Love in London

di Kaida_ _ _
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One

Prologo~

   Terzo anno nel college… la groenlandese era arrivata solo due giorni prima, dopo il breve “ritorno a casa”, durato solo un  mese e mezzo. Ancora altri venti giorni e sarebbero ricominciate anche le lezioni. Sospirò, mentre attraversava il cortile, facendosi strada tra i tanti studenti. Quell’anno però sarebbe cambiato qualcosa: innanzitutto sarebbe stata nella stessa classe con i suoi migliori amici (il finlandese Tino Väinämöinen e Sesel Lalande, delle Seychelles) e la sua compagna di stanza, fortunatamente, era rimasta la stessa dell’anno passato, ossia Sesel. Inoltre nella nuova classe c’erano ragazzi e ragazze che non conosceva, se non di vista. Primi fra tutti Lily, la sorellina dello svizzero Vash Zwingli, Berwlad Oxenstierna, il più temuto dopo il russo Ivan Brangiski (che, per fortuna, era in un’altra classe), Charlotte Bonnefoy, sorella del francese Francis (amore non corrisposto di Sesel), l’eroico americano Alfred F. Jones e l’italiano scontroso: Lovino Vargas, seguiti da qualcun altro. Magra consolazione. “Dai, che se sei un college londinese esclusivo sei fortunata! Dai, che sei fra i migliori! Dai!” pensò, per evitare la depressione pre-periodo scolastico, anche detta “L’estate è passata troppo in fretta!”, “No, non mi va, sono troppo abituato a dormire adesso!” o “Vaffanculo! Io devo dare fuoco a quella cazzo di scuola!”.

   Assorta nei suoi pensieri, non si accorse che, qualcosa, anzi qualcuno, la stava seguendo, mentre le tirava una manica per attirare la sua attenzione. Finalmente si girò, trovandosi davanti Feliks Łukasiewicz, il polacco. Gli occhi verdi dell’altro la guardavano maliziosi, mentre teneva le mani sui fianchi, come se aspettasse qualcosa.

   «Che c’è?»

   «Oh mio Dio! Cioè, scommetto che non lo sapevi!» sussurrò Feliks, mentre le si avvicinava, contenendo appena l’eccitazione, mentre porgeva la bocca vicino all’orecchio della ragazza, con le mani a coppa per non farsi sentire da nessuno. «Mi hanno detto che a Berwald Oxe… coso… cioè, quello svedese, tipo, be’… gli piace Tino! Cioè, non è, tipo, una news assoluta? Da fonti sicure, eh! » La ragazza carpì subito l’informazione, anzi, la news e guardò il polacco, che saltellava contento da un piede all’altro. Ovviamente, tempo due minuti, il polacco avrebbe presto provveduto a dirlo a chiunque altro incontrasse per adempire al prestigioso incarico di arricchire il patrimonio culturale altrui diffondendo informazioni appetibili per… insomma, avrebbe spettegolato senza freno.

   n quel momento in cortile si fece avanti Tino, che lei si apprestò subito a salutare agitando la mano, tradendo un certo nervosismo. Il pettegolo fuggì contento, per poi appostarsi sull’orecchio di qualcun altro.

   «Ehi, Pipaluk!»

   Pipaluk. Si chiamava così. Avrebbe dovuto dirgli del pettegolezzo? Ovvio, ma con calma. A Tino quello lì non era mai piaciuto. Non che non lo sopportasse per motivi astrusi… il fatto era che Berwald gli faceva paura. Beh, un po’ di paura faceva a tutti: grande com’era incuteva un certo timore, però non si poteva paragonare di certo a tipi come il russo.  A lei Berwald era sempre sembrato una specie di orso, ma non un maniaco.

   Doveva rendere la cosa più divertente, prima del colpo. Così decise di fare la cretina per un po’. «Ehi, qui davanti a me c’è un uomo molto fortunato! » finita la frase fece una trombetta con le mani davanti alla bocca e “suonò” una marcia nuziale.

   «Eh?» il finnico si mostrò abbastanza stupito. Qualcuno si era preso una cotta per lui? Diventò improvvisamente curioso. «E… sai chi è?»

   «Capelli biondi, occhi azzurri, occhiali, eccellente in tutte le materie … insomma, la perfezione fatta persona! Tanti auguri e figli maschi!»

   « C-Charlotte?» tentò il finnico.

   «No, sciocchino!» lo canzonò lei, per poi avvicinarsi al suo orecchio, mettere le mani a coppa e sussurrare il nome fatidico. «Berwald!»

   «C-cosa?! Non dire scemenze! Lui… io… noi… no…» Tino stava ansimando: sapeva perfettamente che lei non gli avrebbe mai potuto dire una bugia e che lui lo seguiva già dall’anno prima per qualche motivo. E ora aveva capito tutto: Berwald era innamorato di lui.

 

 

L’angolo di Kaida

Se siete arrivatie fin qui innanzitutto vi ringrazio per aver letto questa, ehm, cosa. So perfettamente di non essere capace di scrivere a meraviglia, ma sono una di quelle tipe che migliora mano a mano che si avanza con la storia (o almeno credo…)! E quindi, se avreste la cortesia di lasciare una recensione avrò motivo di migliorare e potrò rendere questa fan fiction più migliore! Per il resto spero che abbiate gradito e vi prometto di aggiornare entro circa tre giorni con la seconda parte :D Ah, so di essere una tipa un po’ confusionaria e quindi, se non capite qualcosa, fatemelo sapere (come per gli errori, segnalatemeli senza indugio).                                                                             Per chi non l’abbia capito ho voluto inserire una dei miei OC (l’unica che sono riuscita a completare… più o meno .-.) tra i protagonisti. Lei rappresenta la Groenlandia e si chiama Pipaluk Jensen e mi dispiace per non essere riuscita a creare un giovanotto aitante e palestrato, ma proprio un Inuit del genere non riuscivo a immaginarlo… come ogni buona Inuit ha i capelli neri, gli occhi scuri e la pelle ambrata, ed è “alta” un metro e quarantacinque. Come scoprirete se avrete la pazienza di seguirmi, ha una tendenza allo sproloquio e le piacciono tanto gli orsi, le foche e i cani da slitta. *si dilegua dopo la pseudo-presentazione*                                                                                                                                                                                                                                    

Tanti saluti,                   

                                                                                                                                                                                                                     Kaida_ _ _





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