Settima classificata al contest “That night” indetto da Rowizyx su
Writers Arena Rewind. A
onor di cronaca, riporto il giudizio:
Settima
classificata: EffieSamadhi – “Gufi a mezzanotte” con 7,813
La storia è molto carina: il piccolo Bill Weasley che si sveglia e
riflette sulla situazione che lui e la sua famiglia stanno vivendo, di cui lui
non dovrebbe sapere niente – o almeno così vorrebbero i suoi genitori – ma che
ovviamente respira e intuisce, malgrado i suoi undici anni scarsi. Sono
esperienze che ti portano a crescere più in fretta del previsto, anche se
vissute solo di lontano, e mi è piaciuta molto la commistione d’ingenuità
infantile e pensieri da piccolo adulto che attraversano la mente del
protagonista. L’unica cosa a livello di trama che non mi è piaciuta è la totale
assenza di riferimenti agli zii Fabian e Gideon: la guerra ha toccato molto da
vicino la famiglia Weasley, anche se posso immaginare che Molly abbia cercato
di tenere al sicuro i figli da questa tragedia, per cui mi è proprio mancato
questo dettaglio nel quadro che Bill ha della guerra. A livello di grammatica
non ci sono problemi, salvo qualche ripetizione nell’ultima parte.
Grammatica e sintassi: 7,5
Capacità espressiva: 7,75
Rispetto parametri e traccia: 8
Originalità e creatività: 7,5
Gufi a mezzanotte
Bill Weasley avrebbe compiuto undici anni di lì a un mese, e
avrebbe trascorso l’Halloween successivo alla Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts.
Ammesso che esista
ancora una scuola di magia, il prossimo Halloween.
Bill Weasley era ancora un bambino, ma sapeva che cosa stava
accadendo nel mondo. C’era la guerra, ed era per questo motivo che l’orologio
della cucina tendeva a stazionare su ‘Pericolo mortale’. Non che i suoi
genitori condividessero le loro opinioni con lui, certo. In fondo, Bill Weasley
era solo un bambino.
Eppure l’avevo sempre
immaginata diversa, la guerra.
Bill non aveva mai visto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato
aggirarsi nei pressi della Tana, e nessuno aveva mai parlato di Mangiamorte a
spasso per Ottery St. Catchpole. Pertanto, la guerra doveva essere qualcosa di
subdolo, misterioso, qualcosa che si infiltrava nei buchi della vita e la
faceva saltare per aria dall’interno.
Già, dev’essere proprio
così.
Bill non riusciva a prendere sonno, quella notte, ma era
troppo orgoglioso e testardo per rifugiarsi in camera dei genitori. Tanto più
che, essendoci sei bambini più piccoli di lui a cui badare, probabilmente
sarebbe stato meglio lasciarli riposare in pace. Scese in cucina in punta di
piedi, convinto che un bicchiere di succo di zucca l’avrebbe aiutato a trovare
la quiete necessaria per un buon riposo. Mentre riappoggiava la caraffa sul
ripiano accanto ai fornelli, alzò gli occhi sul paesaggio oltre la finestra: il
cielo non era mai stato così nero.
Ad un tratto, un gufo reale planò proprio nella sua
direzione, fermandosi a mezz’aria in attesa che qualcuno gli aprisse. Bill
appoggiò il bicchiere e si affrettò a farlo entrare, ben sapendo quanto potevano
diventare irritabili i gufi, se li si lasciava aspettare troppo. Slegò la
lettera e guardò il pennuto librarsi nell’aria fredda di inizio novembre.
Soltanto quando ebbe richiuso la finestra, Bill prestò
attenzione alla forma e al destinatario della lettera. Il suo cuore di bambino
mancò un battito, quando distinse una netta linea nera bordare la pergamena. La
mamma gli aveva spiegato che quella linea nera si applicava alla pergamena
quando si doveva indicare la morte di qualcuno. Dopo un istante di smarrimento,
Bill si riscosse: qualcosa gli diceva che quella lettera portava novità di
infinita importanza.
Sarebbe valsa la pena di privare i genitori di un po’ di
riposo.