Potter, tutti hanno un papà di MagicaAlessiuccia (/viewuser.php?uid=10101)
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"Zia?"
"Potter, ti avevo detto di andare a dormire"
"Lo so, ma io-"
"Se sei venuto quì per chiedermi di non andare all'asilo domani, ti avverto che hai fatto della strada per niente"
"No.. Io volevo solo chiederti.. Perchè io non ho un papà?"
Petunia Dursley smise di pulire il lavandino e si voltò verso il nipote. Si era sempre domandata come poteva essere così intelligente alla tenera età di cinque anni, ma non si era mai data una risposta. Nemmeno suo figlio aveva una tale memoria, anche se quello che perdeva lui non era minimamente paragonabile a quello che aveva perso quel bambino disorientato davanti ai suoi occhi.
Sapeva che prima o poi quella domanda gli sarebbe arrivata, ma aveva immaginato che gliel'avrebbe posta quando era alle elementari, quando tutti i bambini intorno a lui venivano accomopagnati dai genitori, e non dagli zii.. E invece il momento di dire la verità era arrivato prima del previsto, e lei si sentì completamente incapace. L'unica cosa positiva era che Vernon fosse già andato a letto: sarebbe stato ancora più doloroso, per quel bambino dagli occhi verdi, ascoltare la verità in un modo non del tutto sensibile.
Petunia si sedette sulla prima sedia sotto mano, invitanto il nipote con un cenno di testa a fare lo stesso. Il piccolo bambino cercò di sedersi su una sedia al suo fianco e dopo qualche tentativo, riuscì a salirci. Appoggiò le piccole manine sporche di terra sul tavolino, aperte in segno di attesa.
"Potter, tutti hanno un papà. Anche tu ce l'hai"Cominciò Petunia, cercando di essere il più chiara possibile nonostante il nervosismo.
"E dov'è? E' lo zio Vernon?"Domandò Harry, corrugando la fronte.
"No, lui è il papà di tuo cugino"Rispose debolmente la donna. Si ricordò della lettera di un certo Albus Silente, che le aveva spiegato cosa era realmente successo e dove l'aveva pregata di trattare quel neonato davanti alla sua porta come suo figlio. Lei odiava quel bambino per un preciso motivo: non perchè fosse un bocca in più da sfamare, ma perchè le ricordava terribilmente sua sorella. Nonostante fosse gelosa ed invidiosa nei suoi confronti, non poteva negare di aver sofferto per la sua morte prematura.
"Se ce l'hanno tutti i bambini, il mio dov'è?"Chiese ancora Harry.
"Potter.. I-Il tuo papà.."
"Zia Petunia, stai bene?"Disse preoccupato il moro. La donna trattenne le lacrime per la sua solita gentilezza che la lasciava sempre senza parole. Nonostante tra loro ci fossero sempre litigi e battibecchi, Harry riusciva sempre a comportarsi dolcemente nei momenti più difficili. Sapeva che, una volta cresciuto, quel bambino avrebbe aperto gli occhi e la avrebbe odiata..
"Sì, sto bene. Stavo dicendo che il tuo papà non lo puoi vedere"
"E perchè?"
"P-Perchè lui.. James Potter è-"
"Si chiama così il mio papà?"Domandò il bambino, spalancando gli occhi e stirando ogni muscolo del viso in un'espressione sorpresa. E fu proprio per quella strana espressione che Petunia poté vedere la sua piccola cicatrice spuntare dai lunghi capelli. Aveva fatto di tutto per cercare di nasconderla ai suoi occhi, ma ogni tanto le capitava di intravederla e quando succedeva si chiudeva in un lungo silenzio.
"Sì, si chiamava così"Rispose poco dopo, passandosi una mano sulla gonna. "Potter, tuo padre-"
"E la mia mamma? Come si chiama?"
"Ecco.."Balbettò la donna. "Si chiamava Lilian Evans.. Oppure Lily.."Sentì il proprio cuore fare un grande giravolta al pensiero di sua sorella. Gli occhi le bruciarono, minacciati da una lunga cascata di lacrime amare, che però lei non fece uscire.
"Era anche mia sorella, oltre che tua madre"
"Anche io ho una mamma e un papà, allora!"Esclamò felice Harry, saltellando su una sedia. "E quando vengono quì?"
"Loro non possono venire, Potter"
"E perchè?"Domandò Harry, fermando la sua esultanza. La guardò con occhi delusi, ancora troppo piccoli per scoprire una realtà così devastante.
"Perchè hanno da fare. Devono guardarti dall'alto"
"Dall'alto?"Chiese incerto il bimbo, osservando il soffitto.
"Sono in paradiso. Non li puoi vedere perchè sono lassù"
"Con Dio?"
"E con gli angeli"Aggiunse Petunia, guardandolo insistentemente. All'improvviso Harry si voltò verso la zia e lei incontrò i suoi occhi verdi. Sembrava che volesse penetrarti col suo sguardo. E sembrava di guardare gli occhi di sua sorella. Staccò il contatto, controllando la sua voce.
"Però sono sicura che ti guardano ogni minuto e ti consigliano che cosa fare"
"Ma perchè sono lassù?"
"P-Perchè.. Quando avevi appena un anno.. Siete partiti per fare un viaggio, ma c'era tanto traffico e.. Avete fatto un incidente stradale. Per questo hai quella cicatrice sulla fronte"
"E loro dopo sono volati in paradiso?"Domandò ancora una volta Harry. Petunia notò che non aveva reagito come si aspettava. Sicuramente era troppo piccolo per rendersi pienamente conto di quella rivelazione, neppure veritiera. Ma come poteva dire ad un bambino di cinque anni: I tuoi genitori sono stati uccisi da un uomo cattivo e crudele. E tu sei l'unico che è sopravvissuto, cavandotela con una sola cicatrice??. No, non poteva. Avrebbe aspettato fino al giorno in cui, come quella sera, sarebbe arrivato in cucina e le avrebbe chiesto che cosa era realmente accaduto.
"Sì, ma ricordati che loro ti vedono sempre e ti aiutano quando sei in difficoltà. Non li puoi vedere, ma ci sono"
Petunia guardò il bambino rimanere in silenzio, ripensando alle sue parole, e seppe che non c'erano altre risposte da dare. Per il momento.
"E adesso vai a letto, forza"Continuò la donna, riprendendo il suo tono autoritario e cercando di cancellare ogni segno di lacrima dai suoi occhi. Si alzò in piedi, continuando a pulire il lavandino dandogli le spalle.
".. Tu volevi bene alla mia mamma?"Domandò a bruciapelo Harry, anche lui alzato dalla sedia.
La donna lasciò scivolare della lacrime dai suoi occhi, senza più riuscire a fermarle. Controllò la voce e, rimanendo di spalle, rispose:
".. Sì.. Certo.."
"Buonanotte, zia Petunia"Disse Harry, dolcemente come gli permetteva la sua età. Dopo che il rumore di passi si allontanò dalla cucina, Petunia smise di lavorare e cominciò silenziosamente a piangere.
"Spero solo che mi abbia perdonata"Sussurrò a se stessa, strusciandosi il naso goggiolante.
"Zia?"
La donna si passò velocemente le mani sugli occhi per cancellare ogni traccia di lacrime e si voltò verso il bambino, schiarendosi la voce:
"Sì?"Domandò, cercando di usare il tono più acido che poteva. Harry si era messo il pigiama con gli orsetti di Dudley, tre taglie più grande del suo piccolo ed esile corpo. I piedi erano nudi sul freddo pavimento e la sua espressione era felice e soddisfatta.
"Volevo dirti grazie"Rispose lui. Petunia sentì un brivido lungo la schiena e, ignorandolo, disse:
"Fila a letto"Il bambino gli regalò un altro sorriso prima di allontarsi silenziosamente dalla cucina, entrando nel sottoscala per dormire.
Dopo quella sera Petunia Dursley trattò Harry Potter come aveva sempre fatto: ignorandolo, punendolo per ogni minima sbandata, accusandolo per ogni guaio che succedeva, infliggendogli dure regole che doveva rispettare, trattandolo come un servo. Ed aspettando, presto, un'altra dolorosa chiaccherata in sua compagnia. E per quel giorno non ci sarebbero state carinerie e parole gentili. Solo rabbia e rancore per una famiglia che aveva accettato un bambino, ma che non lo aveva trattato come un figlio. |
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