Il primo natale
Il primo Natale insieme...
Zhalia era seduta sul divano
del salotto di casa Vale, tutta intenta a sfogliare le pagine di un
polveroso libro: ancora non si era abituata a quella vita tranquilla,
senza minacce e missioni pericolose, almeno per il momento.
Il rumore di qualcuno che
armeggiava con la serratura del portone attirò la sua
attenzione, mettendola istintivamente in allerta.
La porta si era aperta ed
insieme ad una folata di vento gelido, un Dante infagottato in un
pesante cappotto e sciarpa bianca aveva fatto capolino: stava cercando
di far entrare con fatica un abete grande quasi quanto lui.
L’odore intenso della sua resina, in pochi attimi si era diffuso
in tutta la stanza.
«Cosa stai facendo, Dante?», gli domandò Zhalia, trattenendosi a stento dal ridere.
«Beh, mi sembra ovvio:
è Natale ed io ho comperato l’albero da addobbare.
Piuttosto, Miss Moon, le spiacerebbe darmi una mano?», le rispose
con il suo solito sorriso sornione.
Con l’aiuto della cercatrice
l’albero venne sistemato al centro del salotto; lei guardò
il grande abete e, rivolgendosi all’uomo dai capelli rossi, gli
chiese: «Ma non è un po’ troppo spoglio,
quest’albero?».
Dante ridacchiò e poi,
poggiandole una mano sulla spalla, le rispose: «Ed infatti ora
andiamo in soffitta a prendere gli addobbi e le luci per decorarlo.
Insomma, Zhalia, non vorrai dirmi che non hai mai fatto un albero di
Natale?».
La giovane dai capelli corvini
distolse lo sguardo da quello del cercatore, e chinando la testa verso
il basso, con un fil di voce ammise:«Veramente io non ho mai
festeggiato il Natale. Quando ero in orfanotrofio, non c’erano
mai i soldi per questo genere di cose, in seguito, beh, Klaus non era
certo un tipo con uno spiccato spirito natalizio, quindi, sì, ti
sto dicendo che non ho mai addobbato un albero di Natale».
Dante rimase stupito da questa
rivelazione, ed in parte amareggiato per aver parlato con tanta
superficialità di un argomento che invece doveva essere
assai doloroso per lei. Le prese il viso fra le mani e, alzandolo verso
il suo per poterla guardare negli occhi, le rivolse uno sguardo
intenso: «Scusami Zhalia, sono stato un idiota», le
sussurrò mortificato.
«Beh, solo un
po’…», rispose lei, cercando di sdrammatizzare,
«allora li andiamo a prendere questi addobbi natalizi?»,
concluse sorridendo lievemente.
«Dunque: per prima cosa
mettiamo sull’albero le luci, poi le ghirlande ed i nastri,
infine le palline», spiegò Dante mentre tirava fuori dagli
scatoloni le decorazioni. Zhalia annuì, e così entrambi
iniziarono ad addobbare l’albero di Natale, mentre parlavano di
come sarebbe stato bello trascorrere tutti insieme il primo Natale
della squadra. Il cercatore le parlava di cene e pranzi luculliani,
dello scambio dei regali la sera della vigila e delle lunghe serate da
trascorrere accanto al caminetto acceso a giocare a tombola o anche
semplicemente a chiacchierare del più e del meno: lei lo
ascoltava con attenzione ed in cuor suo non vedeva l’ora di
vivere quelle esperienze del tutto nuove per la sua vita.
«Beh, io direi che è
venuto davvero bene!», esclamò Dante, mentre insieme a
Zhalia osservava l’albero decorato con numerose lucine e
sfere colorate.
«Questa voglio che sia tu a
metterla in cima al nostro alberello!», disse l’uomo
porgendo alla cercatrice una grande stella dorata. Zhalia annuì
con un grande sorriso, poi, aiutata dal cercatore, mise la stella al
suo posto.
Dante si soffermò a guardare
Zhalia: le sue guance erano imporporate dall’emozione, i suoi
occhi erano lucidi e le sue labbra erano animate da un dolcissimo
sorriso. La sua espressione serena e gioiosa era come quella di una
bambina che si trova di fronte ad una magnifica sorpresa. Il
giovane provò un’immensa tenerezza per lei: avrebbe voluto
stringerla a sé con tutte le sue forze. La stessa cercatrice che
cercava di nascondere agli altri ogni sua emozione, ora, di fronte a
lui non riusciva a trattenere tutta la sua gioia per i preparativi di
quel primo Natale in sua compagnia.
Per la prima volta nella sua vita,
Zhalia sentiva di far parte di qualcosa molto simile ad una famiglia:
si sentiva amata e protetta, riusciva a guardare con ottimismo al
futuro. Queste sensazioni e sentimenti, per lei del tutto sconosciuti,
erano così intensi per lei e le riempivano il petto, facendola
sentire leggera. Sentiva i suoi occhi pieni di lacrime di gioia,
così difficili da trattenere, e temeva che da un momento
all’altro sarebbe scoppiata a piangere. Guardava Dante che le
sorrideva dolcemente e non poteva fare a meno di pensare che era lui
l’artefice di questa sua nuova serenità, della sua nuova
vita: era stato grazie alla fiducia che lui aveva riposto in lei che
aveva trovato la forza di cambiare vita e di diventare una persona
della quale poter essere fiera, in qualche modo. Enorme era la
gratitudine e l’affetto che provava verso di lui… beh,
più che affetto, il sentimento che provava verso il cercatore
dai capelli rossi era ben più intenso, questo ormai lo aveva
capito da tempo…
Dopo aver addobbato il salone con
scintillanti festoni e candele, Dante tirò fuori un cestino
pieno di ramoscelli verdi dalle bacche bianche: «Questo è
il tocco finale!», esclamò soddisfatto.
«Cos’è questa
roba? E cosa dovremmo farci noi?», chiese Zhalia con un tono di
voce vagamente sarcastico.
Il cercatore le rivolse uno sguardo
divertito, poi le spiegò: «Questo è vischio, ed ora
noi ne appenderemo un rametto sopra ad ogni porta per buon
auspicio!».
«Buon auspicio, eh? Se lo dici tu…», commentò la donna con una punta di scetticismo nella voce.
Lui le sorrise, poi con quella sua
voce calda e rassicurante iniziò a spiegarle: «Sai,
secondo la mitologia scandinava il vischio è la pianta sacra a
Frigg, dea dell’amore. Dopo che suo figlio Balder venne ucciso da
una freccia di vischio, Frigg iniziò a piangere sul suo corpo, e
mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche del vischio,
Balder tornò in vita. Per la felicità, Frigg
cominciò a baciare chiunque passasse sotto l’albero sul
quale cresceva il vischio, facendo sì che non potesse capitare
mai nulla di male a tutti coloro che si fossero dati un bacio sotto un
ramoscello di vischio.»
«Che storia interessante…», commentò Zhalia sorridendogli dolcemente.
«Ed è per questo
motivo che quando due persone si trovano sotto un ramoscello di vischio
devono scambiarsi un bacio…», concluse lui con uno sguardo
languido, e mentre con una mano ne prendeva un rametto e lo poneva al
di sopra delle loro teste, con l’altra attirò a sé
il viso della cercatrice e baciò con passione le sue labbra.
Questa storia
partecipa al The
One Hundred Prompt Challenge con il prompt 048.sensazioni.
reilin's corner
Avevo così tanta voglia di scrivere del primo Natale insieme di
Dante e Zhalia. Immagino che la povera cercatrice non abbia mai
trascorso le festività natalizie prima di entrare nel team
Huntik, così ogni cosa deve sembrare nuova per lei ed
emozionarla davvero tanto, rendendola ancora più desiderabile
agli occhi di Dante.
Il bacio a conclusione della fic ci stava bene, o no? ;D
Per la leggenda sul vischio, mi sono ispirata a questa pagina.
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