Meeting on the
ice.
Non riesco a capire perché sono venuta in un
posto ridicolo come questo. Insomma, ma cosa avevo in mente?
E’ la prima volta, non so nemmeno come si fa!
Sono più di cinque minuti che mi reggo a questo muretto, ma
devo staccarmi. Ormai è una questione d’orgoglio.
Ok, non sarà poi così difficile! E’
come camminare, solo che indosso dei pattini e al posto del terreno
c’è una pista di ghiaccio, pronta a farmi
scivolare da un momento all’altro e spedirmi dritta dritta
all’ospedale. No, questi pensieri non mi aiutano.
Ma insomma, sono o non sono Heather? So fare qualunque cosa, non mi
farò certo spaventare da una cosa ridicola come il
pattinaggio su ghiaccio!
Sistemo il cappello di lana grigio che copre i miei folti capelli neri,
ormai ricresciuti dopo il reality, guardando con aria di sfida il
materiale scivoloso sotto i miei piedi.
-A noi due!-
sibilo sottovoce.
Allontano le mani da quello che era il mio sicuro punto
d’appoggio, provando a spostarmi di almeno qualche centimetro.
Non appena provo a muovere il piede destro mi sbilancio completamente
e, dopo una serie di movimenti decisamente poco eleganti per evitare di
cadere, mi aggrappo nuovamente al muretto che segna il perimetro della
pista. Sbuffo pesantemente, pensando che probabilmente
resterò qui per tutto il giorno.
-Serve una mano,
chica?
No, non può essere. Mi volto lentamente, dipingendomi sul
volto l’espressione più infastidita che riesco a
fare.
-Cosa ci fai
qui, Alejandro?- sputo il suo nome come fosse veleno.
-Stai calma mia
cara, è un posto pubblico.
Non lo sopporto! E il fatto che sembri stare perfettamente in
equilibrio sui pattini, lo rende ancora più odioso.
-Fammi passare
Latin lover, voglio andare via!
-Andiamo chica,
sappiamo tutti e due che non sei neanche capace di stare in piedi!
Sento la rabbia montare inevitabilmente. Insomma, come si permette?
-Non
è vero, e comunque credi di essere tanto più
bravo di me, Al?- scandisco esageratamente
l’abbreviativo del suo nome, ottenendo così una
visibile smorfia di disgusto sulla sua faccia e un’occhiata
ricolma d’odio.
Senza dire niente comincia a pattinare per tutta la pista facendosi
spazio tra le altre persone, esibendosi in qualche giravolta e
acrobazie varie.
Io, ancora aggrappata al mio amato muretto, rimango allibita.
E’ davvero bravo, si muove con una tale grazia… ma
cosa sto pensando? E’ solo un grosso pallone gonfiato!
Dopo essersi esibito nel suo patetico spettacolino e aver ricevuto
persino qualche applauso, torna da me con un sorriso vittorioso.
Si avvicina sempre di più e, guardandomi negli occhi, soffia
a poca distanza dal mio viso:
-Se vuoi
possiamo chiedere a tutta questa gente chi è il migliore fra
noi due, chica.
Non faccio troppo caso a quello che sta dicendo. Sono troppo impegnata
a perdermi nei suoi meravigliosi occhi verdi, a seguire le sue labbra
che scandiscono lentamente ogni parola.
No, non posso credere di averlo pensato davvero! Mi riscuoto da quel
momento di debolezza, tirandogli uno spintone abbastanza forte da
fargli perdere l’equilibrio e cascare sulla pista ghiacciata.
-Ahi! Si
può sapere che ti prende?
-Niente pensavo
solo che, visto che sei così bravo, non avresti avuto
problemi a restare in piedi. Ma evidentemente, non sei un
così grande atleta!
Con mia enorme sorpresa, noto che non si scompone affatto. Alzatosi,
comincia ad allontanarsi lentamente, con un sorrisetto che non mi piace
per niente.
-Va bene, ho
capito che la mia presenza non è gradita. Me ne vado.
Se ne va? Non ci posso credere, ha deciso di lasciarmi in pace!
Sicuramente non è nel suo stile un’uscita di
questo genere, ma non importa. L’importante è che
se ne vada!
-Finalmente! Non
sai quanto mi rendi felice!
-Certo, chica.
Peccato solo per una cosa.
-Che cosa?
-Beh, mi sarebbe
proprio piaciuto vedere come hai intenzione di uscire dalla pista di
pattinaggio!
Mi si gela il sangue nelle vene. Cazzo. Mi ero completamente
dimenticata di non sapermi muovere di un centimetro con questi affari
infernali ai piedi.
Intanto, lui sta pattinando verso l’uscita, più
che consapevole del mio problema.
So che mi odierò per il resto della vita per quello che sto
per fare.
-Ehm…
Alejandro?- lo chiamo, dopo aver raccolto tutto il mio coraggio.
Si volta, con un’espressione nettamente soddisfatta sul volto.
-Sì,
Heather?
-Non
è che… non è che mi daresti una mano?
Senza farselo ripetere due volte, torna indietro, guardandomi
compiaciuto.
-Certamente mia
cara, non ti lascerei mai in difficoltà. Ma prima voglio
sentirti dire quella frase.
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, non potrebbe semplicemente evitare?
-Va bene-
sibilo -Alejandro
Burromuerto, se più bravo di me nel pattinaggio.
Mi guarda inarcando le sopracciglia, divertito.
-Solo
“più bravo”?
-Infinitamente
più bravo- cedo io alla fine,
sull’orlo di una crisi isterica.
-Così
va molto meglio. E ora, vogliamo andare?- mi chiede,
porgendomi il braccio destro.
Io lo afferro e, piano piano, mi stacco dal muretto.
Ora è lui il mio punto d’appoggio, il mio punto
fisso.
E devo ammettere che non mi dispiace nemmeno più di tanto.
Avanziamo con cautela lungo la pista e, ad un tratto, mi sorge un dubbio
atroce.
-Alejandro?
-Sì?
-Guai a te se mi
fai cadere!
Lui non riesce a trattenere una piccola risata, stampandosi un
sorrisetto tanto divertito quanto enigmatico.
-Vedrò
cosa posso fare, chica.
Angolo
dell'autrice:
Salve! Ecco qui la mia prima AxH, tutta per voi!! *Tutti fanno un passo
indietro, sulla difensiva* Ehm... vabbè.
L'ispirazione mi è venuta proprio alla pista di pattinaggio,
dopo un paio di culate per terra. Che pretendete, era la prima volta!!
Riguardo la storia, ho un dubbio tremendo: l'IC dei personaggi (come al
solito D:).
Qundi mi farebbero molto piacere le vostre recensioni :)
Ok, termino qui questo insulso angolino.
Baci
Shoreline
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