"L'uomo
ama la compagnia
anche se è solo quella
d'una piccola candela accesa."
Georg Christoph
Lichtenberg
Pensavo che niente avrebbe potuto farmi piangere nel pieno della notte.
Pensavo che sarei stata abbastanza forte da sopportare il peso della
vita e andare avanti.
Pensavo che, in un modo o nell'altro, avrei sempre trovato qualcosa per
cui battermi, qualcosa per cui valeva la pena vivere, qualcosa che
potessi amare e che potesse ricambiare con lo stesso doloroso bisogno.
Pensavo che nel mondo ci fosse una persona solo per me, una persona
capace di stringermi e di alleviare il dolore di questo vuoto che
è diventata la mia anima.
Pensavo che nei momenti peggiori, quella persona sarebbe stata con me e
mi avrebbe sostenuto, in ogni caso, in ogni circostanza.
Pensavo di meritare un amore al quale donare la mia vita...
Invece sono di nuovo qui, a piangere nella notte in questo mio freddo
letto.
A implorare qualcuno di salvarmi, di far scoppiare quella bolla che mi
tiene lonatana da tutto e da tutti.
A chiedere
aiuto alla notte
che mi circonda, a chiederle di farmi compagnia per l'ennesima volta,
di essere la mia complice, la mia amica, la mia rivale.
Di notte le mie paure diventano reali, le mie incertezze mi inseguono
fin dentro l'anima, la mia solitudine incombe su di me come una frana e
la tristezza riesce a rompere quella piccola porta che la tiene
segregata durante il giorno e mi invade fin dentro le ossa, come un
brivido di paura che ti scuote l'anima.
Di notte, le ombre mi accarezzano come la mano delle parche che
accarezzano il filo della vita prima di tagliarlo, con calma e
gentilezza, come una promessa che sono venuti a riscuotere, come la
mano di una mamma che accarezza il bambino mentre questo piange dopo
essere stato picchiato cercando ri rassicurarlo.
Di notte sono finalmente me stessa, triste, insicura, morta dentro.
La notte è la mia unica compagna, la sola che mi accoglie
così come sono, non chiede spiegazioni, non chiede nulla in
cambio tranne la promessa di essere di nuovo sua la notte successiva.
Di notte non ho paura delle persone, non possono farmi più
male
di quanto me ne faccia la consapevolezza di essere sola, di essere
stata abbandonata a me stessa, come una foglia caduta da un albero; non
posso essere presa in giro o umiliata, non possono ridere di me, non
possono bearsi di loro stessi sapendo che c'è qualcuno che
sta
peggio, non possono farmi sentire più sola di come fa la
notte.
Perchè quando non si ha nulla per cui vivere, si inizia a
morire
poco alla volta, giorno per giorno, respiro per respiro, si perde la
capacità di trovare cose belle nel mondo, si perde la voglia
di
sorridere, di camminare, di sognare.
Si perde quella scintilla che colora il mondo di mille colori e tutto
quello che rimane è un'ammasso di cose grigie senza anima.
E io ho iniziato a morire tanto tempo fa. Ormai l'unica cosa che mi
resta è la notte, che con le sue paure mi fa sentire ancora
una
volta viva e desiderosa
della morte.
La morte che è ancora lontana dall'arrivare, che io aspetto
da
tanto tempo, forse nella speranza che possa essere quell'amica che non
ho mai avuto, quell'amore che ho sempre sognato, quella consapenvolezza
dell'esistenza della vita che avrei voluto vivere, quella
piccola
certezza di cui ho sempre avuto bisogno.
Ma la morte è ancora lontana e io nella notte non ho neanche
una piccola candela che mi dia speranza.