Come back december

di Replay
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“Andrò a New York a lavorare o a studiare.
Dirò ai miei genitori che sto male qui a Roma.
Vedrai. Vedrai. Vedrai.”

I Cani

Ti facevo promesse e giuravo su qualsiasi cosa. Sui fiori, sui tetti rossi con le tegole, sulle macchine in coda sulla circonvallazione.
Ti facevo promesse e prendevo tempo per realizzare una qualsiasi scusa che non facesse acqua, ma di buchi ce n’erano sempre troppi e io mi sentivo una spugna che cercava di attutire i colpi che le davi.
Non credere che stia qui ad aspettarti; ancora per molto almeno, mi dicevi guardandomi con le braccia incrociate, e io lo sapevo che era tutto un gioco fatto per intimorire, ma che l’unica ad avere paura eri tu.
Fidati di me, ti dicevo. E sorridevo poggiandoti le mani sulle spalle, scendevo sulle braccia per slegarle dalle pose minacciose che assumevi.
-Lascia stare- mi allontanavi, ed eri quasi spaventata da te stessa per il gesto plateale. –lascia stare. Qualsiasi cosa tu abbia in mente, vedi di farla veloce.
Non l’avevi capito, quel “fidati”; non l’avevi inteso bene.
Giulia, fidati di me –avrei voluto urlarle, ma lasciai che risuonasse nel mio torace.
Ti mettevi il casco e facevi scivolare i capelli sulla schiena mentre scaldavi il motore del motorino.
Io mi arrampicavo sugli specchi per farti restare, ma tu lanciavi pietre per ferirmi e comunque non sono mai stato un bravo scalatore.
Te ne andavi, mentre io ti guardavo correre via come un’amazzone moderna, e non sapevo dirti nulla.
La prossima volta mi stendo sulla strada e le impedisco di partire, pensavo.
Tuttavia mi conoscevo troppo bene per potermi credere, perciò lasciavo perdere quel misero tentativo di mentire a me stesso e prendevo le chiavi.
Avrei potuto aprire il portone di casa tua e farmi trovare laggiù ad aspettarti, tu mi avresti sorriso e sarebbe stato facile.
Invece aprivo la macchina, e frizione, chiave, frizione, ecco che bilanciavo tutto tranne la nostra relazione, che chissà perché tendeva quasi sempre su di me.

 
 




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