Caroline
stringe a sé ciò che rimane dell'orsacchiotto che suo
padre ha appena fatto a pezzi,in un altro attacco di rabbia.
Questa
volta scaturito da una semplice richiesta di leggere una favola.
Caroline
voleva solo ascoltare una favola.
-Cosi
la smetterai di rompere mentre lavoro.-
Caroline
si morde le labbra mentre il suo corpo è scosso da violenti
singhiozzi.
Si
trattiene dal dire che trattarla male non è lavorare,non vuole
fare la fine di Bubu,il suo orsetto.
Il
suo piccolo corpicino conserva già troppi lividi bluastri.
Ogni
volta che suo padre beve da quelle strane bottiglie,Caroline è
costretta a chiudersi in camera,diventare un tutt'uno con la coperta
del suo lettino e fingere di dormire.
Ma
i rumori strani del piano di sotto la tengono sveglia per ore
e quando il sonno finalmente arriva,Bill la costringe ad aiutarlo a
pulire,dopo che uno dei suoi aiutanti di lavoro se ne va.
Caroline
si domanda sempre se anche lei si ritroverà a lavorare di
notte a mettere a soqquadro le case altrui.
Spesso
si ritrova le manine ferite a causa delle bottiglie rotte.
Di
solito non piange a dirotto,ormai si è abituata.
Ma
Bubu era uno dei pochi ricordi di sua madre. Lei glielo aveva
regalato prima che morisse.
A
soli nove anni,Caroline ha una buona memoria. Ricorda perfettamente
la promessa di sua madre di portarla al parco giochi il giorno della
sua morte.
Ricorda
l'impazienza di quel momento e la delusione nel vedere suo padre al
posto di sua madre entrare dalla porta principale,in lacrime.
Quattro
anni sono passati e da quattro anni suo padre si è trasformato
in una specie di uomo nero.
Quattro
anni che gli chiede di raccontare una favola e si ritrova con
qualcosa di rotto. Non può interrompere il suo lavoro.
La
mamma non esitava a raccontarne una per farla addormentare.
-Per
favore,papà...-Dice Caroline con gli occhi lucidi,prendendo
tra le braccia l'orsetto.
In
realtà,non sa cosa sta chiedendo al padre.
Smetterla
di comprare quelle terribili bottiglie? Smetterla di invitare
sconosciuti in casa?
Smetterla
di picchiarla?
O
semplicemente che le racconti una semplice favola,come la mamma.
Ma
suo padre non la ascolta,non le dà il tempo di finire la
frase.
Caroline
si ritrova al buio nella sua stanza. Senza speranza,come suo padre.
Ed
i rumori strani
cominciano per l'ennesima notte.
Don't
you rembember i'm your baby girl?
How
could you push me out of your world?
Lied
to your flesh and your blood
Put
your hands on the ones that you swore to love
Don't
you remember i'm your baby girl?
Dieci
anni dopo una Caroline diciannovenne,in una macchina della quale non
ricorda il nome ma che fa andare in estasi il suo ragazzo,si ferma di
fronte alla casa ormai abitata solo da suo padre.
I
ricordi di quello che ha subito dentro di essa la fanno sussultare.
Avverte,però,la
mano di Tyler,il suo fidanzato dai tempi dal quarto anno di liceo e
amico odioso storico,a darle conforto.
-Non
sei costretta,Care.-Le dice,intuendo il suo stato d'animo.
Sia
lui che il resto dei loro amici è a conoscenza dei problemi
che Caroline ha avuto.
Problemi
che dalla fine del liceo lei credeva di aver cancellato dalla sua
vita.
Eppure,dopo
due anni senza notizie,è tornata.
Sente
di dover aiutare ancora suo padre.
-Devo
farlo. O potrei rimpiangerlo....non...non posso lasciarlo
andare,Tyler.-Ribatte,non riuscendo a trattenere un singhiozzo.
Si
sente avvolgere dalle braccia muscolose di lui e ricambia l'abbraccio
all'istante.
Tyler
è lo scoglio che avrebbe voluto in mezzo alla tempesta della
sua infanzia a cui aggrapparsi.
E
adesso che lo ha,non può usarlo.
Deve
farcela da sola.
-Chiamami
quando hai finito,ok?-
Caroline
annuisce con la testa poggiata sul suo petto.
Le
ci vogliono alcuni minuti per trovare la forza di scendere dall'auto.
Saluta
Tyler con un tenero bacio sulle labbra e si volta in direzione della
casa.
Lancia
un profondo respiro.
Se
non altro,adesso è in grado di leggere le favole da sola.
Ed
è giusto che per farlo tornare a sperare,debba essere lei a
raccontarle a suo padre.
Oh
father,please father.
I'd
love to live you alone but i can't let you go.
Oh
father,please father.
Oh
father,please father!
Put
the bottle down for the love of a daughter.
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