Il coltello

di VirginBloodyMary
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Giugno 1941


Sentiva un freddo filo d'acciaio che premeva sul suo collo. La lama affilata del coltello sfavillava sotto i raggi del sole allo zenit nell'estate sovietica. Teneva ben saldo il suo nemico bolscevico, stringeva entrambi i suoi polsi in una morsa ben ferma, l'uno, che cingeva il suo addome, e l'altro che brandiva l'arma. Rimasero lì, fermi, sospesi entrambi per qualche secondo che parve infinito, in una tensione più agghiacciante di quel giugno.

-Non illuderti- pronunciò il tedesco, con voce glaciale
-Tu, non sfidarmi- rispose
-Arrenditi... sarà meglio per te che tu lo faccia-

Alecksandr fece più pressione sulla gola del tedesco.
-Non puoi vincere- disse Ludwig
I nervi di entrambi erano a fior di pelle. Sentiva il respiro del ragazzo sul suo collo, un respiro ritmico, teso, quasi impercettibile.
-Perchè?- chiese
Il suo tono di voce era limpido, quasi ingenuo. Lo aveva chiesto con la stessa modalità con cui un bambino chiede il perchè delle cose da lui non comprese.
-Perchè... non puoi. I miei uomini hanno saccheggiato Minsk- rispose
Si voltò, incrociando lo sguardo del nemico, dritto fin nel profondo dell'anima. C'era qualcosa in quegli occhi di indefinito, di nascosto, di taciuto. Sentì un brivido lungo la schiena, forse per il freddo, forse per ciò che quegli occhi destavano in lui. Vi leggeva una bellezza malinconica, quella bellezza triste, quella bellezza che sa uccidere. La tensione nei muscoli del sovietico diminuì. Il tedesco continuava a stringere i suoi polsi con la stessa forza. Gli occhi di Alecksandr iniziarono a brillare, proprio come il freddo metallo sulla gola di Germania. Distolse lo sguardo dagli occhi color cielo del tedesco, per poi ritornarvi a naufragare.
-Perchè... tutto questo?- chiese il rosso
Una lacrima sgorgò dalle rive del suo sguardo, scendendo lungo la guancia destra, tagliata dal vento, cadendo sulla spalla di Ludwig. I pugni di Bielorussia erano serrati, ma i suoi polsi non premevano più contro la pelle del suo nemico. Una tale dimostrazione di emotività pareva del tutto estranea ad un sovietico qual'era Alecksandr. Soprattutto in quella circostanza.
-Perchè devo vincere-
Con una mossa abile allontanò da sè gli arti del bolscevico e, stringendo i suoi polsi, li contorse dietro la sua schiena. Il belorusso oppose resistenza, ma con lo sguardo perso nel vuoto. Spinse per terra il ragazzo, tenendo ben fermi i suoi polsi. Il volto di Alecksandr, sporco di terra lo guardava gelido. Prese il coltello e poggiò un ginocchio sulla schiena del giovane. Bielorussia si morse il labbro, rivelando tutta la tensione che aveva accumulato. Germania puntò il coltello dritto alla tempia del sovietico.
-Perchè... Perchè? - chiese ancora. I suoi occhi non erano più pieni di rabbia, ma di un sospetto languore. Cercò di divincolarsi e di sottrargli la lama, invano. Il tedesco piantò un gomito sulla schiena del bielorusso avvicinandosi al suo orecchio. Puntò il pugnale sulla sua gola.
-Perchè... cosa?- gli sussurrò nell'orecchio
Con uno scatto Belarus si voltò e baciò il tedesco. I loro occhi si incrociarono, come prima. I due occhi parevano due fuochi ardenti, due specchi che si riflettevano a vicenda. Ludwig allentò la tensione.
-Perchè ti amo così tanto?- disse il sovietico.

  




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