Io, te ed il Calcio.

di Daenerys_Snow
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Capitolo 1

Settembre. Il mese più bello dl mondo. Perché? Facile. È il compleanno di una persona davvero importante.
-    Tanti auguri, cuginetta!! – urlò Francesco appena entrato in quella camera tutta colorata.
-    Buongiorno… - rispose una ragazza che era ancora addormentata.
Dei capelli lunghi castani le coprivano gran parte della schiena. Era di media statura. Aveva degli occhi bellissimi verdi. Indossava un camicia da notte turchese.
Si stava alzando molto lentamente dal letto. Aveva un sonno tremendo.
-    Dai, Erika!!! Oggi è il tuo compleanno, insomma: dovresti essere felice, no?
-    Sì, ma sai com’è: nessuno si aspetta che il giorno del suo compleanno qualcuno entri così urlando svegliandolo da dei bellissimi sogni… non so se capisci cosa intendo.
Ormai era da due mesi che quel ragazzino di 14 anni si era trasferito dalla cugina, anch’essa quattordicenne: i suoi genitori erano partiti verso luglio per un viaggio di lavoro che sarebbe dovuto terminare dopo un mese, ma ovviamente si è prolungato, ed ormai il ragazzo ha perso ogni speranza di vedere i genitori.
-    Dai, su con la vita! Oggi è il tuo compleanno: dovresti essere felice, no? E poi oggi devi andare a fare quel provino.
-    Ma di quale provino stai parlando?
-    Come di quale provino sto parlando?! Di quello per entrare all’ Inazuma, ricordi? Avevamo programmato quello stupido provino per il giorno del tuo compleanno!
-    Hai ragione! Mi devo sbrigare!
Stava per scegliere i vestiti nell’armadio, ma poi si fermò per qualche secondo.
-    Scusa… non è che potresti uscire? Sai… mi devo vestire.
-    Ah, sì… giusto! Scusa cuginetta. – detto questo, uscì dalla camera.
La ragazza era lì, davanti all’armadio, a scegliere i vestiti. Si sarebbe comunque cambiata al campo. Non poteva uscire di casa con dei pantaloncini.
Dopo qualche minuto, uscì dalla sua camera e trovò suo cugino lì, dietro la porta, ad aspettarla.
-    Wow!
-    “Wow!” cosa?
-    Sei… - poi ripensò a ciò che stava per dire - … adeguata.
Indossava una maglia blu lunga con maniche altrettanto lunghe; ci erano disegnate delle rose rosse e dei teschi. Poi aveva dei jeans neri semplici e per finire delle scarpe da ginnastica alte dell’ Adidas. In testa aveva un cerchietto con un fiocco nero.
Nel frattempo si era anche lavata, pettinata e truccata. Aveva i capelli sciolti, ovviamente. Si era messa poca matita nera e dell’ombretto blu, di due diverse tonalità: blu brillante e celestino. Per quanto riguarda le labbra, si era messa un lucidalabbra trasparente con dei brillantini. Un po’ di cipria e pochissimo mascara blu.
-    Andiamo? – chiese lei.
-    Certo, ma senza il borsone come fai? – ironizzò lui.
-    Hai ragione: corro a prenderlo!
Rientrò in camera e prese velocemente il borsone blu scuro.
-    Eccomi… ora possiamo andare!
Il campo era poco distante, ma presero lo stesso la moto. Corsero. Erano davvero in ritardo.
-    Eccoci arrivati… dai: corri nello spogliatoio!
-    Vado!! – disse lei scendendo velocemente dal motorino.
-    Cuginetta? Una cosa…
-    Dimmi – disse fermandosi di colpo mentre correva e girandosi.
-    Buona fortuna!
-    Grazie… - disse lei abbracciandolo. Lo adorava. E se ne andò di corsa.
-    “Di niente” – pensò lui vedendola scappare via, come sempre, da lui.
Erika entrò nello spogliatoio e vide che non era sola: lì c’erano molte ragazze. Sarebbe stata dura essere presa. Ma non si fece comunque intimorire. Prese posto su una delle enormi panchine e si sedette. Incominciò ad aprire la borsa e si cambiò. Le altre erano già tutte pronte. Così, dopo mille frecciatine, rimase sola.
Appena uscita dallo spogliatoio, trovò Francesco ad aspettarla.
-    Dove…?
-    Da quella parte… cerca di sbrigarti! – disse lui.
-    Grazie… corro e vinco!
-    Brava: così ti voglio! – disse lui sorridendole.
-    A dopo
Corse verso un enorme campo. Davanti a lei rincontrò le ragazze di qualche minuto prima. Erano tutte vestite uguali: il modello dei loro completini erano simili a quelli che indossavano i componenti dell’ Inazuma; lei, invece, si era messa il suo, quello che utilizzava sempre a scuola: una maglietta a maniche corte azzurra cielo con dei pantaloncini neri, e i scarpini neri con una striscia blu laterale. I capelli erano raccolti in una coda alta, per non crearle dei problemi durante il provino. I calzettoni erano blu.
Entrò nel campo e aspettò il suo turno. Ogni volta che una ragazza eseguiva le prove richieste, le veniva subito detto se era presa o no. Vennero prese diverse ragazze prima di lei, che ovviamente era ultima. Erano poche, ma sempre meglio di niente.
La prima aveva lunghi capelli castani con delle ciocche bionde. Gli occhi verdi scuro erano attorniati da l’eyeliner nero. Alta quanto Erika, era magrissima. Indossava una maglietta viola scuro, con pantaloncini blu scurissimo e scarpini fuxia. I capelli sciolti le ricadevano lungo la schiena. Giocava per il ruolo di centrocampista (centrale). Veloce, resistente e dinamica. Un particolare era che aveva, come tutte le altre, una catenina con un ciondolo… un fiore verde. La sua tecnica micidiale era “Flowers’ Butterfly”. Il suo nome era Marine Pears. (nazionalità – argentina)
La seconda aveva dei capelli corti rossi scuro. Gli occhi neri pece erano decorati con della matita nera pesante. Più bassa di Erika, era anche lei magra. Indossava una maglia grigia scuro, con pantaloncini neri e scarpini argento. I capelli erano lisci come l’olio. Giocava per il ruolo di centrocampista (sinistro). Era scattante. La sua catenina aveva come ciondolo una fiamma rossa. La sua tecnica micidiale era “Fire’s Phoenix”. Il suo nome era Deborah Lips. (nazionalità – norvegese)
La terza aveva dei capelli lunghissimi castani scuro. Gli occhi erano color castano cioccolato, molto intensi e grandi. Non era truccata, tranne che per il fard sulle guance. Alta quanto Erika, aveva i bicipiti e i tricipiti ben sviluppati. Indossava una maglia nera e dei pantaloncini bianchi latte. Scarpini neri. I capelli erano piastrati. Giocava per il ruolo di centrocampista (destro). Non molto veloce, ma era molto potente. La sua catenina aveva come ciondolo un sole turchese. La sua tecnica micidiale era “Sun’s Ferret”. Il suo nome era Valentine Caesar. (nazionalità – francese)
La quarta era di colore. I capelli erano neri e lisci. Gli occhi scurissimi erano illuminati dall’ombretto chiaro. Più alta di Erika, era anche lei magrissima. Aveva una maglia gialla fluorescente con dei pantaloncini bianchi. I scarpini oro. I capelli le arrivavano alle spalle ed erano legati in una coda bassa. Giocava per il ruolo di difensore (sinistro). Non era estremamente veloce né scattante, ma era molto resistente. La sua catenina aveva come ciondolo un piccolo arcobaleno. La sua tecnica micidiale era “Rainbow’s Tiger”. Il suo nome era Martha Snow. (nazionalità – sudafricana)
La quinta aveva dei capelli corti fino alle spalle castani chiari. Gli occhi erano scurissimi. Aveva giusto un po’ di matita nera sotto gli occhi. Era come Erika, cioè robusta, ma poco più alta. Aveva una maglietta rosso bordeaux con dei pantaloncini neri. I scarpini rossi scuro. I capelli le arrivavano a malapena alle spalle. Giocava per il ruolo di difensore (destro). Veloce ma poco resistente. La sua catenina aveva un ciondolo di una goccia arancione. La sua tecnica micidiale era “Water’s Dolphin”. Il suo nome era Veronika Salamander. (nazionalità – americana)
La sesta aveva dei capelli lunghissimi neri corvini, ma con delle ciocche bionde. Gli occhi piccolissimi neri erano contorniati dalla matita nera e dall’ombretto rosa confetto. Era molto più alta di Erika, ed era piuttosto robusta, tanto da mettere paura. Indossava una maglia fuxia, con dei pantaloncini argento e dei scarpini dello stesso colore della maglia. Giocava per il ruolo di portiere. Poco veloce, ma molto forte. La sua catenina aveva come ciondolo un cuore rosa. La tecnica micidiale era “Love’s Bear”. Il suo nome era Annie Race. (nazionalità – inglese)
La settima aveva dei capelli corti ricci castani. Gli occhi erano castani. Neanche un filo di trucco regnava sul suo viso. Era alta quanto Erika. Aveva una maglia verde militare con pantaloncini verdini chiaro e scarpini bianchi. Giocava per il ruolo di difensore (centrale). Veloce, ma non molto resistente. La sua catenina aveva una stella viola. La sua tecnica micidiale era “Stars’ Lynx”. Il suo nome era Guildy Case. (nazionalità – tedesca)
Quando fu il suo turno, il cuore di Erika batteva all’impazzata.
-    Erika Sky! – chiamò un ragazzo con i capelli castani e con una fascetta arancione… doveva essere il capitano: Mark.
-    E-eccomi! 
Mark la guardò per bene.
-    Qualcosa non va?  - chiese lei preoccupata.
-    No, no! È che devo esaminare bene le vostre corporature, tutto qui… - poi la guardò negli occhi – Scusami, ma tu non sei giapponese, vero?
-    Giusto!! Sono spagnola, ma i miei genitori sono americani…
-    Capisco… bhè allora… - si girò e chiamò un altro ragazzo – Jude! Vieni qui… che da quanto ho capito, abbiamo un’attaccante pronta ad esibirsi per noi!
-    Arrivo – disse una voce.
-    Ma come hai fatto a capire che desidero fare l’attaccante? – chiese sorpresa e confusa lei.
-    Si vede… hai un fisico da attaccante potente e scattante, e sei forte anche di carattere, o mi sbaglio?
Lo sguardo di Erika andò verso Francesco che se la guardava da fuori il campo; egli le fece cenno di sì con la testa.
-    Giusto un po’, magari…
-    Ho indovinato… ehi, Jude, ti vuoi sbrigare?? – chiese Mark stufo.
-    Eccomi – rispose un ragazzo con un mantello rosso. – insomma: cosa vuoi?
-    Come cosa voglio?! Qui davanti a noi c’è una ragazza che spera di fare l’attaccante e scommetto anche la regista, e quindi il tuo ruolo, e mi chiedi cosa c’è? Ma sei scemo o cosa?!
-    Ok, ok, non ti scaldare! Fammi vedere cos’abbiamo qui… - alzò gli occhi, o per meglio dire gli occhialini, che si incrociarono con quelli di Erika. Una scossa fece rabbrividire la ragazza che ormai non smetteva più di fissare l’altro. Per qualche lungo minuto, i due si guardarono intensamente finché qualcuno non ruppe il silenzio.
-    Allora? Vuoi fargli fare questo provino sì o no? – disse un ragazzo dai capelli biondi chiarissimo. Erika lo riconobbe subito: Axel Blaze.
-    Ehm… sì certo subito! – disse velocemente quel ragazzo dai capelli raccolti in dread. – Ma sappi che a me non sembra adatta al mio ruolo…
-    Infatti lei si propone non per il centrocampo, ma per l’attacco… capito “ragazzo che non vuole farsi vedere gli occhi”? – disse entrando nel campo Francesco.
-    E tu saresti…? – chiese Jude.
-    Ti prego, Fran, vattene prima che caccino anche me… - lo supplicò Erika.
-    Fran?! Ma che razza di nome è?! – chiese ridendo l’altro.
-    Senti, bello: non ti azzardare a prendere in giro mio cugino, che poi si chiama Francesco, perché tu non sei niente in confronto a lui, capito? – disse sbraitando la ragazza: nessuno si doveva permettere di prendere in giro il cugino.
-    A sì?! Ma chi ti credi di essere, ragazzina?!
-    Vuoi sapere chi sono?! Perfetto. Mi chiamo Erika Sky, ho 14 anni e mi propongo per il ruolo di attaccante e di regista. E sappi una cosa: prova a toccare mio cugino e io ti strappo uno ad uno tutti quei capelli che ti ritrovi, capito?
-    Tsk… - disse Jude – mi hai convinto…
-    Per cosa? – chiesero entrambi i cugini.
-    All’inizio non mi sembravi adatta per il mio ruolo, ma ora che ti guardo meglio… sì… perciò cominciamo con questo provino…
-    Sia ringraziato il cielo! – disse Mark.
-    Cosa devo fare? – chiese Erika.
-    Facile: tira per tre volte in porta. E se farai almeno un goal, passerai alla prova successiva. – poi indicò Mark – Lui starà in porta.
-    Mi sembrava troppo facile… - disse lei.
-    Ma non credi di esagerare? – chiese un ragazzo dai capelli neri: doveva essere Austin.
-    Se è un vero attaccante, ce la farà…
-    Ok, come vuoi tu… - Erika non ne era molto convinta, ma doveva farcela: il suo sogno, fin da bambina, era quello di entrare in quella meravigliosa squadra. Anche se erano finiti in mondiali, non significava che non poteva giocare.
Si diresse verso l’area di rigore. Mark si posizionò in porta. Era tutto pronto.
-    Dai, cuginetta! – urlò Fran
Erika si concentrò. Avrebbe tirato, inizialmente, un tiro semplice; poi avrebbe fatto vedere la sua vera potenza.
Stava per tirare. Prese la rincorsa. Diede un calcio davvero poco convinto alla palla, che arrivò a Mark. La prese al volo.
-    Bhè… credo proprio che se farai anche gli altri due tiri così… non andrai da nessuna parte. – disse una delle ragazze che erano state prese. Si trattava di Martha.
-    Forse hai proprio ragione – disse Erika con un sorrisetto in faccia. L’altra rabbrividì: lo sguardo della ragazza era davvero misterioso, ma anche molto strano…
-    Dai, cuginetta: fai vedere di ciò di cui sei veramente capace!!
-    Subito… - disse lei convinta. Guardò Jude che la fissava sempre, senza mai distogliere lo sguardo da lei. Tirò molto più forte, ma comunque il portiere la parò.
-    Wow! Questa era davvero forte! – disse Mark serio, mentre le altre ragazze ridevano. Un altro sorriso comparve sul viso della quattordicenne.
-    Ma allora: mi stai prendendo in giro, ragazzina? – chiese Jude irritato.
-    Secondo me, sì… dovresti cacciarla subito! – disse un’altra, Guilty.
-    Certo… perché l’ha detto…? Una tizia qualunque? – disse Erika.
-    L’ho detto io che sono già il difensore della squadra; tu invece non sei niente… - disse quella vaneggiandosi.
-    Ok: l’hai voluto tu!
Riprese il pallone. Fece cenno al portiere che avrebbe tirato. Prese la rincorsa dicendo “Moon’s Wolf”. Eh già: il ciondolo di Erika era una luna blu notte. Un lupo illuminato dalla luna piena fece la sua comparsa in mezzo al campo. Erika si preparò al tiro e, nel momento in cui toccò con il piede destro la palla, il lupo incominciò a correre verso la porta con avanti a sé il pallone. Mark invocò immediatamente il “Pugno di Giustizia” e toccò la palla, che però continuava a spingere per avere in porta. Il ragazzo scivolò indietro e la sua difesa fallì, facendo arrivare la palla all’obiettivo della ragazza.
Silenzio. Tutti non osarono aprire bocca, finché Fran non corse dalla cugina abbracciandola – Sei forte, cugina!!
-    Grazie mille… è tutto merito tuo!
-    Ma come…? – Mark guardava in continuazione la palla.
-    È riuscita a sconfiggere la migliore tecnica di Mark – disse Xavier, il ragazzo dai capelli rossi.
-    Sì… ce l’ho fatta… - disse la ragazza che ancora non ci credeva.
-    Così sembra… - disse infine Jude. Molte ragazze, però, sembravano non essere d’accordo.
-    Bhè… allora… - Mark voleva parlare ma fu interrotto.
-    Benvenuta nella squadra! – Jude strinse la mano di Erika, la quel sentì un fremito percorrerle la schiena non appena si toccarono le mani, e lo stesso per Jude. Si guardarono intensamente. La ragazza voleva scoprire a tutti i costi il colore degli occhi del quattordicenne difronte a lei.
-    Grazie, Jude… spero tanto che diventeremo grandi compagni di squadra…
-    Io non spero solo quello… - a quelle parole, abbassò il volto leggermente arrossato. A Erika non capitava mai di arrossire in presenza di un ragazzo, né tantomeno di vederlo a qualcuno.
Furono interrotti.
-    Fammi capire: e se io ti strappassi questa dal collo, tu non riusciresti a tirare, vero? – Guilty prese in mano il ciondolo che continuava a brillare.
-    Certo che ci riuscirei, ma è un oggetto speciale perché me l’ha regalato mio cugino… - non finì la frase che le venne strappata la collanina.
-    Ok… se lo dici tu, significa che non ne avrai più bisogno… - dicendo questo incominciò a correre verso il fiume lì vicino.
-    Aspetta! Ma dove credi di andare! – Erika incominciò a rincorrerla, ma arrivata a destinazione, vide la riccia che faceva cadere la piccola mezza luna nell’acqua gelida.
-    E ora dimostrami che sai tirare!
-    Come… - diverse lacrime uscirono dagli occhi della ragazza. Non riusciva a trattenersi e scoppiò in un sonoro pianto e cominciò a correre verso il campo. Mentre correva, vide Jude avvicinarsi a lei – Perché stai piangendo?
-    Lei… m-mi ha… - e si buttò tra le braccia del ragazzo, che si sentì mancare nel sentirla piangere su di sé. La strinse.
-    È come pensavo: la nuova sta cercando di prendersi il centrocampista, allora! – era sempre Guilty.
Erika non ce la fece più e scappò via, lasciando senza parole Jude, che la continuava a fissare.

 
Ecco che è arrivata la rompi scatole… lo so: è la mia prima ff su questo manga, perciò spero che siate clementi. Vi voglio solo informare che è ambientata dopo i mondiali, come avrete ben capito, e che ne sono rimasti pochi dei vecchi personaggi: Mark, Axel, Jude, Austin, Xavier, Jordan, Caleb e Shawn sono presenti in questa ff… e vi vorrei chiedere, oltre che a recensire, di scrivermi nelle recensioni quale personaggio dei nuovi vi piace di più, escludendo Erika. Mi interessa sapere quale preferite, anche se non le conoscete per quanto riguarda il carattere, ma giusto sull’idea che vi siete fatte fin ora, sul modo in cui si vestono e su come si sono presentate. Ok… ci si sente presto… Karen




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