Titolo: Tattoos
Autore: medesima
sottoscritta
Personaggi/coppia:
Ironhide, William Lennox
Fandom:
Transformers
(il film)
Rating: verde
(per
tutti)
Conteggio
parole: 1577
Genere: missing
moments, crossover (in parte), oneshot, introspettivo
Note:
il
contesto
di questa stupidissima fanfiction si colloca all'incirca prima del
secondo film della saga (difatti qui Lennox è ancora
maggiore). Il
perchè abbia voluto inserire una Vocaloid nella storia
è dovuto a
delle fanart pescate nella rete piuttosto singolari. È una
storia
semplice e senza pretese, un tributo al personaggio di Ironhide e
alla sua indole si burbera ma non cattiva. E poi scusate, ce lo vedo
benissimo fare il fanboy XD. Buona lettura a voi.
Il maggiore
Lennox osservò con una punta di perplessità la
fiancata nera della
GMC Topkick senza nascondere comunque un certo imbarazzo per quello
che stava facendo.
Le labbra si
incurvavano costantemente tremolanti verso l'angolo destro della
bocca, come indeciso se mettersi a ridacchiare in un modo non molto
dissimile dai suoi uomini nascosti dietro un container –
meglio non
ridere in faccia a Ironhide, soprattutto quando prendeva decisioni
come quella – oppure scoppiare in piccoli
colpi di tosse e
far notare in questo modo all'Autobot che la sua decisione presa con
una certa solennità quello stesso pomeriggio, pareva senza
dubbio
azzardata come una decisione presa da un adolescente che voleva farsi
un tatuaggio indelebile.
“Che
c'è?
Perchè ti sei fermato con quello spruzzino?!”
All'improvviso,
dalla fiancata della vettura ora cromata di ben altri colori,
tuonò
una domanda diretta ad un artista improvvisato che, ancora chino
sulle ginocchia, stava dando gli ultimi ritocchi di tinta ad un
disegno di carta precedentemente applicato sopra la cromatura nera a
mo di linee guida per aiutare nell'opera un uomo che poco nella vita
si era prestato a espressioni artistiche del genere.
In effetti al
NETS non esistevano artisti degni di nota capaci di riverniciare a
quel modo un'automobile. E Lennox era l'unico che aveva una certa
manualità nelle decorazioni, dato il suo passato di
giovanotto speso
in una autofficina a cambiare fusibili e riverniciare fiancate
distrutte, non doveva essere poi difficile fare qualche decorazione
seppur arrugginito nella tecnica.
E si, con il
pennello ci sapeva fare il maggiore, solo non si aspettava una simile
richiesta da Ironhide che in apparenza pareva essere l'individuo meno
probabile nell'indossare un simile soggetto.
“Ehm...
Nulla fratello... – massaggiandosi la nuca per stemperare
imbarazzo
crescente, il soldato umano decise di alzarsi in piedi per ammirare
il proprio operato, iniziando a staccare via la carta adesiva usata
per la verniciatura – solo che ho appena finito!
Però vorrei
sapere il perch-”
“Il
perchè
cosa, soldato?”
la voce
metallica dell'Autobot, ancora nella sua forma veicolare,
arrivò
seccata e orgogliosa nei confronti del partner suo amico, poco
propenso a sentire polemiche per il tatuaggio che si era voluto far
fare a tutta la fiancata destra.
Ad ogni modo
lo stesso Ironhide doveva ammetterlo, Lennox era stato davvero
gentile ad offrirsi per quell'insolita richiesta fatta ad un
drappello di soldati che ben pensarono di rimanersene imbambolati ad
osservarlo come un pesce parlante – forse in attesa di
assaggiare
le sue cannonate data la scarsa pazienza che nutriva in quei
frangenti – trovando si insolita quella richiesta, eppure
comunque
realizzabile dato che aveva conoscenza in materia di pittura.
La creatura
robotica tuttavia – per quanto fosse burbera non era affatto
una
bestia priva di sentimenti bisognava rammentarlo – non aveva
compreso bene cosa avesse spinto gli esseri umani a spalancare le
bocche come triglie alla sua gentilissima domanda,
ne tanto
meno perchè William Lennox per tutta la durata
dell'operazione era
stato tanto concentrato nel non sbagliare a dosare la vernice, quanto
imbarazzato per quel che faceva.
“Io...
Vorrei solo sapere perchè hai voluto... Miku
Hatsune su tutta
la tua fiancata. Sai è interessan-”
“Mi piace
il soggetto, va bene?!”
Semplice,
tagliente e di poche parole, la voce del robot riecheggiò
solenne
per tutto il maestoso hangar della NETS zittendo persino quegli
stolti umani che si erano andati a nascondere dietro un paio di
container per ridersela di gusto nel vedere uno come Ironhide farsi
dipingere una Vocaloid sul corpo con così tanto orgoglio.
Per il
guerriero cybertroiano non esistevano trovate bizzarre e catalogabili
come “assurde nerdate”, poiché lui della
lingua terreste ben
poco sapeva e ancora meno delle sue usanze popolari.
Non sapendo
cosa fosse un nerd – e se lo avesse saputo avrebbe
sicuramente
fatto passare un brutto quarto d'ora a chi lo avrebbe additato in
modo simile – si era semplicemente affezionato ad uno dei
tanti
programmi di intrattenimento che i media terrestri trasmettevano dai
loro antiquati mezzi di comunicazione.
I suoi
compagni umani li chiamavano semplicemente cartoni animati o roba per
ragazzini – nonostante pure loro se li guardassero di
nascosto
tutti contenti – mentre per i suoi fratelli Autobot erano
espressioni artistiche locali e niente di
più.
Il programma
in questione si chiamava “Vocaloid” per l'appunto.
Scovato per
caso da Bumblebee in cerca di nuovi pezzi musicali da registrare
sull'internet terrestre, aveva decisamente preso l'attenzione di
molti suoi compagni. E non era per nessun robot un semplice show per
lattanti.
Non per loro.
Non per lo
stesso Ironhide.
Se era vero
che neppure sul suo pianeta natale avevano una simile spiccata
fantasia per un'opera immaginaria, c'era da dire che forse era anche
la somiglianza delle donzelle animate con i colossali titani
metallici a mettere lo zampino sull'alto indice di gradimento.
Creature
cibernetiche che esattamente come loro si trasformavano,
non
potevano non suscitare quantomeno curiosità persino nello
stesso
Optimus Prime benchè avesse ben altri compiti da svolgere.
Fu poi con
una punta di orgoglio che Ironhide si spinse sgommando verso la
vetrata più vicina dell'officina usata per la
riverniciatura, in
modo da potersi specchiare con malcelata eccitazione il nuovo
tatuaggio cromato firmato William Lennox.
Sgommò
facendo stridere le gomme sul crudo cemento dell'hangar e sbandando
pure un poco, sotto lo sguardo ora non più imbarazzato del
maggiore
che lo osservava quasi come un padre che aveva appena accontentato il
figlio piccolo regalandogli la bicicletta tanto agognata.
Poteva andare
fiero di ciò che era ora stampato sul suo corpo massiccio e
resistente. Attraverso la vetrata lievemente sporca che separava
l'officina dal resto della base, il prode guerriero osservò
la
verniciatura color pastello senza nascondere un lieve sorriso
tuttavia ben al sicuro all'interno del cofano della Topkick.
Colori accesi
e allegri – dagli smeraldini capelli della idol fino alle
stelle
dorate che la circondavano – che sebbene potevano stonare con
la
cromatura nera e severa del suo camuffamento, per lui davano un tocco
di classe in più.
Poi, quasi di
istinto, il corpo della vettura mutò con un rumore di pompe
idrauliche e di cingoli piuttosto rumorosi per dare forma a quale
vera creatura fosse Ironhide.
Mani, piedi,
torso e testa burbera al punto giusto spuntarono in una perfetta
sincronia nel naturale processo di trasformazione che dava il nome
alla sua stessa specie. Un processo tanto complesso quanto semplice
che portò ovviamente il disegno del proprio personaggio
preferito a
scomporsi come, senza farlo apposta, pezzi di un puzzle sparso da
mani piuttosto goffe.
Sebbene il
volto di Miku restasse intatto sulla sua spalla destra, il resto era
un po' sparso per tutto quel lato del suo corpo e la cosa non gli
andò molto a genio, almeno stando dall'espressione facciale
che
assunse e che Lennox esaminò attentamente.
“Cavolo,
che fregatura!”
il piede
sinistro batté con forza e rabbia sul pavimento sottostante
sporco
di olio e polvere, frustrato di come il risultato finale lo avesse
alquanto deluso benchè avrebbe dovuto aspettarsi un simile
epilogo.
La voglia di
spaccare a cannonate quella fottuta vetrata tra
l'altro, lo
tentò in modo a dir poco viscerale ben bloccato per fortuna
da un
essere umano giunto sino a lui in modo discreto e silenzioso.
“Dai...
Guarda il lato positivo della cosa! Almeno così non rischia
di
rovinarsi quando scendi a combattere”
Tuttavia non
notando risposta alcuna da un robot che ancora scrutava dubbioso il
proprio riflesso sul pannello sporco di polvere, il maggiore Lennox
volle tentare un'altra soluzione ancor più impegnativa di
una
semplice consolazione.
Schiarendosi
la voce, rispose così al proprio partner di guerra ancora
imbronciato e deluso. In apparenza poco propenso a dargli ascolto.
“Senti,
se
vuoi posso modificare ulteriormente il disegno così che non
si
deformi troppo. Che ne dici?!”
Se era vero
che il maggiore fino a quel punto era stato piuttosto gentile nei
suoi confronti, era altrettanto vero che non era da Ironhide
approfittarsi delle persone che gli prestavano aiuto.
Permettere a
quell'umano di mettere nuovamente le mani sulla sua carrozzeria,
provando ancora a modificare quel disegno già perfetto per
venire
incontro ai gusti del potente Autobot, significava per il guerriero
veterano compiere un gesto perfettamente egoista ed inutile. E in
effetti non aveva più alcuna intenzione di approfittare
della
gentilezza di Lennox anche se quest'ultimo pareva disposto a perdere
del tempo con lui.
Fu quindi con
un mezzo grugnito imbarazzato che Ironhide decise di ritornarsene
alla modalità veicolare – riportando quindi al suo
originario
splendore il disegno della Vocaloid tanto amata – sfuggendo
velocemente a quella situazione stranamente imbarazzante per lui per
poter semplicemente tornare a fare quello che sapeva fare meglio.
Pensare a pianificare una guerra contro un nemico più
ostinato di
lui e con tutta probabilità disposto a danneggiargli il
tatuaggio.
“No
guarda... Va bene così ok? Grazie di tutto...”
il tono un
po' rude stemperato da una insolita morbidezza nel timbro vocale cupo
e roco, giunse piuttosto forte e chiaro all'essere umano che
assistette alla sua “fuga” con un gentile sorriso
sulle labbra.
Se fosse stato un bambino umano – di questo il soldato ne era
certo
– sarebbe andato via con la testa china e rosso in faccia per
il
troppo imbarazzo dovuto ad una situazione per lui del tutto aliena.
Ma per
William Lennox, così come per lo stesso Ironhide, bastavano
poche
parole per capirsi al volo. Per soldati come loro infatti, erano di
più i gesti che le parole a farsi comprendere meglio.
“Non c'è
di che, amico mio...”