alveare
*Autore: Rota
*Titolo: Alveare
*Fandom: Naruto
*Personaggi: Shino Aburame, Shibi Aburame
*Genere: Introspettivo
*Avvertimenti: What if…?, One shot, Missing Moment,
*Rating: Verde
*Dedica: Sapere di avere un
legame "speciale" con una persona rende forti dentro e fuori. Io ho
avuto la conferma di avere un rapporto unico entro il quale sentirmi
bene, entro il quale ricevo e do affetto incondizionato e in maniera
assolutamente disinteressata. Dedico
questa fanfic all'unica persona che io chiamo fuco e che allo stesso
tempo è l'unica che può chiamarmi Regina.
Buon Natale (L)
*Note autore: Non mi era mai
venuto in mente di scrivere qualcosa sul "primo incontro" tra insetti e
Shino. Lo so che non è nulla di natalizio, ma per quello ho
già dato quanto potevo o_ò
Spero possiate apprezzare.
Alveare
-Vai là e metti la mano dentro lo squarcio del tronco.-
Suo padre ha detto così, indicando con un semplice dito il
grande albero che occupava da generazioni il giardino di casa -
lì, dove è insediata assieme al suo grande alveare la
Regina di tutti gli insetti.
Shino vede l'espressione sul viso dell'uomo seria, perentoria,
assoluta. Intuisce, anche se ha solo pochi anni, che quello che gli ha
appena ordinato di fare è una cosa molto importante. Non sa
ancora cosa significhi e cosa comporti, all'interno del suo Villaggio,
il cognome "Aburame", ma già suo padre gli ha detto che a ogni
nome si accompagna una reputazione, e che la reputazione si costruisce
facendo molte cose. Quella è una prova.
Senza esitare, il piccolo senza occhiali si dirige con passo sicuro
verso l'albero verso il quale aveva sempre provato un naturale e
istintivo rispetto.
A pochi metri di distanza comincia a sentirle ronzare, in un movimento
di avvertimento e allarme assieme. Shino non ha ancora l'agilità
mentale e fisica di riuscire a vederle e a capirne il linguaggio, e
dunque rallenta il suo passo per non destare più fastidio. Ma a
ogni metro che conquista sente le api farsi più isteriche,
più vicine, più cattive.
Non vuole voltarsi a chiedere aiuto o spiegazioni o magari anche
consigli, perché sa già che darebbe un grandissimo
dispiacere a suo padre. Il senso del dovere è stata la prima
cosa insegnatagli, così come l'obbedienza cieca ai propri
superiori - Shibi, in questo caso. Lui è un bravo bambino,
diligente e che rende fieri i suoi genitori.
Si ferma a pochi passi dal tronco cavo. Sente i ronzii nelle orecchie e
le api quasi sulla pelle - avverte i pungiglioni pronti e quella paura
animale che rende sconsiderati e pazzi anche i più savi: quella
è la stessa che sta provando, inconsciamente, anche lui.
Chiude gli occhi solo quando arriva alla meta e allunga, pianissimo, la
mano verso il cuore dell'alveare. Sente le api che gli si affollano
addosso, cominciano a camminare sulla pelle del braccio, del viso e del
collo. Lo stanno studiando, valutano se è una minaccia che
richieda l'estremo sacrificio oppure è soltanto uno stupido
umano troppo avventato. Ballano sulle sue palpebre, e Shino non sa che
in realtà stanno parlando con lui. Gli chiedono chi sia, cosa
voglia, perché è lì. La curiosità si
mischia al terrore, i pungiglioni toccano il suo corpo ma non lo
penetrano.
In questo momento non si sa dove inizia il bambino e dove, invece, inizi l'animale.
Sulla punta delle dita protese Shino però sente un tocco
diverso, un muso più grosso che allunga le chele e fa la sua
conoscenza. Ne ha paura, ancora, e non riconosce la matrice di quello
strano interesse. Il piccolo animale - più grosso e voluminoso
degli altri - si allunga ancora di più, dotato di un'esperienza
che paradossalmente l'altro non ha ancora.
La Regina, dopotutto, è lì da quando l'ha messa Shibi,
pronta a essere raccolta dal bambino e sostituita: l'ha atteso molto,
quel momento.
L'ape si arrampica sulle sue dita, con difficoltà e pesantezza,
mentre le altre l'accerchiano e le spianano la strada. Shino resta
immobile e percepisce ogni movimento, fino a quando la sua mano si
appesantisce di una nuova presenza e diventa piena.
Ritrae la mano, piano, e fa qualche passo indietro. Anche le api
cominciano ad abbandonare il suo corpo e tornano tutte verso la propria
casa. Loro hanno imparato i codici di comportamento, li eseguono come
bravi soldati senza porre alcuna domanda. La tradizione, il rigore e lo
zelo sono per loro la morale più indissolubile che ci sia.
Shino apre di nuovo le palpebre, apre la mano e vede i mille occhi di
lei che sembrano fissarlo, imperscrutabili. L'avvicina al viso per
mirarla meglio, e viene colpito da quella piccola perfezione che rende
speciale ogni essere vivente nella sua interezza e nella sua
unicità. Il primo gesto che vorrebbe fare è la carezza,
perché codificato in lui è il messaggio che viene
attraverso il tatto. Ma si rende conto, a metà dell'azione, che
si tratta di una creatura troppo dissimile da lui e che probabilmente
non apprezzerebbe - pensa, per la prima volta, che per comunicare con
lei deve cambiare la propria mentalità e il proprio
comportamento.
Shino capisce cosa voglia dire "insetto", perché è tutto
ciò che c'è scritto negli occhi della piccola ape che
tiene tra le mani.
Torna infine da suo padre e mostra il suo tesoro. L'uomo non sorride ma
nella sua espressione c'è tutta la gioia e l'affetto che solo un
padre può provare. E una sua mano si alza a fare una carezza al
bimbo.
-Questo è il tempo che si instauri una nuova Regina, figlio mio...-
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