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Umi
ni kaeru – Return
to the Sea
La canzone riportata nel
capitolo è "Return to
the Sea", cantata da Kana Ueda. Non fatevi ingannare dalla serie, è una canzone magnifica!
Il
tipico inizio di un manga
Quello era il tipico inizio di un innumerevole numero di manga: la
protagonista deve trascorrere un certo periodo di tempo in un luogo
sconosciuto, lontano da casa e popolato da estranei, che nove volte su
dieci si rivelava magico. O dove perlomeno tutti i ragazzi del posto si
innamoravano di lei, ma Chibiusa pensava di essere ancora un po'
piccola per certe cose.
Sbirciò la valigia di sua madre: quanti manga aveva nascosto
in
mezzo ai vestiti, accuratamente scelti dalla sua riserva personale e
segreta, ma che Chibiusa aveva scoperto ancora all'ultimo anno d'asilo?
Aveva atteso pazientemente di andare a scuola e imparare a leggere,
prima di iniziare a divorarli uno dopo l'altro- in gran segreto,
s'intende. Era stata particolarmente attenta a quelli contrassegnati
dalla possessiva firma "Rei": sapeva che era un'amica della madre, a
cui la signora Chiba non disdegnava mai di chiedere in prestito i
manga, per poi dimenticarsi puntualmente di restituirli. Poteva
accadere in qualsiasi momento che Rei pretendesse- giustamente- di
riaverli indietro, per cui era meglio non sciuparli troppo.
Comunque alla fine della prima elementare Chibiusa era diventata
velocissima a leggere, e conosceva già un mucchio di
caratteri
sconosciuti ai suoi compagni.
- Ma davvero questa Makoto è bravissima a preparare dolci? -
chiede d'un tratto Chibiusa, ricordandosi a casa di chi avrebbe dovuto
vivere per il mese successivo.
- Garantisco io – confermò sua madre, con un
sorriso che
andava da un orecchio all'altro al ricordo delle magnifiche torte
dell'amica – Quando arriveremo a riprenderti probabilmente
rotolerai, invece di camminare!
Forse Usagi stava proiettando sulla figlia quello che sarebbe successo
a lei,
in un frangente simile, ma Chibiusa non replicò. In un posto
del
genere sarebbe stata così impegnata, che non avrebbe nemmeno
avuto il tempo di ingrassare.
Appiccicò di nuovo il viso al finestrino, osservando la baia
che
si stendeva sotto di lei, oltre quella curva che la loro auto stava
percorrendo. L'acqua tranquilla brillava sotto la luce del sole, come
un enorme specchio.
Mentre percorrevano lentamente un piccolo tratto in discesa, qualcosa
attirò la sua attenzione. Qualcosa che si confondeva col
colore
delle onde, pur distinguendosi leggermente, e poi un viso umano che a
tratti emergeva dall'acqua. Chibiusa trattenne il respiro. Era
diventata davvero come la protagonista di un manga? Quella era davvero una sire...?
Ad un tratto suo padre svoltò a destra, entrando finalmente
nel
paese, e la piccola insenatura fra gli scogli scomparve dalla vista di
Chibiusa.
Otogibanashi saigo no peeji wa
Kakikaerarete higeki ni
kawari
Tatta hitotsu shinjiteta
hito no kokoro sae mo miushinau
Ai mo yume mo maru de
suna no oshiro mitai na no
Hakanaku kowarete yuku
no yo sore wo nozomanakutatte
[L'ultima pagina della
favola
è stata
riscritta e cambiata in tragedia
ho perduto persino il
cuore dell'unica persona in cui credevo
Anche l'amore, anche i
sogni sono proprio come un castello di sabbia:
fragili, crollano e
scompaiono anche se non lo vuoi]
- Ah, ma non sapevo che fossi tornata a vivere qui! Pensavo che Makoto
avesse un posto in più e...
- Non preoccuparti, Usagi – intervenne Makoto – Non
c'è alcun problema. Chibiusa può rimanere qui
quanto
volete, di posto ce n'è in abbondanza.
- Sì, mi farà bene avere una bambina per casa.
Sono
così depressa... - una Minako profondamente abbattuta si
lasciò cadere sul divano, in una posa languida che ricordava
le
attrici del cinema anni Trenta.
Usagi si sporse verso Makoto, sussurrandole all'orecchio:
- Ma... che è successo? Non andava tutto a gonfie vele con
quel ragazzo? Erano andati a convivere, no?
- Veramente non lo so bene neanch'io – rispose l'amica, in un
sussurro altrettanto controllato – È tornata da
una
settimana, e non fa altro che ingozzarsi di dolci e guardare film in
bianco e nero. Non so ancora niente di...
- Ehi, voi due! La smettete di spettegolare su di me? - Minako, col
dorso della mano appoggiato sulla fronte in una posa vagamente
teatrale, non si era ancora alzata dal divano – Che razza di
amiche siete?
- Scusa, ma...
- Comunque, mia cara Chibiusa – Minako si voltò
verso di
lei, i grandi occhi azzurri che scintillavano – Ricorda che
gli
uomini sono degli esseri viscidi e infingardi, e l'unica cosa che
vogliono è portarti a l...
- Minako!
- Le stavo solo dicendo di non fidarsi di nessun esemplare di genere
maschile! - un flessuoso gatto bianco le saltò in grembo,
iniziando a fare le fusa – A parte i gatti, è
ovvio.
Dimmi, ti piacciono?
Quest'ultima domanda venne rivolta a Chibiusa, che annuì
vigorosamente.
- Sì, moltissimo! Anche noi a casa abbiamo una gatta.
- Ah, sì? E dove l'avete lasciata?
- Ce la terrà Rei per tutto il tempo che staremo via.
Avevamo
pensato di portarla qui, ma ci è sembrato un viaggio troppo
lungo e non volevamo sballottarla così tanto.
- Peccato, ad Artemis avrebbe fatto piacere conoscerla –
Minako
ammiccò a Chibiusa, indicandole il gatto come a spiegare che
quello era il suo nome – E si sarebbe di certo comportato
bene,
anche se è un maschio felino, perché altrimenti
ci avrei
pensato io a castrarlo.
- Castrarlo? - quella era una parola che Chibiusa non aveva mai sentito
– Che significa?
- Impedirgli di riprodursi, cara – rispose Minako, alzando la
coda del gatto e mostrando il significativo didietro, malgrado i
tentativi di resistenza di Artemis. Chibiusa fece una smorfia.
Makoto si sporse verso Usagi, sussurrandole in un orecchio:
- Sta' tranquilla, vigilerò io sulla sua innocenza. Minako
è più fuori del solito perché
è stata
lasciata, ma...
- Chi
è stata lasciata?
Per tua informazione, l'ho mollato io! - strillò
l'interessata,
strizzando senza pietà la coda del suo povero gatto
– Quel
viscido, maledetto... Chibiusa! Per i prossimi vent'anni, fidati solo
del tuo papà!
Il tono perentorio di Minako indusse la bambina ad annuire prontamente,
chiedendosi come avrebbe fatto a sopravvivere un mese con quella pazza.
Sperava che Makoto l'avrebbe protetta, le sembrava molto più
equilibrata.
La mano di sua madre su una spalla le fece capire che era arrivato il
momento dei saluti.
- Chibiusa, sono convinta che qui ti divertirai. Ma non preoccuparti,
ti chiameremo tutti i giorni – le disse Usagi, abbracciandola.
- Ma no, una volta ogni due giorni è sufficiente –
rispose
ragionevolmente Chibiusa, ritenendosi ormai abbastanza grande per
sopravvivere un mese senza i suoi genitori.
In effetti, per quanto gli Stati Uniti potessero essere interessanti,
un mese di conferenze, convegni e ricevimenti di ambasciata non erano
quanto di più adatto per una bambina.
- Mi raccomando, allora, fai la brava – le disse suo padre,
abbracciandola a sua volta – E vedrai che bel regalo ti
porteremo.
- Ci conto! - rispose lei, cominciando però a sentirsi
già un po' triste.
- Salutatemi gli U.S.A.!
- canticchiò Minako, mentre sia lei che Makoto si
congedavano da Usagi e Mamoru – E portate qualcosa anche a
noi! Bye-bye!
Quando la macchina dei suoi genitori fu scomparsa dalla strada, diretta
all'aeroporto che avrebbe portato i coniugi Chiba oltreoceano, Chibiusa
entrò in casa assieme alle due amiche della madre.
Makoto le offrì subito una fetta di torta, che lei
accettò volentieri; Minako le propose un po' di karaoke nel
soggiorno e Artemis le saltò in grembo per farsi accarezzare
da
mani più delicate, dopo la strizzata che aveva preso.
All'improvviso, il barlume di tristezza che Chibiusa aveva iniziato a
provare venne lavato via con un colpo di spugna. Situazione da manga o
no, sentì che per il mese successivo si sarebbe trovata
davvero
bene.
Inizio di una long che
non so quanto sarà long, ma l'idea in testa c'è,
vediamo come si svilupperà.
La canzone è
tratta dall'anime
"Mermaid Melody" che, per quanto pessimo, ha il pregio di aver sfornato
una canzone simile, a cui vi prego di dare una possibilità.
È splendida, veramente. Ne troverete una strofa in
ogni capitolo, e presto capirete perché fa da filo
conduttore
alla vicenda.
Questo primo capitolo
è solo
introduttivo, ma spero che vi sia piaciuto. Se voleste farmi sapere
cosa ne pensate, a me fa sempre piacere. ^^
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