By the new moon to the full moon. ~

di SunriseNina
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Light chiuse con un colpo secco la zip della manica. Eru lo guardò con i grandi occhi sporgenti: «Ti trovi bene con questi?»
«Decisamente meglio» ammise Light «Grazie, Ryuuzaki.» aggiunse, un po’ titubante.
Si massaggiò il polso, constatando che il segno rossastro era diventato più evidente: quella manetta lo torturava giorno e notte, il solco si faceva più profondo e doloroso. Era sì e no una decina di notti che dormivano insieme, sotto le stesse coperte, tiepidi del corpo dell’altro.
All’inizio Light lo aveva trovato imbarazzante, se non degradante; ma si era abituato. Bastava chiudere subito gli occhi, cercare di non dare troppa importanza ai movimenti di Eru, a quando gli si addossava contro, o quando muovendosi nel sonno gli poggiava una mano sul busto, sul collo, sulle spalle. Bastava abituarsi. E cercare di nascondere quel vago brivido, quel leggero tremore che gli dava sentire il respiro sommesso di Ryuuzaki, vederlo inerme ammanettato a lui nel cuore della notte.
Lanciò uno sguardo al ragazzo; il suo pigiama era, se possibile, ancora più largo e liso dei vestiti che utilizzava solitamente: i larghi e leggeri pantaloni neri e la maglia blu oltremare a dir poco smisurata la cui larga scollatura gli lasciava scoperta la clavicola sinistra, visibile sotto la pelle. Era scarno, curvo, come se non fosse stato altro che uno scheletro la cui anima non aveva mai abbandonato il corpo deceduto: le carni erano scomparse e la pelle era diventata come un cencio slavato, mentre le ossa avevano imperterrite continuato a sostenerlo.
«Tutto bene, Light?» chiese il ragazzo, inclinando la testa.
«Certo» mentì lui «Sono stanco, andiamo a dormire.»
Eru annuì, si infilò sotto le coperte, si accoccolò e chiuse gli occhi con un leggero sorriso sul volto.
«Come fai ad avere delle occhiaie simili» chiese Light, perplesso «Se dormi sempre come un sasso?»
«Io non dormo. Non completamente. È un dormiveglia infinito. La mia mente non può riposarsi del tutto, almeno una parte di me deve rimanere vigile.»
Light sussultò, invaso da un tremendo dubbio: quindi Eru era consapevole di toccarlo in continuazione durante la notte? No, non era possibile. Che cosa stupida. No, probabilmente non capiva i propri movimenti.
Sollevato dalle proprie ragioni che allontanarono quella prospettiva malsana, Light spense la luce dell’abat-jour. La camera non calò completamente nel buio: come Ryuuzaki aveva preteso fin dal primo giorno, non avrebbero mai chiuso le persiane. Sembrava rincuorato di avere un interno firmamento a vegliare sui suoi sonni alterati.
«Cresce. Si sta purificando.» sussurrò elettrizzato Eru.
Light ruotò il collo verso la finestra: un sottile spicchio di luna era intravedibile poco sopra ai grattacieli che si stagliavano nella città addormentata.
«Ancora con questa ridicola storia?» lo apostrofò, più acido di quanto avrebbe voluto «Proprio tu, con una mente così razionale, elabori una teoria tanto ottusa.»
«Ognuno ha i suoi difetti. I suoi punti deboli.» osservò calmo Eru.
“Sì” pensò Light “E tu stai solo aspettando il mio, vero? Stai aspettando che il tuo presunto Kira faccia una mossa falsa e cada nella tua trappola. Idiota.”
«Dormiamo, ora. Domani sarà una lunga giornata…» disse Light, sistemando bene il cuscino sotto il capo.
«Le giornate sono sempre di 24 ore.» disse Eru, ma abbassò velocemente lo sguardo quando Light gli scoccò un’occhiata furente.
«’Notte, Ryuuzaki.»
«Light?»
Il ragazzo sospirò, sistemandosi un ciuffo nocciola dietro l’orecchio: «Cosa c’è?»
«Tu vuoi bene a tuo padre?»
«… Cosa? Soichiro? Certo, che domande sono!» disse Light, agitandosi dubbioso sul motivo di quella domanda «In fondo è mio padre, no? È normale tenere alla propria famiglia.»
«Davvero?»
Light rimase in silenzio qualche secondo, poi il suo tono di voce si fece più basso e titubante:«Ryuuzaki… i tuoi genitori?»
«Sono cresciuto in un orfanotrofio.»
«Mi dispiace, non volevo offenderti, non…»
«Non lo sapevi. Normale. Non preoccuparti.»
Light annuì, imbarazzato. Eru fece scivolare le dita sottili lungo il cuscino del ragazzo, rimanendo a poca distanza dal viso del giovane Yagami, che sebbene infastidito non si scompose: «Light?»
«Sì?»
«Vuoi bene a Misa?»
Light tentennò: «Io… Ecco, personalmente no. Non tanto, almeno. Ma non sono così insensibile da spezzarle il cuore. Tiene tantissimo a me.»
«Già.»
«Perché questo interessamento? Ti piace Misa Misa?» disse sorridendo ironico.
«No, assolutamente.» la sua voce esitò, le sue dita fremettero appoggiate al guanciale davanti agli occhi di Light «Di sicuro non lei
Un silenzio glaciale invase la stanza. Light strabuzzò gli occhi, mentre la gola gli si annodava e le membra gli si contorcevano:«Ryuuzaki, cosa stai… Cosa stai dicendo?» cercò di ridere, ma emise un suono più simile a un rantolo.
Eru si avvicinò a lui, fino a che i loro ginocchi non si sfiorarono al di sotto delle coperte.
«Ryu… Ryuuzaki?»
La mano di Eru passò lentamente sulle sue guance, tracciando i lineamenti del suo viso con la punta dei polpastrelli, massaggiandogli il pomo d’Adamo con il pollice. Light trattenne il respiro: quelle mani erano inaspettatamente e innaturalmente calde. Gli occhi di Eru, li vedeva alla fioca luce lunare, sembravano risplendere d’un’emozione insolita e inaspettata. Mosse le gambe, facendo sfregare le ginocchia contro quelle del ragazzo:«Ryuuzaki, cosa stai facendo?!» la sua voce era colma di una nota stonata, a disagio, ma nonostante ciò Light non riusciva a muoversi dalla posizione in cui era.
«Light» la voce di Eru era roca e, a tratti inquietanti, bramosa «… Scusami
Il giovane Yagami tentò di chiedere spiegazioni, ma gli fu impossibile: presto le sue labbra furono immobilizzate da quelle della bocca dell’altro.
Light, paralizzato, sentì il cuore scalpitare nel petto come non mai; Eru lo obbligò a schiudere le labbra con la punta umida della lingua, e presto gli invase la bocca inspirando profondamente.
Light cercò di scostarsi, di separarsi da quel bacio –perché era quello che stava succedendo, un bacio tra ragazzi- ma qualcosa gli impediva di farlo. Quel suddetto qualcosa, lo realizzò in pochi attimi, era la sua stessa volontà.
Improvvisamente, quel bacio gli parve piacevole; quelle labbra erano dolci, come velate di cannella, il sapore della bocca di Eru era inebriante come le sue mani che si stavano avvinghiando al suo torace. Light, lasciandosi alle spalle ogni inibizione, chiuse gli occhi e si lanciò con più foga in quel bacio, passando le mani tra i folti e disordinati capelli corvini del ragazzo. Le gambe di Eru gli si aggrapparono ai polpacci, avvicinando a dismisura i loro corpi: Light, senza smettere di baciare Eru se non per pochi secondi di boccheggi affannati, gli esplorò il corpo con le mani ansiose e desiderose: passando senza difficoltà sotto la larga maglietta gli tastò la pancia, il magro petto, gli strinse i capezzoli tra i polpastrelli di indice e pollice con delicatezza mentre l’altro sussultava ad ogni suo gesto. Scese con la mano lungo la pancia, con la punta delle dita gli sfiorò lievemente i pantaloni sull’inguine, fremendo eccitato. Eru strinse la presa della gambe e poggiò le mani sulle natiche di Light, saggiandole con le mani ossute. Abbandonò le sue labbra e gli percorse il collo e la spalla con dei leggeri e caldi baci. La vista di Light si offuscò di piacere, e proprio a quel punto il ragazzo sembrò riprendere conoscenza: era Ryuuzaki il corpo che stava stringendo, che stava assaporando con passione. Non era possibile, non poteva accadere, non doveva accadere. Quel ragazzo quasi gobbo, esile e ostinatamente bizzarro non poteva essere davvero l'oggetto di quell'inaspettato godimento.
Allontanò bruscamente Eru, fissandolo ansimante. I loro corpi erano sudati e bollenti. I due non parlarono: si limitarono a deglutire per inumidire le gole secche e a sdraiarsi compostamente nella loro piazzola, il più distanti possibili uno dall’altro.
Light continuava a sentire il cuore battere con impetuosità. “Smetti, ti prego”, implorò a sé stesso.
Chiuse gli occhi, sperando infinitamente di svegliarsi e di scoprire che nulla di ciò era davvero successo, ma che era stato tutto un sogno. Un immorale sogno.
Pensò alla luna, alla sua purificazione, al suo lento processo che l’avrebbe portata al plenilunio.
In quel momento, gli sembrava di sprofondare nell’oblio del lato oscuro della luna.

Quella notte, per lo meno, nessuna mano si appoggiò a lui durante il sonno.
































































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Spero di essere rimasta sufficientemente IC.
Non so da dove mi sia saltato fuori un Light a tratti bigotto xD, ma penso che in fin dei conti non sia così impossibile, anzi.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo :D Al prossimo! u.u




Nina.




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