Appuntamento del venerdì
Questa
storia partecipa al contest "A caccia di spaccio" indetto dal gruppo
Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione].
Ho deciso di scrivere una mini-long di tre capitoli, spero solo di
farcela per la scadenza prefissata.
Titolo: Appuntamento del venerdì
Team: Grattastinchi
Rating: Giallo-Arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley.
Prompt utilizzato nel capitolo: Vento
Appuntamento del venerdì
L'invidia è una
tristezza, una malinconia, è come una malattia del cuore.
Giuseppe Allemano
Se c'è una cosa certa al mondo è che alle persone
piace sentirsi sicure.
Quella sensazione di stabilità, di pace, è il
fine ultimo
di ognuno. Ci sentiamo unici, diversi, inimitabili forse ma abbiamo
tutti lo stesso scopo nella vita ed è quello di essere
felici.
La felicità non è qualcosa di facile da
perseguire ma
alcuni, pochi fortunati, riescono a raggiungerla e finalmente si
sentono in pace con loro stessi.
Le strade che conducono alla felicità sono diverse,
soggettive.
Alcuni la trovano nel denaro, altri nell'amore, nella famiglia, nel
lavoro.
Per qualcuno invece è necessario avere un programma, una
routine da seguire.
Le persone, in fondo, sono abitudinarie; compiere gli stessi gesti
tutti i giorni è sufficiente per sentirsi sereni, in un
porto
sicuro.
Harry James Potter era una di quelle persone, forse perché
da
ragazzo ne aveva passate di tutti i colori, più
semplicemente
per indole caratteriale o, come sostengono alcuni, per avere sempre il
controllo della situazione e non sentirsi di nuovo in
pericolo.
Da quando era diventato Auror, tutte le mattine si alzava alla stessa
ora, faceva una doccia, beveva una tazza di caffè e mangiava
due
uova con qualche fetta di bacon per poi andare al lavoro. Quando
tornava a casa, dopo essersi cambiato, leggeva con calma la Gazzetta
del Profeta, in particolare la pagina sul Quidditch, si cucinava
qualcosa e poi si prendeva due ore di svago per liberarsi della
tensione accumulata durante la giornata.
Il giorno che preferiva però, era sicuramente il
venerdì.
Non tanto per il pranzo a casa dei Weasley e nemmeno per i magnifici
pranzi che gli preparava Molly, quanto per il suo appuntamento con
Hermione.
Da quando si erano diplomati ed erano diventati Auror, tra il lavoro e
la relazione che lei aveva con Ron, non avevano molto tempo per stare
insieme.
Così tutti i venerdì, ormai da quattro anni,
andavano a
vedere un film al cinema nella Londra Babbana, passavano dal solito pub
per una birra, passeggiavano sul London Bridge e poi la riaccompagnava
a casa. Loro due da soli, senza Ron o altri a rovinare quel momento.
Harry non riusciva a ricordare da quanto tempo Ron rovinasse i momenti
che passavano insieme, ad un certo punto si era semplicemente reso
conto che preferiva stare da solo con lei.
Era da qualche tempo che, quando li vedeva insieme, si sentiva nervoso,
quasi come se vedere i suoi due migliori amici insieme lo ferisse.
Inconsciamente sapeva cosa stava succedendo, sapeva che nome dare a
quella bestia che gli ruggiva nel petto quando Hermione sorrideva per
Ron, gli era già capitato ma preferiva non analizzare la
cosa,
preferiva continuare a credere che niente fosse cambiato.
Perché in realtà niente era cambiato, da quattro
anni
avevano la loro serata, mai nulla era riuscito ad impedire
quell'appuntamento, nonostante saltuariamente si erano ritrovati a
guardare un film sul divano se uno di loro due stava poco bene o se
fuori, come era già capitato, la città era
coperta da uno
spesso strato di neve.
Durante l'ultimo venerdì che avevano passato insieme
però, qualcosa era andato storto, irrimediabilmente storto.
E Harry da quel giorno si era chiuso in casa, aveva evitato di aprire
le
lettere che lei gli aveva mandato per gufo, aveva troncato qualsiasi
rapporto in preda al panico.
Era stupido e infantile da parte sua, ormai era adulto, doveva
affrontare i problemi senza nascondersi ma l'imbarazzo e la rabbia
verso se stesso lo tenevano incollato alla poltrona, senza via di
scampo.
Si sentiva chiuso in un limbo, troppo debole per affrontare la
situazione e troppo forte
per abbandonare quella posizione. Quella casa adesso era il
suo Purgatorio: stava scontando lì la sua pena in
attesa di uscire da quella situazione di impasse.
Il misfatto era accaduto proprio durante il loro ultimo appuntamento,
stavano per arrivare al cinema, finalmente davano Casablanca e tutti e
due non lo vedevano da anni nonostante fosse uno dei loro film
preferiti.
-Non possiamo perdere l'inizio, corri Harry siamo in ritardo!- gli
aveva detto prendendolo per mano
Corsero davvero, in mezzo alla folla che passeggiava per le strade,
cercando di non perdersi tra la moltitudine di persone, quando ad un
tratto qualcuno che andava veloce almeno quanto loro non gli
arrivò addosso. Harry cadde per terra a gambe all'aria e lei
si
voltò subito per vedere se si era fatto male.
La ragazza che li aveva urtati intanto si stava prodigando in mille
scuse.
-Mi dispiace davvero, oh cielo sono proprio mortificata, è
sicura che il suo fidanzato stia bene?- aveva chiesto rivolta ad
Hermione; lei nemmeno si girò preoccupata com'era per
l'incidente.
Quando si rialzò, pronta per dirle che in realtà
Harry era il suo migliore amico la tizia era sparita.
-Come va, hai sbattuto la testa per caso?
-Sto bene Hermione, stai tranquilla. Abbiamo decisamente perso il primo
spettacolo però. Ci toccherà aspettare.- le disse
passandole un braccio sulle spalle.
-Non fa niente, vorrà dire che passeremo prima dal Tower
Bridge.- gli rispose sorridendo, intrecciando la mano con la sua.
Il ponte era poco frequentato a quell'ora, troppo presto per i turisti
e troppo tardi per i londinesi che evitavano anche di passare da
lì se
potevano.
Hermione aveva sempre avuto una spropositata passione per quel posto,
se ne stava lì, appoggiata con il mento sulle mani a fissare
il
Tamigi, chiacchierando del più e del meno con lo sguardo
perso
tra le luci della città.
-La ragazza che ti ha buttato a terra pensava che fossimo fidanzati.-
buttò lì come se niente fosse mentre si fissava
una mano.
Harry si girò a guardarla, così bella con il
vento nei capelli e la sciarpa intorno al collo.
-Magari diamo questa impressione.- rispose tranquillamente rimettendole
in ordine i capelli scomposti.
Hermione percepì il sangue affiorarle sulle guance e non
fece in tempo a nascondere il viso.
-C'è qualcosa che non va?- le chiese prendendole una mano
tra le sue.
Lei rimase qualche istante in silenzio, con gli occhi rivolti al cielo,
beandosi del calore che proveniva dalle mani di Harry.
-Ultimamente le cose con Ron non vanno molto bene.
Harry sentì una morsa stringergli lo stomaco solo sentendo
il
nome dell'amico. Non riusciva più a passare del tempo con
lui senza
discuterci.
Il motivo del litigio era spesso e volentieri Hermione, Ronald non
faceva altro che criticarla, lamentarsi perché non era mai a
casa, perché lavorava troppo, diceva che non si prendeva
cura di
lui.
Harry andava su tutte le furie ogni volta che si parlava di lei,
semplicemente non sopportava che qualcuno giudicasse il suo modo di
fare, di essere. Se Ron voleva una moglie che stesse in casa tutto il
giorno, a preparargli piatti prelibati e a fargli da mamma doveva
scegliere un'altra donna.
Aveva la migliore strega dei loro tempi tra le mani e se la lasciava
sfuggire in quel modo.
Un moto d'invidia lo invase senza che potesse fermarlo e prima che
riuscisse a rendersene conto si era già impadronito di lui.
No, si disse, non doveva sentirsi così, avrebbe dovuto
aiutare
l'amico a capire come stavano realmente le cose ed essere felice per
lui una volta che si fossero rimesse a posto.
Prese un respiro profondo e si voltò verso di lei.
-Vedrai che tornerà tutto come prima.- le disse nonostante
non ci credesse nemmeno lui.
-Sai, a volte penso che se avessi fatto delle scelte diverse adesso
sarebbe tutto più facile. La storia con Ron mi sfugge tra le
dita, è come il vento, lo percepisci ma non riesci ad
afferrarlo. Sai che c'è e che non riuscirai a prenderlo.
Una lacrima le scivolò dalle ciglia, trascinando fuori
un'immensa malinconia.
-Se avessi scelto una persona diversa, te ad esempio, a quest'ora forse
non starei qui a piangermi addosso.
Harry le asciugò il viso e la strinse forte al petto.
Hermione
meritava il meglio dalla vita, non un uomo che voleva cambiarla, non
Ron che la voleva diversa.
Si chinò sulle sue labbra senza pensarci due volte e, in
preda
all'istinto, la baciò per un interminabile secondo. Quando
si
rese conto di averla realmente baciata, di aver baciato non solo la
persona a cui teneva di più al mondo ma la ragazza del suo
migliore amico, si diede dell'idiota.
-Hermione, io...scusa, davvero.- sussurrò ancora poco lucido.
Lei non rispose, rimase lì a fissarlo, con le guance rosse
per il freddo e per l'imbarazzo.
-Harry, devo andare.
Corse via prima che potesse fermarla. Non riusciva davvero a capire
cosa diamine ci fosse di sbagliato in lui per poter combinare un tale
disastro.
Era sempre stato impulsivo nella sua vita ma ad un certo punto, un
minuto prima di agire era solito fermarsi un attimo e riflettere.
Si maledisse ancora e si sfiorò le labbra con un dito.
Aveva sbagliato forse, avrebbe dovuto cercare un momento più
adatto o magari avrebbe dovuto prima cercare di chiarire il casino che
aveva dentro in quel momento.
Harry Potter però di una cosa era certo: di quel bacio non
se ne pentiva affatto.
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