La Storiunfa del Cianciorchio

di Marzolina
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La Storiunfa del Cianciorchio

La storiunfa del Cianciorchio si svintera attraverso smirni e fagni, golbi e trugli.
Esso, perlaffatti, di gabro in gabro ugula traffare per caddi, sempre frogno e pertenzioso.
Ma il Cianciorchio non è solo frallo e malindroso, no! Non udguatelo per sciaggo e fandoso! In realtà è ghino, pitto, smardagoso addirittura.
E ne è a traffa, oh sì.
Tulla, ingorioso, draggolando anche, e non sazza che là, oltre il viatto e il mazzone, dragna il Grottolo, branpo pure lui, forse ampiano, e, ahimè, il Cianciorchio lo sfrava.
I brantenti si quavano allora, si prallano vengosi.
-Zegavi senza branfa, mintongo di un Cianciorchio?- lalla il Grottolo, avvano.
-Brappati la vessola, Grottolo, ché agno grittare il milo col vercano- trizza l'altro, pruffannoso.
-Bola? Tu ertiri, smindango, strubboli senza trimo né madorno!-
-Ah, caroso! Chi zanna e panfa e vega? Cesti tu, graddo Grottolo, tu strubboli e non ne traffi-
Allora i fetigni si svibbano e si lappono per cinque drendi buoni.
Poi, all'affrano, il Grottolo svizza un postrano e lo fegula nel dratto del Cianciorchio!
Velpo.
C'è velpo pure sui nuffroni mentro quello, masandroso, bonfo e vigliano, se ne zena.
Ahimè, è bralo il Cianciorchio, è tutto ludrafato dal postrano del Grottolo.
Ma ecco, assa su lui la Smirina fibosa, e lo sguatta a drano a drano. Il tringo Cianciorchio, mezzo daco, sfulla ancora e rebra di laffare gli uboli.
La Smirina fagna e polge, ma lui, il vestrano, è già ceriato.





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