The return...

di Meme06
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I paesani erano riuniti lì intorno da più di due ore a seguire quella lagna che Padre Henry stava facendo. Erano tutti riuniti intorno ad una tomba. La tomba dell'uomo che lei stessa aveva ucciso, il signor Hotori. Dopo che avevano ritrovato i corpi li avevano portati nella chiesa della cittadina, dove il prete li aveva benedetti e purificati e poi li aveva preparati al funerale mettendoli nelle rispettive casse da morto. Essendo solo un domestico che nessuno conosceva al villaggio, visto che i suoi genitori erano venuti a mancare, ad Eiji non avevano fatto il funerale. Però il signor Hotori era sempre stato un uomo ricco e di grande fama al villaggio, tutti lo conoscevano e chi no ne aveva almeno sentito parlare in giro.

- Cari fratelli, siamo qui riuniti oggi per celebrare il funerale del nostro amato defunto Hotori Akio. - iniziò a dire il prete. - Tutti noi sappiamo bene quanto quest'uomo era buono e gentile, come sappiamo che cosa abbia dovuto patire. La morte di sua moglie, seguita anni dopo da quella di suo figlio. Nonostante tutto… - prese fiato. - Se questa è stata la volontà di Nostro Signore allora sia fatta la sua volontà, poiché noi umili cittadini non possiamo far altro che pregare perché quest'anima sia accettata nel regno dei cieli. Amen.

- Amen. - dissero in coro i presenti al funerale. Chi piangeva, chi invece se ne stava con il viso chino, chi addirittura singhiozzava e crollava in ginocchio. Tutte scenette che si susseguivano, quasi volessero far vedere davvero che tenevano a quel mortale patetico che l'unica cosa buona che aveva fatto era stata morire per mano sua.

La ragazza dai capelli rosa aveva assistito a tutta la messa standosene appollaiata su un albero, nascosta dai rami degli alberi. Non aveva avuto niente da fare quella mattina e dopo che aveva sentito un vociferare di persone che si dirigevano al cimitero aveva deciso di seguirle. Certo, non che le importava l'entrata nel regno dei cieli di quel bastardo che aveva causato la morte di Ikuto. Ikuto… il sangue le scendeva dagli occhi se solo ci pensava. Se solo diceva il suo nome nella mente.

Ogni giorno che passava era sempre più dura vivere. A volte pensava che avrebbe voluto anche lei morire. Ma era una creatura della notte ormai, la sua anima era dannata e quindi morire non avrebbe significato raggiungerlo. L'anima di un vampiro che viene ucciso a causa di qualcuno o che si sacrifica per salvare qualcuno, come aveva fatto lui con lei, viene in un certo senso purificata, ma se lei si fosse uccisa non avrebbe ottenuto lo stesso risultato, la sua anima si sarebbe disintegrata. Quante volte aveva desiderato di morire, di essere uccisa. Ogni volta che incontrava qualcuno quando andava in giro per cacciare. Ogni volta che andava a caccia per sfamarsi desiderava ardentemente che qualcuno si difendesse dal suo attacco e che la uccidesse. Ma avevano tutti troppa paura per potersi difendere e contrattaccare. Si paralizzavano e i loro occhi esprimevano solo due cose, terrore all'inizio e rassegnazione alla fine. La rassegnazione di chi sa che sta per morire, di chi sa che ora la sua vita non ha più alcun fine. Che i suoi sogni ormai si sono infranti e le loro speranze non avranno più motivo di esistere. E poi alla fine c'è solo un corpo morto.

La cassa fu sotterrata e i paesani con il prete se ne andarono lasciando la tomba ricoperta di terra fresca e uscendo dal piccolo cimitero.

Amu scese dall'albero e dopo aver dato un ultimo sguardo alla tomba di Hotori uscì anche lei dal cimitero ed entrò nel bosco attraversandolo tutto fino ad arrivare in un posto fin troppo conosciuto per lei. Ogni volta che lo vedeva le faceva male e allo stesso tempo le dava gioia. Almeno qualcosa che poteva tenere per se e che racchiudeva bei ricordi era rimasto. Forse era per questo che continuava ad uccidere in quel villaggio, perché le riportava alla mente le immagini delle sue azioni sadiche che ai suoi occhi, anche quando era umana, erano splendide. E quell'idiota era andato a morire e l'aveva lasciata sola.

Entrò nella dimora nera, quella che solo un'umana aveva attraversato. Solo a lei aveva dato questo privilegio, a nessun altro e se doveva essere sincera questa cosa le piaceva. Non solo perché la faceva sentire unica, ma perché almeno poteva restare da sola, nessuno doveva intromettersi in quel momento nella sua vita. Se così si poteva chiamare. Nessuno, a meno che non avesse il modo per riportare nel suo cuore quell'ombra che tanto le mancava.





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