La
puttana mi guarda.
Sorrido, faccio finta di niente. Ma quel cazzo di telefono non vuole
saperne di smettere di squillare.
" Che ne dici di venire qui ora?"
Apre le gambe. Un corpo quasi perfetto, capelli biondi, quarta di seno
e delle labbra che urlano sono
tua. Riesco
a intravedere i lineamenti della sua vagina tra le mutandine
di pizzo. Rosse. Dio, che squallore.
Il mio amichetto è già in tiro e scalpita.
Ma quel cazzo di telefono squilla. Ed io non sto bene, non va bene
così.
Quel telefono e quel suono li riconoscerei tra mille.
Ero solo un ragazzino arrapato all'epoca, ed ero finito in quella casa
quasi per scherzo. Una scommessa tra amici, le classiche bravate da
ragazzi "Scommetto che non duri nemmeno due minuti!" alla
fine per dimostrare agli altri e a me stesso che ero un uomo
ci ero andato sul serio.
Ero imbarazzato, ma lei sembrava volermi mettere a mio agio.
Ricordo solo gli occhi di quella donna, un colore indefinibile, simile
al rosso scuro. Sembrava divertita; vedeva che ero solo uno sbarbatello
capitato lì per sbaglio.
Mi fece accomodare sul letto, poi iniziò a spogliarsi. Si
sedette vicino a me ma io non ebbi nemmeno il coraggio di
sfiorarla. Fu allora che il telefono squillò. Lei rispose
poi mi disse: "E' per te." Io presi la cornetta e accennai a un
"Pronto?" con voce quasi strozzata.
Poi la stanza, la donna e il letto sparirono. MI ritrovai
improvvisamente all'aperto, in una specie di foresta, faceva freddo ed
io avevo addosso solo i pantaloni slacciati e un preservativo in
mano.Poi arrivarono Loro. Sembravano del tutto simili a degli umani, ma
le loro facce erano inespressive. Erano nudi. Mi presero e non potei
fare nulla per ribellarmi, erano in troppi. Poi mi portarono
in un castello enorme, come quello che a volte si vede nei libri di
fiabe. E lì incontrai Lei.
Aveva un aspetto chiaramente femminile, ma la pelle era tinta di un
verde pallido,
I capelli lunghissimi e rossi. Gli occhi erano privi delle pupille,
costantemente spalancati e verdi come smeraldi. Tentai di parlarle, di
chiedere aiuto in inglese, ma non sembrava nemmeno ascoltarmi. Girava
nuda per il suo castello così come tutti i suoi servi.
Diede dei comandi agli uomini e quelli mi portarono in una enorme
stanza con un letto altissimo, saranno stati almeno venti metri
d'altezza. Salimmo una scala, poi loro mi legarono mani e piedi al
letto.
Fu allora che iniziò la mia agonia.
Molti ridono quando racconto questa storia. Mi prendono in giro, specie
se sono Fuggiti come me. Credono che sia tutto uno scherzo, e che in
fondo la mia prigionia non sia stata così dura. Io invece
non rido. Preferisco far sputare loro tutti i denti o fargli capire che
non scherzo, magari umiliandoli in pubblico.
All'inizio era anche facile. Lei veniva due o tre volte al giorno, e io
dovevo soddisfarla, in tutto e per tutto. Ero il suo schiavo,
questo era ovvio.
Poi cominciò a farsi sempre più esigente.
Le due o tre volte cominciarono ad essere sei o sette, infine dieci o
una dozzina.
Cominciavo a deperire a vista d'occhio, e avevo terribili crampi ai
muscoli.
Per non parlare del mio stato mentale. Credo che l'unico pensiero che
mi abbia impedito di impazzire fu che in fondo forse mi piaceva quello che
ero costretto a fare. Certo, quello sì.
Le dieci volte diventarono venti, e sentivo che il mio corpo cominciava
a non reggere più, spesso svenivo o vomitavo durante
l'amplesso.
Non mi avrebbero lasciato morire. Ogni giorno arrivavano puntali i suoi
servi e mi imboccavano a forza, non ricordo che cibi
mangiassi ma credo si trattasse prevalentemente di frutta e dolci. Poi
mi costringevano a bere un liquido caldissimo, che mi
bruciava la gola. Ogni volta il cibo e il liquido mi
ritempravano e mi davano la forza minima necessaria per continuare il
mio compito di schiavo.
Dopo un pò lei cominciò a cambiare. Non aveva
più un aspetto femminile, a volte compariva con un volto di
caprone, altre con un corpo animale. Peloso.
Altre volte ancora aveva tre o quatro seni, altre volte nemmeno uno.
Una volta arrivò sotto forma di uomo, poi una vecchia
decrepita. Sapevo che era lei. Lo vedevo dagli occhi.
Il mio corpo cominciava a cedere, ormai ero ridotto quasi a uno
scheletro e avevo pochi momenti di coscienza. Non appena
riprendevo i sensi però, ricominciava l'incubo. Ero tutto un
dolore, e il cibo e il liquido non mi bastavano più.
Con orrore, quando un giorno ripresi i sensi notai che sanguinavo
copiosamente dai genitali. Il mio corpo cominciava letteralmente a
scarnificarsi dall'addome in giù, e mi faceva un male
terribile. Ero ridotto a un pezzo di carne dolorante.
Stavo impazzendo.
Allora i suoi servi mi cosparsero con degli unguenti profumati e il
dolore sparì.
Ma lei non si fermò, continuava a venire da me ogni giorno,
sotto vari aspetti.
Animali, uomini, abomini e incroci tra corpi di bestia e fattezze
umane, genitali deformi o assenti. Era un incubo. E non sembrava voler
finire.
Mi mettevano l'unguento quasi ogni giorno. Dentro di me speravo sempre
che prima o poi sarebbe finita, e che forse sarei morto.
Poi, improvvisamente, un giorno lei non si presentò. Il
giorno dopo neppure.
Neanche i suoi servi comparvero. Per un pò pensai di essere
impazzito completamente, e che non mi sarei più risvegliato
dal sonno dell'incoscienza. Ma lei non venne più. Quando
tentai finalmente di slegarmi, mi accorsi di trovarmi nella
stessa squallida stanza del telefono.
La donna era sparita. C'ero solo io ora in quell'albergo.
Stupito e ancora dolorante, scappai da lì.
Ormai sono passati più di dieci anni.
Credevo di aver risolto la cosa. Certo, il mio soggiorno in
Arcadia ha anche avuto i suoi vantaggi. Ora mi basta una semplice
occhiata per attirare l'attenzione della gente e qualche parola giusta
per far impazzire di desiderio una donna. A letto la mia fama mi
precede, e se solo volessi avrei ai miei piedi centinaia di amanti. Ma
la cosa non mi interessa.
Non riesco più a provare piacere o desiderio. Non che non mi
ecciti, il fatto è che per me il sesso è
diventata praticamente una droga. Devo farlo almeno una volta al
giorno, o mi vengono terribili incubi e attacchi di rabbia.
Il problema è che non lo faccio perché lo
desidero ma perché
sento di doverlo fare.
Non mi sono mai più innamorato da quando sono tornato. Trovo
anche solo l'idea di far sesso con una donna ributtante, figurarsi un
rapporto amoroso.
Eppure lo devo fare, devo continuare a farlo. Sto cominciando ad avere
attacchi di rabbia e incubi sempre più frequenti. L'unico
modo per fermare tutto questo sembra essere il sesso, sebbene la cosa
in sè mi faccia schifo in realtà.
Durante gli ultimi rapporti sono divenuto via via più
violento.
L'ultima prostituta ho dovuto pagarla molto per farla stare buona,
voleva denunciarmi alla polizia. Durante l'amplesso l'ho strangolata
rischiando di ucciderla.
O forse l'ho uccisa davvero e sono fuggito lasciandola sul
letto e gettandole i soldi addosso. Non ricordo bene.
Non so cosa mi sia successo, non ero in me. Non so cosa mi stia
succedendo.
Ma adesso la puttana continua a fissarmi E quel cazzo di telefono
squilla.
Non resisto, e con uno scatto strappo il filo, scagliando la cornetta
dall'altra parte della stanza.
Ma il telefono continua a squillare.
La troia mi fissa, sorridendo. Ha due occhi che ho già visto
in passato. Sono rossi scuro. E quel telefono continua a squillare.
Dio ti prego, fallo smettere.
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