-
Ma porca .. – si chinò per prendere quella fottutissima penna
che non faceva che scivolargli a terra
Eccola un’altra volta, lì ferma immobile a osservarlo, oh beh
stava fissando il suo fondoschiena per dirla tutta.
Seduta su uno sgabello, il braccio posato su un ripiano e la
mano usata per tener su quella testa che ultimamente si perdeva troppo spesso
tra le nuvole.
Ed ecco la mente che iniziava il suo lento lavorio. Lui che si rialzava,
si voltava a guardarla e immediatamente la prendeva e la faceva sua, lì su quel
ripiano.
Andava a finire sempre così, con lei che lo immaginava che
andava a finire diritto fra le sue gambe. Mai una volta che immaginasse una
passeggiata, un casto bacio, un cinema, una cena. No! Lui finiva imperterrito
tra le sue gambe. Così, niente parole, niente preliminari. Ovunque si trovasse
lui doveva prenderla e lei gli si concedeva con la stessa facilità con cui si
concede un gelato a un bambino.
-
Ehi tu sveglia abbiamo del lavoro da fare – la ragazza balzò
sullo sgabello e lo guardò in tralice – siamo in ritardo.
Peccato che quello che era il suo principe azzurro nei suoi
sogni erotici, era un imbecille buzzurro con cui era costretta a dividere
ufficio e progetto per un’importante riunione. Meno male che il fondoschiena da
urlo c’era anche dal vivo.
-
Eh?! – eccolo lì in tutta la sua bellezza, profondi occhi scuri,
capelli di un’insolita tonalità di verde in cui si sarebbe volentieri persa,
così come si sarebbe voluta perdere nei suoi pantaloni
-
Guarda che abbiamo una scadenza da rispettare – la colpì sulla
fronte con la bic che stingeva tra le mani.
E ogni volta la solita storia: Nami che si perdeva in fantasie
perverse su Zoro.
La ragazza legò i lunghi capelli arancioni in uno scompigliato
chignon fermato con una matita e prese i suoi strumenti per terminare la noiosa
grafica, per la noiosa pubblicità, della noiosa azienda.
-
Lo so uffa – sventolò la mano facendogli volare la penna sotto
la scrivania.
-
Ma insomma – si chinò per l’ennesima volta e si infilò sotto la
scrivania – ma santo dio una spazzata non la danno mai qui sotto
-
Smettila di toccarmi le gambe – Nami gli mollò un calcio
colpendolo a un braccio.
-
Sei idiota – tossì per la polvere
-
Ma ci sono centinaia di bic su questa scrivania tirati su e
continuiamo a lavorare
-
Questa è la mia preferita
-
Allora soffoca lì sotto
La porta si spalancò all’improvviso facendo prendere un colpo a
Nami e al povero Zoro che batté la testa sotto la scrivania.
-
Dov’è Roronoa? – chiede il capo entrato in tutta fretta
nell’ufficio dei due.
-
Sono qui – la mano del ragazzo spuntò da sotto il banco – cerco
una bic.
-
Adesso si chiama bic? Dovrò aggiornarmi – si picchiettò il dito
sul mento assorto nelle sue lucubrazioni mentali.
-
Ehm capo? – Nami intervenne per riportarlo in quell’ufficio –
cosa doveva dirci?
-
La riunione è stata spostata a domani mattina, quindi dovrete
fare gli straordinari per terminare la grafica ... e sì Cocoyashi sarà ben
retribuita per il suo straordinario.
-
Allora si può fare e tu vieni fuori hai sentito? Qui c’è un
lavoro da portare a termine – gli porse una mano per aiutarlo stranamente
gentile per il soave tintinnio di soldi che riecheggiava della sua testa.
Si rimisero al lavoro e ogni tanto Nami di sottecchi lo fissava
cercando di non farsi beccare.
Era lì che si erano conosciuti, circa tre anni prima. In mezzo a
tanta gente il suo primo giorno di lavoro, l’avevano affidata a lui per
l’orientamento e lei se ne era perdutamente innamorata al primo sguardo. Ad
essere sinceri si era innamorata prima del suo fondoschiena, poi di tutto il
resto. Col tempo erano diventati inseparabili, tanto che in ufficio più volte
si era vociferato di una loro storia, ma purtroppo per Nami queste non erano
mai vere e fondate.
-
Insomma cos’hai oggi? – il ragazzo l’aveva beccata ancora con
gli occhi fissi nel vuoto.
-
Lasciami stare – la ragazza abbandonò la testa sula scrivania frustrata.
Aveva quel fastidioso prurito, lì tra le gambe, che il solo
sfregarle tra di loro non lo avrebbe calmato e che difficilmente Zoro stesso
avrebbe calmato come nelle sue fantasie.
Abbandonò tutto e corse via in bagno, lasciando l’amico
interdetto che la fissava correre per il corridoio degli uffici.
Si chiuse la porta alle spalle facendo scattare la serratura. Si
poggiò sulle gelide mattonelle nascondendo il volto tra le mani e sbuffando
sonoramente. Si sedette sulla tavoletta del water abbandonando la testa sul
muro. Voleva piangere, ma non le sembrava il caso, Zoro se ne sarebbe accorto,
ma si faceva schifo e pietà contemporaneamente per come si sentiva in sua
presenza e non avrebbe retto ancora per molto. Lei doveva parlargli, doveva
confessarsi, ma le mancava il coraggio. A lei, la perfetta amica di tutti i
ragazzi era sempre mancata la forza di dare la svolta a un qualsiasi rapporto.
Una lacrima malandrina scivolò comunque non rispettando la sua
decisione di non piangere. Strappò un po’ di carta, l’asciugò e si soffiò il
naso.
Basta era tempo di smettere di comportarsi da bambina. Aveva venticinque
anni e una carriera in forte ascesa, non aveva bisogno di ragazzo fisso, le
bastavano le avventure di una notte accalappiate nei bar che era solita
frequentare quando Zoro non la portava fuori.
Uscì dal bagno e si appoggiò al lavabo specchiandosi. Era una
bella ragazza non aveva nulla da temere.
-
Nami?!
Sentì il cuore saltare un battito e il calore invaderle il
corpo.
A chi la voleva dare a bere! Lei voleva Zoro, lo voleva come
ragazzo fisso ma soprattutto lo voleva fisicamente, carnalmente, qualsiasi
aggettivo pur di averlo sopra di lei.
-
È il bagno delle ragazze, non vedi il simbolino lì in alto? –
urlò da dietro la porta mentre si sciacquava le mani e tamponava gli occhi
-
Che hai? – rispose di rimando restando al di là del bagno
-
Niente tranquillo – uscì dal bagno sorridendogli e posandogli
una mano sul braccio – non abbiamo del lavoro da fare?
Perché la conosceva così bene, ma non riusciva ancora a rendersi
conto di cosa aveva realmente bisogno?
-
Sono stanca morta – Nami si stiracchiò sulla sedia portando le
braccia sopra la testa – e sono andati via tutti
-
Piove – indicò il collega, il tempo fuori con la matita girando
sulla sedia allentandosi il nodo della cravatta e sbottonando i primi bottoni
della camicia – sono le sette passate – guardò l’orologio al suo polso
-
Ed io sono senza ombrello e senza auto – si lamentò la ragazza
poggiando il mento sulle mani
-
Non c’è problema, io ho l’auto tu no … ti do io un passaggio –
le lanciò il cappotto e la sciarpa – andiamo Bella addormentata
-
Ehi! Mi sono solo incantata – si avvicinò per sistemargli la
sciarpa al collo accarezzandogli il volto
-
Si ogni dieci minuti in tutta la giornata … copriti che fa
freddo – le posò il suo cappello sulla testa calandolo fin sugli occhi
-
Etciù – tirò su il cappello – ti servo per domani, non attentare
alla mia vita - di rimando accarezzò delicatamente il cappello sorridendo
stupidamente e affiancandosi a lui nell’ascensore.
-
Credi che andrà bene la presentazione domani? – domandò Nami
-
Siamo forti insieme, sarà fantastica, nessuno può scoppiare la
coppia perfetta – l’abbracciò tutto contento
-
Già – sussurrò l’amica approfittando per sprofondare nel suo
petto
-
Mangiamo qualcosa insieme in macchina prima che ti accompagno,
vero? – le aprì la porta dell’auto
Non era una domanda e anche se lo fosse stata, avrebbe detto si
senza batter ciglio.
Erano seduti in auto, sui sedili posteriori, Nami con che
stringeva tra le mani il suo caffè bollente e Zoro con il suo panino. Nami lo
fissava mordere il panino, mentre dalle narici veniva fuori il vapore per il
troppo freddo nell’abitacolo.
-
Potevamo salire in casa, si muore di freddo qui – la ragazza
mandò giù una generosa sorsata di caffè e si coprì meglio con la sciarpa
lasciando scoperti solo gli occhi
Il ragazzo si strinse nelle spalle e addentò ancora una volta il
panino accartocciando la carta e lanciandola sui sedili davanti.
Si lanciò in avanti mettendole il fondoschiena direttamente in
faccia. Ma porca miseria un po’ di attenzione verso di lei?
-
Per riscaldarci?! – fece dondolare una bottiglia di liquore e ne
versò un po’ nel caffè della ragazza, che mandò giù una sorsata e per poco non
si strozzò
-
Ma che diamine è? È fortissimo e tu sai quanto io beva – tirò
fuori la lingua sventolandoci la mano vicino per calmare l’ustione
-
Me l’hanno consigliato degli amici – ne versò un po’ per lui –
cavolo – strinse gli occhi e mandò giù quello che era rimasto nel bicchiere
Nel giro di qualche bicchiere erano già entrambi un po’ andati.
L’abitacolo era sempre più stretto e caldo. Fu questione di
qualche istante prima che Zoro baciasse Nami.
Erano i fumi dell’alcool e se lo stava immaginando, o la stava
baciando sul serio?
Ma a quel punto a chi fregava? A nessuno, a lei poco interessava
se era colpa dell’alcool, della stanchezza o di qualsiasi altro motivo, a breve
sarebbe stato suo.
I baci si fecero sempre più insistenti e le mani scivolavano
audaci ovunque.
Gli sfilò gli occhiali da vista che erano finiti sulla sua
fronte ed erano solo d’intralcio.
Pochi istanti ed erano entrambi nudi.
-
Questa resta – le fermò le mani le mani sulla sciarpa – ho freddo
-
Aspetta non così mi spezzi una gamba – rise come un’idiota
coprendosi la bocca con le mani
-
E se provassimo così – la mise seduta
-
Ma così tu dove ti metti … aspetta un attimo – mise lui seduto e
lei a cavalcioni – ecco ci siamo
Le prese il viso tra le mani e la baciò – in questo momento
potrei urlare al mondo intero che io amo Nami Cocoyashi
-
E io amo Zoro Roronoa – urlò di rimando la rossa brandendo la
bottiglia semivuota come un’arma da battaglia – e ora facciamo sesso Roronoa o
te lo farò rimpiangere per tutta la vita – lo minacciò a pochi centimetri dal
suo volto
Aprì gli occhi sentendo la testa girarle anche da sdraiata. Si
stropicciò gli occhi ritrovandosele sporche di nero. Fantastico non si era
neanche struccata, dove stare proprio male la sera precedente. Si girò su un
fianco cercando di far smettere alla stanza di girarle attorno.
Per poco non lanciò un urlo. Zoro era nel suo letto e la stava
abbracciando. Gli schiaffeggiò la mano.
-
Chi, cosa, dove, come e perché? – schizzò dal letto
maledicendosi per quel movimento tanto avventato
Le coperte si mossero e ne venne fuori uno Zoro stravolto.
-
Dove siamo?
-
A casa mia – urlò mantenendosi la testa
-
Perché urli – il ragazzo si lasciò andare con la testa sul
cuscino – ma perché sono nudo e indosso solo la sciarpa? – affermò guardando
sotto le coperte
Nami si guardò di rimando e si rese conto in quel momento di
essere nuda come un verme e tirò la coperta per coprirsi.
-
Eravamo nella tua auto e stavamo bevendo – si massaggiò la gamba
dolorante, doveva aver battuto da qualche parte
-
Eravamo scomodi molto probabilmente – Nami gli si parò davanti
-
Dove credi di andare?
-
In bagno – la guardò stralunato e per poco non le rise in
faccia: aveva gli occhi neri, i capelli arruffati a mo’ di leone e uno sguardo
spiritato
Driin. Il suo dei due cellulari riecheggiò per la stanza.
Sul display lampeggiava imperioso CAPO FRANKY!
-
Mio dio sono le nove e la riunione è alle dieci – Zoro scattò
sul letto – prenderemo il caffè strada facendo ora devo solo vestirmi … non
dimenticarti l’aspirina, cazzo – era incespicato nella coperta finendo con il
fondoschiena per aria … no! Aspetta Nami – si lanciò bloccandola porta bel
bagno
-
Ci sono sia la vasca sia la doccia idiota – lo colpì con un
piede entrando nella doccia lasciando il lenzuolo a terra
Imbarazzante ecco come fu quella mattinata. Sguardi lascivi, da
lontano, parole evitate. Due stupidi adolescenti, ecco come sembravano agli
occhi di tutto l’ufficio.
Ma al termine della giornata l’incontro fu inevitabile: la festa
per il grosso contratto chiuso grazie a loro.
L’alcool a fiumi quella sera.
-
Ma dove diavolo è finita la mia borsetta – a mala pena riusciva
a reggersi in piedi, ma la forza per reggere la bottiglia di spumante l’aveva
ancora
-
Oh non pensavo fossi qui – fermo sulla porta Zoro con un
bicchiere in mano - ero alla ricerca del bagno. Dove cavolo è il bagno?
-
Abbiamo fatto sesso stanotte?
Come domanda era stupida, dato che si era risvegliata nuda con
il collega nel letto. Zoro infatti si strinse nelle spalle non sapendo cosa
dire.
-
Non ricordo molto ma non deve essere stato male – e detto questo
si scoprì il collo mostrando il segno di un morso
-
Oh – si avvicinò sfiorando il livido
-
Fidati Nami, non è stata colpa però, dell’alcool – mandò giù il
resto della sua bevanda e la baciò, asciugando con le dita quello versato fuori
dalle loro bocche
-
Siamo ancora una volta ubriachi – biascicò mantenendo gli occhi
chiusi
-
No tu sei ubriaca – la colpì in fronte con il bicchiere vuoto -
la mia era solo gazzosa e se non ricorderai, ti aiuterò io ancora – la spinse
sulla scrivania – e ancora – scaraventò le cose a terra – e ancora …
Angolo di Tsuki:
in cima o in
fondo alla storia, alla fine ho optato per il fondo della storia per la mia
intrusione.
Certo che la
comparsa qui dopo mesi e mesi di assenza non è il massimo ma la mancata
conciliazione della voglia di scrivere, delle idee e della mia incapacità di
concludere una storia, fanno passare troppo tempo. Ah sì certo poi c’è anche l’università.
A questo punto
non posso che ringraziarvi per la lettura e per essere arrivati fin qui ^^