Inutile
dirvi che sono andata al
cinema a vedere “Sherlock Holmes: a
game
of shadows” e che ne sono rimasta folgorata. E’
tutto talmente ambiguo, fatto e
pensato per esserlo, che mi ha mandato in pappa il cervello. E ne sono
contenta!! xD mai stata così contenta di qualcosa.
Inutile
dire che questa storia è
tratta dal film, e descrive una scena cruciale di esso, che la mia
mente ha
rielaborato in chiave slash. Quindi, per l’amor di dio, se
non avete visto il
film non leggete, perché vi spoilerereste tutto.
SPOILER!!!
Capito??
Poi
vabbè, se volete leggere
ugualmente, io vi ho avvertiti… xD
Non
dico altro, vi lascio alla
storia. Ci rivediamo in fondo.
Buona
lettura.
Scacco Matto
Ho perso.
Non avrei mai pensato che fosse
possibile prima di
incontrarlo sulla mia strada, ma è così. Ho perso.
È sempre stato un passo
avanti a me, ne ho avuto la conferma
alla prima del Don Giovanni.
Mi ha battuto con lo stesso
stratagemma con cui ha dato
scacco matto ad Irene: ha trovato il mio punto debole.
Il mio unico
punto
debole.
Lui.
Credevo che una volta sposato con
quella donna sarebbe stato
al sicuro, lontano da tutto questo, ma mi sbagliavo. È stata
solo la sua
ennesima mossa, indebolirmi a livello psicologico.
Mi ha fatto avvicinare dal suo
tirapiedi quando sapeva che
ero più vulnerabile, ha buttato l’esca, mi ha
invitato ad incontrarlo sapendo
che non avrei rifiutato. Ho abboccato all’amo.
Sapeva che gli avrei chiesto di
tenere Watson fuori da
questa storia, sapeva che, dopo il suo dissenso, l’avrei
seguito e protetto in ogni modo
possibile.
Sapeva che avremmo seguito le sue
tracce a Parigi, e poi qui
in Germania, nella sua fabbrica di armi.
Aveva calcolato tutto, proprio come
credevo di aver fatto
anche io.
Mi sbagliavo.
Mi sento sollevare da terra, ed il
dolore è atroce; l’uncino
metallico che ho conficcato nella spalla che mi dilania la pelle,
facendomi
urlare come mai ricorda di aver fatto in vita mia, mentre tento di
sorreggermi
a questa corda per non gravarci maggiormente col mio peso.
I miei lamenti, il dolore, il sangue.
E la musica.
Quella musica che lui adora, la sua
preferita. La musica che
recita allo specchio.
Quella che, dal grammofono, viene
diffusa in tutta la fabbrica
mediante gli altoparlanti.
Vuole che
lui senta.
Vuole che io pensi a questo, che mi
disperi mentre sento gli
spari provenire da fuori. Che lo pensi sotto attacco, forse ferito,
forse…
No, John
è forte, ce
la farà.
Mi prende per una gamba e mi
strattona verso il basso,
facendomi urlare, la mia voce che risuona ovunque come in una cassa di
risonanza, il sangue che fuoriesce ancora più copioso dalla
ferita,
impregnandomi i vestiti.
“A chi ha mandato il
messaggio?” mi chiede ancora, ma io mi
limito a respirare affannosamente, il dolore che sembra concentrarsi
nella mia
mente, facendomi uscire di senno.
Tortura. Psicologica e fisica.
È questo che sta facendo.
Scuoto la testa ad occhi chiusi.
Non dirò niente, non gli
darò quello che vuole.
Ed è un altro mi urlo
quello che squarcia questa notte, in
seguito ad un suo ulteriore invito a rispondergli.
Con un cenno della mano ordina ai
suoi uomini di mettermi
giù, ed è questione di pochi secondi prima che mi
ritrovi steso sul pavimento
freddo, sofferente, lo sguardo perso, fisso sul soffitto in vetro.
Ansimo per il dolore.
Voglio che finisca.
Tutto questo dolore, questi
pensieri… sembrano schiacciarmi.
John. John.
John.
Voglio solo che finisca.
Una volta ucciso me forse lo
lascerà in pace, forse…
No, Moriarty non si
fermerà.
È forse questo il pensiero
che mi fa più male.
Lo braccherà. Lo
torturerà come sta facendo con me. Lo ucciderà.
Non glielo permetterò.
Lui deve rimanere fuori da questa
storia, è stato coinvolto
solo perché è il mio unico punto debole, la
persona a cui tengo di più.
Moriarty deve essere fermato.
Si china su di me, il suo profumo
forte che mi arriva
fastidiosamente alle narici, il suo peso che grava sul mio corpo, sulla
spalla.
Mi immobilizza la mano sul pavimento, schiacciandomi, facendomi gemere
di
dolore per quel colpo improvviso.
“Lei sa cosa sta succedendo
là fuori, vero Holmes?”
Respiro forte, ad occhi chiusi.
Non rispondo.
“Lei e il Dottor Watson
siete così
legati…” fa una pausa, poi mi sibila
all’orecchio un maligno “Come
è stato vedergli sposare quella donna?”.
Rimango ancora immobile, inerme, la
mia mente che cerca di
elaborare qualcosa che non siano le dita di John intrecciate alle mie
mentre ci
dirigevamo in chiesa, o lo sguardo di puro rammarico che mi ha rivolto
mentre
me ne stavo andando.
Trattengo il respiro al suono di un
altro sparo.
No. Ti
prego, no.
Con la coda dell’occhio
vedo il professore ghignare sopra di
me.
“Può ancora
salvarlo” mi dice “Dipende tutto da lei”.
Non è vero, ci
ucciderà comunque.
“E’ la mia ultima
offerta, mi dica a chi ha mandato quel
messaggio!” ancora una volta quel pezzo di ferro mi ferisce,
facendomi tremare
ed urlare, il mio corpo che supplica soltanto di finirla con questa
tortura.
Poi lo vedo.
Vedo il guizzo di follia negli occhi
di Moriarty, la sua
completa attenzione rivolta su di me, alla mia sofferenza, al suo
prevalere.
Ha la guardia abbassata.
E io ho ancora la
mia
ultima mossa.
“M-Mio
f-fratello…” balbetto in un sussurro, mentre la
mia
mano arriva al suo gilet, sfilandogli dalla tasca il taccuino rosso, quello dove sono
annotate le basi del
suo impero del crimine.
“Mio fratello
Mycroft…” gemo poi, chiudendo gli occhi ed
abbandonandomi a tutto questo dolore solo quando il vero taccuino
è nella mia
tasca, sostituito da un falso.
Si rialza, sorridendo malevolo,
compiacendosi della mia
confessione.
Non canti
vittoria
troppo presto, professore, la partita è ancora aperta, ho
appena dimostrato che
anche lei ha un punto debole.
Respirare è doloroso, ogni
volta che la mia cassa toracica
si dilata, facendo entrare ossigeno nei polmoni, vengo attraversato e
scosso da
una fitta.
Non posso arrendermi.
Devo fermarlo, devo impedirgli di
scatenare questa guerra. Devo
vendicare Irene.
Devo farlo per Lui.
Per John, che finalmente
avrà la vita che merita.
Solo io
posso farlo.
Poi improvvisamente uno schianto.
Il buio.
“Holmes!”
Riapro gli occhi solo quando sento la
sua voce.
Watson.
È vivo. Sta bene. Mi sta
cercando.
Traggo un sospiro di sollievo,
pentendomene subito dopo
quando il dolore torna a farsi sentir maggiormente, per poi scomparire
quando
lo vedo entrare nel mio campo visivo.
“E’ sempre un
piacere vederla, Watson” mi sforzo di
sorridere.
E vengo scosso da un brivido quando
mi prende per la vita,
aiutandomi a rialzarmi.
“Andiamo” mi
dice, sorreggendomi.
Annuisco.
I giochi sono ancora aperti, non
c’è tempo da perdere.
Adesso siamo in vantaggio, dobbiamo
solo arrivare allo
scacco matto.
The End
Questa scena mi ha traumatizzata a
livello emotivo. Davvero.
Holmes che viene torturato, che urla, sarà il mio trip
mentale per i prossimi
secoli a venire. Amen.
Spero vi sia piaciuta, e di non aver
offeso nessuno con le
mie devianze mentali da slasher malata allo stato terminale, ecco. E
nel caso
vi abbia fatto schifo, perdonatemi, ma l’ho scritta di notte,
tornata dalla
prima visione di questo stupendo film, in preda ad uno sclero psicotico
xD (Dovrebbero
darmi un sedativo [semi cit.]) xD
Che dire, ho già molte
altre idee, quindi purtroppo per voi,
amanti e lettori del fandom Sherlock Holmes-Film, mi troverete ancora
qui, perché
questo film ha davvero TROPPI prompt impliciti.
Nient’altro da dire, me ne
vado a fare un po’ di regali di
Natale. xD
Buona serata a tutti.
Ciao!
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