Bruges; the stories of Amelie Imane Van Slecht.

di NoeBun
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Go back to the past.


 

Lunghi capelli a ricoprirle la schiena, le ciocche frontali a incorniciarle il volto infantile, ma stranamente scarno e stanco, sofferente.

«E' da quando sei decaduta che ti trovi in questo stato.»

Glielo ripetevano tutti i giorni. Non la lasciavano libera un solo momento.

La bella città medioevale aveva perso il suo primato economico contro i suoi fratelli, quando? Nel XVI secolo da quanto si può ricordare.

Meglio non mentirsi, sa dire anche giorno e ora precisa. Per rimediare ha dovuto imparare un mestiere non suo: stoffe, fabbricarle e commerciarle qua e là, soprattutto verso i fratelli olandesi, che sembravano apprezzare questa sua nuova economia. Ha cucito così tanti merletti che ora le viene la nausea solo a sentirne il nome.

«Sto bene.»

No, non stava bene. Sapeva quanto poteva essere vicina la guerra, sapeva quanto avrebbero dovuto far soffrire i Paesi Bassi, più di quanto non abbiano dovuto fare nel rimanere con gli spagnoli.

Francesi. Si doveva davvero unire a loro? Avevano invaso casa sua con il pretesto di aiutarli tutti nella lotta per l'indipendenza. Li sentiva litigare tutti i giorni con le squadre inglesi lì di fianco. Ma loro erano simpatici, talmente gentleman che quasi le veniva da sorridere a vederli.

Quasi.

Non ci riusciva, era da un po' di tempo che le labbra rosate non annunciavano una minuscola curva, anche sottile. Troppi pensieri per la testa, contrastanti, confusionari, fastidiosi.

Perché doveva combattere proprio contro di loro?

Perché altrimenti non avrebbero avuto la loro libertà.

Perché era capitato ora che non aveva le forze nemmeno per guadagnarsi da vivere?

Perché le disgrazie ne chiamano sempre altre, si sa.

Perché non riusciva più ad andare avanti?

Si stava facendo troppe domande.

La gente si sta già preparando, le armi cariche e le case sbarrate. I danni che subiranno, i morti, i feriti. Tutti numeri da aggiungere, tutte sofferenze da dover ancora patire.

«Per Dio. Sono Bruges e devo lottare! Non è il momento di farsi domande stupide.»

Scattò come suo solito fare, volgendo la testa verso i comandanti nella sua stanza. Inglesi? Francesi? Belgi? Non li riconosce neppure, le sembravano tutti così dannatamente uguali. A pensarci nemmeno troppo, lo erano. Uniti dalla stessa causa, lo stesso passo deciso preso pure da Amelie, le stesse convinzioni, lo stesso sangue perso.

Ricordi lontani di quasi due secoli, non dimenticati ma superati. La guerra vinta, l'indipendenza presa, l'economicità ristabilita dopo almeno mezzo secolo, la sofferenza superata.

 

Allora perché le sembra di essere tornata a quel tempo? Di essersi fermata lì?

Perché le sembra ancora quel dannatissimo agosto 1830?

 

|Note dell'autrice|
Altra mini fic su Bruges, come promesso.
Fatta per un evento e trasformata in una mini storia. Si, il personaggio è originale. Nient'altro da dire~.





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