TRAMA
Ho
iniziato a leggere un libro sulla guerra del Vietnam di Oriana Fallaci e ho
avuto questa ispirazione: spero di essere riuscita a fare un bel lavoro e di non
aver deluso nessuno, ce l'ho messa tutta, questa storia la sento dal profondo :)
Buona lettura :)
Keep
followin' your daily routine.
Oggi
è davvero un gran giorno per cominciare a lottare.
Oggi
è uno di quei giorni in cui niente deve andare storto.
La
terapia continua ad andare bene, tu stai bene, Kate, continuo a ripetere a
me stessa, illudendomi, immaginandomi che non c'è niente che non vada in me,
quando so che dentro mi sento morire... che mi manca il fiato a volte... che
continuo a sentire gli spari, le urla delle persone, il sangue, l'ospedale, e
poi il vuoto.
Oggi
è uno di quei giorni in cui mi siederò dietro la mia scrivania, tirerò su i
capelli, e inizierò a prendere sul serio il primo caso che mi capita nelle
mani.
Cammino
per la strada, sentendo la gente che mi viene addosso, chi lo fa di proposito,
chi per caso.
Non
sento niente.
Non
provo niente.
Mi
manca il contatto umano, e quando sono tra le persone, mi sento come persa.
Sono
circondata da tanti newyorkesi che vanno a lavoro o a scuola frettolosi, ed io
mi sento vuota.
Arrivo
finalmente davanti al 12esimo distretto; mi guardo intorno sospettosa, sempre
all'erta, come se qualcosa potrebbe accadere da un momento all'altro. E'
stupido, lo so.
Durante
alcune nostre sedute, Roger, il mio psicanalista da qualche mese dopo la
sparatoria, lo chiama "sesto senso". Io allora ribatto "No, è
intuito femminile", e così iniziano una serie di battibecchi amichevoli
che spaziano tra la filosofia e l'ambientalismo; mi piace Roger, è un buon
amico.
Con
lui non sono mai in soggezione. Lui non mi costringe a guardarmi alle spalle,
anzi, mi dice di guardarmi dentro, nel mio cuore.
"Ma
io non riesco a guardarci dentro, dovrei fare una lastra!" dico io
ironicamente, "Kate, Kate, il cuore ha le sue prigioni che la ragione non
conosce", risponde Roger, sempre pronto a trovare una risposta ad ogni
cosa.
Guardo
quell'enorme costruzione davanti a me. Tengo la borsa più stretta, mordendomi
il labbro. Poi faccio un bel respiro e chiudo gli occhi.
Oggi
è uno di quei giorni in cui niente e nessuno potrà rovinare questa splendida
mattinata.
Poi
un'esplosione, come un cannone.
E
poi ancora, fuoco, fiamme, rumore di sirene.
La
gente intorno a me, scappa e si rifugia. Qualcuno grida, i bambini piangono, le
persone anziane pregano, gli uomini coi cellulari in mano, interrompono le loro
conversazioni per vedere il distretto in fiamme. Il fumo inizia a salire in
alto, raggiunge il cielo, quasi a mandare un segnale d'aiuto da lassù. Vedo il
distretto sgretolarsi davanti a me, con mattoni che volano a destra e sinistra.
Istintivamente, metto una mano davanti il viso per coprirmi.
In
una frazione di secondo, salto in aria, all'indietro, e cado a terra, sbattendo
la testa.
L'ultima
cosa che ricordo, seppur è in ricordo offuscato, è il volto di un uomo, che
sopra di me chiama flebilmente il mio nome.
"Kate,
Kate... non lasciami... resta con me..."
Castle.
Sì,
oggi è davvero un gran giorno per cominciare a lottare.
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