Aquila e salamandra

di Eireneuo
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Sollievo.
Che appare indulgente,
quieto, freddo.

Tendo la mano.
Spontanea, cerca la pace oltre la lastra.

Mercurio.

Scheggia.

Dolore.
Che sgorga caldo,
assordante,
muto, dispotico.

E perdo il l’Essenza.
Suicida, rifiuta la tua tirannide.

È un ciclo malato
quello che mi fa cercare il rogo,
la pira funeraria che mi dissolve in polvere.
Da quella polvere io tornerò
solo per bruciare ancora.

Sono l’eterno alimento della tua fame,
Ingenuo sadico che insegue una chimera.
Per me non c’è scampo,
n’è circolo ha mai avuto veramente inizio.

Sono l’assurda che si meraviglia di un miraggio
Senza capire che siamo divisi da un vetro.


Considerazioni dell'autrice:
Scritta in un momento di forte introspezione. Non credo che sia granché, ma avere il parere di chi la legge mi sarebbe utile per capire se posso continuare a scrivere o se proprio non sono portata. Il titolo si riferisce all'animale della fenice, con la quale si identifica il protagonista. Quindi recensite, se vi va. Sono ben accette le critiche, a patto che siano oggettive e non offendano la mia persona.
Grazie a chi è riuscito a leggere fin qua.

Eireneuo





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