Livello
uno: scintilla
Nello
stesso preciso istante, in un’ala riservata del sontuoso
edificio,
c’era qualcun altro che era stato destato dal proprio sonno,
e non
da sogni indecifrabili.
«Mio
Signore, sono desolato di disturbarvi a quest’ora, ma ci sono
giunte voci di una rivolta che un gruppo di Saiyan ribelli sta
organizzando.»
Ginger,
una spia che si era infiltrata tra un gruppetto di recidivi per conto
di Freezer, era appena tornata dalla sua missione per esporre il
solito rapporto, ma con tre giorni d’anticipo e ad
un’ora
certamente inadeguata.
Tuttavia,
Lord Freezer apparteneva ad una razza che non necessitava di molte
ore di sonno, ancora meno di quelle bestie dei Saiyan, e non si
dimostrò abbastanza infastidito perché Ginger
dovesse temere di
perdere la vita di lì a pochi istanti.
Le
notizie che aveva portato interessavano il suo padrone, che se ne
stava seduto su una sedia dal taglio barocco, importata da
chissà
quale pianeta, ora distrutto o abitato da soli schiavi.
Non
la guardava in faccia, ma un ghigno gli illuminava il volto scarno e
dalla pelle grigiastra, cadaverica.
«Bene,
mia cara Ginger, hai fatto bene a venire subito. Questo mi fa pensare
che sia giunto il momento di sperimentare il mio nuovo
giocattolo.»
Ginger
deglutì nervosamente; non sapeva esattamente
perché si trovasse lì,
a spifferare tutto a quello che era considerato dalla sua razza il
nemico più odiato. Sapeva solo che sua sorella minore,
Kauli, si
trovava in qualche cella sotterranea, o all’interno di
qualche
botola nascosta, incatenata e sottoposta a terribili torture.
La
lasciavano in pace per qualche giorno, addirittura per una settimana,
se lei riferiva notizie interessanti ed utili.
Kauli
aveva solo sei anni.
Ginger
si guardò bene dal domandare quale fosse il “nuovo
giocattolo”,
ma il tono in cui Freezer pronunciò quella frase la fece
rabbrividire e, per una come lei, ce ne voleva per provocarle una
reazione del genere.
«Vattene»
la congedò bruscamente. «Ah, tua sorella
è libera. Può tornare a
casa... e nemmeno tu mi servi più.»
La
ragazza si sentì mancare il fiato dalla felicità
e i suoi occhi
brillarono di commozione, ma non disse niente.
Non
doveva nulla a Freezer: ringraziarlo sarebbe stato troppo; inoltre,
quando uscì dalla stanza, si rese conto che qualcosa non la
convinceva.
Perché
Freezer aveva liberato sia lei che la sua sorellina senza prima
chiederle di fare qualcos'altro? Non era certo il tipo da concedere
la grazia pura benevolenza.
Che
cosa avrebbe comportato il suo tradimento, per il suo popolo?
Un
nodo le strinse la gola quando realizzò che presto sarebbe
successo
qualcosa di terribile.
Forse
avrebbe dovuto avvertire qualcuno, ma non conosceva nessun Saiyan che
potesse prendere provvedimenti al riguardo. Il principe Vegeta era il
più forte tra loro, ma era praticamente impossibile riuscire
ad
avvicinarlo.
Ciononostante,
quando poté finalmente riabbracciare Kauli, i suoi timori le
passarono di mente, e dedicò tutta la sua attenzione alla
sorellina.
Lord
Freezer aveva avuto, al contrario di quanto si potesse pensare, un
buon risveglio. Da tempo aspettava che gli si presentasse
un’occasione del genere, un qualsiasi pretesto per
sperimentare un
nuovo prodotto di laboratorio che gli avrebbe finalmente dato il
controllo
totale su quelle bestie indomite che erano i Saiyan.
L'idea
di avere controllo su tutti
i Saiyan, di essere l’unico a detenere il potere di
manovrarli come
burattini, a suo piacimento, senza rischio di pericolose ritorsioni,
gli trasmetteva una piacevolissima sensazione che mai, un essere
appartenente alla sua razza dal sangue freddo, avrebbe potuto sperare
di sperimentare.
Quelli
che erano i guerrieri più forti – e stupidi
– delle Galassie
attualmente conosciute, erano la fonte di molte sue vittorie, ma
quando diventavano turbolenti e arroganti potevano portare disturbo,
dunque era giunto il momento di mettere un guinzaglio più
stretto
attorno al loro collo fiero e nerboruto.
A
lungo tempo aveva cercato una soluzione per mettere definitivamente
ai suoi piedi quel popolo combattente e testardo in modo facile e
sicuro: dal momento che Freezer non aveva intenzione di gestire le
persone con le buone, se non con la corruzione, e che tentare di
ricattare i Saiyan era praticamente impossibile – tranne per
qualche eccezione, come Ginger –, la faccenda si faceva
complicata,
ma poi uno dei suoi scienziati gli aveva presentato un’idea a
dir
poco innovativa.
Riteneva
che il suo impero non avesse bisogno di progredire nella tecnologia,
se non quella delle armi, ma si serviva di medici e ricercatori
unicamente per diletto: gli piaceva vedere due esseri di razze
diverse unite in una sola, abominevole e terrificante, grazie a
qualche trucchetto di genetica, o anche con un semplice taglia e
cuci; provava un sadico piacere, poi, nel vederlo combattere con un
altro mostro, o con un essere più debole.
Sì,
c’erano tante cose che sapevano far divertire Lord Freezer,
come
anche portarsi in camera da letto un paio di ragazze.
La
sua razza non apparteneva alla specie dei mammiferi – sarebbe
stato
disgustato da se stesso alla sola idea – ma gli interessava
il
modo in cui quegli sporchi animali si riproducevano, dandosi allo
stesso tempo piacere l'un l'altro.
Lui
si sedeva in un angolino e guardava, lì sul pavimento,
quello
spettacolo bestiale che era l’accoppiamento tra un uomo
– di
solito un Saiyan di basso livello – e una donna –
spesso una
cosina fragile e piagnucolosa, facile a rompersi, o una volgare
sgualdrina affamata, che entrava arrogante e presuntuosa ed usciva a
testa china –, o tra due uomini, due donne, tre, quattro,
sopra,
sotto, dietro, insomma, un po’ di tutto.
Spesso,
durante l’amplesso, i poveri malcapitati sentivano una risata
provenire dalle labbra di Freezer, che li terrorizzava: non sapevano
mai se sarebbero usciti vivi da quella stanza e trovava terrificante
quel suo depravato passatempo.
Lo
scienziato che aveva convocato entrò nella sala del trono,
avvicinandosi timidamente.
«B.»
lo interpellò Freezer, chiamandolo con la sola iniziale del
nome,
come a ricordargli che non aveva identità se non con il suo
permesso. «Ricordi quel progetto che ti avevo commissionato
qualche
mese fa? Quali risultati hai ottenuto?»
«Ho
sperimentato il batterio su topi da laboratorio»
riferì l’anziano
uomo che, non appena si metteva a parlare del suo lavoro, perdeva
ogni timore e si rivolgeva a chicchessia con tono neutro, tranquillo.
«Ho dovuto sopprimerli tutti tranne uno, erano diventati
incontrollabili e c’era il rischio che spaccassero il vetro
delle
gabbie. Il virus ha avuto su di loro effetti veramente…
sconvolgenti.»
«Quali
sono i sintomi?»
«Inizialmente,
un rigurgito di sangue e bava alla bocca, come i sintomi
dell'idrofobia, poi è sopraggiunta una rabbia incontrollata,
aggressività e… cannibalismo. Ma, la cosa
più interessante, è
che quando un topo infetto ne attaccava uno sano, se non riusciva a
smembrarlo completamente, questo restava a terra per qualche istante,
come morto, ma poi si rialzava e, nonostante le gravi ferite
ricevute, si comportava come l’aggressore, senza dare alcun
segno
di debolezza, e presentando una coagulazione istantanea di tutto il
sangue. Ho fatto l’autopsia di uno dei cadaveri e questa
coagulazione si ritrova in tutto il circolo sanguigno, cosa
assolutamente impossibile, per un essere vivente. Teoricamente, il
topo doveva essere morto già da un pezzo. Non riesco a
capire di che
genere di virus si tratti, dunque non posso nemmeno trovare un
vaccino, anche se, dalle ultime analisi fatte, il topo superstite
sembra non aver contratto la malattia: probabilmente è un
portatore
sano.»
«All’antidoto
ci penseremo dopo. Voglio che tu sperimenti il virus su di un
Saiyan»
annunciò secco Freezer, lasciando lo scienziato sbigottito.
«Ma
Lord Freezer, è una follia! Se un topolino è
riuscito a sfondare
una scatola di plexiglas, cosa mai potrà fare un Saiyan
infetto? Se
solo dovesse graffiare un altro essere, si scatenerebbe un contagio
immediato e letale!»
Ricevette
un’occhiata gelida e il gattino nero che portava accovacciato
sulla
spalla miagolò, spaventato. B. gli accarezzò il
capo, tirando su
una grossa boccata di fumo dalla sigaretta che teneva penzoloni sulle
labbra.
«Tu
fai quello che ti dico io. Non credo ti sia mai stato permesso di
replicare ad un mio ordine, vecchio.»
«Chiedo
perdono, Lord Freezer. Farò ciò che mi avete
chiesto, Signore. Chi
devo usare come cavia?»
«Come
cavia,
dici? Te ne manderò una oggi stesso.»
Sogghignò,
pregustando lo svago che lo aspettava, poiché non aveva
alcuna
intenzione di usare un Saiyan come cavia, ma come untore.
Avrebbe
risparmiato Vegeta, la migliore delle sue creazioni: lo avrebbe
tenuto al proprio fianco per osservare da vicino quale sarebbe stata
la sua reazione, ovvero se avrebbe assistito in modo freddo e passivo
alla trasformazione dei suoi simili in cani da guardia privi di
volontà o se avrebbe tirato fuori da un angolo remoto della
sua
anima nera un piccolo accenno di spirito patriottico e avrebbe
anticipato, rischiando un penoso insuccesso, di salvare il suo
popolo.
Il
ghigno di Freezer si allargò in un sorrisetto divertito e
malizioso:
sapeva già qual era la risposta.
Vegeta
non era tanto stupido da sacrificarsi per un branco di scimmioni
semplicemente perché condivideva con essi una parte di DNA,
né da
lasciarsi sfuggire la sua unica occasione per fronteggiare il suo
padrone.
Freezer
fremeva di trepidazione, in attesa del giorno in cui il principe non
gli sarebbe stato più utile e avrebbe dunque deciso di farlo
a
pezzi, facendogli provare quel tipo di morte lenta ed estremamente
dolorosa che Vegeta stesso aveva inflitto, sotto suo ordine, a
centinaia di vittime.
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