperte.
“Ho
freddo” rispose semplicemente.
Il
moro sorrise allungando le braccia per passarle intorno alla vita del
ragazzo, portandoselo al petto.
Poteva
sentire i fini capelli del principe delle serpi solleticargli il
viso.
“Harry...”
“Mh?”
“Puoi
pure rassicurare Teddy. Il brutto anatroccolo si è
trasformato in
cigno, ha trovato un altro cigno – spelacchiato e con un
orrida
cicatrice, neanche lontanamente paragonabile a lui – adesso
vive
con lui, si sente accettato. Ed è felice”
“Draco
i-” iniziò emozionato.
“Il
bellissimo cigno ha sonno. Chiudi il becco, stupida oca travestita da
cigno, dormi”
Harry
spalancò gli occhi guardando Draco abbassare le palpebre e
posizionarsi meglio nel suo abbraccio. Si sarebbe certamente offeso
per quella frase poco carina se non fosse per quella insistente
sensazione di assoluta felicità e appagamento che lo stava
pervadendo.
Malfoy
non gli aveva mai detto di amarlo, di stare bene con lui o altre
smancerie simili.
Forse
tutte le altre persone normali avrebbero faticato a leggere in quelle
parole una dichiarazione d'amore ma, Harry Potter, l'eroe del mondo
magico e non, non era certo una persona comune.
Strinse
più forte il corpo sottile di Draco, inspirando il profumo
del
ragazzo.
“Buona
notte furetto”
“Notte
sfregiato”
Finita! Ci ho messo un po'
a
concluderla perché ogni volta che la rileggevo mi sembrava
incredibilmente stupida. Dopo un bel po' che non la rivedevo ho
deciso di riprenderla in mano e l'ho conclusa. Spero che i piaccia
almeno un po'^^
Chiedo scusa per la dimensione del carattere ma non riesco ad ingrandirla! |