Per ricordo

di mamie
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"Scusa" era una parola che non sarebbe uscita dalle labbra di Kanda neanche sotto tortura. Era inconcepibile che si pentisse di qualcosa e, anche se lo avesse fatto, era ancora più inconcepibile che fosse andato ad umiliarsi chiedendo perdono. I suoi errori (perché anche lui ne faceva, come tutti) se li teneva rigorosamente per sé, come una specie di cilicio insanguinato per la propria anima. No, niente scuse, di nessun genere. Specialmente con uno irritante come Lavi.

Quel giorno però un disagio strano e nuovo veniva a pungerlo nei momenti meno opportuni. Il ricordo dell'espressione di Lavi quando, durante uno dei loro collaudati litigi quotidiani, aveva allungato una mano e gli aveva strappato la benda, quella che Bookman Junior teneva sull'occhio destro. Non sapeva neanche lui perché l'avesse fatto, era stato un gesto istintivo di rabbia cieca. Era stata una vigliaccheria a dirla tutta, una cosa che non avrebbe mai, mai dovuto fare.

Lavi gli aveva dato le spalle di scatto, tenendosi le mani sulla faccia, di colpo ammutolito e serio come Kanda non l'aveva mai visto. Si era allontanato lentamente, le spalle basse, senza mostrargli il volto, mentre Kanda, congelato sul posto dalla stessa enormità del suo gesto, teneva ancora fra le mani il pezzetto di stoffa nera ormai inutile.

 

Per tutto il giorno si erano accuratamente evitati, ma all'ora di cena, forse calcolando male l'uno i movimenti dell'altro, erano entrati nella sala mensa nello stesso momento.

Lavi indossava una benda in tutto identica all'altra, ma aveva ancora sul viso un'espressione indefinibile, troppo seria per un viso come il suo. E Kanda, be', Kanda non lo guardava negli occhi con la sua solita espressione di disprezzo, c'era, anzi, nei suoi occhi, lo smarrimento di chi ha perso improvvisamente ogni punto di riferimento.

 

Fu Lavi però a sbloccare la situazione: - Ehi, Yuu, stai andando a mangiare la tua solita brodaglia? - disse col suo consueto sorriso, forse appena un po' forzato.

Con grandissimo sollievo Kanda sfoderò la sua amata Mugen: - Ti faccio a fette, stupido coniglio.

Questo, per loro, equivaleva ad uno straordinario gesto di pace.

 

Solo molto più tardi, nella sua stanza, Kanda tirò fuori la benda strappata che aveva tenuto in tasca fino allora. La guardò a lungo prima di decidere che l'avrebbe conservata.

Per ricordo. 





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