Capitolo 8
«Merda…»
Imprecò mestamente Buffy, riagganciando il
ricevitore della cabina telefonica.
Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Sapeva che la sua vacanza
non sarebbe durata a lungo. Diavolo, se lo sapeva.
Quella maledetta Glory li aveva messi nel sacco e Giles l’aveva richiamata
alla base. La pacchia era finita.
Avrebbe voluto gridare tutta la sua frustrazione e prendere a calci
quella maledetta cabina telefonica. Invece si sedette sulla vecchia panchina
consumata del viale e si coprì il volto con le mani.
Un senso di impotenza e la rabbia le riempirono la testa. Sentì nascere
una fastidiosa emicrania e prese a massaggiarsi le tempie e la fronte per
sentirsi meglio.
Era certa che non si sarebbe mai ripresa dalla separazione da Dawn e dalla madre, ma per lo meno era riuscita a costruire
una nuova vita con una parvenza di normalità. E ora doveva disfare quello che
aveva costruito in quei giorni, quel rifugio che le aveva permesso di
conservare la sua sanità mentale. Sarebbe svanito tutto come una nuvola di fumo.
Doveva reagire. Doveva trovare la forza per reagire.
La cabina telefonica, certo. Avrebbe potuto entrarvi, volteggiare
velocemente su se stessa e trasformarsi in un supereroe come nei film di
Superman. Allora avrebbe avuto i poteri per sistemare Glory
in un battibaleno.
“Un attimo. Superman non si trasforma in un supereroe nelle cabine
telefoniche. – Ricordò – Lui è un supereroe di natura e durante il giorno si
traveste da persona comune. Mica come me che… No. E’
ovvio. E’ esattamente come me. Anche io ho qualche specie di superpotere e di
giorno faccio finta di essere una persona comune. Certo, non posso volare e non
ho la vista a raggi X, però ho la superforza!”
La Cacciatrice osservò le sue mani. Così piccole ma così forti. Ci
ammazzava i demoni, a mani nude.
“Mani con superforza.” Sussurrò.
Ma dov’era tutta la sua forza adesso?*
La vita era davvero imprevedibile.
Un quarto d’ora fa se ne stava beata a canticchiare sotto la luce del
sole, camminando per le vie di Roseville. Era passata
poco più di una settimana da quando era partita e si stava godendo finalmente
un po’ di pace. I demoni e Glory sembravano ormai un
brutto ricordo. I vampiri invece si stavano rivelando più interessanti e
divertenti del previsto.
Però non aveva mica dimenticato i suoi doveri. Ogni giorno chiamava il
Signor Giles per sapere se a Sunnydale i suoi amici
stavano bene e se c’erano aggiornamenti.
“Concentrati Buffy, metti in ordine i pensieri.” Si impose. Doveva avvisare la tipa
dell’appartamento e il padrone del locale. Formulò a mente le frasi da dire.
“Non posso restare. Un parente
sta male e ha davvero bisogno di me. Speravo di trattenermi più a lungo e avevo
organizzato tutto per bene… ma è andata così. Mi
dispiace davvero.”
Così poteva andare. Avrebbero capito.
Provò rabbia verso se stessa. Rabbia perché si era illusa come una
stupida che quella felicità potesse durare per sempre, come se non avesse
sempre saputo che prima o poi doveva tornare a Sunnydale
e affrontare i suoi mostri.
Un pensiero andò alla simpatica signora che l’aveva aiutata a trovare
il suo posto a Roseville. Si sarebbe fatta dare il
suo indirizzo dal padrone del locale e sarebbe passata a salutarla. Glielo
doveva.
***
Spike si svegliò di soprassalto, dopo che una grossa candela l’aveva
colpito sullo stomaco.
«Ehi! E’ maniera di svegliare la gente?!»
«Ti
ho chiamato diverse volte, ho persino urlato, ma tu continuavi a dormire
profondamente!»
Il
vampiro osservò l’oggetto sul lenzuolo e mettendosi a sedere commentò.
«Qual
è il motivo di cotanta urgenza nello svegliarmi, Vostra Altezza?»
«Non
ti avrei svegliato così bruscamente se non ci fosse stato un buon motivo.»
«Non
ne sono sicuro!»
«Sono
seria, Spike. Vestiti. Si torna a Sunnydale.»
Il
sorriso se ne andò dal viso del vampiro, lasciando posto ad un’espressione
preoccupata.
«Che
significa? Cos’è successo?»
«Ho
sentito Giles al telefono. Il capo del Consiglio l’ha avvisato che l’urna che
contiene mia sor.. pardon, la Chiave, è stata
rubata.»
«Bloody hell!»
«E
questo fatto, che è già grave di per sé, significa anche che tra di noi c’è
qualcuno che fa il doppio gioco. Quentin sostiene che la magia che teneva Dawn al sicuro era molto potente e che Glory
non può averla localizzata da sola.»
«Qui
c’è qualcuno che va a letto col nemico.»
«Sembra
di sì.»
«Eccitante!»
«Non
scherzare! Giles è convinto che sia tu, visto che sei sparito da Sunnydale in concomitanza a quanto è accaduto.»
«Caspita!
La fiducia che quell’inglese ripone su di me mi commuove!»
«Tu
cosa ne pensi?»
«Penso
che debba esserci una spia all’interno del Consiglio. E forse io so anche chi
è. Andrò.. anzi, andremo insieme a verificare una cosa. Ma prima dovrai
rispondere ad una domanda. Sinceramente.»
«Spara.»
«Io devo sapere. Cosa ne sarà di noi, quando torneremo a Sunnydale?»
Buffy assunse un’espressione sorpresa e tacque un lungo momento. Non aveva
ancora pensato a quel dettaglio.
Cercò dentro se stessa i motivi per cui aveva chiesto a Spike di
restare con lei. L’aveva fatto solo per comodo? No, c’era dell’altro. Lo aveva
fatto per istinto. Da qualche parte sapeva che era la cosa giusta da fare. Era
come se una parte inconscia di lei lo avesse sempre cercato e sapesse che ne
aveva bisogno, ma... non si poteva dire che ne fosse innamorata. Non ancora,
almeno.
Era sicura di essere attratta da lui, ma non era altrettanto sicura di
provare amore. Sentiva confusamente che in lei stava nascendo un sentimento… ma, diamine, ne sarebbe corsa di acqua sotto i
ponti prima che lei lo presentasse ai suoi amici come il suo ragazzo!
E poi, stavano realmente insieme? I contorni di quella relazione erano
ancora indefiniti.
Finalmente le parole le uscirono di bocca in un sussurro.
«Non lo so.»
«Voglio dire… Staremo insieme? Dirai di noi
ai tuoi amici?»
«Non so darti una risposta adesso. Non so bene quello che provo…»
«Caspita, Buffy. Potresti essere meno vaga?»
Spike alzò il tono di voce, infastidito dalla sua indecisione.
«Cosa pensavi, Spike? Che avremmo letto il giornale insieme la
mattina?!» Sbottò la ragazza.
«No, ma… Stavamo andando così bene. Credevo
ci fossero le premesse per…»
«Ma non avevi detto che non avresti preteso niente da me?»
«Ah, lascia perdere!»
«Sei patetico!»
«E tu sei una stronza!»
La discussione terminò in quel brutto modo e i due ragazzi si chiusero
in un silenzio carico di tensione, che durò mentre prepararono le valigie e
pure durante tutto il viaggio di ritorno.
Buffy capiva che Spike si era molto offeso perché lei aveva preso le
distanze, ma non si sentiva di fare promesse che non era sicura di mantenere.
L’unica volta che aveva amato una persona con tutto il suo cuore, era
finita che lui si era trasformato in un omicida psicopatico e aveva torturato i
suoi amici e, dopo essere rinsavito, dopo che lei l’aveva perdonato, curato e
sostenuto e pure salvato la vita donandogli il suo sangue, l’aveva lasciata e
si era trasferito a Los Angeles. Era stato così straziante.
Buffy non si fidava ancora completamente del vampiro e poi, comprensibilmente,
aveva paura di amare di nuovo. Anche se Spike dal canto suo era animato da
buone intenzioni ed il suo amore era sincero. E, detto fra noi, non meritava di
essere lasciato sulle spine!
Note dell’autrice:
* Per il discorso su Superman mi sono ispirata
al bellissimo dialogo alla fine del secondo “Kill
Bill” di Tarantino.
Ho scoperto che sull’ottava serie a fumetti Joss ha deciso di dotare Buffy
veramente con dei superpoteri! XD Avevo scritto questo capitolo ben prima di
leggere quella parte nei fumetti ed è stato simpatico vedere che Joss ha sviluppato l’idea.
Capitolo 9
Gli
scoobies erano riuniti al completo al Magic Box, in attesa di Buffy.
Xander ed Anya aiutavano Giles a
reperire dei libri che aveva segnato su di una lista, mentre l’ex osservatore
si occupava della parte della libreria riservata alla magia più oscura. Willow e Tara sfogliavano alcuni manoscritti in lingua
antiche.
Le
dita della strega rossa iniziarono a tamburellare sul tavolo di quercia.
«A
cosa stai pensando, tesoro?» Chiese Tara, con la consueta dolcezza.
«Non
pensi anche tu che sia strano il fatto che non abbiamo più incontrato demoni?»
«Sì.
E speravo di non essere l’unica ad averlo notato ed a preoccuparmene!»
«E’
come se si fossero allontanati dalla nostra città.»
«Come
se fossero stati richiamati in qualche altro luogo oppure stiano semplicemente
scappando da qualcosa che sta per succedere qui.»
«Entrambe
le prospettive mi fanno venire i brividi.»
«A
chi lo dici.»
«Potremmo
provare l’incantesimo per localizzare i demoni. Insomma, per vedere se si sono
raccolti da qualche parte.»
«Potremmo… Oppure potremmo studiare un altro incantesimo,
molto più utile e interessante.»
«E
pericoloso, scommetto.» Disse Tara, con una nota di tristezza nella voce.
Pensava che Willow negli ultimi tempi stesse
sviluppando un interesse morboso per gli incantesimi di magia nera. Cercava
continuamente di superare i suoi limiti, di esplorare le aree della magia più
oscure e pericolose e allo stesso tempo affascinanti. Era eccitata al pensiero
delle nuove e infinite possibilità che si aprivano davanti a sè, dai nuovi orizzonti che iniziava a scorgere. Questo
preoccupava molto Tara. Sembrava che Willow non
riuscisse a mettere un freno alla sua curiosità, a capire che c’era un motivo
se certe cose erano proibite. Voleva forse giocare ad essere Dio?
«Del
tipo?» Aggiunse poi la strega dai capelli biondo cenere.
«Del
tipo che potrebbe aiutarci, nel caso le cose si mettano davvero male.»
«Ma
come funziona? Potrei aiutarti in qualche modo?»
«Ci
vogliono degli ingredienti che potrei recuperare di nascosto e conservare e poi
avrei bisogno dell’aiuto di tutti. Si dovrebbe fare un cerchio tutti insieme.»
«E’
un incantesimo di protezione per Buffy e per noi? Un
incantesimo per indebolire Glory o un’arma da usare
contro di lei?» Indagò Tara.
«Niente
di tutto questo. Ma promettimi che se te ne parlo, non dirai nulla a Giles! Lui
me lo impedirebbe di certo!»
«Lo
sai che puoi fidarti di me!»
Le
due ragazze si guardarono negli occhi e si strinsero le mani. Ognuna di loro
era un libro aperto per l’altra e vi si poteva leggere tutto l’amore e ogni
altra emozione che le attraversava.
«Ma
tu hai paura - continuò Tara – e non è buono. Non voglio che giochi con poteri
che non puoi gestire.» Strinse di più la mano della compagna. Quel gesto era
sufficiente ad esprimere i suoi timori. Non servivano altre parole. Le loro
comunicazioni più intense erano fatte di sguardi e di gesti.
«E’
un incantesimo per... riportare in vita le persone che muoiono attraverso la
magia.»
Le
pupille della strega bionda si dilatarono.
«Mio
Dio, è magia veramente oscura e pericolosa!» Esclamò sottovoce, avendo cura di
non farsi sentire dagli altri.
«Non
voglio che Buffy sia sempre la sola ad avere tutta la
responsabilità sulle sue spalle. Voglio aiutarla.»
«Ma
lo sai che quel tipo di incantesimi può avere degli effetti collaterali. Le
persone non tornano mai come prima!»
«Non
voglio creare degli zombie, stanne certa! Mi sto documentando attentamente.»
«Ma
tesoro… se è destino che una persona muoia, forse noi
non abbiamo il diritto di cambiarlo.»
«Tara,
non lo farei solo per Buffy! Pensa se Glory uccidesse te o Dawn o Xander, o…! Pensi che io non
proverei tutto pur di riavervi? Pensi che sarebbe sbagliato?»
«Penso
che certe cose non si possono cambiare e vanno accettate, anche se è doloroso. Ma
questo non toglie il fatto che continueremo a combattere con i denti e con le
unghie, se venisse a mancare uno di noi.»
Leggendo
l’espressione delusa dell’amata, Tara continuò. «Non è che io non riponga
fiducia in te. Lo sai che io credo in te. Ma non è giusto abusare della magia.
Non vorrei che le cose ti sfuggissero di mano.»
«So
quello che faccio. E non riesco ad immaginare un mondo senza Buffy o senza di te.»
«No,
non lo sai. Sei diventata molto potente e le tue capacità mi spaventano. E
penso che con un certo tipo di magia non si scherza.»
«Sento
di esserne in grado.»
«Lo
sai che quando inizi con quel tipo di magia oscura, è difficile venirne fuori.
Diventa una droga. E io non voglio che la mia tenera Willow
diventi una strega cattiva!»
«Non
succederà mai.»
La
strega bionda diede un buffetto sulla guancia della rossa, riuscendo a farla
sorridere.
«Chissà
cosa starà facendo Dawn in questo momento.» si chiese
Xander, scorrendo col dito i titoli dei volumi.
«Si
starà intrattenendo con qualche muscoloso cavaliere di Bisanzio, mentre noi
stiamo qui a rimestare libri impolverati.»
«Anya!»
«Che
ho detto? O pensi che solo perché è stata rinchiusa in un monastero, sia
diventata una suora?»
«Affatto.
Ma da come l’hai detta, sembra quasi che reputi Dawn una
ragazza facile!»
«Una
ragazza che ascolta spontaneamente i suoi desideri carnali, deve essere per
forza considerata una ragazza facile, Xander? Lo sono
anche io, quindi?»
«Caspita
Anya, perché devi sempre distorcere quello che dico?»
«Aspetta.
Mi hai detto più di una volta che credi che lei abbia una cotta per te. Hai
paura che la ragazza veda che al mondo non esista solo Alexander Harris e scelga
un altro maschio da idolatrare. Capisco tutto!»
«Ma
che diavolo vai blaterando? Non sarai mica gelosa di Dawn?
E’ una ragazzina!»
«Oh,
una ragazzina che non aspetta altro che le si insegnino certe cose!»
«Basta,
non voglio più starti a sentire! Non fai altro che pensare al sesso! Ci sono
cose più importanti a cui pensare, in questo momento.»
«Ogni
scusa è buona per evitare l’argomento, non è vero?»
«Non
è il caso di litigare su faccende private, in questo posto.»
«Come
vuoi allora, ti lascio ai libri polverosi e vado a chiacchierare con le adepte
di Saffo.»
«Willow, ho bisogno di te! - Esordì Anya
– Lo sai che sei la mia streghetta preferita?»
Willow e Tara si guardarono e fecero entrambe una faccia
buffa. Chissà cosa stava architettando quel bizzarro ex demone della vendetta!
«Dimmi
tutto.»
«Si
tratta di Xander.»
«Ah.»
«Non
vuole più fare sesso con me.»
«Oh.»
«Scommetto
che ha un’amante!»
Tara
soffocò una risata, mentre Willow cercava di
immaginare cosa fosse successo.
«Credimi
Anya, conosco Xander da
sempre e non è il tipo che fa queste cose alla spalle della persona a cui vuol
bene!»
«Ne
sei sicura?»
Willow ebbe un flash e si rivide a baciare Xander nella fabbrica abbandonata in cui li aveva richiusi
Spike, nel momento in cui Cordelia e Oz venivano a liberarli…
«Ahem! Non proprio sicura al cento per cento. Ma non credo
che Xander abbia un’amante. Secondo me è
semplicemente stressato. Può darsi che abbia molto lavoro al cantiere e che
arrivi stanco alla sera. E poi c’è questa faccenda di Glory
che sta mettendo tutti a dura prova.»
«Giusto,
Glory. Un nemico talmente tosto che la Cacciatrice se
ne va via per conto suo senza curarsene…»
«Buffy non se n’è andata perché non gliene importa nulla di
noi!»
«Davvero?»
«Noi
non possiamo capire quello che sta passando e non possiamo giudicare. Non hai
idea delle responsabilità che ha! Credo che avesse davvero bisogno di una pausa
per riposarsi e tornare bella carica per prendere a calci quel culo di Dea!»
«Lo
spero proprio.»
«Comunque,
tornando a noi. Da quant’è che voi due non… Insomma,
che non fate più l’amore?»
«Due
settimane.»
«Anya, accidenti!! Ti sembra tanto? Mi chiedo quanto
spesso..»
«Tre
volte a settimana!»
Willow e Tara si guardarono, gli occhi spalancati e un
gocciolone sulla fronte.
«Ascolta,
c’è un modo per sapere se Xander ha un’altra donna.
Potrei stregare un oggetto che lui usa abitualmente, come un portachiavi o un
pettine, e fare in modo che scotti al tatto, se lui ha amoreggiato con una
persona negli ultimi tre giorni.»*
«D’accordo.»
Anya iniziò a guardarsi in giro e a girare per il negozio.
Tornò presto con una palla da baseball, che Willow
riconobbe come la palla che Xander usava spesso far
rimbalzare sul muro o sul pavimento, quando giocherellava nei momenti di ansia.
«Questa
va benissimo.» Disse la strega. E recitò alcune frasi in una lingua
incomprensibile.
***
La
campanella del Magic Box annunciò l’arrivo di Buffy e Spike. I ragazzi interruppero immediatamente le
loro occupazioni e vennero incontro alla ragazza, accogliendola calorosamente.
Dopo
le consuete frasi di saluto, Xander chiese il motivo
della presenza del vampiro.
«Giles
mi aveva chiesto di portarlo qui per interrogarlo.» Spiegò.
«Infatti.»
Precisò l’ex osservatore. Gli occhi divennero una fessura e i lineamenti si
indurirono, mostrando disprezzo. «A che gioco stai giocando?» Chiese al
vampiro.
Lo
afferrò per la maglia, fissandolo negli occhi. Voleva mostrargli che non aveva
paura di lui.
Spike
comunque non era affatto stupito dalla sua reazione.
«Ehi,
Rupert! Vedi di non strapazzarmi troppo la maglia! E’ nuova!»
«Non
me ne frega un cavolo della tua maglia nuova! Cos’è successo a Dawn?!»
«E
io che c’entro?»
«Sei
sparito in concomitanza al suo rapimento! Se questa non è una coincidenza curiosa…»
Spike
guardò Buffy, aspettandosi che agisse in sua difesa.
Lei
mise una mano sul braccio di Giles, intendendo che lo lasciasse stare.
«Lui
non c’entra.» Disse con sicurezza.
«E
come fai a ..»
«Lo
so e basta.»
Anche
se Buffy aveva passato gli ultimi giorni con Spike,
non poteva avere la certezza matematica che non avesse preso accordi di
nascosto con Glory. Ma il modo in cui la guardava, il
modo in cui si era scoperto con lei… non lasciava
dubbi. Non avrebbe mai fatto del male a lei o a Dawn.
«Spike
dice che ha un’idea su chi possa essere la spia.»
«Parla!»
Disse Giles.
«No.
Andrò con Buffy a controllare. Anche questa sera, se
vuole. Ma non voglio formulare accuse gravi, prima di avere la certezza di quel
che dico. Non giudico in base ai
pregiudizi, come fa lei.»
Ricambiò
lo sguardo di disprezzo dell’uomo e si liberò dalla presa.
Il
rumore della palla da baseball che rimbalzava sul pavimento, fece girare tutti
verso Xander.
«Scusate.»
Disse.
Il
ragazzo aveva trovato la palla sul bancone, dove l’aveva lasciata Willow. E, come avevano previsto, si era messo a
giocherellarci per sfogare il nervosismo.
Willow sorrise perché Xander non
si era scottato. Si girò verso Anya, pensando di
cogliere lo stesso sollievo sul suo volto, ma rimase stupita nel coglierne la
delusione. Evidentemente credeva che l’incantesimo non avesse funzionato o era
preoccupata che la distanza che si era creata fra di loro dipendesse da lei e
non da una causa esterna.
«Andiamo
a verificare la tua ipotesi.» Disse Buffy a Spike,
avviandosi verso l’uscita.
«Te
ne vai di nuovo?» Chiese Willow.
«Tornerò
presto questa volta!»
La
palla da baseball di Xander rimbalzò sul muro più
forte del previsto e sfuggì alla presa del ragazzo, rotolando verso Buffy.
«Scusate.»
Disse di nuovo.
La
ragazza si abbassò per afferrare la palla e restituirla al proprietario.
«Xander, possibile che tu debba sempre comportati come un bamb.. Ahi!!»
Le
due streghe e l’ex demone della vendetta guardarono Buffy
con gli occhi stralunati, mentre lasciava cadere la palla a terra e agitava la
mano, come se avesse toccato un fuoco.
Note dell’autrice:
* L’idea che Willow
e Anya confabulino alle spalle di Xander
e gli facciano degli incantesimi a sua insaputa, mi fa morire dalle risate!
Spero che la troviate divertente anche voi J
Capitolo 10
Spike accompagnò Buffy fino alla casa di Lydia e
scelse un nascondiglio in mezzo ai cespugli, da dove potevano osservare la
ragazza attraverso le grandi finestre della casa. Buffy
estrasse il binocolo dallo zaino e scorse le varie stanze, per localizzarla.
«Mmh, così
sei già stato a casa di Lydia.» Era seria. Una punta
di ghiaccio nella sua voce.
«Non credo sia il momento per le
scenate di gelosia.»
«Figurati.»
Il vampiro esitò. Decise di
essere sincero.
«Sì, ci sono già stato alcune
volte. E per il motivo che pensi te. E’ un problema?»
«No, anzi. – Mentì, fingendo che
la cosa non la disturbasse.- Hai già l’invito ad entrare e puoi intervenire
anche tu, se vediamo qualcosa di strano.»
Spike la guardò accigliato. Non
credeva assolutamente che quella rivelazione l’avesse lasciata indifferente.
Perché fingeva? Perché si comportava così freddamente, dopo quello che era
successo tra di loro?
«Accidenti Buffy,
fino a due settimane fa io ti disgustavo e mi evitavi come la peste! Quando lei
è venuta da me e mi ha fatto capire chiaramente che mi voleva, cosa avrei
dovuto fare? Sono pur sempre un uomo. Ma ti giuro che non provo niente per lei.
Lo sai che amo solo te.»
Il ragazzo le accarezzò la
guancia, per sottolineare i suoi sentimenti. Le si fece appresso e la baciò.
Buffy
sentì il battito del cuore accelerare improvvisamente. Succedeva ogni volta che
lui si avvicinava a lei e non sapeva come spiegarselo. Ma non era il momento di
amoreggiare, perciò gli puntò le mani sul petto e lo allontanò delicatamente da
sé.
«Spike, ti prego…
Non è ne il posto ne il momento adatto. Siamo qui per..» Disse con un filo di
voce. Ma il vampiro le aveva già tolto le mani dal suo petto e aveva
ricominciato a baciarla.
«Buffy!»
Disse solamente, e scese a baciarle il collo.
La sua pelle era così calda e
invitante e percepiva perfettamente le vene pulsare sotto di essa. Il richiamo
del sangue fu improvvisamente troppo forte e il demone prese il sopravvento.
Aveva sempre desiderato assaggiare il suo sangue di cacciatrice. Pensò che
fosse molto gradevole, così dolce e potente allo stesso tempo.
Tutto ad un tratto realizzò che Buffy si era immobilizzata e ritornò in sé.
Appoggiò la guancia contro la sua
e strinse a sé la ragazza, aspettando che il viso della caccia svanisse. Appena
recuperò i suoi lineamenti, appoggiò la fronte contro quella di Buffy e la guardò negli occhi.
«Mi dispiace, amore. E’ stato più
forte di me. Non volevo spaventarti.»
«Non farlo mai più, ti prego. Ero
terrorizzata. E’ stato… Mio Dio…Ero
in balia del demone e mi sentivo così sottomessa a lui, così impotente.»
«Non ti fidi di me? Lo sai che
non ti farei mai del male!»
«Tu magari no, ma il demone…»
Buffy lesse
dentro di sé e riconobbe che, in fondo, le era piaciuto. L’esperienza era una
strana combinazione di terrore, piacevole senso di abbandono, disgusto ed
eccitazione, tutto insieme. Si sentì come l’avvocato Jonathan Harker nella stanza delle mogli di Dracula.
Il piacere si mischiava alla
paura, come quando uccideva i vampiri. Era terrificante, ma al tempo stesso soddisfacente,
perché le permetteva di affermare il potere su di loro.
Buffy
sorrise ed il vampiro fu lieto di vedere che la paura le era passata. Le scostò
una ciocca di capelli dal viso e la ammirò estasiato. Anche Buffy
lo guardò, perdendosi nei suoi profondi occhi azzurri. Tutte le preoccupazioni
svanirono. Esistevano solo loro.
All’improvviso furono distratti
dal rumore di un motore: un’automobile stava percorrendo la strada e aveva rallentato
nei pressi della casa.
Buffy scattò
seduta in ginocchio, cercando a tentoni il binocolo.
«Ben!» Esclamò.
«Ehi! Pensi già ad un altro
uomo?»
«E’ Ben! Un infermiere che lavora
all’ospedale. Mi è stato vicino, durante il ricovero di mia madre. Ma cosa ci
fa da Lydia?»
«Non sarà mica una mangiatrice di
uomini! E io che credevo di essere l’unico, per lei!» Disse Spike mettendo il
broncio.
«Puoi stare zitto? Potrebbe
scoprirci.»
Ben uscì dall’auto e percorse il
vialetto. Entrambi rimasero sorpresi quando, appena entrato in casa, il ragazzo
si tramutò in Glorificus.
«Questo è estremamente
interessante. – Commentò Buffy - Per favore, puoi-»
«-riferirti quello che si dicono?
Certo.» Rispose Spike.
***
«Come procede la preparazione del
rito, mia signora?»
«Tutto procede secondo i piani. –
Rispose la dea, con un sorriso compiaciuto. - Al giorno prefissato, porteremo
il contenitore con la Chiave nel posto prestabilito e daremo inizio al rito per
aprire il portale.»
Si avvicinò all’osservatrice che
giaceva in ginocchio e fissava il pavimento, in segno di riverenza.
«Sono soddisfatta della tua
fedeltà e voglio essere riconoscente per il tuo prezioso aiuto. Alzati.»
Lydia
si alzò in piedi, attenta a mantenere lo sguardo verso il basso. Temeva che, se
l’avesse guardata in viso, la Dea l’avrebbe interpretato come un mancamento di
rispetto. Glory invece la stupì, accarezzandole la
guancia e sollevandole il mento.
Ora si potevano guardare diritto
negli occhi.
«Mi hai risparmiato un gran bel
po’ di rotture con la Cacciatrice. Quando ho scoperto che era lei a custodire
la mia Chiave, temevo che avrei dovuto torturare i suoi amici uno ad uno, per
scoprire dove la tenevano nascosta.»
«Per fortuna non è stato
necessario.» Disse Lydia, che voleva aiutare Glory e al contempo farle provocare meno vittime possibili.
«Quindi vorrei premiarti. E’
ancora valido il desiderio che mi avevi espresso, la prima volta che ci siamo
incontrate?»
Il sorriso della Dea era
incoraggiante.
«Certamente.»
«Bene. Sarà come pattuito,
allora.»
Glory
camminò aggraziata verso il corridoio, dove c’era un grande specchio in cui si
ammirò vanitosa per alcuni istanti. Si
sistemò le morbide ciocche bionde e controllò che il rossetto di un rosso
acceso non fosse sbavato. Il vestito di seta color rubino fasciava le
curve morbide evidenziandole e i sandali dal tacco alto slanciavano la sua
figura.
Lydia
la ammirava, invidiandone la spontanea sensualità. Lei non aveva un bel
rapporto con il corpo. Lo nascondeva dietro quei tailleur severi e si truccava
poco. In verità, non aveva nessun interesse ad attirare l’attenzione degli
uomini. A lei interessavano i demoni…
A guardarla, il ricordo del loro primo incontro le risalì
vivido nella mente.
Quella dea primitiva l’aveva trovata per caso una notte, mentre era a
passeggio nel parco. Aveva tentato di succhiarle il cervello, come faceva
abitualmente con gli essere umani. Un gesto che le permetteva di mantenere la
sanità mentale nella nostra dimensione nella quale era intrappolata e nel corpo
di Ben. Ma qualcosa l’aveva fermata.
«Aspetta un attimo. – disse – Qui c’è qualcosa di molto interessante!
Tu sai molte cose riguardo la magia, i demoni e le dimensioni. Eppure non hai
nessun potere. Cosa sei? Una specie di sensitiva?»
Lydia la osservò, per niente terrorizzata. Come se aspettasse quell’incontro
da molto tempo.
«No. Sono un’osservatrice.»
«Dolcezza, non hai risposto alla mia domanda. Cosa diavolo è “un’osservatrice”?»
«Una persona che ha studiato i poteri occulti, le razze demoniache, le
storie dei vampiri e tutto quello che riguarda il soprannaturale. Il mio scopo
è osservare e dare indicazioni alla Cacciatrice, la prescelta che ha il compito
di combattere la malvagità.»
Glory esplose nella sua tipica risatina isterica.
«Sai cosa me ne faccio della vostra Cacciatrice? La stendo in due
secondi e mi pulisco le scarpe con il suo vestito. Ma tu puoi essermi utile.
Sto cercando la mia Chiave e scommetto che tu puoi avere accesso ai libri o
alle persone che conoscono il luogo dove è stata riposta. Aiutami e io me ne
andrò da questo schifoso pianeta il prima possibile. Chiedo solo di tornare
alla mia amata dimensione demoniaca!»
Lydia meditò per qualche istante. Cosa c’era di male ad aiutare quella
riccioluta psicopatica a tornare da dove era venuta? Era sola e dannatamente
sofferente. Avrebbe provocato solo malanni, a restare confinata sulla terra. Quello
non era il suo posto, era chiaro. Era destinata ad essere la regina di un mondo
fantastico, di un’altra dimensione.
E quel desiderio, così semplice all’apparenza, era lo stesso che Lydia aveva avuto per anni, nell’infanzia e poi nell’adolescenza.
Leggeva di nascosto i libri dei genitori e del consiglio, e sognava di abitare nei
mondi fantastici dove vivevano quelle creature affascinanti. Pensava che se lei
avesse aiutato Glory a realizzare il suo desiderio,
forse le sarebbe stata riconoscente e l’avrebbe aiutata a realizzare il suo.
«Ad una condizione: mi porterai con te, nel tuo mondo.»
Aveva aspettato una vita per vedere dal vivo quelle creature. Una vita
passata sui libri a studiare e a fantasticare. “Sei troppo giovane per
incontrare dei demoni!” le dicevano. E poi ancora “E’ troppo pericoloso!”. Ma
lei voleva vederli con i suoi occhi e toccarli con le sue mani. Era diventata
un’osservatrice proprio per quello: per studiare le creature oscure e non per
aiutare la Cacciatrice ad ucciderle.
Glory si smaterializzò e Lydia, rimasta da sola,
accese lo stereo per avere un po’ di conforto nella musica. La melodia di “Whatever you want
(Me to do)” di Tyna Turner
era diventata la colonna sonora delle notti solitarie dell’osservatrice.
Whatever you want me
to do, I will do it for you
whatever you want me
to be, I will be what you need
because it's love that
I feel whenever you're really near
I'm feeling sensual
and I, I know that
it's real
[Traduzione: Qualunque cosa
vuoi che io faccia, la farò per te / qualunque cosa vuoi che io sia, sarò
quello di cui hai bisogno / perché è amore quello che sento, quando tu sei
veramente vicino / Mi sento sensuale / e so che è reale]
Un improvviso rumore di vetri
infranti fece sobbalzare Lydia e la costrinse a
spegnere lo stereo e a controllare che cosa l’aveva provocato.
«Credevo che Glory
non si fosse più fatta vedere perché avesse paura di me, e invece...» Ringhiò
la Cacciatrice, palesemente fuori di sé, che aveva appena rotto la
porta-finestra della casa.
«Sei una donna ingenua, amore.»
La voce di Spike fece tremare le ginocchia a Lydia.
Il vampiro seguì Buffy all’interno, cercando di evitare le schegge di vetro
che si erano riversate sul pavimento come una cascata. «E dai modi discutibili,
quando perdi il senno.» Aggiunse.
«Stavo solo scherzando.» Precisò
la ragazza e si volse verso l’osservatrice.
«Lydia!
Sei stata una bambina cattiva, molto cattiva! E’ ora che qualcuno ti prenda a
calci nel sedere!!» Minacciò, avventandosi contro di lei.