Misha era
nuovo nel quartiere, si sentiva come un esploratore in un nuovo mondo.
In
pochi giorni aveva stretto amicizia con i vicini, solitamente ostili
tra di loro. Al ragazzo piaceva la loro compagnia, ma non riusciva a
comprendere perché gli lanciassero sguardi
compassionevoli ogni volta che pensavano non guardasse. Misha aveva
sempre creduto che fosse per la sua vita solitaria, nel nuovo e
spazioso appartamento ancora pieno di scatoloni.
Quella
notte scoprì il reale motivo.
Si
coricò alla meglio sul vecchio divano sfondato a fiori, che
aveva provvisoriamente piazzato in soggiorno.
Il
sonno stava per sopraggiungere, quando un odore molto intenso
salì alle narici di Misha. Egli sbuffò e
cercò di non farci caso, ma il tanfo aumentava e lui si
sentì costretto ad andare a controllare che non ci fosse una
qualche perdita o della muffa.
Non
trovò la fonte dell'odore, che persisteva; quindi si
rassegnò a dormire con un pezzo di stoffa sul naso per
attutire l'"aroma" di fogna.
Stava
tornando al suo giaciglio quando si fermò bruscamente:
qualcuno era seduto sul divano.
Misha
afferrò a due mani il primo oggetto contundente che
trovò; si avvicinò silenziosamente alla figura in
controluce e girò attorno ad un alto scatolone che gli
oscurò la visuale per un momento. Quando finì il
giro, il divano era vuoto.
Diede
una rapida occhiata nella stanza, ma poi la stanchezza
ricominciò a farsi sentire, perciò Misha fece
spallucce e si gettò sul divano con noncuranza.
Quando
appoggiò la testa sul bracciolo del divano inalò
un forte odore ferroso e sentì una sostanza vischiosa
attaccarsi alla pelle del viso e ai capelli. Ci passò due
dita sopra e si spostò alla luce per capire cosa fosse.
«
Ma è sangue! » disse con voce stridula.
Corse
ad accendere la luce della stanza e vide una lunga striscia di sangue
che andava dal divano sul quale stava riposando fino alla porta di
casa, che aprì: la linea scarlatta proseguiva per le scale.
La
seguì procendendo lentamente, con un urlo in gola pronto ad
uscire.
Arrivò
fino in terrazzo. Il freddo gli pungeva la pelle come una miriade di
spilli.
Il
percorso terminava in una pozza di sangue sulla ringhiera. Misha vi si
avvicinò e, cauto, sporse leggermente la testa per guardare
di sotto, ma non vide nulla di rilevante.
Tirò
un sospiro e si girò, pronto a tornare a casa.
In
quel momento, una figura gli si parò davanti. Il volto non
era ben distinguibile con il buio, ma sembrava tumefatto e una smorfia
orribile vi apparve. Alzò un braccio e Misha cadde
giù.
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«
Nana! Nana, con cosa stai giocando? »
La
ragazza si avvicinò al suo cane e strillò,
mettendosi una mano sul petto.
Misha
giaceva sull'asfalto, in una posizione innaturale, gli occhi sbarrati,
la bocca aperta in un urlo morto sul nascere.
Il
lago di sangue nel quale si trovava aveva una forma estremamente
simmetrica, un ovale perfetto.
I
vicini del ragazzo si affacciarono al balcone e guardarono a lungo
l'agghiacciante spettacolo scuotendo penosamente la testa.
Ora del
decesso: 02.13
Vittima:
Misha Smithers.
Sospettati:
Nessuno.
Caso:
Irrisolto.
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