AUTORE:
Akane
TITOLO:
L’incubo ha fine
SERIE:
RPF-Linkin Park
GENERE:
introspettivo, drammatico, sentimentale
TIPO: slash,
one shot, pov di Chester
PAIRING:
MikeXChester
RATING: giallo
DISCLAMAIRS: i
personaggi non sono miei ma di loro stessi poiché reali, io scrivo
usando solo la mia immaginazione, niente di vero (forse!!! ;-P)
NOTE: La
particolarità di questa fic è che l’ho scritta dopo aver letto varie
interviste ed i pezzi che me l’hanno ispirata li ho evidenziati sotto.
Però quello che per me è davvero speciale (ed inquietante) è che l’ho
fatta qualche settimana fa ma io il giorno dopo non ricordavo
assolutamente cosa avevo scritto. Normalmente mi ricordo tutto quello
che scrivo, può succedere che non mi ricordi passaggi specifici, frasi
o dialoghi, ma fic intere no. Cioè sapevo il contenuto ovviamente
perché è un pezzo importante della serie Meteora e si colloca dopo
Ricominciare, ma giuro che finchè oggi non ho riletto per correggerla
non avevo idea di che cosa ho scritto. Non è normale. Comunque
godetevela e attenzione perché è una bella botta allo stomaco.
Onestamente non
so come sia nata Iridescent a livello tecnico, so che alcune canzoni
nascono nel modo classico (prima testo poi melodia), altre prima
trovano una melodia nuova particolarmente bella che poi ispira loro
delle parole che nascono sul momento e spontaneamente. Per Iridescent
io mi sono immaginata tante di quelle nascite diverse che alcune le ho
messe in un paio di fic, ma sono convinta che comunque il testo si
riferisca, fra le altre cose, proprio a questo punto della vita di
Chester realmente accaduto, quindi che altro dire? Buona lettura.
Baci Akane
L’INCUBO HA FINE
Quanto ti trovavi nella
veglia della devastazione
quando aspettavi sul
bordo dell'ignoto
E con il cataclisma che
pioveva giù
piangendo dentro,
"salvami adesso"
eri lì impossibilmente
da solo
Ti senti freddo e perso
nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
ma il fallimento è
tutto quello che hai conosciuto
Ricorda tutta la
tristezza e frustrazione
E lasciala andare
lasciala andare
Ed in uno squarcio di
luce che
ha accecato ogni Angelo
Come se il cielo avesse
esploso
i Paradisi nelle stelle
Hai sentito la
solennità della grazia temprata
Cadendo nello spazio
vuoto
Nessuno lì ad
afferrarti tra le sua braccia
Ti senti freddo e perso
nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è
tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la
tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
Ti senti freddo e perso
nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è
tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la
tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare
Lasciala andare
Ti senti freddo e perso
nella disperazione ?
Fai crescere la speranza
Ma il fallimento è
tutto ciò che conosci
Ricorda tutta la
tristezza e frustrazione
E lasciala andare
Lasciala andare
/Iridescent/
Le voci ad un
certo punto mi arrivano lontane, distinguo distrattamente Mike e mia
madre che parlano con l’intervento di qualcun altro di tanto in tanto.
La mia mente si
perde quando noto una fotografia fra le varie che ha esposto nel mobile.
Oh merda!
Mi alzerei e la
prenderei in mano per guardarla meglio se non sapessi che cazzo di
reazione avrebbero gli altri.
Porca puttana,
che diavolo mi è saltato in mente di portarli qua a salutare mia madre?
Se non dico e
non faccio niente non dovrebbero accorgersene, però mi concentro sulla
foto e la fisso cercando di capire il periodo ed il luogo in cui deve
essere stata scattata.
Dannazione, ero
piuttosto piccolo ma la faccia da allucinato l’avevo già!
Ma così presto?
Cazzo, non è
possibile davvero…
Ricordo bene
dove ero, era il periodo in cui mi picchiavano e mi perseguitavano.
Poco dopo sono stato violentato ma è stata la ciliegina di merda sulla
torta dopo un periodo fottuto… ma era davvero cominciata così presto?
Cazzo, ero
piccolo! Come è possibile che già da allora avessi quello sguardo
spento, tormentato e terribile?
Non dormivo un
cazzo, non mangiavo un cazzo ma soprattutto piangevo come una merda la
notte sperando di non svegliarmi… ricordo bene quanto male stavo.
Ma io pensavo
fosse iniziata dopo, che ero più grande…
Rimango
inebetito per tutto il tempo, non dico nulla, non faccio capire cosa mi
ha sconvolto anche se a Mike non sfugge.
Figurati se a
quello poteva scappare qualcosa.
Devo avere
un’espressione sconvolta.
Quando ce ne
andiamo ci sono ancora gli altri ma io ho solo voglia di stare con lui
e dirgli tutto perché anche se non l’ho mai fatto ora ne ho bisogno.
Devo parlarne
con qualcuno…
Porca troia, ma
io ero davvero messo così male così giovane?
L’ansia cresce
come la voglia stupida e puttana di piangere. Che cazzo piango?
Sono shockato.
Shockato è il termine giusto ed anche se non ho assolutamente mai
voluto parlarne, ora mi serve, ne ho bisogno e non a tutti, solo a lui.
Perché è con lui che voglio farlo.
È lui che lo
deve sapere.
È lui che
saprebbe tirare fuori le parole giuste ed anche se fosse solo il
silenzio non me ne fotte, lui sa ascoltare, non mi farebbe pesare
questo schifo che ho dentro, che ho appena ricordato come un treno di
merda in corsa.
A fanculo,
cazzo.
Ho bisogno di
Mike, prima di andare di nuovo fuori di testa.
Essendo partiti
tardi da casa di mia madre, stiamo viaggiando col buio e sebbene
nessuno di noi ha mai avuto problemi a viaggiare di notte, comincio a
rompere i coglioni per fermarci a dormire che ho sonno. A niente
valgono loro che mi dicono di dormire che stanno svegli al posto mio.
Divento tanto
insistente che Mike capisce che c’è qualcosa che non va e penso che
l’abbia capito da quando ero là, mi guardava in modo strano.
Lieto che se ne
sia accorto, così mi appoggia e decide di fermarci.
Rigorosamente
in incognito, sostiamo in uno di quei motel sulle statali e non serve
che io faccia il cazzone capriccioso per chiedere una camera da due con
Mike, la prende subito e sistema tutti esattamente come vuole e nessuno
si oppone al fatto che l’unica camera da due sia la nostra mentre per
loro ne abbia preso una familiare con quattro letti.
Si era detto di
conoscerci meglio ed instaurare dei veri rapporti, rapporti sani e
quindi scoprirci, aprirci fra di noi ma mi rendo conto che non sono
ancora disposto ad andare oltre un certo limite con tutti.
Quel limite
però voglio passarlo con Mike.
Una volta in
camera da soli mi siedo sul letto e lui mi osserva preparandosi per la
notte come può, non avendo niente per dormire fuori si limita a
togliersi i vestiti e a rimanere in boxer e maglietta.
Io non faccio
nemmeno quello. Guardo fisso il vuoto davanti a me tornando a rivedermi
con gli occhi della mente quella dannata fotografia ed il periodo di
merda che stavo passando allora.
Che schifezza,
cazzo…
Alla fine mi si
siede accanto e con la sua solita dolcezza che sa mettere esattamente
quando serve e nella giusta misura, mi chiede:
- Cosa è
successo? -
Sa che volevo
parlargli di qualcosa e che non potevo aspettare, così la miccia viene
innescata e non riesco più a controllarmi.
Oh, non mi
controllo proprio più e guardandolo nella disperata ricerca di un
ancora sul presente che mi dica che è tutto passato e che ora sono
diverso e non in quelle pietose condizioni, lascio che le parole
fluiscano oltre la mia bocca.
- C’era una
foto là… non so se l’hai notata… mi ha fatto ricordare una cosa che…
cazzo, non mi sembrava fosse cominciata così presto… ero solo un
moccioso… solo un fottuto moccioso… così piccolo… io mi ricordavo fosse
accaduto dopo, da più grande… -
Gli ho solo
vagamente accennato che ci sono episodi della mia fottuta vita di cui
non vado fiero, cose che mi hanno ferito profondamente e che non voglio
rivangare e raccontare.
Lui ha sempre
accettato quello che ero disposto a dirgli e non mi ha mai forzato, ma
ora sono io che voglio raccontare e condividere.
Penso che se
non lo faccio esplodo… è che ho bisogno di sentirmi dire che…
Quando mi
abbraccia finalmente il mondo si schiarisce e forse torno a respirare,
non mi ero nemmeno accorto di aver smesso. Torno a vedere i suoi occhi,
sono così scuri e profondi che mi penetrano ma lo fanno con gentilezza.
Mi sento letto dentro, ora so che mi dirà quello che voglio mi dica.
Mi circonda le
spalle accarezzandomi il braccio poi con dolcezza, sempre senza
staccare gli occhi dai miei -cazzo, devo essere così fuori di me…- mi
bacia la fronte un paio di volte. Alla fine, quando sente che smetto di
tremare -porco diavolo, tremavo anche!-, mormora con semplicità:
- L’ho notata
quella foto… - Sapevo che l’aveva vista. Come può sfuggirgli qualcosa
di me? Ora mi dirà anche che si capisce cosa mi era successo… - Mi ha
spaventato davvero… hai ragione, eri così piccolo… - Ma serve,
dopotutto, che glielo dica davvero?
Sembra già
sapere tutto, forse posso risparmiarmi l’atrocità di esprimerlo… forse…
o forse ne ho bisogno io… non so, cazzo… ma lui di certo lo sa…
Nascondo il
viso contro il suo collo e mi aggrappo alla sua maglia, stringo i pugni
all’altezza del suo torace. Vorrei piangere ma mi sembra così idiota.
Che diavolo ho
da piangere?
- Sai cosa? È
normale che poi tu sia stato così instabile e sia caduto nella droga e
nell’alcool tante volte… è normale che tu sia stato così fragile a
lungo… - Come cazzo fa a leggermi il pensiero?
Prendo respiro,
trema anch’esso quindi stringo la presa come un forsennato e schiaccio
ulteriormente il mio viso contro la sua pelle calda e morbida. È qua
per me. Ha fermato il viaggio di tutti per me. Ci ha sistemati nelle
camere in questo modo per me. Ora mi sta ascoltando e mi sta dicendo
queste cose per me. E prima di questo era venuto da mia madre per me,
perché da solo non ce l’avrei fatta, così ha organizzato un’uscita con
tutti dicendo che volevo presentare loro mia madre anche se non era
esattamente così. Ha fatto tutto per me.
È lui l’unico
mio presente ora. Il passato può andare a farsi fottere.
E poi ha
ragione, cazzo… con tutto quello che ho passato, quella dannata
violenza così piccolo, come diavolo posso stupirmi di essere diventato
quel perdente che ero?
Non dico che
sia giustificabile, giusto e normale, ma non posso proprio stupirmene.
Questo no, cazzo.
Ha ragione,
porca puttana.
E allora perché
continuo a sentirmi come se da qualche parte ci sia una colpa in me?
- Sai… -
Prosegue con calma placida carezzandomi la nuca e attirandomi giù steso
sul letto. Fa in modo di sistemarci comodi, spegne la luce ed il buio
ci avvolge ma quello che sento sono le sue braccia su cui mi fa
accomodare, braccia che mi fanno anche da coperta, braccia che mi
ancorano qua con lui, nel mio presente felice, alla superficie di un
abisso da cui sono finalmente uscito. Allora perché quella merda di
foto mi ha turbato tanto? È passato, è finito… ma poi lui arriva a
rispondermi anche se non gli ho poi detto nulla di particolare, nessuno
sfogo vero e proprio, nessuna rivelazione effettiva. Un cazzo. Ma lui è
sempre come se sappia tutto di me. - Quando ci capitano cose che siamo
così piccoli, cose talmente brutte che ci segnano per tutta la vita in
modo osceno ed indelebile, ci formano un carattere che purtroppo è
fragile ed instabile, troppo soggetto alle cadute. Non è sempre lo
stesso motivo che ci fa sbagliare quando cresciamo e facciamo cazzate,
però è quello che ha reso il nostro animo così sottile e facile alle
tenebre. Per questo comunque ci sembra che sia sempre colpa nostra se,
ad esempio, fuggiamo dal dolore nella droga. In un certo senso è così,
però c’è anche chi resiste alle tentazioni che la vita offre fin troppo
facilmente. È una questione di carattere. Ma c’è un momento, quando
siamo piccoli, che noi siamo come creta nelle mani di chi ci circonda.
Se quelle mani scolpiscono bene allora saremo forti, altrimenti saremo
fragili. Per questo tutte le volte che poi da grande hai sbagliato e
sei caduto sì sono colpa tua ma non del tutto. Perché eri davvero
troppo piccolo per sopportare tutto quello che ti accadeva. E anche se
le cose da adulto sono colpa tua, quelle da piccolo no e sono quelle la
causa della tua profonda instabilità emotiva. Di conseguenza lo capisci
che non è completamente tua la colpa di tutte le tue tenebre
successive? -
È stato un
discorso molto lento e tranquillo, pronunciato con calma e precisione,
come se volesse cantarmi una ninna nanna… rilassato dalle sue mani che
hanno continuato ad accarezzarmi la schiena e la nuca e dalla sua bocca
che parlava piano sulla mia fronte, ho capito a fondo ciò che voleva
dire, mi ha penetrato perché me l’ha detto come se parlasse alla cosa
più fragile di tutte.
Ho sempre fatto
di tutto per non esserlo o non darlo a vedere, per rafforzarmi. Mi sono
anche preso sempre le responsabilità delle mie azioni, specie quelle
sbagliate.
Ma ora… ora
perché sembra così diverso?
Io credo che
lui abbia ragione.
Sono io quello
che poi da grande ho fatto le cazzate come drogarmi e bere, ma non sono
io che mi sono vestito di un carattere tanto fottuto come il mio.
Me l’ha fottuto
quell’età di merda in cui mi picchiavano e mi hanno violentato.
Mi ha fottuto
quel figlio di puttana che ha abusato di me.
Mi ha fottuto
la vita, cazzo.
Chiudo gli
occhi forte e stringo i pugni contro il suo petto, aggrappato alla sua
maglietta, schiacciato contro il suo collo respiro a fatica cercando di
riprendermi.
Cazzo, era
questo che volevo sentire, di cui avevo bisogno, e anche se lui non sa
di preciso ma immagina e non vuole torturarmi facendomelo dire, so che
prima o poi glielo dirò, ma probabilmente quando sarò pronto. Quando
dirlo non mi farà sanguinare.
- Grazie… -
Mormoro con un filo di voce.
Dopo di che non
diciamo più nulla, io riesco a non piangere e lui mi culla dolcemente
tutta la notte, facendomi sentire di nuovo piccolo, all’età che avevo
in quella foto, quando avevo bisogno di due braccia simili che mi
sostenessero la notte. Quando chiamavo aiuto e nessuno veniva.
Riportato a
quel tempo mi sento lentamente bene perché è come un viaggio
all’indietro ma con lui al mio fianco.
Cazzo, se fosse
stato con me già d’allora quante cose della mia vita sarebbero state
diverse… quanti errori avrei evitato… quanta sofferenza in meno…
Mi rendo conto
di quello che ho fatto solo quando vedo gli articoli in giro un po’
ovunque.
So di averla
fatta grossa ma solo quando ricevo la telefonata di mio padre mi rendo
conto di quanto grande sia.
Lui non sapeva
nulla.
Mike non fa in
tempo a leggere uno dei vari articoli pubblicati -e la sua espressione
è un enigma assoluto, cazzo! Almeno capire che diavolo pensa non
sarebbe male!- che il telefono suona a tempo di record.
La voce di mio
padre mi urla dall’altra parte e all’inizio non capisco un cazzo di
quello che dice, poi la pressione comincia pericolosamente a salirmi,
proprio come è successo quando ho detto tutto ai giornalisti, quando
dice che non devo inventarmi stronzate per vendere dischi!
Oh porca di
quella puttana!
Ecco che grido.
E gridare è
l’unica cosa che so di fare mentre la testa mi esplode e la voglia di
sparire mi ammazza.
Cosa cazzo mi è
saltato in mente di dire tutto ai giornalisti perché osavano dire che
ero un membro esterno al gruppo e che non c’entravo niente con loro?
Come?
Cazzo, nemmeno
a Mike ho detto di preciso cosa mi era successo e poi telefono a quegli
stronzi e sputo fuori ogni merda!
Mi picchio la
fronte con il palmo mentre cammino su e giù per l’appartamento come uno
ossesso, grido sopra mio padre che a sua volta fa altrettanto, credo
che Mike senta ogni parola ma impallidisce quando vede che comincio a
dare calci rabbiosi alle cose che incontro.
Rompo un vaso
ed il portaombrelli, per poco non butto giù la televisione. Mike mi
ferma in tempo quindi esasperato butto giù il telefono.
Le urla
continuano e nonostante sia io a farle, le sento come esterne a me
stesso, come se mi dissociassi.
Cazzo, sto
impazzendo.
- COME CAZZO
PUO’ CHIEDERMI SE E’ VERO? COME? E SOLO PERCHE’ LUI NON HA MAI SAPUTO
NULLA COSA DIAVOLO SIGNIFICA? CHE NON E’ VERO? CHE SPARO PUTTANATE?
COME DIAVOLO PUO’ DIRE CHE NON SONO STATO VIOLENTATO SOLO PERCHE’ LUI
NON SI ERA ACCORTO DI NULLA? SE ERA UN PADRE DI MERDA COSA DIAVOLO
SIGNIFICA, CHE IO NON HO AVUTO ESPERIENZE DI MERDA? -
Mike non dice
una parola, nemmeno tenta. Rimane a fissarmi immobile, in piedi, pronto
a fermarmi nel malaugurato caso io intenda rompere qualcosa di più
costoso. Però mi fissa dispiaciuto e in difficoltà perché sa che se mi
dicesse qualcosa me lo mangerei, però non credo sia bello sentirmi
gridare.
E poi cazzo,
ecco come glielo dico, che sono stato violentato!
Ecco come lo
viene a sapere lui!
Oh, fanculo!
Mi giro e
smetto di guardarlo, ora il suo sguardo non posso sostenerlo.
Mi sta
uccidendo, mi sta fottutamente uccidendo, cazzo.
Non ce la posso
fare.
Il telefono
torna a suonare e quando vedo che è di nuovo mio padre faccio per
scagliarlo contro il muro, Mike lo prende al volo e non so che razza di
riflessi debba avere per riuscirci. Comunque risponde al posto mio e lo
sento parlare cercando di mantenersi calmo e logico. A stento capto
qualcosa…
- No, non è il
momento di venire, davvero… no, non deve preoccuparsi, me ne occupo io…
ascolti, io credo che sia assurdo ora fare questi discorsi, e poi non
significa nulla il non averlo saputo prima. Non cambierebbe nulla. No,
mi dia retta, lasci perdere… - A questo gli prendo il telefono di mano
bruscamente e grido nome e cognome del tipo che mi ha violentato…
- MI CREDI ORA,
CAZZO DI QUELLA MERDA? COS’E’, VUOI ANCHE IL GIORNO, IL LUOGO E L’ORA?
NON PUOI CREDERMI E BASTA? -
Il fatto che mi
metta in discussione solo perché lui che era mio padre non se ne è
accorto, mi manda in bestia.
Se lui non era
presente che cazzo significa?
Che cazzo
significa, PORCA TROIA?
Poi lo mando
poco gentilmente a farsi fottere e spacco definitivamente il telefono
contro il muro.
Cazzo!
Ma perché
proprio a me?
Mi strofino il
viso con le mani fin quasi a graffiarmelo, quando Mike se ne accorge
lascia perdere i pezzi del mio cellulare e mi prende i polsi, quindi mi
stringe forte fino a togliermi il fiato e a farmi male. Non ci mette
dolcezza perché penso che non sentirei nulla, ora come ora.
Nulla.
Non so cosa
dire, sono ancora nella follia più nera innescata da quegli stronzi che
non mi conoscono ma che sputano sentenze di merda dicendo che non sono
nessuno e non merito lo stesso successo degli altri perché sono lì solo
per metterci la faccia! Ma chi cazzo si credevano di essere?
E poi ora… con
mio padre. Scommetto che se non fosse stato un poliziotto non mi
avrebbe fatto tutta questa piazzata.
Perché oltre al
fatto che era mio padre e che non si è accorto di niente, era un
poliziotto e non mi ha protetto. E vivevo con lui.
So bene cos’ha
e cosa pensa ma non per questo può mettere in discussione tutto quello
che ho passato.
Oh, cazzo!
Sto andando
fuori di testa!
Quando Mike
comincia a farmi seriamente male nello stringermi tanto, mi sciolgo e
ricambio l’abbraccio allo stesso modo. Sussulta, lo soffoco, quasi,
affondo le unghie nella sua carne e tremo spasmodicamente contro di lui
che non mi manda via comunque.
Poi mormora… è
un mormorio lontano e quasi indistinto. Non è cosa dice che mi fa
lentamente tornare a fatica ma il suono della sua voce.
Quando l’ho
sentito cantare -quindi non reppare- la prima volta, sono rimasto
incantato per la voce profonda e delicata che ha ma soprattutto per
quanto sa essere dolce. Dolce nel modo giusto e non svenevolmente o
forzatamente. Io ad esempio non penso di essere capace di cantare in
modo dolce, lui sì.
Io ci metto
dolore e tristezza, quando canto delicatamente, ma lui sa essere dolce.
È lo stesso
suono, anche se non canta.
Così alla fine
riesco a stare attento a ciò che dice.
Dovrebbe
cantare in quel modo più spesso, ma preferisce farlo fare a me e lui
limitarsi al rap o all’hip hop… ma ora voglio sentire cantare
dolcemente solo per me.
- Nessuno sa
quello che hai vissuto anche se ora l’hai raccontato ed è di dominio
pubblico. Nessuno lo sa veramente e nessuno mai lo saprà perché è una
cosa che rimarrà tua per sempre. Tuo padre è fuori di sé perché doveva
proteggerti e non solo non ci è riuscito ma non se ne è mai accorto. Ma
capirà che non sei tu quello da biasimare. Rilassati. Nessuno sa quello
che hai passato. Nessuno. Rimarrà solo in te, quel periodo tremendo
della tua vita… -
E a questo,
esattamente a questo, io mi ribello.
Scivolo giù a
terra privo di forze per aver urlato come un matto e lui mi accompagna,
ci inginocchiamo e nascosto fra le sue braccia torno a sentirmi piccolo
e fragile, proprio come il giorno dopo al fatto terribile. Il periodo
di quella foto di merda.
Non voglio che
sia una cosa solo mia. Non voglio che rimanga solo in me. Non voglio,
cazzo.
Perché lui è
Mike e continua a raccogliermi sempre e sempre anche senza sapere tutto
e non vuole saperlo, non me lo chiede e non per riguardo ma perché a
lui va bene così.
Ed io però
voglio che sappia tutto.
Tutto.
Anche come mi
sono sentito.
Voglio che
abbia tutto di me, il bene, il male, le cadute e le risalite.
Tutto.
Perché ho le
palle piene di ficcare ogni dannata cosa a fondo in me stesso per
andare avanti nella mia gloriosa vita attuale.
Perché se tutto
questo ha avuto un inizio, è quello.
E gli racconto
precisamente ed esattamente ogni cosa che mi è successa in quel periodo
per poi giungere con dovizia di particolari a quel maledetto giorno,
quando mi hanno violentato.
Tutto.
Come è
successo, come mi sono sentito -esattamente come se lo vivessi ora-,
come sono stato dopo, cosa ho pensato, cosa è stato per me.
Tutto.
Tutto quello
che potrei dire lo dico, cose che non avevo mai minimamente pensato da
solo, cose su cui non avevo osato riflettere. Cose che non sapevo di
aver provato.
Alla fine ho la
gola secca e la voce è roca, ma io sono assurdamente calmo perché forse
raccontare il mio inferno maggiore è come un esorcismo e forse quando
alzo gli occhi dalla mia sicura postazione, sul suo collo, e guardo i
suoi, vedo le stelle.
Stelle sotto
forma di lacrime che scendono giù, profondamente scosso in un’empatia
totale per ciò che gli ho raccontato e trasmesso.
Gli prendo il
viso fra le mani mentre lui mi cinge tremante, gliele asciugo ma
continuano a scendere.
Dannazione,
nessuno aveva mai pianto per me, per qualcosa che avevo passato io.
Nessuno.
Quale cazzo è
il punto?
Cos’è che mi fa
stare tanto bene solo ora che lo guardo piangere per me?
Credo che sia
uno dei suoi momenti peggiori, sono io il colpevole di questo suo stato
terribile, carico di un dolore sordo, ed io sto fottutamente meglio.
Che cazzo c’è
di sbagliato in me?
Ma è nel
concentrarmi nel suo sguardo aperto e luminoso che lo capisco.
Un esplosione
di stelle che dà origine al Paradiso.
Succede quando
un angelo piange.
Per me è
esattamente la stessa cosa.
Mike piange per
me, per quello che mi è successo, per quel che ho passato, e mi mostra
semplicemente quanto mi ama, il livello del suo sentimento per me e non
solo me lo mostra. Proprio così come io gli ho trasmesso il mio dolore,
lui mi trasmette il suo sentimento.
Ecco cos’è che
mi fa stare tanto bene anche se piange e soffre per me.
Perché ho
appena lasciato andare l’inferno per abbracciare il paradiso.
Così mi ritrovo
anche io come un coglione a piangere insieme a lui e a baciarlo come
fosse l’estremo addio prima di morire. Bè, comunque sarebbe insieme,
quindi va bene!
Non servono
parole, non ne abbiamo, ora.
Va tutto bene.
Va tutto
dannatamente bene, ora, perché non sono più solo. C’è almeno uno che mi
capisce, uno che sa, uno che mi ama nonostante tutto. Tutto.
E lui di cose
su di me, sulle mie cazzate, ne sa…
Amarmi lo
stesso, porca puttana, non so come fa.
Ma Dio ti
ringrazio che lo faccia.
Quando mio
padre arriva è strano.
Un po’ me
l’aspettavo, ha fatto anche piuttosto in fretta. Deve aver guidato come
un matto fin qua, l’incosciente, in uno stato d’animo tanto pericoloso
per di più.
Però mi
stupisce l’espressione strana che ha.
Mike lo fa
entrare, è pronto ad un round di boxe ma io ormai sono in pace col
mondo per aver pianto come un bambino fra le braccia della persona
amata che ha pianto allo stesso modo.
Come cazzo può
aiutare una cosa simile?
Non lo so, ma
non ho voglia di litigare. Non ho voglia di niente, ormai.
Solo di
chiudere tutta questa maledetta storia.
Mio padre si
accomoda nel divano, Mike gli offre una tisana -grande mossa
strategica… immaginati cosa avrebbe fatto con un caffè!- ma non aspetta
di berla.
Dopo avermi
osservato in modo ancor più strano di prima e non sapere da cosa
cominciare, finalmente mi porge una cartellina che si è portato dietro.
Bè, per lo meno
non mette più in dubbio che tutto quello che ho detto sia vero!
L’avrei ucciso!
- Che cazzo è?
-
Me la dà ed io
la apro, Mike mi si siede accanto e guarda insieme a me.
Scorro i dati
che ho fra le mani e bianco su nero non c’è spazio per fraintendimenti.
Non nascondo lo
shock che provo dopo aver appreso ciò, poi mio padre dà finalmente voce
a quel che era venuto a dirmi.
- Sono andato
in centrale, anche se sono in pensione in quanto ex poliziotto ho
potuto accedere a tutti i file che volevo. Il ragazzo che ti ha
violentato lo è stato a sua volta. - Silenzio. Un silenzio pesante e
significativo che mi manda brevemente in confusione. Cosa dovrei fare
ora con questa informazione?
Cosa dovrei
dire, ora che lo so?
Sono
contrariato perché questo non lo giustifica, che cazzo vuole da me?
Però… però…
già, però.
- Sono qua per
chiederti se vuoi denunciarlo. In quanto poliziotto e padre ti direi
assolutamente di sì. - Ma c’è un seguito e Mike lo coglie al volo,
infatti parla per me e gliene sono infinitamente grato perché più in
subbuglio di così non so se sono stato. Un nodo si forma, è davvero
grande.
- Ed in quanto
uomo che cosa suggerisce? - Questo è il punto, credo.
A volte
dobbiamo dimenticarci i ruoli che rivestiamo per ricordarci che siamo
tutti fottutamente uguali. Uomini allo stesso livello del cazzo.
- Non ho il
diritto di dirlo. Non so assolutamente cosa sia giusto. È lui che deve
decidere se vuole giustizia o no. -
A questo un
moto di frustrazione mi accende. Che cazzo di discorso è?
Un lampo nei
miei occhi lo fulmina e Mike mi precede di nuovo facendo la domanda
giusta, quella che mi soddisfa meglio.
- Io credo che
a questo punto non si tratterebbe più di giustizia ma di vendetta. -
Porca puttana,
è proprio questo il punto, come fa a non vederlo?
È un poliziotto
e non può usare termini del genere, però è questo che sarebbe farla ora!
Una stupida
vendetta fottuta!
Il nodo sale a
dismisura, ora è quasi incontenibile.
Non so, non so
cosa sia meglio fare. Prima stavo così bene, perché questa confusione?
Perché mi
sembra strana l’idea di fare quello che teoricamente dovrebbe essere
giusto?
Lui ha
violentato me che a sua volta era stato violentato. Può avere una fine
tutto questo?
E come diavolo
dovrebbe averla?
Quale sarebbe
questa fottuta fine di merda?
Non lo so.
Non lo so
davvero.
Scuoto il capo,
mi alzo e con le poche forze rimaste e la voglia di isolarmi, mormoro:
- Ho bisogno di
pensarci. -
Non è certo
facile decidere cosa fare della persona che mi ha rovinato la vita.
Anzi. Una delle persone; quello che ha dato il maggior contributo,
immagino. Che mi ha reso fragile ed instabile e con tendenze suicide
sin da piccolo.
Cazzo.
Come si fa a
decidere così della vita di qualcun altro quando la propria ormai è già
stata rovinata e ricostruita?
Avrebbe senso
ora?
Domande su
domande mi assillano e quando mi ritrovo, sono nella stanza degli
strumenti, seduto al pianoforte che non ho mai imparato a suonare.
Mi piace quando
Mike lo suona, mi dà pace.
Magari potrebbe
farlo ora per me…
Non ho bisogno
di girarmi e chiederlo perché lo trovo già seduto accanto. Non ci
guardiamo, non serve, lui sa cosa penso, cosa provo, cosa mi sto
chiedendo.
Lui sa già
tutto e sa anche cosa deciderò di fare.
Così
semplicemente con quell’ispirazione che viene dall’alto, la stessa che
ci ha fatto comporre canzoni come The little things give you away e
What i’ve done, comincia a suonare.
Quando è così,
quando mi trasmette questo suo stato d’animo, quando sembra ascolti
dall’alto qualcosa che poi riporta tale e quale… non so, sembra un
altro.
Come se non
fosse lui, non riesco a non rimanerne attratto come una calamita, a
pendere totalmente da lui, a non farmi coinvolgere completamente
andandogli dietro, assecondandolo, ascoltando le sue stesse cose.
Una melodia
malinconica e delicata spezza il silenzio, è nuova, non so come gli
esca ma è qualcosa di perfetto e dopo un paio di giri d’assestamento
dove trova la giusta chiave e a ripetere quella combinazione di note
per qualche minuto come se la stesse imparando, perfezionando ed
imparando, comincia a cantare con dolcezza e comprensione. Quella voce
che io adoro, quel suo modo di… di essere… che mi fa morire sempre… e
che mi dà tanta pace…
- Quanto ti
trovavi nella veglia della devastazione
quando
aspettavi sul bordo dell'ignoto
E con il
cataclisma che pioveva giù
piangendo
dentro, "salvami adesso"
eri lì
impossibilmente da solo… -
Sembra davvero
che gliele dettino, certe parole… completamente ipnotizzato da lui, da
ciò che canta e suona, proseguo come colto dalla stessa identica
ispirazione, come se sentissi anche io, ma probabilmente è lui che
sento, non so… perché quest’intesa c’è sempre stata ma così forte no,
mai.
- Ti senti
freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la
speranza
ma il
fallimento è tutto quello che hai conosciuto
Ricorda tutta
la tristezza e frustrazione… -
E poi insieme…
- E lasciala
andare
lasciala
andare… -
Fa un altro
giro di pianoforte, si calma, tutto si placa, il crescendo scema e
torna quel silenzio interrotto dalle note delicate però più positive di
prima, meno cupe e angosciate:
- Ed in uno
squarcio di luce che
ha accecato
ogni Angelo
Come se il
cielo avesse esploso
i Paradisi
nelle stelle
Hai sentito la
solennità della grazia temprata
Cadendo nello
spazio vuoto
Nessuno lì ad
afferrarti tra le sua braccia… -
Non mi stupisco
che esprima il concetto che avevo pensato prima. Non mi stupisce
affatto che lui ci sia arrivato, me l’aspettavo… perché lui è Mike ed
ora diventerà un modo caratteristico di essere. Ma sono dannatamente
contento di averlo dalla mia e non solo. Che sia mio!
Ritorniamo sul
mio pezzo, un ipotetico ritornello, e questa volta lo fa con me
cercando di ricordare quello che dicevo prima, venendomi dietro
perfettamente.
- Ti senti
freddo e perso nella disperazione?
Fai crescere la
speranza
Ma il
fallimento è tutto ciò che conosci
Ricorda tutta
la tristezza e frustrazione
E lasciala
andare
Lasciala andare
Lasciala
andare… -
Andiamo ad
oltranza come se non ne avessimo abbastanza, fino a che il nodo si
scioglie, esce ma non sotto forma di pianto ma… sorriso.
Sorriso
pacifico e sereno.
È un sospiro
quando continuo ad ascoltare solo la sua voce che ripete di lasciare
tutto andare suggerendomi alla fin fine ciò che già sapevo.
La risposta che
cercavo in me stesso alla domanda di mio padre.
Smette di
suonare, ci guardiamo a questo soffio di distanza ed entrambi calmi
rimaniamo incantati l’uno all’altro. Alla fine lo dice per me.
- L’incubo può
finire con te, vero? -
Credo che sia
il mio bacio la mia risposta.
Poso le labbra
sulle sue e lo faccio mio con delicatezza, non sapevo nemmeno di
esserne capace.
Credo che sia
un grazie e credo anche che lui lo colga, infatti prendendomi la mano
mi accarezza il viso con l’altra. Intrecciamo le dita e di nuovo la
sensazione di aver raggiunto il paradiso mi coglie.
Una gran bella
esplosione di stelle, non c’è che dire!
Dopo di questo
mi separo dalle sue labbra e sempre a questa vicinanza ubriacante,
contemplando il suo viso per qualche istante, mormoro consapevole che
oggi grazie a lui io ricomincio e ricomincio veramente.
- Ti amo, lo
sai vero? - A Mike gli brillano gli occhi, lo emoziono ogni volta che
glielo dico e ci godo. Ci godo soprattutto perché... Bè, eccolo qua
un’altra esplosione di stelle davanti a me!
Adoro
commuoverlo!
- Anche io ti
amo! -
Peccato che,
cazzo, alla fine sia sempre lui a farla a me!
Fanculo!
Impreco fra i
denti in difficoltà a questa sua sparata ed alzando gli occhi in alto
cercando di far loro aria poiché mi bruciano, lui mi circonda il capo
ridendo sapendo perfettamente il motivo di questa mia reazione del
cazzo, quindi mi lascio abbracciare e nascondo di nuovo le traditrici
che escono dai miei occhi, ma queste non sono di dolore…
È ora fra le
sue braccia che me lo ripeto io per la prima volta.
- L’incubo ha
fine. -
- Ora si
risale. -
E poi alla fine
è sempre lui quello che sa concludere meglio di tutti.
FINE
NOTE: Pezzi
precisi di riferimento tratti dalle interviste a Chester e Mike:
1 - “Quando ero
ragazzino, essere picchiato e anche violentato non era divertente –
dice Chester improvvisamente e in modo disarmante. Non vorremmo mai che
questo accadesse proprio a noi e io sinceramente non so di preciso
quando è iniziato tutto. Ma circa quattro anni fa sono andato a trovare
mia madre e ho visto una mia vecchia foto: ricordo chiaramente dove è
stata scattata. Tutt’ad un tratto, poiché c’erano i ragazzi, l’ho
guardata e senza dire nulla ho pensato: “Wow, è così che apparivo agli
altri”. E poi mi sono ricordato. Oh mio Dio. Mi sono ricordato di tutte
le cose che mi succedevano e ancora oggi ripensandoci mi viene da
piangere. Oh mio Dio. Stava fottutamente succedendo a me ed ero così
piccolo, molto prima di quanto ricordassi. Mio Dio, non mi stupisco di
essere diventato un tossicodipendente. Non mi stupisco per essere
diventato completamente instabile per un po’ di tempo.”
2 - “Io dico:
"Fottetevi, non mi conoscete" sputacchia, battendosi il pugno sul palmo
della mano. "E personalmente vorrei scavalcare il tavolo e uccidervi
tutti! Come osate mettere in discussione quello che canto?" Infine
penso: "Ok, volete saperlo? Sono queste le mie origini." E ho detto ai
giornalisti cose che non ho mai detto a nessuno. E mio padre, un
poliziotto, mi chiama e mi dice: “Cosa cazzo significa questa storia
che ti è successa quando eri ragazzo? Chi è stato?”. E pensavo: “Cosa
ho fatto per meritarmi questo?” [Finalmente, Bennington rivelò
l’identità del suo violentatore. Apprese che questa persona a sua volta
era stata vittima di violenza e decise di non intraprendere alcuna
azione legale contro di lui.] Non avevo bisogno di vendetta. Ho
realizzato...
[Shinoda a
bassa voce finisce la frase:] ...che l’incubo poteva finire con lui.”
3 - “Sono
diventato una persona che nessuno avrebbe mai pensato prima – sospira
Chester. Questo sono io, un ragazzo carino e amichevole, che era sempre
relegato dietro questo mostro che era semplicemente un ragazzino
ferito.”
4 - “Mi sono
accorto che non avevo più questa bestia interiore – dice. Non volevo
più urlare.”
Per il resto,
la fic che viene dopo di questa è una long completamente diversa dalle
altre, molto meno cupa e angosciosa. Li coccolo in abbondanza facendoli
impazzire -in senso buono e comico- dietro a Jacoby Shaddix dei Papa
Roach.
Quindi col
nuovo anno aspettatevi questo nuovo seguito che si chiamerà Esperienza
Surreale!
Per il momento
grazie di avermi seguito.
A presto
Baci Akane
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