C'era uno strano
silenzio.
Non
era normale.
E c'era buio.
Troppo buio.
Fumo, che s'innalzava lento.
Odore di bruciato.
L'aria era ferma.
Tratteneva il respiro.
In attesa.
Aspettava chi avrebbe visto.
Chi avrebbe saputo.
Il mago fece un passo.
Cric.
Una lieve
nuvola di polvere si sollevò dal punto in cui aveva posato
il piede.
Il fumo si diradò improvvisamente.
E allora vide.
Il Marchio Nero troneggiava sull'entrata della casa, contaminando con
la sua verde luminescenza quello che un tempo era stato un luogo pieno
di vita, d'amore.
Vuoto.
Ora era
completamente vuoto.
La nebbia grigia premeva sui lati dell'edificio, schiacciandolo al
suolo: l'enorme teschio marciva minaccioso sull'architrave della porta,
sputando dai denti il suo velenoso serpente.
Terrore.
La presenza di quel segno di morte era
la morte.
O forse qualcosa di peggio.
Qualcosa di molto peggio.
Tutto era nell'ombra.
Terrore.
Ogni elemento di quel macabro istante sembrava avere più
volti, più volti invisibili, più dita artigliate
e protese, più crudeli intenzioni, più sete di
morte.
Di più.
Ancora.
E ancora.
Il nauseante teschio dalle tibie incrociate bruciava la vista.
Ghiacciava il sangue nelle vene.
Il terrore si avvinghiava al cuore come un rovo a una maceria perduta.
E all'improvviso un urlo.
Un urlo inarticolato, gorgogliante, ma forte quanto bastava per far
tremare l'immobilità dell'aria fino a renderla ronzante,
vibrante di disperazione.
Un urlo disumano.
Si udì un forte rumore: scricchiolii, spostamenti di
oggetti, e infine un cigolio: la porta, prima socchiusa, si apriva
lentamente.
Lentamente.
L'oscurità sulla soglia era completa.
Fino a che una figura non apparve sul primo gradino del portico.
Le mani tremanti, il viso in ombra.
Un paio di occhiali tra le dita sanguinanti.
Fece un altro passo.
-Dio mio- disse il mago a pochi metri dalla casa, -Frank!
Il sussurro tremante perse le sue ultime sillabe in una risata
agghiacciante, proveniente da qualcuno alle spalle dell'uomo sul
secondo gradino.
Una risata folle, acuta, stridente.
In un attimo le persone sulla soglia furono due.
Una donna e un uomo.
I capelli scomposti, gli occhi fuori dalle orbite, tagli ed
escoriazioni ovunque.
-Oh, no- gemette il mago che li vide, persi come due bambini senza una
guida.
Rimasero a lungo dov'erano.
I due sui gradini senza capire.
Quello a pochi metri da loro, capendo fin troppo.
Addolorato, li osservò ancora una volta e disse, come se
fossero le ultime parole della sua vita:
-Grazie, Frank e Alice Paciock.
Il mondo magico non vi dimenticherà mai.
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