parte3
Tutto
sembrava avvolto da un silenzio quasi surreale, il vento si era placato
almeno due ore prima, la neve si era depositata a terra ed era come se
anche il freddo fosse diminuito. Il peggio era passato e la mattina
seguente sarebbero stati sicuramente in grado di ripartire per Lima.
L’unica cosa a cui Kurt doveva stare attento, ora, era che
quel silenzio e quel buio a cui non era abituato in città
non lo tradissero sugli ultimi gradini delle scale. Si
lasciò guidare dalla fioca luce che proveniva dal camino,
poggiando una mano contro il muro mentre l’altra teneva
stretta il maglione di cashmere che aveva sulle spalle, ma lo
scricchiolio del pavimento in legno, appena ci mise piede sopra,
riecheggiò sinistro in tutta la stanza.
“Kurt?” domandò stancamente Blaine,
emergendo dalla pila di coperte sul divano.
“Ehi” provò l’altro, mostrando
il suo miglior sorriso. “Ti ho svegliato?”
Il ragazzo si passò una mano sugli occhi, e poi tra i
capelli, tentando di sistemarli. “No. Non riesci a dormire?
Ti senti male?” chiese preoccupato, mettendosi a sedere.
Kurt gli si avvicinò, posizionandosi tra lui e il camino,
dove il fuoco si era ridotto a una brace scoppiettante.
“No… Anche se Rachel sa essere fastidiosa anche
mentre dorme” ammise con un abbozzo di sorriso.
“Immagino che canticchi canzoni melodiche nel sonno,
eh?”
“E tira anche parecchi calci” precisò,
iniziando poi a mordersi il labbro inferiore e a guardare per terra.
“Grazie per averci fatto dormire nella camera dei tuoi, anche
se lo trovo parecchio imbarazzante. E non c’era bisogno di
lasciare a Finn il tuo letto, poteva dormire lui sul divano”
disse pacato, guardandolo con i suoi grandi e sinceri occhi azzurri.
“Oh, figurati, non è un problema per me,
è comodo!” disse Blaine, sorridendo. “E
poi Finn non ci sarebbe entrato su questo divano, è
così alto” ammise in un sussurro leggermente
contrito.
Kurt strinse maggiormente il suo maglione, nascondendo un sorriso come
meglio poteva. “Blaine, non volevo-”
“Hai freddo? Non te l’ho chiesto. Continui a
tenerti quel puro cashmere addosso anche se sei davanti al fuoco, ti
muovi da un piede all’altro, come per scaldarti, e hai le
labbra arrossate” notò. Ed era particolarmente
adorabile nella sua ingenuità. E particolarmente sexy in
quella maglietta larga che gli cadeva su una spalla e con quei capelli
spettinati. “Vieni qui” gli disse, alzando le
coperte e facendo cenno a Kurt di sedersi accanto a lui sul divano.
Dio, amava questo suo lato intraprendente, anche se la maggior parte
delle volte non se ne accorgeva.
Comunque non se lo fece ripetere, sdraiandosi subito accanto a Blaine,
che gli passò un braccio sotto le spalle e l’altro
attorno alla vita, tenendolo stretto contro di sé.
Cominciò ad accarezzargli i capelli sulla nuca in quel modo
lento e meditato che faceva impazzire Kurt, e la casa avvolta nel
più completo silenzio senza genitori ingombranti, il fuoco
debole che illuminava fiocamente la stanza, il calore delle coperte, le
attenzioni di Blaine... sembrava tutto così tremendamente
perfetto da-
“C’è una cosa che devo dirti”.
Okay, era davvero tutto troppo perfetto per essere reale.
“Un’altra?” chiese Kurt, tentando di
nascondere il tono preoccupato sotto uno spesso strato di sarcasmo.
“C’è un’altra
cosa che devo dirti” si corresse. “Non ti
arrabbiare, prometto che risolverò tutto” si
affrettò ad aggiungere.
Kurt si sistemò meglio contro il fianco del ragazzo,
poggiando la testa contro la sua spalla e intrecciando una gamba tra le
sue. “Dimmi”.
Blaine prese un profondo respiro. “Ecco, quando ero in
città e dovevo comprare il latte… Ho aperto il
tuo portafogli” cominciò, mentre l’altro
tratteneva il respiro. “Kurt, c’erano dentro meno
di due dollari”.
“E allora?” disse, fiero. La miglior difesa
è l’attacco, in fondo.
“Allora credo di aver perso gli altri soldi che avevi. Magari
mi sono caduti quando l’ho aperto, o mentre camminavo nella
neve, e Kurt, ti prego non ti arrabbiare”
ripeté, “ho intenzione di ripagarti di tutto
appena possibile”.
“Oh”.
“Oh in senso negativo o
positivo?”
“Oh e basta. Oh,
questo dovevi dirmi”.
“Che altro avrei dovuto dirti?”
“Non lo so! Magari quanto i miei occhi siano belli se
illuminati dal fuoco, o come la mia pelle sembri più morbida
sotto la luce lunare!” disse, tentando di cambiare discorso.
Blaine si alzò leggermente su un fianco, scrutandolo
attentamente. “C’è
qualcos’altro che non mi stai dicendo”.
Kurt provò a nascondersi sotto le coperte, evitando il suo
sguardo. “Non so a cosa ti riferisci. Dovremmo
dormire”.
L’altro sorrise. “Kurt…” lo
chiamò, con tono lamentoso. “I tuoi occhi sono
bellissimi alla luce del fuoco, e la luna fa risaltare la morbidezza
della tua pelle. Ora mi dici che succede?” chiese, sollevando
gli strati di lana sotto cui si era coperto il ragazzo. “E
dai, se è qualcosa che ti riguarda voglio saperla”
aggiunse, con tono più serio.
E Kurt capitolò. “Quello era tutto ciò
che avevo, contento?” sbottò, uscendo allo
scoperto e guardandolo con sguardo di sfida.
“Cosa?”
“Quel dollaro e ottantasette centesimi! Non hai perso niente,
il portafogli era già vuoto” concluse, sbuffando
amaramente.
Blainerimase perplesso per qualche istante.
“Perché vai in giro senza soldi? Se ti capitasse
qualcosa come-?”
“Ho speso tutto ciò che avevo la scorsa settimana,
Blaine. Meno di due dollari era ciò che mi era rimasto per
comprarti un regalo di Natale. Cosa che ovviamente non avrei potuto
fare, e tu mi avresti dato un premio come peggior fidanzato della
storia, e stavo anche preparando il discorso per la vittoria, sai?
Tanto per evitare di pensare ai giorni strazianti che avrei vissuto
dopo che mi avresti lasciat-”
“Aspetta. Volevi comprarmi un regalo di Natale?”
domandò, mentre un sorriso enorme andava affacciandosi sul
suo viso.
“Blaine, non è questo il punto”.
“È
il nostro primo Natale insieme” accordò
l’altro, sdraiandosi di nuovo e riprendendo ad abbracciare
Kurt. “È
importante” disse, dandogli un bacio sulla guancia.
“Appunto” s’infervorò,
arrossendo appena. “E non ho soldi per il tuo
regalo!”
“Ma cosa mi importa del regalo?” disse seriamente
Blaine, aggrottando la fronte. “Io ti ho appena comprato
qualcosa con i tuoi soldi. Non ti lascerò tanto facilmente
il premio come peggior fidanzato, sai?” sorrise,
accarezzandogli di nuovo i capelli.
“Non è la stessa cosa”
mormorò, lasciandosi andare sotto quelle attenzioni.
“È un po’ come in quel racconto che
abbiamo studiato l’anno scorso al corso di letteratura,
ricordi? Il dono dei Magi. Alla fine è
inutile fare i regali di Natale”.
“Blaine, non credo che la morale di quella storia fosse
proprio questa…”
“I protagonisti hanno rinunciato a quello a cui tenevano di
più per il bene della persona che amavano, e alla fine cosa
ne hanno ricavato? I loro doni non avevano più
significato” spiegò.
“Avevano il loro amore” sussurrò Kurt.
“Esatto. E visto che noi già conosciamo la
conclusione della storia non possiamo saltare tutto il resto? O vuoi
venderti i capelli per potermi comprare qualcosa?”
scherzò, sentendo l’altro rabbrividire accanto a
sé.
“Questo mai!” precisò, passandosi una
mano tra le sue preziose ciocche. “E poi perché
solo io dovrei dare qualcosa di così importante per te? Tu
potresti vendere l’orologio da taschino che tanto ti piace,
proprio come nel racconto. Sarà divertente vedere tuo padre
diseredarti” propose con un sogghigno.
“Ehi, io ho già dato via il mio orgoglio comprando
quello di cui avevi bisogno con i tuoi soldi.
Credo sia più che sufficiente per
quest’anno” ammise.
Kurt ridacchiò contro la sua spalla, stringendo le mani
sulla stoffa della sua maglietta. “Era il miglior latte caldo
mai bevuto in vita mia, comunque” ci tenne a precisare.
“E la miglior cioccolata calda del mondo!”
“Quella dipende tutta dalle mie abilità
culinarie” ammise con orgoglio.
La brace nel camino andava ormai spegnendosi, ma nessuno dei due si
preoccupò del freddo. In fondo nessuno dei due pensava di
lasciare andare l’altro, per quella notte. Quando Kurt stava
ormai per addormentarsi, cullato lentamente dal calore di
quell’abbraccio, Blaine sembrò ripensare a
qualcosa.
“Comunque so esattamente come iniziare il mio discorso dopo
aver vinto il premio come peggior fidanzato”
annunciò, serio.
“Mh?” chiese un sonnolento Kurt.
“Con una canzone!” esultò.
“Che stai dicendo? Dormi” lo sgridò
bonariamente, muovendosi quel tanto che bastava per sdraiarsi sulla
schiena. “Che canzone?” non riuscì a non
domandare subito dopo, curioso. Lo sentì spostarsi contro di
lui, accarezzargli con una mano lo stomaco e poggiargli le labbra
contro la guancia, mentre i suoi capelli ricci gli facevano il
solletico contro l’orecchio. Gli piaceva da impazzire.
“Baby you’re all that I want when
you’re lyin’ here in my arms, I’m
findin’ hard to believe we’re in heaven”
cantò sottovoce.
“Oh mio Dio, Blaine. L’ultima volta che hai cantato
questa canzone hai preso in pieno l’auto di mio padre, e
quasi investito mio padre!” gli
ricordò, cominciando a ridere.
“Altrimenti che premio come peggior fidanzato dovrei vincere?
È la canzone perfetta! Oh once in
you’re life you find someone who will turn your world around,
bring you up when you’re feeling down…
E tu hai stravolto completamente la mia vita”.
“Hai saltato una strofa” gli fece sapere, preciso
come al solito, non impedendo però al rossore di diffondersi
sulle sue guance.
Blaine sorrise appena, dolcemente. “Nothing could
change what you mean to me, Oh there’s lots that I could say…
Ti amo, Kurt” sussurrò contro la sua pelle.
Kurt lo bloccò dal continuare a cantare, parlare, o fare
qualsiasi altra cosa che gli ricordasse quanto fosse innamorato di quel
ragazzo, o avrebbe rischiato l’auto-combustione.
Optò per prendergli la guancia con la mano e baciarlo. Ormai
era una sensazione familiare quella, labbra contro labbra, lentamente,
fino a quando non si allontanò appena per guardarlo negli
occhi, proprio mentre Blaine si riavvicinava e strofinava il naso
contro il suo, strappandogli una risata.
“Riesci sempre a stupirmi… Proprio mentre pensavo
che stavi per soffocarmi con un cuscino, mi baci” gli fece
sapere Blaine, lasciando che l’altro poggiasse la testa sulla
sua spalla.
“Non è detto che non lo faccia entro domani
mattina” ammise Kurt, intrecciando le gambe tra le sue e
passandogli subito le dita tra i capelli ricci.
“Dormirò con un occhio aperto” disse,
infilandogli la mano sotto la maglia e accarezzandogli il fianco con
pigrizia.
“Lo faresti solo per guardarmi dormire”.
“Touché” e con un ultimo tenero bacio
posò la fronte contro la sua.
Kurt sorrise, inspirando lentamente l’odore del suo ragazzo
– il miglior fidanzato del mondo – percependo
chiara la familiare sensazione di caldo, fino a quando non
sentì il suo respiro regolarizzarsi. “And
love is all that I need and I found it here in your heart”
cantò lentamente, stringendo la mano sopra il cuore di
Blaine. “It isn’t too hard to see...
we’re in heaven” concluse, mentre un
sorriso fioriva sulle loro labbra. Ed era bellissimo e da togliere il
fiato come sempre. “Oh, guarda, ha ricominciato a
nevicare!” disse, notando i leggeri fiocchi bianchi scivolare
leggeri fuori dalla finestra.
L’altro si distrasse quel tanto che bastò e si
stiracchiò appena, allungando il collo per guardare fuori
dalla finestra. “È un perfetto Natale
adesso!” esultò come un bambino.
“Blaine, mancano due settimane al Natale” lo
corresse ridendo, poggiando la testa nell’incavo del suo
collo e inspirando a fondo.
“Ma io ho il mio regalo” disse, stringendolo a
sé. “E mi sento in paradiso”.
Kurt gli diede una leggera gomitata contro il fianco, prima di
sistemarsi meglio contro il suo corpo, aderendo perfettamente ad esso,
e lasciarsi trasportare dalla stanchezza della giornata, da tutti quei
sentimenti che aveva provato, e dalla calma che sapeva infondergli
Blaine con un semplice sorriso, soprattutto se contornato da una tazza
di latte caldo e qualche coccola su un divano, al caldo sotto le
coperte di lana.
E Blaine sentì che non aveva proprio più niente
da desiderare per quel Natale, o per quell’anno, o per tutto
il resto della sua vita. Era sempre perfetto, anche quando le cose
andavano storte, e appena prima di sprofondare nel sonno lo
percepì, appena sussurrato ma cristallino nella voce da
controtenore di Kurt.
“Ti amo anche io”.
Ed eccolo lì, il suo paradiso.
*
“Quanto ci vuole ancora? Sto congelando,
Blaine!”
L’aria del mattino era pungente contro la pelle delle guance
e delle mani, quel pallido sole non tanto alto nel cielo non riusciva
ancora a scaldare e la neve era compatta e fresca sulla strada; eppure,
Kurt stava sorridendo. Era davvero una bellissima giornata.
Blaine riuscì a dare l’ultima mandata alla porta,
chiudendola definitivamente. Sistemò meglio sulla spalla lo
zaino, soddisfatto, per poi avvicinarsi al suo ragazzo, intento a
scaldarsi muovendosi da un piede all’altro, con le mani ben
infilate nella tasca del cappotto blu. “Scusa se ci ho messo
del tempo, ma sono due anni che non entro in questa casa e la porta
è un po’…” si
scusò.
“Non importa” gli disse con un sorriso, a cui
l’altro ricambiò subito.
“… Ma ora sono qui” chiarì
Blaine, sentendo la risata spensierata di Kurt. Alzò appena
il viso, guardando le sue labbra, e fece un passo per avvicinarsi a
lui. Non fece in tempo nemmeno a chiudere del tutto gli occhi che
Rachel li aveva già interrotti.
“Devo ammettere che la scorsa serata è stata
divertente per me e fruttuosa per la vostra normale conoscenza
musicale. Blaine, dobbiamo assolutamente tornare qui al più
presto” cinguettò allegra, avvinghiandosi al
braccio di Finn.
“Ma certo, Rachel…”
l’assecondò Blaine, incerto, allontanandosi di un
passo da Kurt.
“Certo che no! Questa era la nostra
vacanza” chiarì l’altro, stringendosi al
braccio del suo ragazzo e riportandolo vicino a sé.
“Senza di noi non avreste avuto né la cena
né un’auto con cui tornare indietro, non sareste
mai sopravvissuti tra queste montagne” ammise candidamente
lei. “Dovresti ringraziarmi pubblicamente, un giorno, anche
se forse tra tutti quegli applausi nelle mie orecchie non
riuscirò a sentirti, Kurt”.
“Grazie mille per aver rischiato la vita per noi, Rachel,
anche se perfino i lupi avrebbero rinunciato al loro antipasto con il
tuo corpo in formato hobbit dopo aver sentito l’irritante
voce che ti ritrov-”
“Kurt…”
“È
lei che mi provoca!”
“Ci sono lupi in questa zona?” chiese Finn,
guardandosi attorno.
Blaine sospirò. “No. Non siamo nemmeno in
montagna. C’è un lago a
mezzo chilometro da qui” spiegò per
l’ennesima volta.
Rachel si passò una ciocca di capelli dietro le spalle, per
darsi un tono, prima di rivolgersi al suo ragazzo.
“Andiamo?” propose.
Intanto Kurt si era passato una mano sulla fronte, stanco, mentre
Blaine lo aveva preso per un gomito e tirato a sé.
“Ehi. Non è andata poi tanto male, no?”
chiese speranzoso, accostandosi di nuovo al suo viso.
L’altro sorrise. “No, direi di no”
ammise, chiudendo gli occhi e trattenendo il respiro per un attimo.
Ma una vigorosa pacca sulla spalla lo riscosse. “Amico, ho
dimenticato questo!” disse Finn, tirando fuori dal suo zaino
una bottiglia bianca e passandola al fratellastro. “Me
l’ha data Burt prima di partire, è per
te”.
Kurt e Blaine fissarono l’oggetto incuriositi, poi lentamente
la comprensione comparve sui loro volti, facendoli arrossire.
“Oh” dissero all’unisono.
“L’antigelo”. Si guardarono negli occhi e
scoppiarono a ridere.
Come avevano potuto non pensarci considerando la stagione? Magari era
il caso di fare qualche ripetizione nell’officina Hummel per
qualche pomeriggio, e magari passare le pause a
baciarsi nascosti dietro un cofano tentando di evitare le macchie di
grasso sulla pelle e-
“Alla fine nessuno dei due aveva ragione, eh? Non era
né l’olio né la frizione
bruciata” ammise Blaine, facendo una smorfia al ricordo.
“No… Ma sarà meglio far controllare
l’auto da mio padre, una volta tornati” gli disse,
passando una mano tra i capelli e tentando di sistemarli. Stentava a
credere di essere sopravvissuto una notte intera senza i suoi rituali
di idratazione, ma era ancora più assurdo non aver avuto un
attacco di panico quando si era accorto che in quella casa non
c’era nemmeno un balsamo per capelli, quella mattina. Non era
riuscito a calmarsi nemmeno notando la condizione drammatica in cui
versavano i ricci di Blaine.
Il suo ragazzo, tuttavia, era intento ad osservarlo stupito.
“Kurt, non hai i guanti! Ho dimenticato i miei in auto, ma
posso vedere se ce ne è un paio in casa” disse,
guardandosi prima nelle tasche e poi fissando con astio le chiavi.
Poteva farcela a riaprire di nuovo la porta, sì.
Ma Kurt gli sorrise, prendendogli il gomito e facendo scivolare la mano
fin nella sua. “Va bene così” ammise,
stringendola.
L’altro intrecciò le loro dita – erano
sempre così fredde – e lo guardò con
tutto l’amore possibile.
“Ehm, se siamo pronti dovremmo andare. Burt ci aspetta per
pranzo e se tardiamo potrebbe, tipo, uccidermi” fece notare
Finn, pensieroso, facendo qualche passo e aprendo lo sportello della
sua auto, parcheggiata proprio là vicino. Rachel si
infilò immediatamente al suo interno, lato passeggero,
organizzando i suoi spartiti sul cruscotto.
Kurt lanciò un rapido sguardo a Blaine, che
annuì. “Voi due andate avanti lentamente, noi
recuperiamo la nostra auto e vi raggiungiamo”.
“Mh? E perché vorreste camminare per due
chilometri quando posso darvi un passaggio?”
“Finn!” lo chiamò Kurt, irritato.
“Non ti preoccupare di questo. Pensa ad accompagnare Rachel a
casa piuttosto, non credo che la tua ragazza fosse compresa
nell’operazione di salvataggio in cui mio padre ti ha
spedito, no? Non vuoi far preoccupare Carole di un’altra
sgradita gravidanza, vero?”
“Eravamo in stanze diverse, non è successo
niente!” chiarì subito, arrossendo.
“Io questo non posso saperlo” dichiarò
Kurt con un’alzata di spalle.
Finn aggrottò le sopracciglia. “Perché,
tu dov’eri? Non hai dormito con Rachel?”
“Se parti adesso hai anche il tempo di pomiciare con lei in
macchina prima di pranzo, Finn” sibilò Kurt,
arrossendo vistosamente. “Muoviti”.
“Ok, non ti scaldare…”
“Se abbiamo problemi lungo la strada vi chiameremo”
chiarì Blaine, decidendo che era il momento buono per
interrompere la lite tra fratelli.
Rachel annuì, scegliendo finalmente lo spartito che voleva
cantare. “Finn, andiamo, ho già scaldato la voce
questa mattina e non mi piace fare le cose per niente”.
Finn si sedette sconsolato al posto di guida, richiudendosi la portiera
e guardando il fratellastro che lo salutava allegro dal finestrino. Con
una non tanto goffa manovra, poi, l’auto uscì dal
vialetto e pigramente sparì dietro una delle innumerevoli
curve.
Una volta soli, Kurt e Blaine sospirarono di sollievo.
“Allora… vuoi fare una passeggiata fino al
lago?” propose Blaine, facendo oscillare le loro mani, ancora
strette insieme.
“No, voglio arrivare alla nostra auto il prima possibile, sto
congelando” ammise l’altro.
“Ah. Okay. Potevamo chiedere un passaggio a tuo fratello
se-”
“No. Voglio arrivare alla nostra auto il prima possibile, ma
con te” chiarì, riservandogli un sorriso.
“Questo si può fare” disse, iniziando
poi a camminare lungo la stradina innevata, stando ben attento a non
scivolare.
“E poi conosco Finn, al volante è prudente come
una novantenne. Abbiamo tutto il tempo di fare la nostra passeggiata,
cercare di far ripartire l’auto e tornare a Lima prima di
lui. E avanza anche del tempo per pomiciare in auto, almeno per
noi” dichiarò con un sorrisetto soddisfatto.
“L’ultimo è un incentivo
interessante” approvò l’altro,
aumentando il passo.
Kurt si aggrappò con più forza al suo braccio
usando entrambe le mani. “Blaine! Vai piano! È
pieno di neve e non ho intenzione di cadere e sporcare questi pantaloni
con il fango. O rompermi una gamba. Prima la passeggiata, poi il
resto” gli ricordò, posando la testa sulla sua
spalla.
Blaine gli sorrise, e sfruttando per una volta il fatto che fosse
più in alto si abbassò quel poco che bastava per
dargli un bacio leggero sulle labbra. “Tutto quello che
vuoi”.
Kurt sorrise di rimando, tornando a stringergli la mano.
“Magari stavolta puoi guidare tu” gli disse,
guardandolo in quel modo che lo faceva sciogliere ogni volta. Ed era
umanamente impossibile non cedere di fronte a quegli occhi azzurri.
“Tutto quello che vuoi” ripeté, mentre
si incontravano di nuovo per un bacio più lungo e profondo.
E quando ripresero a camminare, pochi istanti dopo, non poterono non
pensare che la giornata appena trascorsa era stata perfetta. Le parole
d’amore scambiate sul divano, il calore dei loro corpi, la
cioccolata e il latte caldo, il nuovo record personale per le coccole,
era stato tutto assolutamente perfetto. Il resto
neanche lo ricordavano più.
Si guardarono appena, avvicinandosi fino a lasciar sfiorare le spalle e
sorridendo in quel modo abbagliante e innamorato che si riservavano.
Forse era vero, forse il dono più bello che ci si poteva
scambiare era un amore da condividere, e solo in quel modo si era
davvero saggi. Forse per ora erano solo due ragazzini alla loro prima
esperienza, desiderosi più di un assolo che della saggezza,
ma di una cosa erano certi. Il loro era un amore vero.
“Ma, Blaine, la musica la scelgo sempre io”.
The wise men came on Christmas morning
Their gifts of love they came to bear
From that day on always remembered
Our true love forever share
(Gift of the Magi - Squirrel Nut Zippers)
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Nota finale:
spero che la conclusione vi sia piaciuta di più
dello scorso capitolo. La fic è COMPLETA, quindi potete
toglierla dalle seguite (più di 25 persone l'hanno inserita
lì, più chi l'ha messa nei preferiti e nelle
ricordate... Vi ringrazio moltissimo, ma dite che un commento me lo
merito alla fine? Siamo pure vicini a Natale <3).
Credo che tornerò presto perché tutti questi
zuccheri che sto mangiando mi stanno ispirando fic diabetiche... Se il
risultato è più klaine del mondo passa in secondo
piano pure la mia linea XD Buone Feste!
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