Smile
Sari
Hayama osserva soddisfatta l'ennesimo disegno, è convinta di
aver
realizzato un vero capolavoro: i suoi pennarelli hanno schizzato
delle figure
stilizzate, piuttosto astruse invero, comprensibili
solamente ad una mente di larghe vedute – solo
all'immaginario
infantile, insomma.
«Mamma,
mamma!».
Sana
le fa segno di tacere o, quantomeno, di abbassare il tono di voce:
Akito è rientrato alle quattro di mattina, all'incirca,
dev'essere
piuttosto stremato.
Poi,
lasciando la caffettiera sul fornello, si avvicina alla bambina
–
sta sventolando un foglio di carta, smaniosa del suo giudizio
–,
non capisce proprio
come Sari riesca ad essere così pimpante
alle
otto di mattina.
«Bellissimo,
tesoro», bisbiglia Sana, ben sapendo la successiva richiesta
di sua
figlia.
Decide
di precederla, allora, prendendo il foglio di carta e posizionandolo
accanto a molti altri: ormai, da un anno a quella parte, Sari ha dato
vita
ad un muro
creativo
e Sana non intende assolutamente ostacolare la vena artistica di sua
figlia.
«Sari,
prendi lo zainetto. Dobbiamo andare all'asilo. Oh,
no,
siamo in ritardo», si rende conto tra sé e
sé – un improvviso
déjà
vu
attraversa la sua mente,
ricorda i suoi costanti
ritardi scolastici.
E,
in quel momento, Sana va davvero in crisi: pensa al caffè
che sta
uscendo dalla caffettiera, a sua figlia che arriverà in
ritardo
all'asilo e al fatto che quello
– come se non bastasse –
è anche
il suo primo giorno di riprese in una celebre trasmissione
televisiva.
Fantastico,
sono solo
le otto di mattina.
«È
bollente!».
Sana
si volta, distinguendo solo in quel momento la figura di suo marito
–
il quale pare essersi accorto solo in quel momento che il
caffè è,
effettivamente, sul fornello.
Dev'essere
proprio stanco, sì, ecco perché Sana si limita a
rivolgergli un
sorriso.
«Te
ne faccio un altro, aspetta».
E,
in quel momento, le cose non sono mai state più semplici:
Sari quel
giorno farà tardi all'asilo, lei probabilmente
ritarderà agli studi
televisivi ma, almeno, ne sarà valsa la pena.
Per
Akito ne vale sempre la pena. Sì, perfino se si
tratta di un
caffè.
All'asilo,
qualche ora dopo.
Sari
non avrebbe mai immaginato che l'asilo sarebbe stato un posto
così
divertente: la sua vena artistica può sfogarsi liberamente,
i suoi
fogli di carta sono delle tavolozze.
Tanti
colori, molteplici forme, infinite linee.
Nella
mente di una bambina tutto ciò ha terribilmente senso
– sono gli
adulti che hanno imparato ad essere razionali, crescendo.
La
maestra, una giovane donna sui trent'anni, osserva lo schizzo della
bambina – sta cercando di trovare il verso adatto, in tutta
sincerità –, solo
dopo un'accurata analisi può concludere
che
quel disegno rappresenta la sua famiglia.
Lo
intuisce dal cuore
che sembra aver abbozzato tra i genitori, alla fine.
La
maestra punta con l'indice la figura di suo padre ma Sari è
più
veloce, intuisce all'istante: «Mamma e papà si
vogliono bene».
E
la donna, sorridendo, chiede: «E
cosa vuol dire per te, Sari, voler bene ad una persona?».
La
bambina ci pensa su un attimo, fissando con aria incerta le pareti
spoglie dell'edificio; poi, l'illuminazione:
«Mamma
fa il caffè la mattina e papà le dice
sempre che è troppo
bollente. Ma lei continua a farlo lo stesso. Perché si
vogliono
bene».
Sari
ha detto la cosa più naturale del mondo, senza alcun dubbio;
eppure
la maestra sorride e, anzi, quasi si commuove di fronte alle parole
della bambina – pensa di
dover informare sua madre di
avere una
figlia prodigiosa e che, probabilmente, il merito è tutto loro.
Sari
sorride, ancora non
sa:
è una bambina ingenua, le sue parole possono solo essere
autentiche.
Poi,
con la stessa espressione, si dirige verso il muro spoglio: attacca
il suo primo disegno – nell'angolo della parete di fondo, fin
dove
l'altezza glielo
permette –, pensa che ne
realizzerà molti altri.
∞
Note:
beh, con questa fan fiction posso inaugurare ufficialmente la mia
prima “storia in serie”.
Ricordiamolo:
questa storia è collegata a Crossroad
e all'altra spin-off Life
as we know it
No,
credo che non mi stancherò mai di scrivere su questi due.
Se
mi vengono in mente altre idee le posterò sicuramente. *A*
Spero
vi sia piaciuta, sebbene sia molto breve.
Vi
informo che sto portando definitivamente a conclusione l'altra
long-fic: “È già ieri,
è quasi domani”, il finale
sarà
postato in tempi brevi. **
Grazie
per aver letto,
Kì.
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