E fu
solo
un giorno di scuola
La
luce del cellulare cominciò a
funzionare ad intermittenza.
Nel
giro di cinque secondi
sarebbe suonata la
sveglia…cinque…quattro…tre...due…uno…
Come
previsto una melodia celtica
cominciò a riprodursi nel lettore musicale del nokia; Cloud
dovette reprimere
l’impulso di lasciarla continuare e si costrinse a tirare
fuori un braccio dal
piumone per spegnere la musica.
-
Sei e venti. - Aveva la
sensazione di aver dormito solo per una manciata di ore ed era
decisamente
stanca.
Con
molta calma si rigirò sotto
le coperte e si alzò: un brivido di freddo percorse
l’intero corpo appena uscì
dal caldo accogliente del piumone invernale e si infilò
subito la felpa
appoggiata allo schienale della sedia per scaldarsi un pò.
I
libri sulla scrivania erano
ammassati alla rinfusa uno sopra all’altro. Sua madre
continuava a
rimproverarla per il completo disordine di quella camera ma lei non ci
prestava
troppa attenzione. Ne prese tre quattro a casaccio cercando di
ricordare come
doveva essere l’orario della giornata.
Era
mercoledì.
Quindi
c’erano buone probabilità
che sia inglese che matematica facessero parte della lunga mattinata di
sei ore
che l’attendeva. Chiuse la zip dell’eastpak nera e
si diresse al piano di sotto
per fare colazione.
Aprì
la porta della cucina e
trovò suo padre già intento a bere
caffèlatte.
-
‘Giorno. - sbadigliò, facendo solo
intuire quello che aveva detto. Aprì l’anta della
dispensa alla ricerca di
qualcosa da mettere sotto i denti mentre il caffè si
scaldava sul fornello.
-
Con la lena che hai va a finire
che una di queste mattine perdi la corriera.- disse Gianni con voce
pacata. – E
io non ho intenzione di accompagnarti a scuola se questo succede. -
-
Tranquillo non è nei miei
propositi per la mattina, ne per la prossima, e la prossima e
la… -
-
Smettila di fare dell’ironia
signorina. Mancano dieci minuti perché passi la corriera. -
Per
poco il biscotto che stava
addentando non le andò di traverso. – Manca cosa?
- gridò ingozzandosi. – Cazzo
cazzo cazzo! -
Trangugiò
in un sorso il caffè
che si era appena versata sulla tazza (una di quelle che vinci con i
premi dei
supermercati…di quelle che piacciono tanto ai genitori.
Acquisti senza spese!)
con l’unico risultato di riuscire ad ustionarsi la lingua.
Ma perché tutte le mattine! Ogni volta
è sempre la stessa storia. E a
me che parevano essere passati solo una manciata di minuti.
Cercando
di farsi aria con una
mano corse su per le scale e spalancò la porta del bagno.
-
Ma che grazia che abbiamo. Ogni
mattina migliori. - sua sorella era intenta a mettersi
l’eyeliner e la stava
fissando attraverso lo specchio.
-
Taci che sono in ritardo di
nuovo! - sbuffò Cloud attaccando la piastra alla presa di
corrente per poi
rifondarsi in camera. Aprì l’armadio e prese i
jeans e una maglia a maniche
corte fucsia. Poi cercò la sua felpa con i bottoni. La
trovò in cima ai vestiti
sulla sedia e si ridiresse in bagno.
Si
truccò con un filo di matita,
eyeliner e mascara e si sistemò quella zazzera arruffata e
orripilante quale
erano i suoi capelli.
Sara
prese il profumo e lo
spruzzò dritto in faccia alla sorella minore.
-
Ehi ma che diavolo! - Cloud
cominciò a tossicchiare. – Che sono sti schizzi! -
sbottò guardando in tralice
Sara.
Sua
sorella ridacchiò. – Su su
almeno adesso profumi d’ambra e non di caffé e
biscotti alla vaniglia.-
-
A me piacciono i biscotti alla
vaniglia…-
Per
tutta risposta Sara la guardò
di traverso. – Sta sera ci troviamo per delle canzoni da
provare. Puoi darmi
una mano?-
-
Credo di si non ho impegni.
Vengono i ragazzi qui? -
-
Si, li ho avvertiti ieri sera. –
-
Oro. Scappo, ciao! –
Corse
a riprendere la cartella e
si mise scarpe e giubbotto e volò fuori. – Io
vado! –
L’aria
che tirava fuori era
veramente gelata. Si sentiva che l’inverno era alle porte, ma
al momento avrebbe
volentieri optato per un posto caldo sotto le coperte o vicino ad un
camino.
Chiuse
il cancelletto dietro di
se si incamminò verso la fermata dell’autobus.
Non
che quelle corriere fossero
il massimo ma almeno era pratico avere la fermata a cento metri da casa
sua.
Una
ragazzina mora le si avvicinò
alle spalle sul marciapiede. – Ma ciao Clo! –
Cloud
si girò verso la moretta. –
Ciao Giulia, tutto bene? –
-
Non c’è male. Solo che non sono
riuscita a fare un briciolo di colazione. E lo stomaco reclama. -
-
Uhuh…non dirlo a me! Sono riuscita
a scottarmi con il caffé ed a ingozzarmi con un biscotto per
la fretta che
avevo. –
-
Come sempre insomma! – rise
Giulia.
Cloud
alzò un sopracciglio, ma
poi si mise a ridere anche lei. – Eh già! Beata
normalità!... –
Erica
non riusciva a crederlo
possibile.
Ok
no, ci credeva eccome perché
ormai quella era la routine di ogni santa, beata, dannatissima mattina.
La
corriera praticamente era
all’angolo della strada e quelle due venivano avanti per la
via come se
avessero avuto tutto il tempo di questo mondo. Sbuffò quando
le due ragazze
cominciarono a correre (come al solito) perché avevano visto
la corriera
arrivare.
I
vari studenti alla fermata
cominciarono a salire per gli scalini della corriera una volta che
l’autista
aprì la porta del mezzo. Lei le aspettò
giù.
-
Poi però non ditemi che non lo
fate apposta! – Squadrò entrambe le ragazze da
capo a piedi, entrambe arrossate
dalla corsa e con i capelli che le facevano sembrare due leoni.
Rise
e salì gli scalini.
La
più grande delle due la guardò
sottecchi. – No, in realtà lo facciamo
perché amiamo mantenerci in forma già di
prima mattina perché pensiamo che i nostri allenamenti di
karate non siano
abbastanza intensi. Sai com’è…correre
aiuta! – e si accasciò sul sedile davanti
al suo.
Giulia
rise e si sistemò su
quello corrispettivo dall’altra parte del corridoio.
-
Si però devi ammetterlo Claudia…
– Cloud sospirò, talvolta quel nome le risuonava
ancora estraneo. - …che non è
normale arrivare tutte le mattine in ritardo. – concluse
Erica.
-
Ma se sono puntuale come un’
orologio svizzero! E’ la corriera che arriva in anticipo.
– rise divertita
sistemando la cartella ai piedi del sedile.
La
corriera ripartì e si fermò
alla fermata successiva trecento metri più avanti. Altri
ragazzi salirono e tra
di loro una rossa alta che prese il posto accanto a Cloud.
-
Carina la messa in piega Clau,
merito del jogging mattutino? – disse sogghignando
all’amica.
-
Oh ma uffi non ti ci mettere
pure tu adesso! –
Una
ragazza dai tratti orientali si
sedette a fianco di Giulia. – Eddai Alice. Sai che Claudia si
mette d’impegno
per essere impeccabile in fermata! Il principe azzurro a cavallo arriva
lì! –
-
Elisabettaaaaa! – sbottò rossa
in viso Cloud.
Ma
ormai tutte le ragazze erano
già in piena crisi d’ilarità.
Cloud
guardò fuori dal finestrino
e mormorò – Amiche…tsé!
– e sorrise al suo riflesso.
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