Nella notte

di Parsifal
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Nella notte
La notte più profonda è il suo elemento naturale.
Non teme l’oscurità ne le voci che si liberano nell’aria, talora false talora disperate, e che rendono confusa e terrorizzante questa nera compagna che lui ama così tanto.
Lui, con le voci, ci convive.
Le fa sue con una facilità sconcertante e non permette a nessuno di intromettersi tra lui e loro.
Non le odia.
Come potrebbe?
Nessuno le capisce come lui.
Nessuno, come lui, sa il perché vagano inquiete nella notte rendendo il buio pesante e denso.
Vagamente minaccioso.
Alcune le fa amiche, altre le allontana con l’indifferenza.
Ma non scaccia nessuno.
Perché lui ne è l’amico non voluto ne richiesto, il consigliere che sembra indifferente al loro dolore ma che invece fa suo ciò che impedisce loro di lasciare questa terra a metà tra la luce e le ombre.
E salire, finalmente.
O scendere.
C’è una parte di lui che si chiede “fino a quando”.
C’è una piccola parte di lui che si chiede, notte dopo  notte, fino a quando ce la farà.
Quando vinceranno loro e se lo porteranno via.
Ma i pensieri come questo lasciano il tempo che trovano.
Non contano più di tanto.
Sa che prima o poi permetterà a quei capelli dello stesso  sfacciato colore del sole di dormire sul cuscino accanto al suo.
Sa che permetterà a quella voce di entrare nella sua anima nera ed illuminarla.
Per ora no.
Non ancora però.
Ha ancora qualcosa da dire alla notte prima di allontanarla definitivamente dal suo cuore.
Le prime luci dell’alba entrano nella sua stanza.
Si volta verso il muro, mette la testa sotto il cuscino e si addormenta, sfinito.
Finalmente solo.
Fino a quando non permetterà al sole di scaldare finalmente la sua vita.
Fino a quando l’alba riuscirà a stupirlo con i suoi colori accessi.
Vivi.
Unici.
Come lui.
 
Dedicato a chi, come Death, vive nella notte per aiutare tutti colori che si sono persi.
Ti voglio bene.
 
 
 




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