Titolo:
Teenage Angst
Summary:
«Non morire mai.»
Pairing:
Teen!Sherlock/Teen!John (AU)
Words:
1587
Rating:
Arancione
Desclaimers:
Notes:
Io non volevo fare una cosa angst... Mannacc!! >_<
Ma
… cioè... Anni 90, Sherlock & John! Capitemi! XD
Teenage
Angst
“Since
I was born I started to decay.
Now
nothing ever – ever
- goes my way.”
(Placebo)
Il liceo era pieno di
idioti. E per questo non vedeva l'ora di uscirne.
Era quello che Sherlock
gli ripeteva tutti i giorni da quando lo conosceva. Spesso si
chiedeva perché se la facesse ancora con lui. Quando esprimeva
i suoi dubbi ad alta voce, lui semplicemente sorrideva e il più
delle volte taceva.
«Non sei così
idiota.» rispondeva ogni tanto
A volte, John si
stupiva. Era vero che era un anno avanti a Sherlock, eppure si
domandava come mai l'amico, col cervello che si ritrovava, non fosse
già plurilaureato a Cambridge e non facesse già qualche
lavoro super segreto, o roba simile.
Andava in giro per i
corridoi con aria da padrone, roba che gli mancava solo il mantello,
e sarebbe stato un perfetto Superman. Un Superman un po' irritabile,
molto irritante.
A volte, gli sembrava
insuperabile. Imbattibile.
Il suo migliore amico.
«Mycroft come
sta?»
«Cosa?»
«Non aveva un
colloquio per un lavoro importante?»
«Ah, sì!
Non saprei, glielo chiederò oggi, mi sa.»
«Holmes!»
I due si voltarono, e
videro il loro professore di Scienze guardarlo con aria apprensiva.
«Sì,
signore?»
«Ti vuole vedere
il Preside.» disse
«Stavolta non ho
fatto niente, sa.» si mise subito sulla difensiva lui, facendo
nascere un sorriso sghembo sul volto di John.
«Fai poco lo
spiritoso, Holmes. Se trovo un altro paio d'occhi nel freezer della
mensa, proporrò la sospensione!» sbottò e se ne
andò.
«Se trovo un
altro paio d'occhi nel freezer della mensa, proporrò la
sospensione!» gli fece il verso Sherlock «Solo perché
è invidioso perché io sono un centinaio di volte più
intelligente, e frustrato perché lo correggo almeno un
paio di volte a lezione, non vuol dire che tutti i disastri di questa
scuola sono opera mia!»
«Sì, ma
gli occhi nel freezer li hai messi tu.»
«Era un
esperimento!» ribatté piccato, come se il resto
del mondo non comprendesse il suo genio, e forse era così. «Ci
vediamo dopo!» aggiunse allontanandosi nel corridoio.
John aspettò
Sherlock fuori il portone della scuola. Aspettò fino a quando
non fossero usciti tutti, e ancora dopo. Era proprio mentre stava per
andarsene che Sherlock arrivò.
«Si può
sapere dov'eri?» chiese
«Dal Preside.»
disse lui atono
«L'hai fatta
proprio grossa eh?» scherzò
Sherlock alzò
per un attimo il viso e John poté vederlo in faccia. Lo
sguardo era fisso, incredulo, quasi stupito. Non l'aveva mai visto
così. E il suo amico non era un tipo che si sconvolgeva
facilmente.
«Ma che è
successo?» domandò preoccupato
«Mio padre è
morto.»
John lo guardò,
senza sapere cosa fare o dire. In queste cose non si sa mai
cosa fare o dire. Ed era frustrante.
Sherlock non lo
guardava.
John voleva solo
abbracciarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene, eppure aveva
paura anche di toccarlo, sfiorarlo e perfino guardarlo. Si
vantava di conoscerlo bene, eppure adesso non riusciva a capire quale
fosse la mossa giusta da fare.
Realizzò che in
fondo non c'è mai una mossa giusta da fare quando muore tuo
padre, così gli prese semplicemente la spalla.
«Mi dispiace. Mi
dispiace, Sherlock... Io...» balbettò «Ma com'è
successo?»
«Si è
sparato nel suo studio, se è questo che intendevi. Un modo
davvero squallido di suicidarsi... Col silenziatore, poi!» Era
freddo, atono. Quasi disgustato. «Così... infantile...»
«Sherlock...»
«L'ha trovato mia
madre stamattina. Davvero poco elegante da parte sua, farsi trovare
in quel modo...»
«Sherlock.»
«Adesso devo
andare. Mycroft mi aspetta con la macchina all'angolo della strada.
Ti darei un passaggio a casa, ma dobbiamo andare a organizzare il
funerale per domani.»
Prima che John potesse
fare o dire qualcosa, se ne andò a grandi passi, più
veloci del solito.
Ebbe l'impressione di
vedere un mantello rosso che cadeva.
Se John aveva pensato
che vederlo in quello stato uscito da scuola e non poter fare niente
fosse frustrante, non conosceva parole per descrivere la sensazione
che provò il giorno dopo. Quello che vedeva non era un
supereroe super intelligente, super forte, irritante e irritabile.
Era solo un
diciassettenne che aveva appena perso suo padre.
Vestito di nero, con il
cappotto lungo e la sciarpa, sembrava infinitamente più
piccolo del suo metro e ottanta.
John e la sua famiglia
rimasero in disparte, e solo verso la fine Sherlock si voltò e
lo scorse. Senza parlare, si allontanò da suo fratello e sua
madre puntando dritto verso di lui.
Anche John si avvicinò
a lui di qualche passo e l'amico lo raggiunse in poche falcate.
«Sei qui...»
mormorò
«Dove volevi che
fossi?»
Sherlock sospirò.
Abbassò la testa e poggiò la fronte contro la sua. John
sapeva che era un gesto troppo vero, troppo intimo, da fare davanti a
tutte quelle persone. Ma a Sherlock non era mai fregato niente, e
quindi seguì il suo esempio, e anzi strinse con la mano la
nuca del suo amico.
«Portami via da
qui.» sussurrò lui
«Vuoi che rimanga
da te?»
«No. Non ci
voglio tornare in quella casa!»
John sospirò.
Guardò i suoi occhi chiusi e ne percepì tutta la
disperazione.
«Ok.
Andiamocene.»
Sherlock lo guardò,
quasi stupito.
«Ti porto via.»
ribadì, prendendogli le mani. «Ti porto via di qui.»
Si staccò da lui
e camminò sicuro verso l'uscita, con Sherlock che lo seguiva.
Sherlock che lo fissava come se fosse la cosa migliore del mondo.
Sherlock che gli teneva la mano, e lui che gliela stringeva.
John lo portò a
casa sua, nella sua stanza. Chiuse la porta e per una volta Harry non
fece battute. John gliene fu silenziosamente grato.
Sherlock era seduto sul
suo letto e fissava il vuoto. Non voleva costringerlo a parlare, se
non voleva. Si sedette accanto a lui. «Come stai?» gli
chiese inevitabilmente.
Era una domanda
stupida. Come doveva stare un adolescente – che, per inciso,
aveva già dei seri problemi da solo - che aveva appena perso
suo padre nel peggiore dei modi?
«Come uno che non
sa vivere in un mondo dove il padre è morto stecchito.»
disse
«Sì,
questo non cambierà mai.» annuì John comprensivo
(1)
«Vuoi stare qui a
non fare niente?» aggiunse
Sherlock annuì.
«Sì, grazie.»
John si stese sul
letto. Sherlock si sistemò con la testa sulla sua pancia e il
resto del corpo tra le sue gambe.
«Lo sai che è
una posizione decisamente equivoca, vero?»
«Sì, ma
non mi interessa.» disse «E non interessa neanche a te.»
John alzò le
spalle, mettendogli automaticamente la mano nei capelli.
«John, cosa fanno
i padri coi loro figli, di norma?» chiese all'improvviso
Lui ne fu inizialmente
spiazzato, non sapendo bene cosa rispondere. «Li ascoltano, li
guidano... Li educano...» elencò infine
«No, questo lo
so!» lo interruppe «E' la stessa cosa che fanno le madri.
Intendo, materialmente cosa fanno un padre e un figlio?»
«Non lo so...
Giocano insieme a qualche sport, direi.»
«Tu hai mai
giocato insieme a tuo padre a qualche sport?»
«No, ma mio padre
se n'è andato quando io e Harry eravamo piccoli.»
«Oh. Già.
Beh, io col mio non ci ho mai giocato. A niente. Non era quello che
si potrebbe definire un padre affettuoso, ma... era lì.
Fisso. E adesso è sparito. Non è più lì.»
Sherlock chiuse gli
occhi.
«Mio padre è
morto.» mormorò, forse più a se stesso
«Sì, è
morto.»
Strinse leggermente il
maglione di John, lasciando che i brividi provocati dalle sue dita
tra i capelli lo rilassassero.
Sherlock aprì
gli occhi. Era più buio intorno a lui e si chiese quanto aveva
potuto dormire. Alzò la testa verso John e lo trovò
sveglio, che lo guardava e gli sorrideva. Per quanto potesse
sorridere in quel frangente.
«Non me lo sono
sognato, vero?» disse
«No.»
Sospirò. «Quanto
ho dormito?»
«Un po'.»
«Che ora è?»
John guardò la
sveglia sul suo comodino. «L'una e un quarto del mattino.»
«Tu hai dormito?»
«No.»
«Perché?»
«Perché
avevo paura che ti svegliassi e ti sentissi solo.»
Sherlock lo scrutò
senza dire niente, ma, se lo conosceva abbastanza, John riuscì
a leggere un barlume di gratitudine nei suoi occhi. O comunque
qualcosa di molto simile.
«Hai fame?»
chiese
Sherlock scosse la
testa. «E tu?»
«Nemmeno io.»
«Ma non hai
mangiato niente.»
«Nemmeno tu.»
«Io mangio sempre
poco. Tu, invece, a scuola hai sempre qualche schifezza a portata di
mano.»
John sogghignò.
Aveva un debole per le schifezze, e allora?
«Ho dormito
davvero così tanto?»
«Sembri
sorpreso.»
«Dormo
pochissimo, di solito. E ieri notte non ho dormito affatto.»
John non chiese perché.
«Forse eri solo stanco. E ti sei preso una pausa.»
Sherlock annuì
piano, osservandolo. A volte sembrava che volesse fottergli l'anima
per poterla analizzare sotto un microscopio.
Sfregò il viso
contro il suo maglione, respirando pesantemente. John riusciva a
sentire il fiato caldo filtrare attraverso la trama del maglione. Non
aveva smesso di tenere una mano tra i suoi capelli, e si premette la
testa del suo migliore amico più addosso.
D'un tratto Sherlock
alzò lo sguardo, come se si fosse ricordato di qualcosa.
Arrivò alla sua stessa altezza. Premette la sua fronte contro
quella di John, più forte di come aveva fatto prima. E lui in
risposta gli strinse la nuca di nuovo.
«Tu non ti
azzardare a morire.» sussurrò Sherlock
Lui spostò un
po' la testa, solo un po', per guardarlo meglio.
«Come?»
«Non morire mai.»
Qualunque altra persona
al mondo l'avrebbe impostata come una richiesta disperata, ma lui
l'aveva ordinato e basta. John lo fissò negli occhi per
qualche secondo e poi annuì. «Farò del mio
meglio.»
Anche Sherlock annuì.
«Ok. Bene.»
Avrebbe fatto del suo
meglio, questo era certo. Se ci sarebbe stato lui, avrebbe potuto
dirsi vivo.
Notes, again:
Allora, siamo nel 1994.
Nella mia testa Sherlock ha 17 anni e John 19. Perché? Vi
chiederete voi. Così, a cazzo. Mi servivano queste età
e facendo due calcoli... vabbeh, niente.
E' da prima di White
Walls che la sto meditando ma mi ero bloccata e il Be Alternative
(scoperto troppo tardi) mi ha sbloccata!
La canzone è
Teenage Angst dei Placebo, e (1) è una citazione di
Cristina Yang in Grey's Anatomy. E' venuta una cosa super
triste e mi dispiace! XD Non è venuta bene come volevo. Alcune
parti potevano venire meglio secondo me, ma... vabbeh. Lasciamo ai
posteri l'ardua sentenza.
Il solito
ringraziamento a rosmy90. Lo sai, ormai! E a
ginnyx o Jolly Camaleonte che dir
si voglia che mi ha aperto le porte del Be Alternative!
(http://sherlockfest-it.livejournal.com/8791.html)
Baci.
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