Autore:
_MulticoloR_ sul forum / MissysP sul sito
Titolo: A perfect melody
Numeri
scelti: lista A:31; lista B:8
Prompt
effettivamente utilizzati: Death
Note, pentagramma; Hidan
Personaggi: Hidan, Hinata Hyuuga
Paring
(se ce ne sono):
Accenni a NaruHina,
SasuSaku e NejiTen
Rating:
Giallo
Genere: Dark, Fantasy, Mistero
Avvertimenti:
AU, Long-fic
Introduzione:
Un’artista
famosa decide di ritornare a casa, una casa in cui non era ben voluta
da
nessuno della sua famiglia. Ritornata in una casa che voleva
dimenticare, viene
coinvolta in una serie di “incidenti” molto strani,
senza capirne la causa. Non
comprendeva nemmeno il motivo per cui era ritornata, ma qualcosa
l’aveva
richiamata a Konoha e, adesso, doveva pagarne le conseguenze, per
quanto
pericolose potessero essere. L’unico modo per sopravvivere
era accettare il
proprio destino.
[Cit.|
Qualche
passo indietro e andò a
sbattere contro il leggio su cui era poggiato l’album e
questo cadde a terra,
aprendosi alla prima pagina. Dentro c’era una dedica di un
qualcuno. […]
Deglutì, nervosa all’idea di non poter ancora
uscire da quel negozio senza
rischiare di farsi la doccia.
Al
proprietario di quest’album, che
possa scrivere meravigliose melodie. Canzoni capace
d’uccidere tutto il mondo.
H
NdA:
Ammetto che ho temuto
che quella dannata Ispirazione mi avesse abbandonata in quanto, fin dal
primo
momento in cui mi sono iscritta, ho continuato a pensare a come potesse
svolgersi la storia. Insomma i promt che mi hai dato mi piacevano un
sacco e
potevo inserirne anche più di uno. Ho cercato di scrivere
una storia che non
annoiasse molto e di fare in modo che i due promt scelti avessero una
loro
logica e spero di esserci riuscita. E ammetto che per farlo, anche, mi
sono
ispirata all’episodio di un anime, sarebbe più un
videogioco ma non importa, in
cui la similitudine fra la protagonista e la cantante di
quell’episodio si
assomigliano. Ma non voglio rovinarti la sorpresa dicendotelo. Alla
fine ho
messo una citazione di Mahatma
Gandhi
perché
la trovavo azzeccata.
Alla fine si tratta di questo, perché cercare di scappare
dalla morte? E’
inevitabile. Spero di non annoiare troppo il lettore con questi
vaneggiamenti e
quindi via con la storia.
A
perfect melody
Capitolo 1
Era
una giornata uggiosa e piovosa, le nuvole grigie
rilasciavano una leggere pioggerellina, mentre le nuvole nere, che pian
piano
si stavano impossessando del cielo, non promettevano nulla di buono. Il
tempo
minacciava di degenerare. Le persone correvano, in cerca di riparo,
prima che
il tempo non permettesse loro di ritornare a casa ancora asciutti. Il
buio
imperversava sulla città, i lampioni si accesero per
facilitare alle persone di
ritornare a casa.
Una
ragazza, dai capelli color indaco e gli occhi
perlacei, camminava incurante di quello che succedeva attorno a lei.
Indossava
un cappotto lungo e nero, che nascondeva i lunghi capelli e il viso
pallido nel
colletto. Le mani, gelide, si stringevano a pugno in cerca di conforto
dal
freddo che avvolgeva il paese. Sebbene fosse solo settembre ,
l’aria polare che
avvolgeva Konoha era quello tipico di dicembre; però, la
ragazza parve non
curarsene e continuava il suo vagabondare per quelle vie famigliari di
quel
posto. I suoi occhi erano privi di quella luce che una volta le
apparteneva.
Suo
padre l’aveva uccisa, imponendole un’educazione
rigida e fredda; negandole il calore di una famiglia e
l’affetto di cui una
bambina necessitava. Sempre vista una debole, dagli occhi paterni, era
cresciuta in un mondo sterile e buio. Una luce era la sua unica
salvezza: la
sua passione per la musica. Fin dall’infanzia aveva
sviluppato il suo interesse
per la musica e l’aveva aiutata a superare quel periodo che
le pareva
un’eternità.
Un
lampo illuminò tutta la via, seguito subito dal
tuono che le ferì le orecchie. Alzò lo sguardo,
leggermente spaventata da quel
suono improvviso, e con quel breve attimo che il lampo le aveva
concesso,
scorse un’insegna rossa e piena di sporcizia. Il muschio
rendeva difficile
leggere la scritta, ma sforzandosi di comprendere il carattere di
quella
scritta riuscì a decifrare che si trattava di un negozio di
musica, Sound’s Shop. Un
altro lampo, seguito
subito dal tuono, la incoraggiò ad entrare in quel negozio e
quando fu al
riparo delle tettoia del negozio, le prime gocce di pioggia
incominciarono a
cadere, bagnando l’asfalto sporco e puzzolente. La ragazza
attese prima di
entrare, continuò a scrutare il cielo, sempre più
nero; L’unico squarcio di
luce, che si rimpiccioliva sempre più, si rifletteva nei
grandi occhi di lei.
Una leggera brezza sollevò il cappotto, le poche persone
ancora rimaste sotto
la pioggia correvano ignorandola. Il vento trascinò alcune
gocce di pioggia
inumidendole il viso. Un brivido di freddo le percosse tutta la
schiena,
costringendola a stringersi nel proprio cappotto. Si
appoggiò alla vetrina,
osservandone il contenuto al di là del vetro. Un cartoncino
faceva mostra di
sé, Chiuso.
Riportò l’attenzione agli
oggetti che decoravano la vetrinetta, molti strumenti musicali
– violini,
trombette, delle maracas, chitarre, flauti e dei tamburelli -,
c’erano anche
uno sgabello in pelle nera vicino ad un piano, più in fondo
rispetto agli
altri, con un candelabro acceso su di esso, e molto altro ancora. Sul
vetro
erano presenti alcuni manifesti fra cui il suo, in cui annunciava il
suo
ritorno a casa e dava un concerto per l’occasione. Un sorriso
ironico fece
capolinea sulle sue labbra, scuotendo la testa amareggiata. Il grande concerto di Miss Hyuuga.
Vicino al suo c’era anche il volantino di un ragazzo,
castano, occhi azzurri e
dei segni rossi sotto gli occhi, che si offriva come tutto fare. Un
leggero
scampanellio la riportò alla realtà e
guardò verso la porta d’entrata del
negozio. C’erano le luci accese e prima non le aveva notate.
Guardò di nuovo
verso il cartoncino e rimase a bocca aperta nel notare che appariva la
scritta Aperto. Si
guardò attorno, non c’era
alcuno in giro, e poi guardò dentro nel negozio. Non
c’era nessuno e non capiva
chi potesse aver acceso le luci, ma soprattutto non capiva come potesse
quel
cartoncino aver cambiato lato, se aveva continuato a guardarlo. Scosse
la
testa, non riusciva a trovare una risposta e sinceramente non gliene
importava.
Il temporale peggiorò, il piccolo balconcino sopra di lei
non riusciva più a
tenerla al riparo dalla pioggia e, anche grazie al vento che soffiava
contro,
si stava bagnando. Sbuffando portò la mano sulla maniglia,
un lampo la illuminò
facendole raddrizzare la schiena. Per un attimo le era sembrato di
vedere
qualcuno dietro di lei, riflesso nel vetro della porta.
Strabuzzò gli occhi,
sussultando, e si voltò di scatto per assicurarsi che non ci
fosse neanche un
gatto in giro. Vide solamente il grigio della casa che torreggiava di
fronte al
negozio e tirò un sospiro di sollievo. Non comprendeva il
motivo del suo
nervosismo, ma preferì non pensarci troppo.
Inspirò l’aria umida e tornò verso
l’entrata del negozio. Aprì la porta e una follata
di calore l’avvolse,
facendole dimenticare il turbamento di poco prima e la fece sentire al
sicuro.
Si
guardò attorno, meravigliata da quella stupenda
atmosfera di assoluta tranquillità. Dentro il negozio
aleggiava un profumo di
rose, un grande candelabro, appeso sul soffitto con tanto di
chincaglieria che
penzolava sotto di esso, e varie altre candele sperse in giro per il
locale,
illuminavano fievolmente gli strumenti musicali e i vari articoli di
musica. Si
guardò attorno meravigliata e portò ancora una
volta il suo sguardo alla
vetrina. Solo a quel punto si accorse che anche i lampioni fuori in
strada
erano spenti, capì il perché delle candele. Si
aggirò fra i vari scaffali,
ammirando i vari articoli. I suoi occhi perlacei si soffermarono su
ogni pezzo
di rarità che trovavano. Le linee raffinate di un violino, i
tasti d’avorio
bianco perla di un pianoforte, i disegni impegnativi di un album ai
margini
degli spartiti, bacchette di ogni tipo per i direttori
d’orchestra e molto
altro ancora.
Aveva
sempre amato la musica, da piccola con sua
madre entrava in ogni negozio di musica e rimaneva incantata da tutti
quei
strumenti musicali scintillanti e qualche volta aveva anche assistito a
qualche
spettacolo di musica della donna. Era rimasta affascinata
dall’eleganza che
l’esecutore mostrava nel premere ogni pulsante e comporre
melodie
straordinariamente meravigliose, ma ancora di più ogni volta
che assisteva al
talento sorprendente di sua madre. L’aveva sempre ammirata e
cercava di
imitarla in tutto.
Se
chiudeva gli occhi, Hinata, poteva benissimo
ricordare il palcoscenico. Grandi luci che illuminavano
l’orchestra: il
direttore, gli archi, le trombe, il piano i tamburi e tutto il resto.
Ogni
volta che incominciava un’opera, rimaneva affascinata dalla
bravura del
pianista. Adorava quel suono che era in costante cambiamento, prima
dolce poi
forte, prima acuto e poi grave. I suoi occhi erano puntati sempre e
solo su
quel meraviglioso strumento che tanto l’attirava.
Hinata
non si era accorta di aver chiuso veramente
gli occhi, ma li aprì. Con lentezza da sotto le sue palpebre
la calda e
confortante luce di una candela le mostrò la copertina di un
album famigliare. Lo
aveva già visto da qualche parte e osservandolo con
accuratezza lo riconobbe.
Era il suo. Sbatté gli occhi e, infine, si
ricordò che era suo cugino che
glieli regalava, allora era lì che li comprava. Sorrise,
allungò una mano e lo
sfiorò con lentezza. Ne seguì il profilo
tagliente e antico. Il colore della
pergamena antica le era sempre piaciuta, per di più adorava
anche quelle finte
bruciature che si accartocciavano su se stesse. Con un dito
sfiorò la scritta
in rilievo, Album. Era assorta nel
contemplare quel fascicolo di carta che non si era accorta che un
ragazzo le
stava arrivando alle spalle.
Una
mano grande e fredda le si posò sulla spalla;
quel tocco improvviso la spaventò, facendola sussultare.
Hinata emise un grido
di timore, girandosi di scatto e facendo qualche passo indietro, a
mettere
distanza fra lei e quello sconosciuto. Il suo cuore aveva preso a
battere
forte, anche fin troppo, rischiando di farla svenire oppure di farle
avere un
infarto. Lo osservò sconcertata da quello ch’era
appena successo. Non aveva
percepito il suono di nessun passo che potesse fargli capire la
presenza di
qualcun altro vicino a lei. Si guardò attorno, cercando di
capire da dove fosse
arrivato, ma non c’erano porte aperte. Lo guardò
per una seconda volta: capelli
lunghi fino alla spalla e bianchi tirati all’indietro e un
paio di occhi viola
intenso. Si diceva
che
gli occhi erano lo specchio dell’anima e Hinata
pensò che quel detto fu
azzeccato per quel ragazzo. I suoi occhi la mettevano a disagio e le
infondevano un senso d’inquietudine, ma allo stesso tempo
l’attiravano. Le
davano l’impressione di strascinarla in un buco nero e
inghiottirla in un
vortice buio, pronto ad assorbirla dentro di sé, a farla
diventare una parte di
sé. Chiuse i propri occhi e li riaprì, chiuse ed
aprì. Il ragazzo era sempre
davanti a lei, i suoi occhi non l’abbandonavano e seguivano
ogni suoi piccolo
movimento. Si portò una mano alla fronte e
traballò all’indietro; una mano
l’afferrò prima che potesse andare a sbattere
contro qualcosa. L’attirò a sé,
poggiandole una mano sulla schiena mentre l’altra la teneva
forte per il
braccio; Hinata al contrario aveva appoggiato le mani sul suo petto.
Era
sbalordita nel trovarsi in quella situazione e continuava a fissarlo.
Un lampo
illuminò il negozio, il suo viso e in questo modo Hinata fu
ancora più
sbalordita di quello che vide in quelle pozza viola: dolore,
cattiveria,
malizia e altro ancora. Debolmente, fece forza su di sé e
cercò di allontanarsi
da quello sconosciuto.
“Io…
Io… Grazie” balbettò, distogliendo lo
sguardo e
puntandolo sul piano a poca distanza da loro. Il ragazzo sorrise e non
era un
sorriso rassicurante. Hinata si sentì ancora di
più a disagio e sciolse del
tutto quello strano abbraccio. Qualche passo indietro e andò
a sbattere contro il
leggio su cui era poggiato l’album e questo cadde a terra,
aprendosi alla prima
pagina. Dentro c’era una dedica di un qualcuno. Si
chinò subito a raccoglierlo,
con urgenza. Si sentiva mortificata e stava arrossendo di vergogna. Non
voleva
essere così impacciata, non davanti ad uno sconosciuto. La
pioggia continuava a
scendere, a bagnare l’asfalto, sembrava che il temporale non
volesse concedere
una tregua a nessuno. Deglutì, nervosa all’idea di
non poter ancora uscire da
quel negozio senza rischiare di farsi la doccia.
Al
proprietario di quest’album, che possa scrivere meravigliose
melodie. Canzoni
capace d’uccidere tutto il mondo.
H
Che
dedica strana, pensò la ragazza. Non capiva chi
avesse firmato, c’era solo una H e non svelava molto. Non le
veniva in mente
nemmeno nessuno dei suoi colleghi con cui il proprio nomi inizi con
l’H.
Un’altra mano, quella dello sconosciuto, raggiunse la sua,
cerando di prendere
l’album che le era caduto. Hinata sollevò di
scatto la testa e arrossì
violentemente. Lui rispose al sorriso, leccandosi le labbra.
“S-scusa”
mormorò, lasciando il quadernino. Si
rimisero in piedi e furono avvolti da uno strano silenzio. Hinata
spostava il
proprio peso da un piede all’altro, imbarazzata e nervosa.
Decise di non poter
sopportare ancora di più quell’attimo e si
incamminò verso la porta del
negozio.
“Ferma”
ordinò il ragazzo. Per qualche strano motivo
lei ubbidì, invece di scappare a gambe levate. Sentirlo
parlare le metteva
addosso una sensazione di pericolo, doveva andarsene e, invece, si
girò,
cercando di sorridere cordialmente. Il ragazzo si era spostato talmente
veloce,
che Hinata non lo aveva visto avvicinarsi a lei. Deglutì
un’altra volta e resto
in silenzio e immobile. Aspettò che lui le dicesse qualcosa,
altrimenti sarebbe
scappata per non tornare mai più. Era stato troppo, troppo
imbarazzante. Il
ragazzo le porse il quaderno, quello che aveva fatto cadere e lei lo
guardò
stupita. Non
capiva il motivo di quel regalo, sempre se si trattasse di un regalo.
“Non
è da tutti i giorni trovarsi davanti la grande Miss
Hyuuga” ammiccò,
strizzandole l’occhio. Hinata fremette
dall’andarsene subito, quel posto non le
piaceva più. Con la mano tremante prese l’album e
fece un inchino di
ringraziamento verso quel giovane.
Il
tempo di battere ciglia e si ritrovò a guardare la porta del
negozio. Ne rimase
confusa, non capiva come potesse ritrovarsi già fuori se
fino a qualche attimo
prima era al suo interno. Abbassò lo sguardo e vide che in
mano aveva ancora
l’album, lo stesso che usava sempre, lo stesso che suo cugino
le regalava, lo
stesso che gli aveva regalato quel ragazzo. Il suo cuore continuava a
battere
furiosamente nel suo petto, non riusciva a calmarsi. Con gli occhi
cercava di
scorgere qualche d’uno all’interno del negozietto,
ma le candele erano spente e
non sembrava esserci nessuno. Scosse la testa, turbata e decise di
ritornare a
casa. E proprio in quel momento il tempo sembrava volergli concedergli
una
tregua: aveva smesso di piovere. A grandi passi ritornò
verso la strada
principale e cercò di ricordarsi cosa fosse successo in quel
luogo angusto.
Però, pian piano il ricordo svaniva fino a diventare un
flashback reminiscente.
Giudizio:
Grammatica:
5/15
Stile:
5/10
IC:
11/15
Originalità:
8.5/9
Gradimento
Silvar: 3/3
Gradimento
Solli: 2.3/3
Attinenza
al prompt: 4/5
Totale: 38.8/60
C'è
da premettere che abbiamo molto apprezzato l'idea di trasmutare il
death note in questo fantomatico album, e sinceramente tutto l'insieme
della storia è potenzialmente interessante. Il problema sta
nel fatto che fatichi ad esprimerti. Ci sono molte, moltemamolte,
ripetizioni (musica-musica-musicale-musicanti-musicisti-abbiamocapito),
e spesso refusi ortografici. Si intuisce però la tua buona
volontà, pertanto ti consigliamo di non demordere
perché potresti migliorare.
I
prompt sono comunque utilizzati molto bene, a parte il personaggio che
dovevi nominare, che invece hai fatto comparire per un'intera scena
importante della storia. Questa è stata una delle grandi
pecche, insieme alla tua grammatica. Hai dei grossi problemi con le
virgole, sbagli le concordanze fra il soggetto e gli aggettivi (per
fare un esempio, “Sul bancone c’erano un
pacchetto di fiammiferi” non è corretto. Il
soggetto è IL pacchetto, non i fiammiferi, e visto che il
verbo deve concordare col suo soggetto, l'espressione giusta diventa:
"Sul bancone c’era un
pacchetto di fiammiferi"). E poi, perché per gran parte era
scritta in grassetto corsivo? Era voluto?
Comunque
per quanto riguarda l'IC, Hinata non ci convince del tutto,
però segue grosso modo le linee guida del carattere
originale. Hidan, in quella mezza apparizione non è IC, e
poi quei “capelli alla spalla” (alle spalle in
teoria) ci lasciano ancora un po' perplesse. Anche Neji non
è propriamente IC, non ha mai dimostrato durante la serie
regolare di interessarsi alla cugina, anzi... e invece qui tutto d'un
tratto diventa un amorevole cuginetto. Poi, l'atmosfera che si
respirava in tutta la fic non aveva nulla a che fare col Giappone,
piuttosto con Vienna o un'altra città barocca. Quindi, la
domanda che sorge è, Konoha è in Giappone?
Però la fanfic è basata su un'idea affascinante,
e bisognerebbe solo renderla più scorrevole. A prescindere
da questo contest, magari potresti affidarti ad una beta che facendoti
notare i tuoi errori potrebbe aiutarti a superarli e ad acquistare una
buona padronanza della sintassi. È un peccato
perché una storia con molti errori rende anche confusi i
contenuti e la trama stessa, per quello insistiamo tanto su questo
punto. La trama, le idee sono buone, ma il modo di impostarle ed
esprimerle va migliorato, altrimenti perdono gran parte della loro
riuscita.
NdA:
Questo è solamente il primo capitolo della storia, ma
rassicuro chi l'ha letta (e a cui la storia è piaciuta) che
non tarderò a pubblicare il secondo capitolo.
Ci
tendo a precisare che di tutte le storie che fino a questo momento ho
scritto, questa è la mia preferita. Sono stata fortunata che
mi siano capitati dei pacchetti che ho ricevuto e mi sono divertita
moltissimo nel scrivere la storia.
"Death
Note" è un Anime/Manga che ho seguito e per cui stravedo.
Impazzisco per Kira/Light e non ho potuto che seguire una traccia
simile a quella della storia originale, anche perché mi
sarebbe dispiaciuto e come se non bastasse i personaggi che mi sono
capitati erano perfetti. Quindi sono stata fortunata! Una combinazione
perfetta in tutto e per questo ringrazie le giudicie ^^
Mi
rattrista solamente che la storia si sia piazzata 4° ma non
m'importa. Io semplicemente l'adoro e la trovo perfetta così
^^ Ma oltre che piazzarsi 4° la storia ha avuto una menzione
speciale ed io ne vado fiera =)
Lasciate
qualche commentino, giusto per sapere che cosa ne pensate.
Bacioni
MissysP
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