Innanzitutto un ringraziamento a Shaka, che mi ha dato in passato alcune dritte.
Pronti partenza, via!
Sotto il tuo segno
Fa
freddo, l’acqua della doccia è praticamente gelata.
Di certo
non mi aspettavo questo dal liceo.
Non mi
aspettavo di scoprirmi omosessuale.
E ti
odio, per quello che mi fai, perché ogni tuo gesto,
ogni tuo sguardo mi fa diventare budino alla vaniglia.
Se solo
tu potessi capirmi…invece sento solo la paura
pervadermi i muscoli, la pelle, il respiro e il cuore.
Se
sapessi che tu mi accetteresti nella tua vita, forse io…
Sei
nell’altra doccia.
Il
secondo anno è iniziato da poco ed è un po’ malinconico.
Mancano
Mitsui e Akagi, se sapessi esprimere i miei sentimenti ti direi
che mi sento triste per la loro mancanza, ti direi che ti amo, amo il tuo
odore, muschiato, virile, sai di buono, sai di prepotenza.
Ci
separano solo delle piastrelle bianche e azzurre.
Ci passo
la mano sopra , chi poteva dirmi che mi sarei
innamorato di te?
Chi
poteva mettermi in guardia da questa sensazione?
A volte
mi chiedo se ero gay già da prima, solo che non lo
sapevo, o davvero mi ci hai fatto diventare tu.
Forse è
la seconda opzione.
Tu che ti
fondi al basket e mi rovini l’anima.
Attorciglio
distrattamente l’asciugamano ai miei fianchi.
Tu mi
segui poco dopo, accuratamente cerco di non guardarti, so bene che hai il vizio
di uscire nudo e gocciolante dalla doccia per infilarti nella mia libido.
Sei parte
di me Hanamichi! Te lo voglio sussurrare, gemere, gridare o dire semplicemente …che so..
magari all’uscita da un cinema, o passeggiando sulla spiaggia.
Quando
sono certo che almeno hai legato il batuffolo bianco al tuo fondoschiena, ti
guardo con la coda dell’occhio.
Sei
diverso da me, anche nel corpo.
Sei più possente e robusto, hai un corpo dove abbandonerei le mie sicurezze, dove
abbandonerei la mia maschera di ghiaccio, per diventare per un solo istante una
persona fragile, e sentirmi così, protetto.
Hai la
pelle abbronzata, che scalda solo a posare lo sguardo su di essa.
Hai le
mani immense per stringere il dolore.
Perché
io so bene quanto ti manchi tuo padre.
Ti manca
come a me manca mia madre.
Il 2
Maggio sono più introverso
del solito.
Ricordo
che alla fine dello scorso anno mi dicesti: “ Hey volpe! è morto il gatto? “
“ No, tre
anni fa, mia madre”.
Il mio
sguardo avrebbe intimorito chiunque.
Invece tu
hai guardato più a fondo e hai capito il mio dolore.
“13
Marzo, un anno fa, mio padre”.
Ne rimasi spiazzato, non pensavo…
La mia
voce titubante ti raggiunse i timpani.
“ E..e come fai a..sorridere? “
Tu sorridesti
ancora di più, il sole!
“ Non
voglio che mio padre si dispiaccia di vedermi triste”.
Adesso ho la visuale delle tue spalle, vorrei poggiarmi su di te
solo per un attimo.
Sono
stanco, stanco di essere quello perfetto.
Voglio
solo essere tuo.
“ Vestiti
Kaede, dai.. stai prendendo freddo”.
Sgrano
gli occhi, sento la pancia fare un tonfo, mi sento caldissimo, probabilmente
sono arrossito, mi hai chiamato per nome, con dolcezza, con premura.
La tua
voce bassa, quella seria e sensuale, per la quale farei follie.
Dimmi che
ci sei…per me.
Ti
preoccupi per me?
Starnutisco
come un idiota.
No! Non
parlare, non farmelo fare…
“ Hai
visto? Mettiti qualcosa addosso”.
Tu stai
finendo di vestirti, indossi i jeans, quelli che hai
detto a Mito di avere preso ad un prezzo stracciato, forse perché sono davvero
stracciati…
Manca la
t-shirt.
Quale hai portato oggi? Quella nera o quella bianca?
No! Non parlare di nuovo, penso, mentre sono già arrivato alle tue
spalle. Non farmelo fare.
“ MI
senti? Kaede?” dici piano, in un soffio, mentre ti giri, e io noto la sorpresa
nei tuoi occhi, sono sopraggiunto senza fare rumore.
Adesso
stai zitto, girati, e continueremo a vivere come sempre. Non farmelo fare.
Ma tu
sei testardo.
“ Tremi?
“
Si,
tremo.
Tremo
prima di allungare lentamente e leggermente il collo e di posare, caste, le mia labbra sulle
tue.