Nella mia fine è il mio principio
Capitolo primo: Ancora lei
Un solitario raggio di sole era
riuscito ad aggirare un fitto groviglio di rami e si era posato dolcemente sui
suoi capelli color del miele illuminandoli e rendendoli ancora più rilucenti di
quanto non fossero già. Camminavano stretti l'uno di fianco all’altra; lui si
mosse per cercare la sua mano e poterla afferrare, ma soltanto quando abbassò
lo sguardo si rese conto che quel gesto era già stato compiuto. Tutto ciò che vide
era un unico intreccio di dita saldate le une alle altre e più tentava, meno
riusciva a distinguere le sue da quelle della giovane donna che un passo dopo
l’altro stava percorrendo quel viottolo di campagna insieme a
lui.
Non una parola tra
di loro, non un sorriso, non una lacrima; c’erano soltanto una sottesa
gioia ed un’insperata consapevolezza di essere di nuovo insieme e tanto bastava
ad entrambi. Ma come era potuto accadere? Era un sogno
forse? No… non era un sogno… era realtà.
Due ore prima
Era una tranquilla mattina di
sabato; l’estate era arrivata prepotentemente palesando la sua presenza con un
clima torrido ed afoso. Bo e Luke Duke erano giunti di buon’ora
nell’officina dell’amico Cooter per poter mettere a punto
il Generale Lee in vista dell’abituale corsa su strada del giorno a venire. Era infatti un’usanza vecchia come la Georgia stessa indire gare
automobilistiche ogni domenica mattina tra la fine della messa e l’inizio del
pranzo. Generalmente non c’erano coppe o premi in palio, i
giovani abitanti di Hazzard correvano soltanto per divertimento e per
potersi vantare di fronte a chiunque di possedere l’auto più veloce dell’intera
Contea. Inutile sottolineare come il Generale Lee si
forgiasse ormai da anni di tale ambizioso titolo; dal momento stesso in cui
aveva mosso i suoi primi pistoni, aveva iniziato a mietere un successo dopo
l’altro divenendo croce e delizia di tutti i suoi rivali i quali, nel rispetto
che si deve ad una vettura tanto bella e pressoché perfetta, guardavano a lei
come ad una chimera da poter acciuffare in un futuro forse non troppo lontano.
I cugini Duke amavano quel bolide arancione alla stregua di un famigliare e ne avevano una cura al limite del maniacale; era prassi
quindi che ogni sabato mattina i due trascorressero ore ed ore aggiustando,
coccolando e vezzeggiando quella macchina che si erano costruiti da soli e che
tante soddisfazioni aveva loro regalato. Tuttavia il giorno seguente sarebbe
stato il quattro luglio, un giorno di festa per tutti gli americani e per un’occasione
del genere, a fine gara, il vincitore avrebbe ritirato un trofeo messo in palio
da Boss Hogg in persona. Negli ultimi quattro anni il Generale Lee aveva
trionfato sbaragliando la concorrenza ed anche stavolta i giovani Duke erano
più che mai intenzionati a riportarsi a casa il premio finale.
Il buon Jesse non gradiva molto
sapere che i suoi ragazzi corressero come folli a
bordo della propria vettura, ma si sentiva talmente fiero di loro ogni volta
che vincevano e gli piaceva così tanto la possibilità di vantarsi di fronte a
Boss Hogg per il traguardo raggiunto, che un po’ di crepacuore in più non gli
dispiaceva affatto. Trascorreva abitualmente i suoi sabato
mattina insieme ai nipoti per supervisionare il loro lavoro; il Generale non
tornava alla fattoria se prima Jesse non concedeva il suo benestare. Anche Daisy amava passare quelle particolari giornate in
compagnia dei cugini, ma per lei i motivi erano ben altri. L’officina di Cooter
si trovava al centro della piazza principale di Hazzard e da quella posizione
si poteva vedere tutto ciò che accadeva nei dintorni. Era inoltre un luogo di
passaggio molto frequentato dai pedoni e capitava praticamente
sempre di incontrare qualcuno che si conosceva e poter ricavare qualche buon
pettegolezzo.
Cooter, non avendo altre vetture
che necessitassero delle sue amorevoli cure, stava
aiutando i suoi amici alle prese con il Generale Lee, ma fu costretto a
desistere quando una macchina si arrestò di fronte all’entrata della sua
officina.
“In cosa posso aiutarla?” Esordì
il meccanico accompagnando come suo solito le parole ad un sorriso gioviale e
dirigendosi verso il nuovo arrivato.
“Ho paura che il motore abbia
qualche problema considerando il rumore che emette!” Fu la risposta.
Un uomo dal piacevole aspetto e
sulla trentina si era manifestato di fronte a Cooter. Aveva dei folti capelli
corvini e due occhi che richiamavano il colore dell’ebano; non era
eccessivamente muscoloso, tuttavia poteva vantare un fisico asciutto e
longilineo. Ciò che più attirò l’attenzione del meccanico e della famiglia Duke
al completo, fu senza dubbio il suo abbigliamento: giacca e cravatta e neanche
una goccia di sudore sulla sua fronte malgrado la
temperatura tanto elevata.
“Non dica altro! Diamo subito
un’occhiata ed in men che non si dica risolverò il suo
problema!” Proseguì dunque Cooter sollevando il cofano della macchina.
“Le sono molto grato! Per fortuna
mia moglie mi ha costretto a passare per questa Contea. Se avessi proseguito
dritto per la mia strada non avrei trovato città per
almeno una cinquantina di miglia!” Disse l’uomo rilassando il volto per il
sollievo.
“Posso chiedervi dove siete
diretti?” Continuò ancora Cooter tentando di instaurare una conversazione con
il forestiero.
“Ci stiamo recando ad Atlanta per
assistere alla parata militare del quattro luglio.” La
risposta provenne dalla giovane donna che fino a qualche secondo prima sedeva
ancora nella macchina e che ne era uscita subito dopo
aver terminato quella frase.
Luke, il quale stava armeggiando
sotto il Generale Lee, riemerse d’improvviso e si drizzò in piedi; lasciò
cadere la chiave inglese che aveva tra le mani senza neanche rendersene conto
ed iniziò a fissare quella figura femminile spuntata fuori
dal nulla. Indossava un vestitino di cotone azzurro chiaro e a quanto
poté giudicare doveva essere un po’ troppo grande perché le spalline le
cadevano morbidamente sulle braccia e lei era costretta a tirarle su di
continuo. Aveva dei capelli biondi che le occultavano la schiena per tutta la
sua lunghezza, ma che le lasciavano il volto libero in quanto erano stati
assicurati in un fermaglio alla base del collo.
Bo notò lo strano sguardo del
cugino e l’espressione stupita ed incredula del suo volto; tentò di scuoterlo
per un paio di volte richiamando la sua attenzione, ma
Luke rimase con gli occhi fissi su quella donna ignorandolo completamente.
“Ecco il problema! Questo
tubicino si è talmente consumato che ormai è da buttare! Esclamò ad un tratto
Cooter.
“Può sistemarlo?” Chiese quindi
il padrone della vettura.
“Certo! Al momento sono
sprovvisto di questo pezzo, ma il negozio qui dietro l’angolo avrà senz’altro
ciò che fa per noi!” Rispose Cooter.
“Vorrei accompagnarla se non le
dispiace! Torno subito tesoro!” Disse poi l’uomo
rivolgendosi alla moglie.
“Mi segua
faccio strada! Concluse infine il meccanico
allontanandosi dalla sua officina.
La giovane donna si appoggiò
braccia conserte allo sportello della macchina; i suoi occhi scrutavano
avidamente la piazza e tutti i passanti che le capitavano a tiro. Luke mosse
dei passi incerti fuoriuscendo dall’oscurità dell’officina e si fermò ad un
paio di metri dalla ragazza. Lei non aveva notato la sua presenza e quando si rese conto che qualcuno le si stava avvicinando, voltò il
capo ed incrociò i suoi occhi con quelli di Luke.
Immediatamente le scivolarono le
braccia lungo i fianchi ed il suo corpo fu scosso da
un fremito di stupore; i suoi occhi divennero lucidi e nonostante avesse la
bocca quasi completamente spalancata non emise una sola parola. Luke rimase
tacitamente ad osservarla per diversi minuti, come a voler immagazzinare nella
propria memoria ogni più piccolo particolare dell’aspetto di quella donna.
Sollevò poi lentamente un braccio tendendolo verso di lei; la donna ripeté il
suo stesso gesto e le loro mani si incontrarono di lì
a poco aggrappandosi l’una all’altra.
“Rose…” Bisbigliò con un filo di
fiato Luke.
Continua…