Cerchio di morte

di Malvagiuo
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1
 
È una notte fredda. Sento ogni singolo respiro penetrarmi in bocca e farsi strada nel mio corpo come una lama di ghiaccio. Espiro. Osservo lo sbuffo biancastro fuggire dalle mie labbra, sollevarsi in volute e unirsi alla brezza della notte.
C’è la casa davanti a me. È buia. Il cancello è chiuso, ma è come se non esistesse. Un ostacolo che anche un bambino potrebbe aggirare. Io sono la volontà di Dio. La Sua mano mi guida nell’oscurità di questa notte, mi sprona a fare ciò che devo. Con Lui al mio fianco, non posso esitare.
Non è il buio a coprirmi, non sono i passi cauti a celarmi da sguardi indiscreti. Sento il caldo manto della Sua volontà coprirmi e proteggermi da qualunque insidia. Non fallirò.
Introduco il chiavistello e, dopo qualche tentativo, la porta sul retro si apre con qualche rumore di troppo. Ma nessuno si accorge di nulla. Io sono protetto. Egli mi guida. Non ho bisogno di luce per vedere la strada di fronte a me. Il luogo in cui mi trovo è un pianerottolo arredato con sobrietà, da quel che posso distinguere esaminando le sagome dei mobili. Intravedo in lontananza le scale che portano al piano di sopra. Niente parquet sotto i miei piedi. Solo una serie di morbidi, puliti e pelosi tappeti che celano ogni mio passo. È la volontà di Dio.
Una rapida salita e intuisco quale sia la camera da letto. Lui è lì dentro. Assieme ai suoi peccati. Non ho bisogno di controllare, non mi serve esaminare le altre stanze per esserne sicuro. Io lo so che è qui. La mia mano stringe il pomello e lo gira con delicatezza, e la porta è aperta. L’oscurità più totale cela la tana del peccatore, e non parlo della notte.
Sbottono dall’alto l’impermeabile e infilo la mano in una delle tasche interne. Estraggo lo strumento col quale Dio mi ha incaricato di compiere questo atto gravoso, ma necessario. È lucido e sembra smanioso quanto me di portare a termine la missione che ci è stata affidata. Meno di cinque passi mi separano dal letto e dalla figura dormiente su di esso. Li percorro in pochi secondi, ma l’impercettibile suono felpato di ognuno di essi mi rimane impresso nella mente e riecheggerà per ore, dopo che me ne sarò andato.
Il peccatore sussulta. Un movimento rapido e brusco, che cessa nel tempo di un battito di ciglia. È evidente che sogna. Russa sommessamente, ignaro che questi sono i suoi ultimi momenti sulla fertile terra del Signore.
Il mio pugno lo sovrasta. La punta della lama mira ai suoi occhi. Quegli occhi hanno dato inizio a tutto. È giusto che siano i primi a espiare. Devo badare a non colpire troppo in profondità. Molti altri colpi devono far seguito al primo, ed egli non può espiare se non è vivo per soffrire.
È crudele. È vendetta. È male.
Ma è il volere di Dio. 




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