buon natale
Buon venerdì ragazze! E' un piacere trovarvi anche qua!
Questa one shot è stata
scritta per il concorso 'Luci di Natale' al quale sono stata
gentilmente invitata e con molto piacere la sottopongo al vostro
giudizio.
Non è una ROSSA ma spero che sia ugualmente di vostro gradimento.
Colgo l'occasione per ringraziare
le organizzatrici del concorso che mi invitano sempre a partecipare
stuzzicando così la mia fantasia.
Nella speranza di regalarvi con
questa lettura alcuni piacevoli minuti vi ringrazio di cuore per il
vostro affetto, vi saluto e vi auguro un sereno e felice Natale! Sara.
QUASI DIMENTICAVO... BUON NATALE
Era una settimana che papà
aveva portato giù gli scatoloni con le decorazioni di Natale e
finalmente avevo deciso di mettermi al lavoro.
Come sempre avevo sistemato
l'albero finto nell'angolo accanto al camino e lo stavo decorando con
fili colorati e palline luccicanti quando il campanello di casa
suonò.
Mi alzai dal pavimento facendo
attenzione a non calpestare le decorazioni che avevo sparpagliato su
tutto il pavimento e scavalcando scatoloni, poltrone e tavolino arrivai
alla porta con il fiato corto.
Non feci in tempo ad aprire la
porta che due braccia mi si strinsero al collo e delle urla degne di
una bambina in crisi perchè le era stato sottratto il suo
giocattolo preferitò mi perforarono le orecchie.
-Eccola la mia bambina. Oh tesoro quanto mi sei mancata.
-Mamma... mi stai soffocando...
Mia madre finalmente allentò
la presa sul mio collo e riuscii a fare un passo indietro così
da poterla guardare in faccia.
Sembrava ringiovanita di dieci anni
dall'ultima volta che l'avevo vista, aveva fatto dei colpi di sole ai
capelli che le donavano molto e vicine io sarei sembrava la madre e lei
la figlia.
Che non me ne volesse mio padre ma il matrimonio con Phil le aveva fatto assolutamente bene.
-Ciao Phil.
Salutai il mio patrigno che mi rivolse uno sguardo rassegnato e caricandosi le valigie entrò in casa.
Ancora non avevo ben capito
perchè mio padre avesse insistito tanto per ospitare la mamma e
Phil in casa nostra quando avrebbero potuto benissimo pernottare al bed
and brekfast in centro.
-Come è andato il viaggio?
Chiesi sedendomi sul bracciolo della poltrona mentre mia madre mi aveva già sostituita alle decorazioni.
-Il volo bene ma una volta a Forks un incubo. Tuo padre avrà il suo bel da fare per gestire tutti quei camion.
-Quali camion?
Chiesi incuriosita da quella nuova attività nella solita, monotona Forks.
-Camion di traslochi. Li abbiamo
incontrati poco fuori Forks, hanno poi imboccato la strada che porta
verso il bosco. Sai quella che portava dai Cullen?
Una fitta allo stomaco al suono di quel nome mi fece sussultare.
-Si... ricordo...
Dissi mordendomi l'interno della
guancia costringendomi a spingere il più lontano possibile da me
il ricordo di quella famiglia.
Forse finalmente Esme si era decisa
a vendere la casa e qualche nuovo ricco amico della loro famiglia si
sarebbe trasferito dal caos della città alla tranquillità
di un paesino come Forks.
-E il tuo fidanzato? Quando ce lo farai conoscere?
Le parole di mia madre mi provocarono un'ennesimo senso di disorientamento ma cercai di non darlo a vedere.
-E' al lavoro. Verrà stasera a cena.
Mi lasciai scivolare sulla poltrona mentre Phil imitava i miei movimenti ma lasciandosi cadere sul divano.
Accessi la tv e la lasciai
sintonizzata su una partita di baseball, lo sport praticato da Phil. A
me non piaceva il baseball ma lasciando su quel programma niente
avrebbe disturbato i mie ragionamenti.
Sentir nominare i Cullen dopo tutto
quel tempo aveva riportato a galla tutta una serie di ricordi collegati
ai Natali passati insieme a loro nella loro stupenda casa. I pomeriggi
di shopping con Alice e le serato seduti stretti sul divano bevendo una
cioccolata calda con Edward.
Fui strappata dai miei ricordi
dalla mamma che saltava e batteva le mani nel momento in cui accese le
luci dell'albero di Natale.
-Sono sempre stata la miglior decoratrice della città.
Disse entusiasta.
-Non ci vuole molta inventiva per superare il senso artistico delle povere anime che popolano questa ridente cittatida, mamma.
La frase mi uscii un po' troppo dura e notai immediatamente l'espressione di mia madre rattristarsi.
-Scusa, non volevo...
Phil mi guardò come se
volesse rimproverarmi ma non aprì bocca. Mia madre, dal suo
canto, dimenticò immediatamente i miei modi duri e tornò
al suo lavoro.
Io la osservai sistemare delle
ghirlande lungo il camino e appendervi le calze. Poi dispose delle
candele sul davanzale della finestra e le accese.
-Ora pensiamo al fuori. Bella mi aiuteresti?
Lasciando Phil alla sua partita, indossai giaccone, cappello, sciarpa e guanti ed uscii in giardino con mia madre.
Restammo fuori a congelarci per
un'ora intera mentre la mamma sistemava luci e decorazioni per tutta la
veranda e per il giardino.
L'arrivo di papà fu per me
fonte di gioia in quanto significava che sarei finalmente potuta
rientra in casa per preparare la cena.
-Reneè.
Mio padre scese dall'auto e si
diresse a passo svelto tra la neve bassa verso mia madre.
L'abbracciò e mia madre resituì l'abbraccio.
-Charlie, ti trovo in ottima forma, guardati.
Tenendosi sotto braccio i miei
genitori rientrarono in casa e io li seguii. Mi tolsi tutto il
bardamento per non sentire freddo e lasciando i 'grandi' in salotto a
parlare raggiunsi la cucina e mi misi a preparare la cena.
Completamente assorta nelle mie mansioni mi trovai del tutto impreparata all'arrivo di Mike.
-Bella, è arrivato Mike.
Gridò mio padre dall'ingresso.
Il solo pensiero di presentarlo a
mia madre e di assistere alla conversazione elementare che ne sarebbe
derivata mi fece venire il mal di testa ma sapevo di non potermi
sottrarre.
Raggiunsi gli altri in salotto e il sorriso ampio e sincero di Mike riuscì a conferirmi un po' di serenità.
-Ciao tesoro.
Mike mi cinse la vita con un braccio e mi baciò i capelli.
-Ciao. Mamma lui è Mike, Mike mia madre e Phil, suo marito.
Feci le presentazioni, mia madre e
Phil strinsero la mano a Mike mentre io fui richiamata in cucina da uno
strano odore di bruciato.
-Hai bisogno di aiuto?
Disse mia madre dalla porta.
-Mamma non sai cucinare.
-Lo so. Era solo una scusa per parlare di quel Mike.
Mi diede una gomitata e sorrise come una bambina.
-Mica male il tipo. Bello, biondo, bei denti. Che lavoro hai detto che fa?
-Lavora nel negozio di famiglia. Vendono articoli sportivi.
-Quindi hai il lavoro aggiudicato. Non lasciartelo scappare.
-Mamma non voglio fare la commessa e non voglio avere questa conversazione con te.
Misi fine a quella conversazione e
portai la cena in tavola. Mia madre si occupò di chiamare gli
altri e finalmente ci sedemmo tutti a tavola.
Consuammo la cena in una discreta
allegria. Mike riuscì a sostenere le domande curiose di mia
madre mentre Phil cercava di tenerla a bada. Io e mio padre ci
limitammo a scambiarci sguardi allibiti di fronte alle risate stridule
della mamma.
-Dopo questa ottima mangiata credo che sia meglio ritirarsi per la notte.
Mia madre e Phil salirono al piano
di sopra. Mio padre aveva dato la sua stanza a loro e io di conseguenza
avevo ceduto la mia a lui.
-Notte tesoro.
Anche mio padre si ritirò e salì in camera.
-Quindi... divano.
Disse Mike indicanto dil divano del salotto che sarebbe stato il mio letto per quei giorni.
-Già.
Mi trascinai in salotto non appena
terminato di pulire la cucina e mi lasciai cadere sul divano. Mike si
sedette al mio fianco e mi passò un braccio attorno alle spalle.
-Forte tua madre.
-Si, fortissima.
Dissi con tono ironico.
-Mi ha fatto davvero piacere conoscere lei e Phil. Passeremo un bel Natale.
-Si.
Con voce assonnata mi strinsi
contro il petto di Mike e chiusi gli occhi scivolando in un leggero
sonno. Venni disturbata qualche ora dopo quando Mike prima di andarsene
mi sistemò sul divano, mi tolse le scarpe e mi coprì con
una coperta pesante. Dopo avermi baciato la fronte sentii chiudersi la
porta di casa con un piccolo scatto.
Quando mi svegliai il mattino
successivo nevicava di nuovo. Dalla cucina provenivano rumori strani e
soprattutto uno strano odore.
Mi alzai dal divano e raggiunsi la cucina con passo malfermo e trovai mia madre indaffarata a non far bruciare il pane tostato.
-Buongiorno tesoro. Caffè?
Anche dalla caffettiera non arrivava un buon odore e rifiutai la colazione.
-No grazie. Mi aspettano Jessica e Angela in centro.
Lasciai mia madre alle sue mansioni
mandando un piccolo pensiero a Phil che non avrebbe avuto scuse per
sfuggire alla sua colazione e salii al piano superiore per farmi una
doccia.
Scesi di nuovo di sotto dopo
un'oretta pronta per uscire. Indossai tutti i capi più pesanti
che avevo e lasciai la mamma e Phil in cucina.
Cercando di non scivolare sul ghiacchio raggiunsi il mio pick-up e con non poca fatica lo misi in moto.
Mi immisi in strada e percorsi la via che mi avrebbe portato in città fino al bivio che conduceva sulla collina.
Non so cosa mi passò per la
testa ma invece di continuare diritta svoltai a sinistra e mi inerpicai
lungo la via che portava alla villa dei Cullen.
Dopo quello che mia madre mi aveva detto il giorno prima volevo vedere con i miei occhi quello che stava accadendo lassù.
Mi fermai ad una discreta distanza,
quanto mi bastò per vedere che la casa, che fino a qualche
giorno fa era vuota, si stava riempendo di nuovo. Forse davvero
finalmente Carlisle ed Esme avevano deciso di venderla.
Il più velocemente possibile tornai sulla strada e raggiunsi la tavola calda dove mi stavano aspettando Angela e Jessica.
Parcheggiai l'auto nella piazza
centrale e a piedi mi diressi verso il locale dell'appuntamento. Il
centro di Forks era addobbato a festa e per le strade si respirava
un'aria natalizia. Dai negozi uscivano persone cariche di buste felici
e festanti. Solo io non sentivo per niente lo spirito natalizio e
questo mi faceva sentire molto Ebenezer Scrooge.
Un grosso SUV si fermò
davanti ad un negozio di abbigliamento stridendo, dal negozio ne
uscirono due persone, due persone che mi sembrava conoscere.
Fui colpita in pieno petto da una serie di ricordi che mi lasciarono senza fiato.
Non potevano essere loro, non poteva e basta.
Eppure quei corti capelli neri e quegli occhi azzurri non potevano che appartenere a...
Come era arrivato il SUV ripartì e io rimasi sul marciapiede con la mano appoggiata sulla porta della tavola calda.
Come in preda ad una trance entrai e raggiunsi Jessica e Angela che già si trovavano lì.
-Ehi Bella, che ti succede? Sembri aver visto un fantasma.
-Cosa ne sapete voi di chi alloggia a Villa Cullen?
Chiesi diretta.
-Di cosa stai parlando?
Mi domandò Angela ordinandomi un caffè bello forte.
-Ho visto che ci sono dei camion dei traslochi.
-Bella, sei tornata lassù.
La voce di Jessica fu un cupo rimprovero ma non me ne curai.
-Sapete niente voi?
Insistei.
-No.
Dissero le mie amiche all'unisono.
-E' solo che mi è sembrato di vedere Alice poco fa.
-Bella - Jessica posò le sue
piccole mano sulle mie e richiamò il mio sguardo - ascoltami. I
Cullen se ne sono andati due anni fa. Tu te li sei lasciati alle
spalle. Ora hai Mike e sei felice. Non rivangare il passato.
Sapevo quanto Jessica avesse ragione ma non era così semplice convivere con quel fantasma sempre presente.
Se solo avessi avuto una ragione
per quello che era successo, se mi avesse spiegato me ne sarei fatta
una ragione. Invece si era limitato a sparire da un giorno all'altra
lasciandomi solo con i ricordi nella mia mente e niente di tangibile
che dimostrasse ciò che avevamo vissuto insieme.
La cameriera mi depose il
caffè davanti e dopo averlo zuccherato lo sorseggiai lentamente
mentre le mie amiche riprendevano a parlare dei regali di Natale e
della sera della vigilia che avremmo trascorso tutti insieme.
-Cosa regalerai a Jacob?
Domandai a Jessica per distogliere la mia attenzione.
Il pettegolezzo del mese a Forks era la relazione tra Jessica Stanley e Jacob Black non che mio grandissimo amico.
Quando mi ero messa con Mike avevo
avuto paura di perdere Jessica in quanto sapevo che provasse qualcosa
per lui invece lei mi aveva stupita confessandomi di avere un sincero
interesse verso Jacob. Avevo incoraggiato quella relazione sapendo che
Jacob provava più di un'amicizia per me. Ora vederli felici mi
riempiva il cuore di gioia.
-Credo che gli regalerò un maglione. Che ne pensi? Troppo scontato?
Angela e Jessica si ributtarono a
capofitto nel discorso regali e andarono avanti in quel modo per tutta
la giornata che passammo tra un negozio e l'altro.
Senza neanche sapere di preciso
cosa avessi acquistato rientrai alle sei del pomeriggio piena di buste
e pacchetti che avrei posizionato sotto l'albero di Natale ma quando
entrai in casa mi aspettava una sorpresa.
Non diedi abbastanza importanza
alla Mercedes parcheggiata davanti a casa mia ma quando varcai la
soglia mi arrivò subito alle orecchie la calda voce di Carlisle.
Il cuore mancò un colpo e mi
sentii quasi svenire per l'agitazione. Mia madre mi intercettò
mentre dalla cucina stava tornando in salotto con una teiera in mano e
mi aiutò a restare in piedi.
-Tesoro sei stata fuori tutto il
giorno e scommetto che non hai mangiato nulla. Vieni in salotto, ti
ricordi i Cullen. Sono tornati e sono passati a salutarci.
Abbandonai i miei sacchetti nell'ingresso e trascinata da mia madre giunsi in salotto.
Gli occhi azzurri di Carlisle e
quelli color caramello di Esme si puntarono su di me, i loro sorrisi
calorosi furono di conforto, mi sentii come se dopo quegli anni fossi
tornata finalmente a casa.
-Bella, che piacere rivederti.
Esme si alzò immediatamente
dalla poltroncina e mi venne incontro. Mi strinse nel suo caldo
abbraccio e per poco non scoppiai a piangere.
-Quando... quando siete tornati?
Dissi quando riuscii a riprendermi dallo shock.
-Solo questa mattina. Carlisle non
è riuscito a lasciarsi alle spalle questo posto e ha chiesto di
essere trasferito di nuovo qua.
Deglutii senza capire se quella notizia mi facesse piacere o meno.
-Quindi non restate solo per Natale?
-Certo che no. Spero di rivederti presto a gironzolare per casa insieme ad Alice.
-Siete tornati tutti?
Come quelle parole lasciarono le mie labbra mi sentii avvampare per l'imbarazzo. Esme mi sorrise ed annuì.
-Tutti.
Non aggiunse altro e tornò a sedersi accanto la marito che non aveva staccato gli occhi da me nemmeno per un minuto.
Restai qualche istante a guardare
il quadretto poi senza fare troppo rumore tornai nell'entrata, raccolsi
i miei acquisti e salii al piano superiore.
Con un peso immenso sullo stomaco
mi chiusi in camera mia e crollai sul letto senza riuscire a
distinguere le sensazioni che stavo provando.
Con quel 'tutti' Esme aveva
sicuramente incluso anche Edward ed ora che lui era di nuovo in
città le probabilità di incontrarlo erano alte.
Cosa avrei fatto se mi fossi trovata di nuovo faccia a faccia con lui?
La risposta era che non lo sapevo.
Non riuscivo a prevedere la mia reazione, forse la cosa migliore
sarebbe stata quella di ignorarlo completamente, fingere che tra noi
non fosse mai successo niente e fingere di non aver mai visto prima
Edward Cullen. Ma sapevo bene che quella era una reazione che potevo
adottare solo per il mio esterno, dentro sarei esplosa nel rivederlo,
nell'accarezzare di nuovo i verde dei suoi occhi con i miei, nel
sentire di nuovo il suo dolce profumo e di sentire il calore
sprigionato dal suo corpo caldo.
Quei pensieri bastarono per far
riaccendere un fuoco in me che mi confermò, come se ne avessi
avuto bisogno, che nonostante Edward se ne fosse andato due anni prima
senza dirmi una parola io ero ancora innamorata di lui.
Scesi di nuovo al piano di sotto solo all'ora di cena e quando fui certa che Esme e Carlisle se ne fossero andati.
Preparai degli spaghetti con il
pomodoro che furono pronti non appena mio padre entrò in casa.
Come poteva essere prevedibile ci diede subito la notizia del giorno
senza sospettare che già ne fossimo a conoscenza.
-Bella, hai sentito? I Cullen sono tornati in città.
La mamma lo mise al corrente della
visita di Esme e Carlisle e lo mise al corrente anche di un'altra
novità della quale anche io ero all'oscuro.
-Cosa?
Gridai lasciando quasi cadere la pasta sul pavimento.
-Sono stati così carini che non sono riuscita a dirlgi di no. Spero che per te vada bene, Charlie.
-Ma certo - mio padre rispose con
enfasi a mia madre senza però distogliere il suo sguardo
preoccupato da me - mi farà molto piacere rivedere Carlisle e
tutta la famiglia Cullen.
-A te no Bella? Eri molto amica di Alice se non ricordo male.
Ora anche mia madre mi fissava con ostinazione.
Mia madre non era al corrente che
oltre ad essere stata una grande amica di Alice ero stata anche
qualcosa di più per suo fratello Edward.
Ci eravamo frequentati per diversi
mesi senza ostentare troppo il nostro rapporto. Solo Alice ed Emmett,
l'altro fratello di Alice, e Angela e Jessica, erano al corrente della
mia relazione con Edward ma vivendo in una piccola città quasi
tutti sapevano che tra me e Edward c'era qualcosa di più di una
semplice amicizia.
Quello che c'era tra di noi,
qualunque cosa fosse stata, finì nella spazzatura quando un bel
giorno Alice mi disse che suo padre aveva accettato un lavoro a Los
Angeles e nel giro di una settimana i Cullen avrebbero lasciato per
sempre Forks.
Quando tentai di mettermi in
contatto con Edward per chiedergli spiegazioni e per salutarlo Alice mi
informò che lui aveva già lasciato Forks.
Quella cosa mi provocò un
profondo dolore, avevo creduto di rappresentare qualcosa di importante
per Edward invece lui se n'era andato senza neanche salutarmi, senza
neanche una parola.
Da quel giorno cercai con tutta me
stessa di dimenticare Edward e mi ero illusa di esserci riuscita ma ora
mi rendevo conto che così non era.
-Bene, quindi trascorreremo il Natale in quella bellissima villa, non vedo l'ora.
Mia madre era molto eccitata da
quella idea e anche mio padre sembrava felice di poter di nuovo
frequentare i Cullen. Solo io sembravo quella a cui era appena stato
detto che avrei dovuto passare il giorno di Natale sotto un ponte
invece che in una bellissima villa tra le colline di Forks.
Quando, dopo cena, restai sola in salotto, chiamai Jessica per raccontargli tutto quanto.
-Non mi ero sognata Alice, l'ho vista davvero.
-Ma perchè non ti avrebbe detto che sarebbero tornati? Eravate o no amiche del cuore?
Anche io mi ero posta quella domanda.
Perchè Alice non mi aveva
avvisata che sarebbero tornati? Lei aveva il mio numero di telefono, il
mio indirizzo e-mail eppure non mi aveva contattato in nessun modo e
soprattutto non si era ancora fatta viva con me.
-Non lo so Jess. So solo che non voglio avere più niente a che fare con i Cullen.
-Non sarà facile visto che passerai il Natale con loro.
-Tu che fai a Natale?
Le chiesi con tono implorante sperando di poter estendere l'invito anche alla mia amica.
-Sono da Jacob. Presentazioni ufficiali delle nostre famiglie.
-Puha... - emisi un verso strano al quale Jessica rispose con una risata - Angela?
-Angela sarà da Ben, lo sai?
-Non credo sia una buona idea portare Mike.
-Ma cosa dici? - Jessica
alzò la voce - Invece è un'ottima idea. Così il
tuo caro Edward capirà che ti sei rifatta una vita e che non sei
stata due anni a piangere dietro di lui.
-Sarà...
Dissi poco convinta dalla mia amica.
-Ora vado, notte Bells.
-Notte Jess.
Chiusi la comunicazione con Jessica
e mi sdraiai sul divano, il camino accesso emanava un piacevole tepore
per la stanza e il sonno, nonostante i mille pensieri che affollavano
la mia mente, non faticò a soprendermi.
-Bella... Bella... sveglia tesoro, hai visite.
Aprii un'occhio e mi trovai davanti ai due occhi celesti che avevo riconosciuto la mattina precedente.
-Bella.
Alice mi saltò in braccio cingendo le braccia attorno al mio collo e spezzandomi il fiato.
La solita Alice.
-Alice, mi stai soffocando.
-Oh si certo. Perdonami se non sono
passata prima ma sono stata indaffarata con il trascoloco per non
parlare delle decorazioni natalizie. Poi la mamma ha deciso di
invitarvi per Natale e quindi abbiamo dovuto fare scorta di cibo. Oh
Bella, non vedo l'ora di farti conoscere Jasper. E' così bello,
così intelligente.
-Alice Alice, frena. Mi stai confondendo. Chi è Jasper?
Alice trasse un profondo respiro e si sedette compostamente accanto a me.
-Jasper è il mio ragazzo. E'
uno schianto. Lo amerai quanto me, un po' meno sarebbe meglio. Ho
così tante cose da raccontarti.
-Perchè non ti sei mai fatta viva in questi due anni?
Le domandai senza peli sulla lingua.
La mia domanda riuscii a farla zittire per qualche secondo.
-Nemmeno tu mi hai cercata.
-Avevo i miei buoni motivi e tu lo sai.
-Lo so.
Sussurrò Alice prima di tornare a fissarmi e riprendere a travolgermi con le sue chiacchiere.
-Ma ora sono qua e sarà di
nuovo tutto come prima. Sai che anche Emmett si è fidanzato. Con
la sorella di Jasper, non è incredibile. Rose è una
ragazza un po' particolare ma ti piacerà. E' una di poche parole
come te. Invece Ed...
Alice si interruppe improvvisamente rendendosi conto che non era il caso di raccontarmi delle ralzioni di Edward.
-Io sto con Mike.
Dissi a denti stretti.
Alice aprì lentamente le labbra ma non uscì un solo fiato.
Avevo realmente lasciato Alice Cullen senza parole con la mia novità.
-Bene - disse quando riuscì a formulare una frase - mi fa piacere che tu sia andata avanti.
-Lui lo ha fatto, l'ho fatto anche io.
-Io non ne sarei così sicura.
-Cosa vuoi dire?
Mi irrigidii improvvisamente a quelle parole.
Alice non doveva nemmeno osare
tentare di farmi sentire in colpa per essere andata avanti quando suo
fratello mi aveva spezzato il cuore.
-Edward ha avuto qualche avventura ma credo che l'unica che gli sia entrata davvero nel cuore sia stata tu.
-Poteva fare a meno di andarsene in quel modo.
Ruggii senza nessuna intenzione di parlare di lui ma sapendo che non potevo evitarlo.
-Gli farà piacere rivederti.
-A me no.
Ecco, quella era davvero l'unica
cosa che non avrei dovuto dire. L'unica cosa che avrebbe confermato a
Alice che nonostante fossero passati due anni e nonostante la mia
realzione che Mike non aveva affatto dimenticato Edward.
-So che mio fratello non si è comportato bene con te ma sarebbe carino da parte tua...
-No Alice - la interruppi prima che
potesse dire qualcosa che mi avrebbe mandato realmente fuori di testa -
io non devo fare nulla. Non ho nulla da farmi perdonare. Non dopo che
tuo fratello mi ha lasciata in quel modo quindi non venirmi a dire che
sarebbe carino se io facessi questo o quello.
Incrociai le braccia al petto
mantenendo la mia posizione rigida. Alice fece un mezzo sorriso poi
guardando l'orologio disse che si era fatto tardi per lei.
-Ci vediamo dopo domani.
L'improvvisa consapevolezza che tra
due giorni sarebbe stato Natale e che sarei stata costretta a passare
l'intera giornata con i Cullen e di conseguenza con Edward mi
lasciò senza fiato.
Boccheggiai per qualche istante poi
quando sentii la porta chiedersi tornai a stendermi sul divano con la
testa che girava vorticosamente.
-Mamma, credo che Esme non si aspetti un regalo.
Correvo dietro a mia madre lungo la
zona dedicata alla cucina all'interno del centro commerciale di Forks
cercando di farle capire che l'invito di Esme non includeva un regalo,
la conoscevo troppo bene e il fatto di ospitarci in casa loro per
Natale non significava che ci dovevamo sentire obbligati a far loro un
regalo.
-Ma sarebbe da maleducati presentarsi a mani vuote.
Mia madre non ne volle sapere e
riempì il carrello con bicchieri di cristallo, fruttiere in
limoges e un set di piattini da dolce in fine porcellana inglese, tutte
cose che Esme aveva a bizzeffe.
Era la vigilia di Natale e io sarei
dovuta essere ad aiutare Mike al negozio mentre erano più di due
ore che scorrazzavo dietro mia madre cercando di farle capire che non
si doveva sentire in dovere di fare un regalo ai Cullen.
-Senti mamma io devo andare, Mike ha bisogno di me.
-Vai pure tesoro, io me la cavo da sola.
Lasciai mia madre con il sospetto
che sarebbe rincasata con un'infinità di cose che non ci
sarebbero servite. Uscii dal centro commerciale e camminando sotto la
lieve neve che scendeva ancora raggiunsi il negozio di articoli
sportivi dei Newton.
Il negozio era affollato e ebbi giusto il tempo per togliermi la giacca e i guanti e mi misi subito al lavoro.
Per il resto della mattinata e
buona parte dell'ora di pranzo non potemmo fermarci un solo momento poi
finalmente verso le due la situazione si calmò, Mike
servì l'ultimo cliente e potemmo concederci la pausa pranzo.
-Che ne dici di andare a prendere qualcosa da mettere sotto i denti mentre io incarto un regalo speciale.
Mike mi cinse la vita con le mani appoggiando le sue labbra sulla mia fronte.
Il senso di protezione che riusciva
a trasmettermi Mike era ciò che mi aveva confortato in quei due
anni. Con lui mi sentivo al sicuro ed ero cosciente che mai avrebbe
fatto qualcosa che mi avrebbe ferita.
-Cosa ti va? Cinese?
-Vada per il cinesa.
Le sue labbra si spostarono dalla
mia fronte fin sulle mie labbra. Le premette leggermente sulle mie
stringendo mi forte il mio corpo tra le sue mani.
-Mi manchi. Ti voglio.
Sussurrò sulle mie labbra scivolando poi lungo il mio collo.
-Perchè non dormi da me stanotte.
-Si... - dissi sorridendo e ricambiando i suoi baci - potrebbe essere un'idea.
Mike tornò a baciarmi ma
questa volta il bacio fu leggermente più profondo. La sua lingua
accarezzò le mie labbra poi lentamente si insinuò
all'interno della mia bocca. Io mi abbandonai contro il suo corpo
accogliendo le bellissime sensazioni che Mike riusciva a trasmettermi
fino a che il campanello della porta non suonò avvertendoci che
era entrato un cliente.
-Mm... mm...
Qualcuno si schiarì la voce alle nostre spalle e quando mi separai da Mike vidi il volto del nostro cliente.
Il cuore mi si bloccò al
centro del petto. Fui costretta a tenermi saldamente contro Mike per
non rischiare di cadere a terra mentre il cuore mi batteva forsennato
nel petto. Le orecchie mi ronzavano e non sentii ciò che
quell'uomo disse, vidi solo le sue labbra aprirsi e parlare.
-Certo.
Gli rispose Mike separandosi da me per raggiungere il magazzino.
Mi resi conto di essere sola con lui. Tutta l'aria attorno a me fu inghiottita e mi sentii affogare.
-Ciao Bella.
Nonononono.
Il suono della sua voce, la sua voce che pronunciava il mio nome non la potevo sopportare.
-Edward.
Dissi con un suono strozzato cercando di non fissare i suoi occhi ancora più belli di quanto ricordassi.
-Ecco qua gli ultimi modelli di snowboard.
Mike mise la merce sul bancone ed Edward si avvicinò.
Io afferrai la giacca e la borsa e con la scusa di andare a prendere il pranzo uscii dal negozio con il fiato corto.
L'aria frizzante riuscii a farmi riprendere leggermente le redini della situazione.
Sapevo che Edward era di nuovo in città ma non ero affatto pronta a rivederlo, non ero pronta per niente.
Raggiunsi il ristorante cinese e
fui felice di trovare una discreta fila, più tempo passavo fuori
dal negozio e meglio sarebbe stato.
Presi il cibo e con i sacchetti tra le mani feci il giro più lungo per tornare al negozio.
Per fortuna quando rientrai lo
trovai vuoto se non per la presenza di Mike. Quando mi vide corse a
nascondere qualcosa e tornò da me.
-Tu sapevi che i Cullen fossero tornati in città?
Mi domandò quando ci sedemmo per consumare il pranzo.
-Oh... si. Alice mi è venuta a trovare questa mattina.
-Quell'Edward è sempre stato
un tipo strano. Ma l'importante è che abbia preso l'ultimo
modello di snowboard e il più costoso per suo fratello.
Io restai ad ascoltare Mike senza
partecipare alla conversazione e per fortuna una nuova ondata di
clienti mi strappò da quei pensieri.
Solo a fine serata, quando ci trovammo a chiudere il negozio, mi tornò alla mente il mio strano incontro con Edward.
Lui non aveva avuto nessun tipo di
reazione alla mia vista, almeno nessuna reazione apparente. Ignoravo se
dentro di se avesse avuto lo stesso scombussolamento che avevo avuto io.
Quell'incontro tanto inaspettato quanto desiderato fu l'unica cosa sulla quale riuscii a concentrarmi quella sera.
A cena con i genitori di Mike fui
molto silenziosa e finsi un po' di buon umore solo quando la signora
Newton mi porse un pacchetto con un gran fiocco rosso.
-Auguri Bella.
-Non doveva signora Newton.
Seduti in salotto attorno
all'albero di Natale addobbato a dovere aprii il regalo fattomi dai
signori Newton mentre Mike e i suo padre sorseggiavano del brandy e la
signora Newton girava il suo punch in un bicchierino di vetro.
Ringraziai i signori Newton per
avermi regalato un set di asciugamani ricamati con le mie iniziali e
ricordai a Mike che Angela, Ben, Jessica e Jacob ci stavano aspettando
al pub per la festa di Natale e lo scambio dei regali.
Salutammo i genitori di Mike augurando loro ancora buon Natale e raggiungemmo il pub con la macchina di Mike.
La serata al pub fu ciò che
mi ci volle per smettere di pensare costantemente a Edward. Nessuno
nominò i Cullen e parecchie birre dopo eravamo tutti e sei
attaccati ai microfoni a cantare White Christmas mentre fuori, neanche
a farlo apposta, riprendeva a nevicare.
-Ora ora ora è l'ora dei regali.
Jessica, ansante e sudata per aver
cantato e ballato come un'ossessa tornò a sedersi al nostro
tavolo e tirò fuori la sua busta dei regali.
Lo scambio fu molto divertente, io
ricevetti da Ben e Angela un buono spesa per il negozio di libri di
Forks mentre Jessica e Jacob mi regalarono una confezione di bagno
schiuma alla fragola, sicuramente regalo scelto da Jessica.
Per il regalo di Mike dovetti attendere di far ritorno a casa.
-Il tuo regalo.
Mike si sedette sul suo letto e mi
porse una sottile pachetto. Io emozionata mi sedetti accanto a lui,
scartai il regalo e mi ritrovai con una busta tra mani.
L'aprii lentamente e ne tirai fuori
quelli che ad una prima occhiata non capii cosa fossero ma guardando
più attentamente scoprii essere due biglietti aerei per Sydney.
-Dio... Mike...
Mi portai le mani alla bocca senza sapere cosa dire.
Avevo fatto una testa grande come
una casa a Mike su quanto desiderassi andare a Sydney e lui mi aveva
regalato un viaggio in Australia.
-Non devi dire nulla. Sono felice che ti piaccia.
-Il mio regalo non sarà mai all'altezza del tuo.
-Non importa, il regalo più grande me lo fai ogni giorno.
Mike mi baciò le labbra e io
lo abbracciai stringendomi forte a lui. Mi sentii in colpa quando
chiusi gli occhi e mi si parò davanti la faccia di Edward.
Cercai di scacciare la sua figura dalla mia mente nell'unico modo che
credevo potesse funzionare, fare l'amore con Mike.
-Ora è il momento del mio regalo?
Domandò Mike stringendosi a me e baciandomi la spalla nuda.
-Credevo l'avessi avuto il tuo regalo.
Mi voltai nel suo abbraccio premendo i miei seni contro il suo petto ampio.
-Ok, il tuo regalo.
Mi alzai dal letto e senza dare
alcuna importanza al fatto che fossi nuda presi dalla mia borsa il
regalo di Mike. Mi infilai di nuovo sotto le coperte e gli porsi il
pacchetto.
Mike lo scartò poi
restò in silenzio per diversi minuti con l'oggetto tra le mani.
Lo fissai mentre lo rigirava tra le dita poi alzando gli occhi sul mio
viso mi baciò senza dire una parola.
-Ti piace?
-E me lo chiedi? Non so cosa dire, grazie Bella.
Il mio regalo, la raccolta completa
degli album degli U2 rimasterizzate e digitalizzati, era ciò che
più Mike desiderava e glielo avevo regalato con molto piacere e
vedere la sua reazione fu il miglior modo in cui lui potesse
ringraziarmi.
Mi accoccolai contro il suo corpo sotto le coperte e lentamente scivolai in un sonno profondo.
Quando il mattino successivo mi
svegliai sentii immediatamente uno strano peso sullo stomaco, non mi
resi subito conto di cosa lo provocasse ma in un'istante mi ricordai
che era Natale e che avrei passato la giornata a casa dei Cullen.
Lasciai Mike sotto la doccia e mi
recai a casa mia per cambiarmi. Trovai mio padre, mia madre e Phil
già pronti per raggiungere i Cullen, felici per quella giornata
da trascorrere tutti insieme.
Ignorando completamente le loro
domande riguardo il regalo di Mike salii in bagno e mi feci una doccia
poi mi preparai per il pranzo di Natale. Indossai una gonna nera di
pelle con delle calze nere e un maglioncino di lana bianco con lo
scollo quadrato. Ci abbinai un paio di scarpe dal tacco alto e lasciai
i capelli sciolti sulle spalle.
Quando tornai al piano di sotto
notai gli sguardi dei miei familiari stupiti per il mio abbigliamento
curato e poco usuale ma non osarono dire una parola.
Improvvisamente il mio cellulare prese a suonare e tutti finsero di non stare ad osservare il mio abbigliamento.
-Pronto Mike.
-Tesoro Bella, la macchina non parte.
Mike aveva l'affanno e sembrava abbastanza agitato.
-Ti passiamo a prendere.
Dissi già con la giacca in mano.
-No, voi andate. Io vi raggiungo appena mio padre riesce a farla mettere in moto.
-Sicuro?
Non volevo presentarmi dai Cullen
senza Mike, mi sarei potuta appoggiare psicologicamente a lui invece se
fossi arrivata sola non avevo idea di cosa sarebbe potuto succedere.
-Sicuro, ci vediamo tra poco.
Chiusi la telefonata ed avevo di nuovo gli sguardi di tutti puntati addosso.
-Possiamo andare, Mike ci raggiungerà.
-Bene.
Mio padre muovendosi disinvolto
uscì di casa e tutti lo seguimmo. Dopo aver atteso che mia madre
caricasse i regali per i Cullen in macchina partimmo verso la nostra
destinazione.
Avrei voluto che il viaggio durasse
molto di più, la strada non era mai sembrata più corta
come in quell'occasione.
Quando papà fermò la
sua auto davanti a casa dei Cullen un forte senso di deja-vu mi colpii.
Ero stata in quella casa tante di quelle volte che l'avevo considerata
per molto tempo casa mia, ora invece mi sentivo come una perfetta
intrusa e dannatamente a disagio.
Esme ci diede il benvenuto e ci condusse verso il grande patio coperto dove era stato allestito il buffett per l'aperitivo.
-Bella ciao, ti voglio presentare Rosalie.
Alice mi raggiunse tenendo sotto braccio un'affascinate ragazza dai lunghi capelli biondi.
-Piacere Bella.
Strinsi la mano della ragazza che passò una prolungata occhiata su di me come ad esaminarmi.
-E Jasper invece?
Domandai a Alice strappandole un sorriso.
-Eccolo, sta scendendo. Jasper, voglio presentarti Bella.
Jasper era un bellissimo ragazzo
dai capelli castani e gli occhi verdi. Aveva una dolce espressione sul
volto, molto diversa da quella della sorella. Mi strinse la mano con
calore e mi trasmise una bella sensazione.
-E' un piacere conoscerti Bella. Alice mi ha parlato tanto di te.
Alice approfittò di quel
momento per raccontare a Jasper qualche aneddoto simpatico fino a che
il vocione di Emmett non tagliò l'aria.
-Ma chi c'è qua la piccola Swan.
-Ciao Emm.
Emmett mi prese tra le braccia e mi
sollevò facendomi girare in aria. Alice scoppiò a ridere
mentre Rosalie sembrava molto meno divertita da quella cosa.
-Ora stai con Newton? Davvero?
-Si.
Alla mia conferma Emmett non sembrò molto entusiasta, mollò la presa sul mio corpo e mi depose di nuovo a terra.
-Che si combina qua?
E di nuovo la sua voce mi colpiva improvvisamente, inaspettatamente.
Con un profondo respiro mi voltai a
guardarlo e come sempre restai senza parole davanti alla sua disarmante
bellezza. Con indosso un maglione blu e un paio di jeans chiari era
estremamente sexy e il mio stomaco si contrasse per il piacere di
godere di quella divina visione.
-C'è qua la nostra Bella.
Disse Emmett passandomi un braccio attorno alle spalle.
-Ciao Bella.
Edward tenne lo sguardo fisso su di me fino a farmi sentire in imbarazzo.
-Prendiamo qualcosa da bere.
Disse Alice.
La situazione sembrò rilassarsi e tutti si buttarono sul buffett.
-Il tuo fidanzato non c'è?
Per quale motivo doveva parlarmi. Non bastava salutarci come vecchi amici e poi fingere di non conoscersi?
-Arriverà tra poco.
Mi limiai a dirgli cercando di non guardarlo.
-Come te la passi?
-Davvero dopo il modo in cui te ne sei andato e dopo due anni che non ci vediamo vuoi sapere come me la passo?
Mi morsi le labbra per evitare di alzare la voce ma già Alice ci stava inevitabilmente fissando.
-Me la passo bene, grazie.
Conclusi allontanandomi da lui.
Con mia immensa sorpresa sentii dei passi seguirmi.
-Cosa vuoi Edward?
Domandai portandomi in disparte.
-Vuoi essere sicuro che la tua
partenza non mi abbia lasciata preda di una depressione, con il cuore
infranto e prossima al suicidio? Beh, puoi stare tranquillo. Non hai la
mia felicità sulla coscienza.
-Io vorrei spiegarti perchè me ne sono andato in quel modo.
-Ora? Dopo due anni? Che senso ha?
-Io ci tengo a te.
-Oh si, me lo hai dimostrato
andandotene senza neanche salutarmi il mattino successivo alla nostra
prima notte insieme. Quella è stata la mia prima volta e tu me
l'hai fatta odiare. Non sai quante volte mi sono data della stupida per
aver creduto che tu mi amassi. Ma invece tu puntavi solo a portarmi a
letto.
-Non è vero Bella. Mi spiace
che tu abbia pensato questo e a dire la verità è quello
che ho voluto lasciarti pensare...
-Non devi giustificarti di nulla. Non più.
Detto questo lasciai Edward solo e
per la maggior parte del tempo cercai di restare in mezzo agli altri
così da evitare altri momenti imbarazzanti da sola con Edward.
Quando Esme ci chiamò per il
pranzo eravamo tutti incantati davanti alle immense finestre di casa
Cullen a guardare una tormenta di neve in piena regola avvolgerci.
Mike non era ancora arrivato e
temevo davvero che se fosse continuato a nevicare così tanto non
sarebbe riuscito a raggiungere la casa dei Cullen.
Un messaggio sul cellulare confermò il mio pensiero.
'Tesoro mi spiace ma sta facendo una bufera di neve e la strada per salire è già stata chiusa. Ci sentiamo dopo'
Frettolosamente gli risposi che non c'erano problemi e che ci saremmo rivisti non appena avesse smesso di nevicare.
Ringrazia Esme quando a tavola vidi
che il mio segna posto era stato sistemato tra mio padre e mia madre
ben lontano da quello di Edward anche se quella distanza fisica non gli
impedì di tenermi gli occhi addosso per tutta la durata del
pranzo.
Io mi limitai ad ignorarlo e a
parlare con tutti gli altri. Scoprii che Jasper era davvero un ragazzo
molto intelligente e molto innamorato di Alice e che Rose nonostante la
sua dura corazza era una brava ragazza che riusciva a tenere a bada
Emmett.
Il pranzo fu lunghissimo ed
estenuante, ci alzammo da tavola alle quattro passate. Mio padre,
Carlisle e Phil si spostarono nell'ampio studio di Carlisle a bere
brandy, mia madre ed Esme restarono in cucina a chiacchierare dei
vecchi tempi, Edward, Jasper ed Emmett salirono al piano superiore per
un torneo con la PlayStation e Alice e Rosalie si dedicarono al ricamo
nella stanza della musica. Fui invitata a partecipare a quel rilassante
hobby ma io non ci trovavo nulla di rilassante nel stare ore piegata su
un pezzetto di stoffa a perdere la vista per cercare di creare qualcosa
con del filo colorato. Non faceva per me.
Me ne restai in disparte accucciata sul divano davanti al camino ad osservare la neve che scendeva rabbiosa dal cielo.
Mi resi conto di quanto quella casa
mi fosse mancata, con i suoi odori, i suoi rumori. Erano passati due
anni eppure alle volte mi sembravano passati solo pochi giorni e
ritrovarmi lì non aveva fatto altro che riaprire vecchie ferite.
Se non fosse stato per la tormenta me ne sarei andata immediatamente
prima che quelle persone che avevo amato così tanto potessero
farmi male di nuovo, ma forse era già troppo tardi per questo e
a darmi la conferma fu la figura di Edward che si stagliò
davanti a me.
Senza dire una parola si sedette sul divano, accavallò le gambe e prese a fissare il fuoco nel camino.
Restammo per qualche lungo minuto
immobile in quel modo poi decisi che dovevo alzarmi da quel divano e
che dovevo farlo subito. Come feci per muovermi la mano calda, ma cosa
dico calda, bollente di Edward si chiuse attorno al mio polso e io
ridiscesi sulla morbida pelle del divano.
-Non te ne andare.
Disse in un sussurro tanto rabbioso quanto dolce.
-Non posso restare. Mi... mi dispiace ma non posso...
-Invece puoi e soprattutto vuoi. Se non avessi voluto avresti trovato una scusa e saresti rimasta con Mike.
Le sue parole mi colpirono per la
loro crudezza e verità. Perchè non avevo proposto a Mike
di passare la giornata con i suoi invece di andare dai Cullen? Se avevo
così tanta paura di rivedere Edward avrei potuto travare mille
scuse per non recarmi a casa sua quel giorno.
Ma la verità era che io
volevo vederlo, volevo sentire ancora quel dolore pulsante nel petto
nel momento in cui i miei occhi marroni incontravano i suoi verdi.
-Ho un ragalo per te.
Continuò lui infischiandosene del mio stato d'animo.
Estrasse dalla tasca dei jeans un piccolo pacchetto e me lo porse.
-Non posso accettarlo e poi non ho niente in cambio.
-Devi accettarlo e non voglio niente in cambio.
Con mani tremanti presi il
pacchetto e lentamente lo scartai. Era un piccolo portafoto a
portafoglio e all'interno si trovavano due foto di me e di Edward, in
una avremmo avuto circa quattro anni io e sette lui, eravamo a First
Beach con le nostre famiglie o meglio con la famiglia di Edward e mio
padre, i miei erano già separati. Nell'altra invece eravamo un
po' più grandi, forse dodici anni io e quindici lui. Era estate
ed eravamo al lago, era stato durante quell'estate che avevo scoperto
di essere innamorata di Edward.
-Grazie, è molto bello.
-Lo terrai?
-Si, credo di si.
-Quando credi che dirai a Mike che sei ancora innamorata di me?
Senza nemmeno accorgermene la mia mano reagì da sola a quelle parole e mollai uno schiaffo ad Edward.
Lui rimase impassibile, anzi fui sicura di vedere le sue labbra incurvarsi in un sorriso soddisfatto.
-Scusa... non volevo...
-Invece si e a me non spiace. E' la conferma che sei ancora innamorata di me.
-Ti diverte tanto prenderti gioco dei miei sentimenti?
Mi alzai di scatto dal divano senza dargli questa volta la possibilità di fermarmi ma lui mi seguì.
Mi portai vicino alla finestra e Edward mi incastrò tra il vetro e il suo corpo.
-Lasciami in pace.
Dissi sibilando.
-Non posso, non ce la faccio. Ho
provato a dimenticarti ma mi scorri nelle vene. Dopo quella notte...
dopo la nostra prima notte ho capito che era te che volevo, in quel
momento e sempre.
-Perchè te ne sei andato allora?
Ringhiai cercando di non riversare la mia rabbia su di lui.
-Cosa potevo fare? Dire ai miei che
non li avrei seguiti? Che sarei rimasto a Forks perchè ero
innamorato di te? Non mi avrebbero lasciato restare comunque.
-Comunque non ci hai neppure provato.
Cercai di scansare il suo corpo per
togliermi da quella situazione di imbarazzo ma Edward fece un ulteriore
passo verso di me e me lo trovai ancora più vicino. Ora potevo
sentire il suo respiro sul mio viso.
La sua mano afferrò il mio
mento in quel gesto così istintivo e possessivo che mi piaceva
tanto e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Tentai di divincolarmi ma lui era
troppo forte e le sue labbra troppo dolci ma quando decisi di
rispondere al suo bacio lui si allontanò.
-Siamo sotto il vischio - disse alzando gli occhi sull'architrave - dovevo baciarti per forza.
La sua arroganza mi ferii.
-Lasciami in pace.
Gli urlai contro prendendo a sbattere i pugni sul mio petto.
-Smettila, smettila Bella.
Edward afferrò i miei polsi
e contro la mia volontà mi trascinò attraverso la casa.
Passammo lungo il salotto e imboccammo il corridoio che portava verso
la piccola depandance che si affacciava sul giardino del retro.
Edward chiuse la porta alle nostre spalle continuando a tenere i miei polsi nella sua mano.
-Devi uscire dalla mia vita Edward, per sempre.
-Non voglio cazzo!
Ora fu lui ad urlare e a lasciarmi senza parole.
Ero troppo confusa. Non capivo più niente.
Prima se ne andava senza nemmeno
salutarmi poi a distanza di due anni ricompariva nella mia vita e mi
diceva che non voleva uscirne.
-Edward io sto con Mike.
-Ma non lo ami.
Edward abbassò gli occhi e
finalmente lasciò le mie mani. Si voltò e mi diede le
spalle, in quel momento mi sembrò un bambino inerme con le
spalle curve e le braccia molli lungo il corpo.
-Lui mi vuole bene.
-Non è abbastanza. Non per
te. Tu meriti di più, di più anche di me ma sono troppo
egoista per lasciarti a chi ti merita. Ti lascerò in pace solo
se mi dirai di non amarmi più.
-Non conta niente quello che provo per te. Non è così facile.
-Invece è facilissimo, devi solo ammettere i tuoi sentimenti. Mi ami Bella?
Edward si era di nuovo voltato
verso di me e si era fatto vicino. Le sue mani si posarono sulle mie
spalle poi lente scesero lungo le mie braccia fino a incontrare le mie
mani.
-Mi ami?
Sussurrò ancora.
Io non ebbi la forza necessaria per allontanarlo ancora, non gli risposi mi limitai a baciarlo.
Fu devastante, straziante.
Le labbra di Edward rabbiose
risposero al mio bacio, la sua lingua si insinuò bramosa
all'interno della mia bocca e un'esplosione sconquassò il mio
basso ventre.
-Si...
Gli risposi ansimante.
-Ti amo.
-Ti amo anche io Bella e non
rinuncierò mai a te, mai. Abbiamo avuto un'occasione e io l'ho
buttata ma non voglio buttare anche questa. Non sempre si ha una
seconda possibilità e io non sbaglierò di nuovo.
Non seppi come giungemmo sul
piccolo letto nella stanzetta adiacente all'ingresso della dependance.
Mi ritrovai su quel materasso con la gonna alzata sui fianchi ed Edward
steso sopra di me, il suo ventre tra le mie gambe.
Ero consapevole di essermi appena
gettata tra le braci dell'inferno, sapevo che quel mio cedere di nuovo
ad Edward avrebbe potuto distruggermi davvero. Avrei perso Mike, che mi
amava e mi proteggeva per cosa?
Non sapevo cosa Edward avrebbe
potuto darmi o cosa Edward avrebbe voluto darmi ma non riuscivo a
contrastare le crescenti emozioni che provavo in quel momento.
Edward si sfilò il maglione
e trovarmi di fronte al suo corpo semi nudo mi ricordò la nostra
prima volta insieme. A quanto fosse stata magica e perfetta.
Avevo avuto molti timori sulla mia
prima volta, Jessica mi aveva confessato che la sua prima volta era
stata terribile ma per me non fu così. Fu davvero perfetta e
sapevo che con Edward ogni volta sarebbe stata perfetta.
Le mie mani accarezzarono la sua
pelle immacolata giungendo fino alla cinta dei suoi jeans. Li sbottonai
senza timori desiderandolo ardentemente.
Edward si abbassò di nuovo
su di me e le sue labbra intrapplarono di nuovo le mie. Non smettemmo
mai di baciarci per tutto il tempo che passammo a spogliarci.
Nemmeno una volta nudi e vogliosi separammo le nostre labbra.
Edward afferrò le mie gambe e me le fece divaricare ulteriormente e lo sentii prendere posto in me.
Sentirlo affondare nelle mie carni
umide e bollenti mi fece tremare da capo a piedi. Sentirlo prendere
posto dentro di me e amarmi in quel modo unico e totale con il quale
solo Edward sapeva amarmi mi fece desiderare di non aver mai fatto
l'amore con Mike.
Non potevo nemmeno paragonare le
emozioni che provavo con l'uno e con l'altro. Mike era stata una dolce
consolazione per non lasciarmi affondare quando Edward se n'era andato
ma Edward era l'amore e lo potevo percepire da ogni suo tocco sulla mia
pelle, da ogni suo bacio, da ogni suo gemito e da ogni sua spinta. Da
quella sua totale volontà di appartenermi, da quel desiderio
portato dentro per due anni e mai sopito.
Io mi lasciai condurre da Edward
verso l'estasi senza opporre resistenza, mi lasciai condurre lontano
nel tempo e nello spazio da dove ci trovavamo mentre l'orgasmo ci
chiudeva la gola e ci lasciava sudati e ansimanti tra le lenzuola
stropicciate con gli abiti abbandonati con poca importanza attorno a
noi.
Dopo che quel momento di passione
fu passato restammo in silenzio, la neve, che ora scendeva con
più calma, si posava delicata sul vetro della finestra per poi
scivolare verso altra neve ammucchiata per terra, fiocco su fiocco.
-Hai freddo?
Edward parlò con voce ancora roca, mi strinse un braccio attorno alle spalle e mi addossò al suo petto.
-No.
Gli risposi sentendomi ardere.
-Cosa faremo ora?
Davvero Edward mi stava chiedendo cosa avremmo fatto del nostro futuro? Davvero per noi c'era una possibilità?
-Non lo so.
Avevo paura. Una paura tremenda di quello che sarebbe potuto capitare ora che mi ero di nuovo lasciata coinvolgere da Edward.
Prima di tutto dovevo dire a Mike
quello che era successo, non era giusto ingannarlo, anche perchè
dopo aver fatto l'amore di nuovo con Edward non avrei mai più
potuto farlo con Mike.
-Devo parlare con Mike.
Dissi alzandomi immediatamente dal
letto e cominciando a vestirmi. Edward si sedette sul letto con la
schiena appoggiata alla testiera osservandomi rivestire.
-Non dovrai fare molta strada.
Edward indicò la finestra con il mento e vidi arrancare tra la neve alta la macchiand di Mike.
Mi sentii stringere lo stomaco per
il disagio e il senso di colpa per quello che gli avevo fatto ma non
potevo continuare a mentirgli e a mentire a me stessa.
-Ehi - stavo per aprire la porta quando Edward parlò di nuovo - parla con Mike. Io ti aspetterò.
Uscii dalla depandance e come
tornai verso il salotto incontrai lo sguardo di Mike. Il suo sorriso mi
stordì. Era così ingenuo e io così meschina per
averlo tradito in quel modo, alla prima occasione senza nemmeno
pensarci due volte.
-Ehi Bella... cosa...?
Mi resi conto di avere i capelli in
disordine, la gonna storta e le scarpe in mano. Mike avrebbe potuto
pensare che avessi schiacciato un pisolino dopo pranzo anche se non
credevo fosse così stupido.
Indossai le scarpe e mi avvicinai a lui.
-Devo dirti una cosa.
Con una leggera spinta sulla sua
spalla cercai di farlo allontanare da quel piccolo corridoio ma non fui
abbastanza veloce. Sentii la porta aprirsi ed Edward uscire dalla
stanza.
Lo sguardo di Mike dardeggiò da me a lui, Edward si morse le labbra poi si allontanò senza dire una parola.
-Non devi dirmi nulla Bella. Lo so, so che ami ancora Edward.
-Mike...
Tentai di dire qualcosa ma lui mi fermò.
-In questi due anni ho sempre
saputo che non avevi smesso di amarlo ma lui non c'era più e
potevo anche illudermi che prima o poi ti saresti innamorata di me,
magari non mi avresti amato come hai amato lui ma a tuo modo mi avresti
amato. Ma quando Edward è tornato ho saputo che era questione di
giorni se non di ore prima di perderti. Ho visto come l'hai guardato
ieri al negozio e in quel momento ho capito che ti avevo già
persa o meglio che non ti avevo mai avuta.
-Mike mi dispiace...
Dissi cercando di trattenere i singhiozzi.
-Non devi dispiacerti. Non sentirti
in colpa per aver cercato di andare avanti dopo che lui se n'era andato
spezzandoti il cuore. Tu hai solo cercato di sopravvivere e ai fatto
bene. Io sono stato felice di aver avuto la possibilità di
amarti ma ora ti lascio al tuo destino. Ciao Bella.
Mike si avvicinò a me e mi
baciò la fronte in quel modo così tenero più da
fratello che da fidanzato.
-Mike... il viaggio, fallo tu.
Mi riferii al suo regalo di Natale.
-No, è un regalo, è il tuo sogno. E' giusto che lo faccia tu.
Senza aggiungere un'altra parola Mike si voltò ed uscì da casa Cullen e dalla mia vita.
-Non è andata così male.
La voce di Edward mi fece
sussultare per l'ennesima volta. Io mi voltai e gli andai incontro
affondando il mio volto nel suo petto. Le sue mani cinsero la mia vita
stringendomi contro di lui con fare protettivo.
-Da oggi in poi non dovrai più preoccuparti di niente. Mi prenderò per sempre cura di te.
Quelle parole restarono sospese a mezz'aria fino a che Edward non rise e mi alzò il viso con un dito.
-Dici che è troppo 'per sempre'?
-E' perfetto.
Mi alzai sulle punte dei piedi per
baciargli le labbra, appoggiai la fronte contro la sua e restai
lì a respirare il suo odore.
-Ho un viaggio per due in Australia - gli dissi senza pensarci un momento - Ci verresti con me?
-Verrei anche in capo al mondo con te.
Edward portò una mano sul
mio collo facendomi piegare la testa, le sue labbra aderirono di nuovo
alle mie. Il mio cuore si riempì di tutto quell'amore che mi
fece male nel petto.
Mi sentivo felice come non mi era mai accaduto.
Edward era tornato e sarebbe rimasto per stare con me.
Non potevo crederci che quel Natale
che avevo disiderato passase il più in fretta possibile mi
avesse portato una tale felicità.
Finalmente la mia vita era di nuovo
completa e felice, finalmente l'amore era tornato, quello vero, quello
che ti spezza in due nel bene e nel male, ed ora che era tornato non lo
avrei perso di nuovo.
-Ma vieni, lo sapevo.
La voce di Alice ci
disturbò. Con lieve imbarazzo ci separammo, le mie guance si
accesero quando mi resi conto che non era la sola che aveva assistito
al nostro bacio. C'era tutta la famiglia Cullen al completo e anche i
miei genitori che mi guardavano con occhi sbarrati.
-E Mike?
Chiese mia madre quasi dispiaciuta.
-Mike ha capito.
Sussurrai io stretta al petto di Edward che non allentava di un millimetro la stretta sul mio corpo.
-Chi non avrebbe capito - disse mio
padre sorprendendomi - Si vede lontano un miglio che sei ancora
innamorata di Edward. Aspettavo solo il momento che te ne rendessi
conto e ora capisco che stavi solo aspettando il suo ritorno per aprire
gli occhi.
Quelle parole da mio padre non me le sarei mai aspettate ma mi lasciarono un dolce sapore in bocca.
-Andiamo, ho preparato uno stuzzichino.
Esme indicò la cucina e tutti partirono dietro di lei ancora non stanchi di abbuffarsi di cibarie varie.
Io ed Edward restammo indietro e
non appena le voci degli altri risuonarono distanti le nostra bocche,
come radiocomandate, si unirono di nuovo.
-Abbiamo due anni da recuperare.
Sussurrò Edward tra un bacio
e l'altro e senza nemmeno prendersi il disturbo di avvisare gli altri
mi prese sulle braccia e mi riportò nella depandace che aveva
assistito al riaccendersi del nostro amore e della nostra passione e
che sarebbe stata costretta ad assistere a molti altri momenti del
genere.
Edward mi depose sul letto e lentamente prese a spogliarmi, di nuovo.
Quando fui di nuovo nuda si stese
sopra di me e mi baciò teneramente le labbra, immerse i suoi
occhi nei miei e con tono soave disse:
-Ah... quasi dimenticavo... buon Natale!
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