Ipnotic Nightmares

di Sherlock Holmes
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POV HOLMES
- Non glielo ripeterò una seconda volta.- gli dissi, il revolver puntato verso di lui.
Moriarty mi sorrise.
- Che resurrezione sorprendente, Holmes!-
- Resurrezione? Non direi proprio.
Sapeva che l’es è il regno dell’irrazionale? Ciò che lì accade dev’essere illogico per natura.
L’es può essere controllato dal super io, che è la razionalità.
L’ipnosi è tale perché si permette alla fantasia di prendere posto nel mondo reale. Ma quando si ripristina l’io, l’es svanisce.
Io sono morto solo nella fantasia… Non nella realtà.
Nel momento stesso in cui ho sentito fluire via i miei sensi, ho compreso che la paura più grande per me, in quell’istante, era la morte. E, per superarla, dovevo passare a miglior vita.
Soverchiando l’incubo peggiore, lo stato ipnotico si è rotto.-
Il professore mi sorrise nuovamente:- Mi congratulo… Seriamente, Holmes.-
Osservò poi la mia pistola.
- Sono un matematico, Holmes, e le posso assicurare che, dal peso del mio proiettile e dalla distanza tra la canna e la nuca del dottore, se sparassimo nello stesso istante, due persone diverrebbero cadavere, stanotte. Quindi, se lei non vuole vedere morti, io toglierò il proiettile rimasto dalla mia due colpi e lei prometterà di non premere il grilletto del suo revolver, intesi?-
Aveva perfettamente ragione…
Che scelta avevo?
Con un lungo sospiro, ritrassi la pistola, e il professore fece cadere a terra il proiettile.
Il movimento mi diede una fitta alla lacerazione al petto.
- Holmes… Ma la ferita del mio incubo…-
- E’ rimasta, purtroppo. Ringrazi il mio super io, che ha controllato l’es. Altrimenti, sarei morto anche in questo mondo.-
Il professore, con un guizzo di manto, fuggì.
- Dobbiamo inseguirlo!- esclamai, scattando verso l’uscita.
Watson, però, mi afferrò il braccio, bloccandomi.
- Prima gli medico la ferita, Holmes…-
- Ma…-
- Non voglio che muoia dissanguato!-
I suoi occhi si fissarono nei miei.
Già una volta, quella sera, Watson aveva dovuto assistere al suo incubo peggiore, nella sua mente…
Non potevo rischiare di farglielo rivivere una seconda volta. E, tantomeno, non nella realtà.
Così, tacqui.




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